DIFFICILI AMORI GAY E SOLITUDINE

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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progettogayforum
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DIFFICILI AMORI GAY E SOLITUDINE

Messaggio da progettogayforum » venerdì 23 marzo 2018, 10:35

Ciao Project,
è un po’ di tempo che mi pongo alcune domande alle quali non so trovare una risposta. Non ho un ragazzo e non ne cerco più uno ormai da anni, ma ho avuto un ragazzo, l’unico della mia vita. Ora a 45 anni, ormai dopo anni da quando ci siamo lasciati, continuo a pensare a lui. Ancora mi chiama al telefono di tanto in tanto e ho l’impressione che non stia bene. Prima si focalizzava sulla ricerca di un ragazzo e sul sesso. Ha tenuto anche comportamenti a rischio che sembra non abbiano provocato conseguenze, è stata una fase veramente convulsa, ma alla fine è rimasto solo. Io temo che possa scivolare nella depressione o peggio che ci sia già scivolato. Fare un discorso serio con lui è difficile, è aggressivo, nevrotico, reagisce a scatti, eppure tra noi qualcosa è rimasto. Continuo a pensare a lui spessissimo, quando non lo sento per un periodo più lungo mi prende un’ansia tremenda, ma alla fine mi chiama e allora per un po’ mi sento più tranquillo. Lui non è più il mio ragazzo e forse non lo è mai stato ma penso che non sia mai stato il ragazzo di nessuno, penso che nessuno sia stato capace di farlo stare veramente bene. Di me si fida, con me parla chiaro, non ha paura di mostrare le sue debolezze perché sa che non lo lascerò solo. Tempo fa ero anche io sicuro del fatto che non lo avrei mai lasciato solo e che avrei potuto spendere la mia vita per lui, poi anno dopo anno questa certezza ha cominciato a vacillare. Gli voglio bene e se potessi vivere per lui e con lui mi sentirei realizzato, almeno questo ancora lo penso, ma proprio il passare del tempo mi ha fatto capire che non staremo mai insieme, che lui continuerà a sognare cose e persone che non esistono e io sarò sempre e soltanto una valvola di sfogo nel momenti peggiori. Un ruolo di questo genere mi va stretto, però alla fine lo accetterei, come l’ho sempre accettato, ma prima pensavo, cioè speravo, che potesse servire a qualcosa, pensavo cioè di essere una medicina che serve a superare la malattia, ma mi sto rendendo conto che servo solo ad alleviare il dolore, ma non posso cambiare nulla di sostanziale. Mi prende una specie di scoramento perché vedo che gli anni passano e non solo le cose non migliorano, ma vanno sempre peggio, che lui è sempre più solo, che ogni tanto comincia a sentirsi abbandonato anche da me e che il nostro rapporto tende a diventare sempre più tenue, come se stesse proprio svanendo e questo mi fa paura. Io ho trovato un mio equilibrio, soprattutto perché lavoro, lui non ha un lavoro stabile e si adatta a fare di tutto per sbarcare il lunario ma è come se ormai avesse smesso di avere fiducia nel futuro. Io gli voglio bene, sono terrorizzato dall’idea che lui possa pensare che voglio fare una buona azione standogli vicino. Lui per me, nonostante i mille dubbi, è ancora una persona fondamentale, ma io per lui credo di essere molto meno, qualcosa più di zero, questo è vero, ma comunque qualcuno che non potrà cambiare la sua vita. Se mi chiedo, oggi come oggi, che cosa sarei disposto a fare per lui, mi rispondo che in fondo sarei disposto a fare ben poco, perché quello che io vorrei non è quello che vuole lui, e questa cosa non cambierà. Penso che più che un incontro di persone il nostro sia un incontro di due sogni, io ho incarnato il mio sogno in lui, anche se lui forse non ha niente a che vedere col mio sogno e lui ha incarnato in me alcune sue aspettative alle quali faccio di tutto per corrispondere, ma questa non è una storia d’amore. Quando lo vedo adesso, con qualche capello bianco, con un po’ di pancia, con il suo aspetto trascurato, penso che non è nemmeno l’ombra del bel ragazzo che è stato ma alla fine anche io sono parecchio decaduto, un uomo di mezza età che nella vita non ha realizzato nulla di serio e soprattutto nulla di suo, che si è innamorato di un ragazzo ma non è riuscito a tirarlo fuori dal pozzo della malinconia. Non so se questa è la cronaca di un fallimento, Project, ma qualche volta mi sento proprio smarrito. In fondo ciascuno di noi è ingannato dai suoi stessi sogni e finisce per perdere il contatto con la realtà, ma questa non è una consolazione. Io non sono abbastanza per lui, non sono il suo tipo, me lo ha sempre detto, mi ha anche detto che mi vuole bene, ma vuole essere libero, randagio, solo, è come se avesse una smania di mettersi nei guai. Sai perché ti scrivo, Project? È presto detto: lui non mi chiama da 15 giorni e io comincio a stare malamente in ansia, continuo a pensare a lui e ho bisogno di sfogarmi, ma quando dico che penso a lui intendo dire che penso a lui con preoccupazione, perché so che non sta bene. Project, certe volte non ce la faccio proprio più ad andare avanti, ho sempre paura che possa accadergli qualcosa, che gli prendano momenti di malinconia profonda e che perda il controllo di se stesso. E io, che gli ho sempre detto che gli voglio bene, che cosa faccio? Dovrei darmi da fare per lui in concreto, ma non so come e allora lascio che il tempo passi e non faccio nulla e così scivolo anche io nel pozzo della depressione. Solo una sua telefonata mi potrebbe tranquillizzare, ma quella telefonata non arriva perché lui è perso in chissà quali malinconie o in chissà quali speranze irrealistiche, irrealistiche come le mie. È amore questo, Project? Certo è una cosa che mi lacera internamente. Ti lascio, poi, se vuoi, mandami due righe.
Paolo72
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