Tutto il tuo megamessaggio è interessante, ma mi vorrei concentrare su quello che ritengo essere lo zoccolo duro della tua personalità.
Intanto non pensare affatto di essere il solo: molti altri introversi (hai ragione, non è necessariamente un male) ed introspettivi fingono di sentirsi bene per non affrontare davvero le cose, tu invece le hai scritte (ed è una faticaccia) e ti sei reso disponibile a provare nuove strade anche se avevi il sentore che non ti confacessero, ed hai fatto benissimo perché vuol dire che provi a reagire e non poni dei paletti. Il problema è che poi i paletti li metti in altri ambiti: sbagli (scusa la franchezza) a continuare a sopportare dei coinquilini così bassi! Se anche la città è così esisteranno sempre persone meno peggiori di altre, il che è già qualcosa considerando l'insieme globale di provenienza...Inutile poi lamentarsi delle fortune altrui se non ci si mette in gioco: secondo me faresti benissimo a pensare di sloggiare verso località (italiane o estere) che ti meritino, è vero che si sa ciò che si lascia ma non ciò che si trova, tuttavia una cosa è partire allo sbaraglio, un'altra è procedere con ponderatezza, direi che i rischi si riducano sensibilmente. Errato pensare che la soluzione siano luoghi diversi, la medicina si può trovare solo dentro di noi, certo però che un contesto più stimolante sicuramente aiuta. Ti consiglio dunque di organizzarti e di appassionarti nella scelta di un nuovo ambiente, da non fare per forza tutto e subito, se no ti crei solo altre ansie (e direi che non ne hai bisogno) e carichi il tutto di eccessive aspettative senza avere il tempo di creare le basi per le soddisfazioni, per poi ovviamente deluderti e ripiombare nel pessimismo esistenziale.
Anche io spesso sono convinto ci sia qualcosa di superiore a noi che ci manda batoste per insegnarci qualcosa o anche solo per divertimento bastardo, tanto appare incomprensibile. Un credente potrebbe in certi casi pensare ad un disegno divino, provare ad affrontare le difficoltà con l'aiuto della fede; chi non la fede non ce l'ha purtroppo non ha neppure questa consolazione, ma deve (pena l'impazzire) sforzarsi di lottare secondo il detto "non c'è male che non possa diventare bene". In fin dei conti la vita è una sfida, anche se per alcuni purtroppo estremamente più complessa che per altri, ma visto che c'è questa forza che si diverte a metterci i bastoni fra le ruote io direi che almeno per quanto in nostro potere abbiamo il dovere morale di aggiustarci le cose, se no è inutile.
Chi nasce tondo non può morire quadrato? Forse, ma di certo può diventare almeno esagono, per come la vedo io; però più tempo passa e peggio è, perché ci si cristallizza.
Ora, francamente mi sembri depresso e ti consiglierei un percorso psicologico perché solo un esperto del settore potrai veramente aiutarti a scioglierti e trovare la chiave in te (che dovrai usare tu e solo tu, ovviamente),persone come te sono in genere le più ricche (la tua analiticità ne è una prova) e la sofferenza maggiore secondo me è che questa ricchezza si sta ribellando da anni perché si è ritrovata in catene, quasi totalmente impossibilitata ad emergere, ecco perché stai male! Io personalmente sono stato in terapia per quasi 5 anni e...l'avessi fatto prima!
Secondo me tu per cominciare a stare bene devi sentirti utile all'interno di un contesto ampio, arricchire il tuo io in una dimensione diversa da quella prettamente lavorativa, penso magari al volontariato, che fa bene soprattutto a chi lo fa secondo me, ancora di più che a chi lo riceve. Una volta una professoressa che passava (spesso a ragione) per str...a tra studenti e colleghi, capendo che io non ero più io, mi prese in disparte e mi disse (stupendomi!) :" Se vuoi stare bene fai qualcosa per gli altri!", parole che non dimenticherò mai, anche tenendo conto della fonte. Che poi il volontariato può essere sia organizzato (e qui conosceresti altre persone sicuramente di valore) che su base autonoma. Quando lo si fa si sta così bene che sembra di avere,se non tutto, "molto". E poi è stato dimostrto che fare del bene agli altri fa bene anche e forse soprsttutto a noi stessi, siamo fatti per aiutarci l'un l'altro.
Poi, gli altri. hai ragione: a nessuno piace la solitudine vera, però io ho sempre preferito (talvolta pentendomene negli anni della vera adolescenza) stare solo piuttosto che male accompagnato, ed oggi sono felicissimo di aver un po' sofferto durante le superiori ma di ritrovarmi forte, senza mai essere sceso ai livelli di chi, ancora oggi, continua a far di tutto (schiavetto psicologico) per farsi accettare da finti amici ritenuti altolocati per i vantaggi in termine di immagine che ritengono di ricavarne. Io sono libero, loro in catene e neanche se ne rendono conto!
Anche io ci rimanevo male quando non venivo considerato per nulla o a sufficienza, mi sono fatto forza ripagandoli con la stessa moneta e concentrandomi sui pochissimi degni della mia considerazione, mi spiace ma certe situazioni vanno vinte montandosi la testa, che poi per una persona umile equivale semplicemente a rendersi conto dei propri meriti.
La mia filosofia è stata: io non posso, specie superata l'adolescenza, ritenermi ancora dipendente dagli altri, neanche se gli altri mi servono perché siamo animali sociali, dunque coltivo la mia dimensione facendo ciò che mi fa stare bene e mi arricchisce, se gli altri (nuovi) arrivano bene, se no chi se ne frega! Il risultato è che spesso gli altri arrivano eccome quando non li si cerca, è un po' come l'amore, certo però non si può aspettare che piovano dal cielo, l'importante è vivere. Poi da cosa nasce cosa (nuove difficoltà comprese, ma è la vita).
Ti auguro davvero di rinascere, sforzati ora perché più tempo passa e più scocciante è cambiare le cose.