RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 17:55

admin ha scritto:Questo post è dedicato ai rapporti gay intergenerazionali. Con questo termine intendo riferirmi non a rapporti tra gay di età diversa entro i limiti dei 10/15 anni, ma proprio ai rapporti tra gay che potrebbero essere padre e figlio, cioè con differenze di età dell’ordine dei 25/30 anni e oltre. La questione è molto seria e non marginale e viene affrontata spesso sulla base di pregiudizi.

Se un genitore viene a sapere che il figlio ventenne è gay ed ha un compagno della sua età, ancora oggi, fatica moltissimo ad accettare la situazione, ma se un genitore viene a sapere che il figlio ventenne è gay ed ha un compagno di 55, anni la reazione è enormemente diversa e l’interpretazione della relazione tra un 20enne e un 55enne è condotta integralmente su parametri derivanti da pregiudizi, cosa d’altra parte scusabile, perché il genitore manca del tutto dell’esperienza e delle categorie necessarie per valutare “dal di dentro” una situazione del genere.

L’interpretazione in genere segue questo schema:
“Mio figlio è un debole, è vero, per questo è gay, ma si potrebbe trovare almeno un ragazzo della sua età, ma quell’uomo lo ha circuito e si approfitta di lui e mio figlio adesso non riesce più a uscirne. Non so come possa un uomo adulto approfittarsi di un ragazzo che potrebbe essere suo figlio, sono cose patologiche. Quello ha rovinato mio figlio.”

Tutta la lettura dei fatti è centrata sull’idea che il più grande “approfitta” del più giovane a fini sessuali e che il più giovane non riesce a resistere e alla fine “cede”.
Questo schema interpretativo è diffusissimo, anche tra i gay, che tendono a leggere i rapporti intergenerazionali in questo modo proprio perché (come il genitore) mancano completamente di categorie realistiche per interpretarli.

Ma veniamo a quello che emerge dall’esperienza dei colloqui con i ragazzi gay. Intanto è enormemente più facile incontrare in chat i componenti più giovani delle coppie intergenerazionali, ma quando vengo contattato con ragazzi che vivono rapporti intergenerazionali non trovo mai richieste di aiuto o manifestazioni di disagio. Non mi è mai capitato. Trovo invece un desiderio di essere accettati e di essere capiti in modo non pregiudiziale per quello che si è. In pratica nella quasi totalità dei casi i ragazzi si rendono conto che potrebbero uscire molto facilmente dalla relazione intergenerazionale, che forse quella relazione crea più problemi ai loro compagni più grandi che non a loro e che il loro “essere coppia” costituisce socialmente un disvalore profondo agli occhi della società e degli stessi gay. Questi ragazzi non si sentono affatto assillati dal loro compagno che spesso tende anzi a lasciarli liberi nel timore di condizionare la loro vita in modo pesante. In questi rapporti, se li si osserva da vicino, non c’è plagio, non c’è approfittamento e non c’è nemmeno debolezza da parte dei ragazzi più giovani, che sanno comunque molto bene che entrando in relazioni di questo tipo stanno andando nettamente contro il modo corrente di vedere la sessualità. Questi ragazzi non “cedono” ma anzi cercano un rapporto con persone più grandi, che è voluto in modo consapevole e soprattutto ha per loro una profonda valenza non solo genericamente affettiva ma esplicitamente sessuale.

Un ragazzo gay, in genere, arriva a dare per scontato che si possa essere gay, non capisce perché la cosa sembri innaturale ad un etero ed è portato a pensare che gli etero sono dominati da pregiudizi che si possono riassumere in un semplicissimo ragionamento: “Io ho la mia sessualità che è quella giusta, chi ha una sessualità diversa dalla mia è un degenerato”, ma quello stesso ragazzo gay applica inconsciamente lo stesso ragionamento nel valutare i rapporti gay intergenerazionali.

Sento spesso commentare così: “Ma succede perché non ha conosciuto coetanei, se conoscesse dei ragazzi gay della sua età ne verrebbe fuori benissimo”. In questa visione delle cose i rapporti intergenerazionali sono il sintomo di una patologia della sessualità (della omosessualità, in specie) e la frequentazione di ragazzi giovani è la medicina. Questi ragionamenti non tengono però conto del fatto che questi ragazzi hanno scelto deliberatamente la strada più difficile e lo hanno fatto non perché non hanno conosciuto loro coetanei ma perché per loro l’orientamento sessuale è realmente un altro.

Cerco di spiegarmi meglio. Questi ragazzi hanno vissuto come tutti gli altri ragazzi gay molti momenti di nudità sociale (spogliatoi, docce, palestre, piscine) ma le loro reazioni, in quelle situazioni, non erano quelle degli altri ragazzi gay in situazioni del tutto analoghe. Un ragazzo gay in genere in situazioni del genere si eccita ma a questi ragazzi non accade. Sono ragazzi che spesso non vengono etichettati come gay perché il loro comportamento nei confronti dei loro coetanei è del tutto analogo a quello di un ragazzo etero, mentre provano eccitazione sessuale in situazioni in cui in genere un ragazzo gay resta del tutto indifferente. Un esempio classico: un ragazzo gay, in un ambiente scolastico, trova motivo di eccitazione e di fantasie sessuali nei suoi compagni, ma ci sono dei ragazzi gay che costruiscono le loro fantasie sessuali sui loro professori e non su quelli più giovani.

Una categoria di pornografia, la cosiddetta pornografia “mature” non è destinata a maturi che vogliono eccitarsi con immagini di altri uomini maturi ma in buona parte a ragazzi giovani che sono interessati a uomini maturi. Sottolineo che si tratta di un vero interesse sessuale primario che non è un tentativo di rimediare a una difficoltosa sessualità coi i coetanei. I ragazzi interessati agli uomini maturi hanno sviluppato questo loro interesse fin dall’origine e non hanno avvertito alcun cambiamento nella loro sessualità col passare del tempo. Disquisire sul perché di questi orientamenti sessuali è in sostanza come chiedersi perché esistono i gay e questo è terreno di scontro di mille teorie possibili e almeno apparentemente razionali.

Da quello che posso notare, si tratta spessissimo si ragazzi che non hanno amici, che vivono in un ambiente familiare molto intollerante e che hanno di conseguenza una fame affettiva fortissima. Ho sentito spesso commentare i rapporti intergenerazionali in un modo che in astratto mi smembrava realistico, cioè come una specie di sacrificio della propria sessualità ad esigenze affettive profonde. In buona sostanza un ragazzo molto solo, troverebbe un compagno adulto che lo gratifica a livello affettivo e finirebbe poi per sacrificare a questa esigenza affettiva la propria sessualità, in pratica “accettando” un rapporto con una persona molto più grande, fino alla condivisione della sessualità.

Questo ragionamento urta però contro l’evidenza dei fatti: questi ragazzi trovano una reale soddisfazione sessuale nei rapporti intergenerazionali e non hanno desiderio di cambiare strada, desiderano invece costruire con i loro compagni dei rapporti di lungo termine e qui in genere incontrano i primi grossi problemi sia a livello sociale che a livello della reazione psicologica molto esitante del loro compagno, della quale non sanno darsi una motivazione. I ragazzi gay coinvolti in relazioni intergenerazionali si sentono spessissimo e sono realmente incompresi e valutati in termini di perversione e spesso, pur nella consapevolezza della loro sessualità, la vivono con sofferenza.

Quando un ragazzo gay sessualmente interessato ad uomini maturi fa la sua dichiarazione d’amore ad un gay adulto, sa benissimo di esporsi in modo pericoloso e di poter andare incontro a brutte esperienze, ma il senso di solitudine e di emarginazione che prova è tale che gli fa superare le esitazioni. Trovarsi di fonte a una risposta negativa in questi casi è quasi la regola, perché un gay anziano, per quanto possa essere sessualmente interessato ad un giovane, ha mille remore che lo trattengono, non ultimo il senso di paternità che subentra quasi automaticamente e che è avvertito in conflitto con un coinvolgimento sessuale.

In ogni caso ha senso solo dire la verità mettendo da parte qualunque preconcetto e tenere presente che dire di no in una situazione del genere significa ferire profondamente un ragazzo e rimandarlo nella sua solitudine affettiva sostanziale. In un prossimo post proverò ad affrontare le tematiche dei rapporti gay intergenerazionali dal punto di vista della persona più grande che si trova a vivere questo tipi di rapporti, qui, invece, vorrei analizzare il punto di vista dell’uomo maturo che si trova a dire di no. In genere chi dice di no creca di dare al suo dire di no un valore morale, di dire: “Io dico di no perché non sono un pervertito come quel ragazzo!” oppure “Io dico di no perché anche se mi piacerebbe stare con lui non voglio rovinargli la vita”. In realtà il dire di no è dettato da motivazioni di molto più bassa lega. In sostanza, si dice di no perché si ha paura che quel ragazzo possa prima o poi trovare la sua strada o perché, ancora più brutalmente, vivere questi rapporti non è socialmente accettato. In genere chi dice di no evita di lasciarsi coinvolgere a qualunque livello, in parole povere scappa tentando di tagliare i ponti e di “salvare se stesso” perché in realtà considera la situazione sostanzialmente patologica.

Per un anziano o per un uomo maturo, sentirsi coinvolto a livello affettivo in una relazione intergenerazionale può essere un’occasione per provare un’esperienza affine a quella della paternità e può avere, anche mettendo da parte del tutto la sessualità, degli aspetti di gratificazione importantissimi. E’ possibile volersi bene in modo profondissimo anche senza coinvolgimenti sessuali reciproci o ponendosi deliberatamente dei limiti, se la sincerità e l’accettazione reciproca è totale. Amare significa innanzitutto capire e accettare. Concludo con una citazione di James Baldwin: “Qui non c’è nulla da capire, qui c’è tutto da accettare.”

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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da thefantomio » martedì 18 agosto 2009, 11:33

Ciao a tutti. Sono un nuovo iscritto over 50. Divorziato con figlia che da una intera vita vive un disagio su cui ho lavorato ma evidentemente la ferita è talmente profonda che non permette soluzione. Riporto il seguente scritto per far capire il mio problema e sentire il parere dei più giovani come dell'organizzatore di questo sito:
“Voi vedete un uomo maturo che corteggia un giovane ragazzo, il problema è che l’uomo invecchiato, non si vede tale, ma si sente come il ragazzo, anzi vorrebbe essere lui, bello come il sole, affascinante da far perdere la testa, simpatico, con un sorriso e uno sguardo che tolgono il fiato, forse un po’ stronzetto, bugiardo, opportunista ed egoista da fare incazzare, ma una capacità attrattiva a cui perdoni tutto.
Questo è il problema, che fa perdere la lucidità e il senno all’uomo maturo che sa l’assurdità di quello che sta pensando, ma che non riesce a dominare il proprio pensiero. E’ in grado comunque di fermarsi nel suo tentativo di azione, perché comunque sa che sta viaggiando su un terreno che non gli appartiene e mai e dico mai, vorrebbe essere causa di sofferenza per questo ragazzo.
Cosa resta allora a questo essere che per tutta la vita è stato dominato da questo problema? Una grande angoscia di inadeguatezza rispetto alla coerenza che la vita ti chiede. Il problema dell’omosessualità in questo caso è secondario, anche perché sono state amate donne e in alcuni casi anche con intensi coinvolgimenti. La questione determinante però resta, il desiderio, il bisogno assoluto di identificazione con un soggetto, che deve per forza essere giovane e maschio, su cui riversare tutto l’amore, l’affetto, le attenzioni che molto probabilmente avrei voluto avere io, solo per il fatto di essere quella cosa straordinaria e affascinante, che un ragazzo è.
Ecco il dramma…..il desiderio, il bisogno assoluto, di identificazione, fino quasi a sovrapporsi all’altro. Un eventuale coinvolgimento sessuale, rientrerebbe nel desiderio di toccare le più alte vette del coinvolgimento emotivo, dato che proprio nell’intimità sessuale, c’è il momento più intenso di conoscenza e di UNIFICAZIONE tra due persone. Nella ricerca di questo tipo di rapporto, pertanto l’elemento sessuale è solo uno degli aspetti più intensi, ma non l’unico. Nel desiderio di totale coinvolgimento, ogni momento, ogni azione, ogni emozione, ogni gesto, ogni particolare, è importante e in grado di rapire l’attenzione come fossi sotto ipnosi.
In questa situazione di perenne inappagata soddisfazione, ogni energia vitale, si perde nel nulla ed ogni azione produttiva si neutralizza, fino a condurti a strascicare la tua vita, in un percorso in cui cammini per inerzia, senza una vera spinta che ti porti a costruire le basi solide necessarie al progetto di una vita. E’ un inferno.” Grazie per l'attenzione.

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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da progettogayforum » martedì 18 agosto 2009, 12:42

Carissimo Utente over50,
come certamente ben sai i problemi nei rapporti intergenerazionali sono molti. Il primo e in assoluto il più rilevante consiste nel fatto che un uomo sopra i 50 va incontro alla vecchia a tempi medio brevi mentre un suo ipotetico compagno 20enne avrebbe di fonte a sé l‘intera vita. Creare un rapporto con differenze superiodi ai 30 anni significa obbligare moralmente il più giovane ad assistere al declino e alla fine del suo compagno, spendendo in questo le migliori energie della sua vita. Partire insieme significa fare insieme un lungo viaggio, partire con età molto diverse significa in pratica togliere al più giovane un’alternativa di vita che per lui potrebbe essere essenziale. Per un quarantenne avere a fianco un uomo che va verso gli 80 anni (se ancora c’è) significa essere legato e vivere male gli anni centrali della vita. La differenza di età di 30 anni tra un ventenne e un cinquantenne sembra in teoria superabile, specialmente al ventenne che è portato a minimizzare la dimensione problematica di queste cose, ma col tempo i problemi si accentuano e vengono risolti sulla base di uno spirito di sacrificio del più giovane che si dedica al suo compagno anche perché non può abbandonarlo a se stesso. In genere, nella prima fase di questi rapporti, i problemi li percepisce soprattutto il più grande, ma andando avanti il più giovane capisce che il suo compagno non resterà un 50enne con un buono stato di salute per molto tempo e che le cose evolveranno verso la vecchiaia. Nota che a 50 anni, se stai bene in salute, ti sembra ancora di avere 20 anni, ma non è così e le cose possono cambiare in modo repentino. Francamente, se mi trovassi in una coppia intergenerazionale, non mi porrei il problema dal mio punto di vista ma da quello che ragazzo che amo, perché che ci possa essere un sentimento fortissimo non lo nego affatto. Quel ragazzo potrebbe anche avere bisogno di me, questo accade, ma non potrei non pensare al dopo e al fatto che quel ragazzo in effetti potrebbe perdere delle occasioni importantissime per la sua vita. Con quel ragazzo creerei un rapporto di amicizia anche affettuosa, se vuoi, ma non me la sentirei proprio di andare verso coinvolgimenti di tipo sessuale, non per la cosa in sé ma per il fatto che quel ragazzo e la sua sessualità avrebbero oggettivamente per me un valore assoluto, sarei innamorato di lui, gli vorrei bene profondamente e l’idea di mettermi da parte, affettuosamente, senza strappi ma in modo chiaro, mi verrebbe assolutamente naturale. Il problema non è realizzare la mia sessualità, che ha fatto il suo tempo, ma la felicità di quel ragazzo che, immancabilmente sentirei soprattutto come un figlio, sarei disposto a dargli l’anima ma non lo coinvolgerei nemmeno se lui lo volesse in una storia con risvolti sessuali. Avrei un’idea fissa nella mente, che una volta che io non ci fossi più, quel ragazzo ormai diventato uomo dovrebbe avere di me il ricordo che si ha di una persona che ti ha voluto bene e che ha cercato sempre e comunque di realizzare la tua felicità. Esiste in questi rapporti una componente di paternità e la paternità deve essere responsabile. Starei accanto a quel ragazzo se vedessi che ha bisogno di me ma senza un ruolo di coinvolgimento totale. La vita di quel ragazzo andrà ben oltre la mia e la sua felicità durerà molto più della mia vecchiaia. In fondo è come per un figlio, quando ci sono più di 30 anni di differenza è ovvio che sia così, cercherei di essere per lui un esempio di serietà e di sentimenti veri, cercherei di aiutarlo a vivere e, quando sarà, anche di fargli capire come si muore con dignità, ma lo farei come lo fa un papà. Non credo proprio che riuscirei a vederla diversamente. So bene che questa risposta ti sembra teorica ma fare i conti col tempo e con la vecchiaia è realistico, terribilmente realistico. Amare un ragazzo giovane ok! Ma amarlo restando quello che si è oggettivamente, perché pensare sopra i 50 di avere ancora 20 anni è un modo di fuggire il problema del tempo che passa.

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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da thefantomio » martedì 18 agosto 2009, 13:22

Ti ringrazio della tua risposta e quello che dici è quello che penso anch'io. Mi sono permesso di buttare in quelle righe che ho scritto, un dolore che è maturato proprio per la presa di coscienza della realtà di cui tu parli. Nel sogno c'è rimasto solo un pensiero per una esperienza di una stagione, come fosse l'ultimo desiderio di una persona che è consapevole di aver raggiunto il limite. Lo so, è un pensiero egoistico, ma la realtà dei fatti è lì a controllare che il proprio egoismo non trovi spazio di espressione. Comunque grazie ancora per la dedizione del tuo tempo a far emergere realtà , evidentemente molto diffuse. Questo è la questione che più mi affligge. Quanto dello spazio mentale, delle buone energie, sono sprecate per dover mantenere il "non detto", quando è palese che ogni essere umano ha dentro di se, nella sfera della sessualità e non, desideri, bisogni inespressi, repressioni, che fanno diventare la vita un inferno. Grazie ancora.

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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da thefantomio » giovedì 20 agosto 2009, 20:27

Caro Project, Vorrei sapere se potrei mettere dentro il forum la seguente presentazione, per poter scambiare con gli amici del tuo sito, opinioni, pareri, impressioni, idee, insomma per poter esternare con qualcuno, un sentire, che anche se non è praticabile nella realtà, almeno poterne parlare, per uscire così da un isolamento insostenibile. Ti ringrazio Franco.
"Sono un over 50 che ha un problema antico, cioè l'attrazione per giovani ragazzi, che chiaramente quando ero giovane anch'io, era per i coetanei.
Durante la mia vita ho avuto anche un lungo lavoro analitico, che però ha solo spostato il problema nel tempo, non per colpa dell'analista, ma molto probabilmente perchè a suo tempo, non ho voluto spingere l'analisi su questo problema, perchè orientato a voler formare una famiglia, pensando la questione di fondo fosse risolvere un antico vuoto affettivo. Ho amato le donne che ho avuto e con l'ultima mi ci sono sposato, avuto una figlia, oggi 17enne, per poi divorziare per motivi non inerenti al sesso, ma al senso di responsabilità verso i figli, tant'è che mia figlia attualmente vive con me. Oggi però mi ritrovo con un carico emozionale negato, di cui sento il tutto il peso. Mi piacerebbe poter scambiare pareri, opinioni su questo tema, anche con i più giovani per capire se c'è la capacità di comprendere, o si è visti solo come .........Grazie"

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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da progettogayforum » giovedì 20 agosto 2009, 22:50

Ciao Franco, la tua presentazione l'hai postata qui e non vedo perché tu non possa postarla anche nelle sezione relativa ai nuovi iscritti, è una cosa vera della quale, nei modi e nelle forme opportune, si può parlare senza nessun pregiudizio.

Basil
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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da Basil » sabato 8 febbraio 2014, 2:18

Questo post esprime benissimo la mia situazione! Sono innamorato di un uomo di 30 anni più grande di me, che ha mille reticenze...sto soffrendo moltissimo! E' vero quanto detto nell'articolo, non è un ripiego, è proprio un orientamento: a me non piacciono giovani! Non so cosa fare, qualcuno mi aiuti! :(


progettogayforum ha scritto:
admin ha scritto:Questo post è dedicato ai rapporti gay intergenerazionali. Con questo termine intendo riferirmi non a rapporti tra gay di età diversa entro i limiti dei 10/15 anni, ma proprio ai rapporti tra gay che potrebbero essere padre e figlio, cioè con differenze di età dell’ordine dei 25/30 anni e oltre. La questione è molto seria e non marginale e viene affrontata spesso sulla base di pregiudizi.

Se un genitore viene a sapere che il figlio ventenne è gay ed ha un compagno della sua età, ancora oggi, fatica moltissimo ad accettare la situazione, ma se un genitore viene a sapere che il figlio ventenne è gay ed ha un compagno di 55, anni la reazione è enormemente diversa e l’interpretazione della relazione tra un 20enne e un 55enne è condotta integralmente su parametri derivanti da pregiudizi, cosa d’altra parte scusabile, perché il genitore manca del tutto dell’esperienza e delle categorie necessarie per valutare “dal di dentro” una situazione del genere.

L’interpretazione in genere segue questo schema:
“Mio figlio è un debole, è vero, per questo è gay, ma si potrebbe trovare almeno un ragazzo della sua età, ma quell’uomo lo ha circuito e si approfitta di lui e mio figlio adesso non riesce più a uscirne. Non so come possa un uomo adulto approfittarsi di un ragazzo che potrebbe essere suo figlio, sono cose patologiche. Quello ha rovinato mio figlio.”

Tutta la lettura dei fatti è centrata sull’idea che il più grande “approfitta” del più giovane a fini sessuali e che il più giovane non riesce a resistere e alla fine “cede”.
Questo schema interpretativo è diffusissimo, anche tra i gay, che tendono a leggere i rapporti intergenerazionali in questo modo proprio perché (come il genitore) mancano completamente di categorie realistiche per interpretarli.

Ma veniamo a quello che emerge dall’esperienza dei colloqui con i ragazzi gay. Intanto è enormemente più facile incontrare in chat i componenti più giovani delle coppie intergenerazionali, ma quando vengo contattato con ragazzi che vivono rapporti intergenerazionali non trovo mai richieste di aiuto o manifestazioni di disagio. Non mi è mai capitato. Trovo invece un desiderio di essere accettati e di essere capiti in modo non pregiudiziale per quello che si è. In pratica nella quasi totalità dei casi i ragazzi si rendono conto che potrebbero uscire molto facilmente dalla relazione intergenerazionale, che forse quella relazione crea più problemi ai loro compagni più grandi che non a loro e che il loro “essere coppia” costituisce socialmente un disvalore profondo agli occhi della società e degli stessi gay. Questi ragazzi non si sentono affatto assillati dal loro compagno che spesso tende anzi a lasciarli liberi nel timore di condizionare la loro vita in modo pesante. In questi rapporti, se li si osserva da vicino, non c’è plagio, non c’è approfittamento e non c’è nemmeno debolezza da parte dei ragazzi più giovani, che sanno comunque molto bene che entrando in relazioni di questo tipo stanno andando nettamente contro il modo corrente di vedere la sessualità. Questi ragazzi non “cedono” ma anzi cercano un rapporto con persone più grandi, che è voluto in modo consapevole e soprattutto ha per loro una profonda valenza non solo genericamente affettiva ma esplicitamente sessuale.

Un ragazzo gay, in genere, arriva a dare per scontato che si possa essere gay, non capisce perché la cosa sembri innaturale ad un etero ed è portato a pensare che gli etero sono dominati da pregiudizi che si possono riassumere in un semplicissimo ragionamento: “Io ho la mia sessualità che è quella giusta, chi ha una sessualità diversa dalla mia è un degenerato”, ma quello stesso ragazzo gay applica inconsciamente lo stesso ragionamento nel valutare i rapporti gay intergenerazionali.

Sento spesso commentare così: “Ma succede perché non ha conosciuto coetanei, se conoscesse dei ragazzi gay della sua età ne verrebbe fuori benissimo”. In questa visione delle cose i rapporti intergenerazionali sono il sintomo di una patologia della sessualità (della omosessualità, in specie) e la frequentazione di ragazzi giovani è la medicina. Questi ragionamenti non tengono però conto del fatto che questi ragazzi hanno scelto deliberatamente la strada più difficile e lo hanno fatto non perché non hanno conosciuto loro coetanei ma perché per loro l’orientamento sessuale è realmente un altro.

Cerco di spiegarmi meglio. Questi ragazzi hanno vissuto come tutti gli altri ragazzi gay molti momenti di nudità sociale (spogliatoi, docce, palestre, piscine) ma le loro reazioni, in quelle situazioni, non erano quelle degli altri ragazzi gay in situazioni del tutto analoghe. Un ragazzo gay in genere in situazioni del genere si eccita ma a questi ragazzi non accade. Sono ragazzi che spesso non vengono etichettati come gay perché il loro comportamento nei confronti dei loro coetanei è del tutto analogo a quello di un ragazzo etero, mentre provano eccitazione sessuale in situazioni in cui in genere un ragazzo gay resta del tutto indifferente. Un esempio classico: un ragazzo gay, in un ambiente scolastico, trova motivo di eccitazione e di fantasie sessuali nei suoi compagni, ma ci sono dei ragazzi gay che costruiscono le loro fantasie sessuali sui loro professori e non su quelli più giovani.

Una categoria di pornografia, la cosiddetta pornografia “mature” non è destinata a maturi che vogliono eccitarsi con immagini di altri uomini maturi ma in buona parte a ragazzi giovani che sono interessati a uomini maturi. Sottolineo che si tratta di un vero interesse sessuale primario che non è un tentativo di rimediare a una difficoltosa sessualità coi i coetanei. I ragazzi interessati agli uomini maturi hanno sviluppato questo loro interesse fin dall’origine e non hanno avvertito alcun cambiamento nella loro sessualità col passare del tempo. Disquisire sul perché di questi orientamenti sessuali è in sostanza come chiedersi perché esistono i gay e questo è terreno di scontro di mille teorie possibili e almeno apparentemente razionali.

Da quello che posso notare, si tratta spessissimo si ragazzi che non hanno amici, che vivono in un ambiente familiare molto intollerante e che hanno di conseguenza una fame affettiva fortissima. Ho sentito spesso commentare i rapporti intergenerazionali in un modo che in astratto mi smembrava realistico, cioè come una specie di sacrificio della propria sessualità ad esigenze affettive profonde. In buona sostanza un ragazzo molto solo, troverebbe un compagno adulto che lo gratifica a livello affettivo e finirebbe poi per sacrificare a questa esigenza affettiva la propria sessualità, in pratica “accettando” un rapporto con una persona molto più grande, fino alla condivisione della sessualità.

Questo ragionamento urta però contro l’evidenza dei fatti: questi ragazzi trovano una reale soddisfazione sessuale nei rapporti intergenerazionali e non hanno desiderio di cambiare strada, desiderano invece costruire con i loro compagni dei rapporti di lungo termine e qui in genere incontrano i primi grossi problemi sia a livello sociale che a livello della reazione psicologica molto esitante del loro compagno, della quale non sanno darsi una motivazione. I ragazzi gay coinvolti in relazioni intergenerazionali si sentono spessissimo e sono realmente incompresi e valutati in termini di perversione e spesso, pur nella consapevolezza della loro sessualità, la vivono con sofferenza.

Quando un ragazzo gay sessualmente interessato ad uomini maturi fa la sua dichiarazione d’amore ad un gay adulto, sa benissimo di esporsi in modo pericoloso e di poter andare incontro a brutte esperienze, ma il senso di solitudine e di emarginazione che prova è tale che gli fa superare le esitazioni. Trovarsi di fonte a una risposta negativa in questi casi è quasi la regola, perché un gay anziano, per quanto possa essere sessualmente interessato ad un giovane, ha mille remore che lo trattengono, non ultimo il senso di paternità che subentra quasi automaticamente e che è avvertito in conflitto con un coinvolgimento sessuale.

In ogni caso ha senso solo dire la verità mettendo da parte qualunque preconcetto e tenere presente che dire di no in una situazione del genere significa ferire profondamente un ragazzo e rimandarlo nella sua solitudine affettiva sostanziale. In un prossimo post proverò ad affrontare le tematiche dei rapporti gay intergenerazionali dal punto di vista della persona più grande che si trova a vivere questo tipi di rapporti, qui, invece, vorrei analizzare il punto di vista dell’uomo maturo che si trova a dire di no. In genere chi dice di no creca di dare al suo dire di no un valore morale, di dire: “Io dico di no perché non sono un pervertito come quel ragazzo!” oppure “Io dico di no perché anche se mi piacerebbe stare con lui non voglio rovinargli la vita”. In realtà il dire di no è dettato da motivazioni di molto più bassa lega. In sostanza, si dice di no perché si ha paura che quel ragazzo possa prima o poi trovare la sua strada o perché, ancora più brutalmente, vivere questi rapporti non è socialmente accettato. In genere chi dice di no evita di lasciarsi coinvolgere a qualunque livello, in parole povere scappa tentando di tagliare i ponti e di “salvare se stesso” perché in realtà considera la situazione sostanzialmente patologica.

Per un anziano o per un uomo maturo, sentirsi coinvolto a livello affettivo in una relazione intergenerazionale può essere un’occasione per provare un’esperienza affine a quella della paternità e può avere, anche mettendo da parte del tutto la sessualità, degli aspetti di gratificazione importantissimi. E’ possibile volersi bene in modo profondissimo anche senza coinvolgimenti sessuali reciproci o ponendosi deliberatamente dei limiti, se la sincerità e l’accettazione reciproca è totale. Amare significa innanzitutto capire e accettare. Concludo con una citazione di James Baldwin: “Qui non c’è nulla da capire, qui c’è tutto da accettare.”

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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da progettogayforum » sabato 8 febbraio 2014, 18:58

Ciao Basil e benvenuto nel forum!! Beh la questione di cui parli cioè i rapporti intergenerazionali non sono poi tanto una rarità tra i gay (ed esistono in vario modo anche tra gli etero). Di testimonianze dirette, nel forum ne troverai certamente più d'una, tanto che nel saggio intitolato "OMOSESSUALITA'" messo online da Progetto Gay c'è un intero capitolo dedicato al tema (corredato di alcune testimonianze, tra l'altro nell'edizione definitiva del saggio i documenti che corredano quel capitolo saranno ulteriormente incrementati.
Ti consiglio prima di tutto di leggere quel capitolo del manuale, che all'inizio segue il post di apertura di questa discussione ma porta ad una conclusione lievemente diversa: http://gayproject.altervista.org/manual ... ualita.pdf
Benvenuto nel forum!! Ti sarei grato di un eventuale parere sul capitolo indicato, per poter eventualmente correggere l'impostazione.

Basil
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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da Basil » sabato 8 febbraio 2014, 20:33

Ho letto l'articolo. Non ci sono parole, mi viene solo da piangere da quanto mi ci identifico. E' perfetto e mi identifico in tutto, nella parte generale e nelle testimonianze arriva davvero al punto. Ho passato la vita a sentirmi così, a sentirmi strano, inadeguato, "diverso tra i diversi". Ad addolorarmi perché il mio sogno di avere un uomo che mi dia dolcezza e amore sembra sempre essere un'utopia e perché tutti considerano il mio "orientamento" verso le persone mature come una disfunzione. E' un dolore pensare che la persona che ami non potrà mai interessarsi a te anche per tutte queste sovrastrutture culturali che denigrano i rapporti intergenerazionali. E non è nemmeno una questione di cosa pensa la gente: a me non frega nulla cosa pensa la gente, a me addolora il fatto che la persona di cui sono innamorato non mi calcoli perché sono più giovane di lui e per mille altre cose. Mi addolora il fatto che non vengo preso sul serio, che sia tutto così difficile, che io mi debba scontrare sempre con perplessità, distacco e diffidenza. In questi giorni ho fatto capire alla persona di cui sono innamorato che mi piace e mi è sembrato più freddo con me, non so come interpretare questo. Gli ho detto che devo parlargli e non appena avremo modo di vederci gli dirò tutto perché non riesco più ad andare avanti così, tenendo tutto dentro. E so già che se andrà male ci morirò….ma cos'altro posso fare? Come posso farmi prendere sul serio? Io desidero una relazione seria, io desidero dare e ricevere amore…cosa dirgli? Come fargli capire che io ci sono al 1000%? Come?

Scusate lo sfogo...



progettogayforum ha scritto:Ciao Basil e benvenuto nel forum!! Beh la questione di cui parli cioè i rapporti intergenerazionali non sono poi tanto una rarità tra i gay (ed esistono in vario modo anche tra gli etero). Di testimonianze dirette, nel forum ne troverai certamente più d'una, tanto che nel saggio intitolato "OMOSESSUALITA'" messo online da Progetto Gay c'è un intero capitolo dedicato al tema (corredato di alcune testimonianze, tra l'altro nell'edizione definitiva del saggio i documenti che corredano quel capitolo saranno ulteriormente incrementati.
Ti consiglio prima di tutto di leggere quel capitolo del manuale, che all'inizio segue il post di apertura di questa discussione ma porta ad una conclusione lievemente diversa: http://gayproject.altervista.org/manual ... ualita.pdf
Benvenuto nel forum!! Ti sarei grato di un eventuale parere sul capitolo indicato, per poter eventualmente correggere l'impostazione.

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Re: RAPPORTI GAY INTERGENERAZIONALI

Messaggio da progettogayforum » sabato 8 febbraio 2014, 23:38

Ti ringrazio per quello che hai scritto. Vorrei dirti che tutto andrà bene e che sarà più facile di quanto credi, ma sai meglio di me che non sarà facile perché in tutti i rapporti bisogna essere veramente in due e anche con tutta la tua buona volontà non puoi sostituirti all'altro. Sai meglio di me che la situazione già è difficile per un gay e che per un rapporto intergenerazionale le cose sono ancora più complicate, tutto sta a chi è la persona cui vuoi bene. La cosa sgradevole sarebbe la chiusura netta da parte sua, cioè il fatto che tronchi del tutto i rapporti, se questo non succede la possibilità di capirsi probabilmente c'è. Ti direi di andarci prudente e di fare un discorso chiaro solo se tra voi si è già creato un rapporto di stima e di rispetto reciproco, ma se non c'è simmetria e peggio ancora se non c'è risposta non perdere tempo, qualsiasi sia il motivo del diniego ben difficilmente le cose cambierebbero. Anche gli uomini maturi possono avere paura e in un certo senso è un fatto comprensibile. In ogni caso adesso sei tra noi... lo so che non è quello che veramente desideri ma almeno puoi avere la certezza si essere preso sul serio e di essere libero di dire quello che credi giusto.

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