UN GAY ITALIANO A PARIGI

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UN GAY ITALIANO A PARIGI

Messaggio da progettogayforum » martedì 27 novembre 2018, 16:02

Ciao Project,
noi ci conosciamo da tempo anche se effettivamente ci sentiamo molto di rado. Quando ci siamo visti a Roma, due estati fa, ero in procinto di partire per il mio dottorato in Francia, adesso sono a mezza strada ma molte cose sono cambiate e, direi, molto ridimensionate. Partire era come andare alla scoperta di un mondo nuovo, lo immaginavo come il mondo delle ricerca, il mondo della scienza in cui si collabora tutti per un fine più grande, ma non è stato per niente così. Ho capito che l’Italia ha tanti difetti, ma anche qualche pregio, che le università italiane sono spesso meno blasonate di certe università straniere ma che tra il fumo e l’arrosto la differenza è spesso sostanziale. Da noi in Italia quattrini per la ricerca ce n’erano pochissimi, qui ce ne sono di più e i mostri sacri della scienza, non quelli veri ma quelli accreditati come tali, sono in realtà quelli ai quali spetta di dividere la torta dei finanziamenti. Sarà anche un problema ci cervelli per carità, ma di Einstein ce ne sono veramente pochi e comunque oggi i grandi progetti e i grandi studi si fanno solo se si hanno a disposizione i grandi mezzi. Sto facendo seriamente un pensierino a tornare a casa una volta finito il dottorato qui. Ma non è di questo che ti volevo parlare. Tu senti parlare di Parigi, di Ville Lumière, insomma ti aspetti anche che la gente sia di mentalità aperta, e magari in certi posti è anche così, ma in altri posti, cioè in altri quartieri, è come se tu vivessi in un’altra città e addirittura in una città del medioevo, almeno dal punto di vista gay. Dove abito io, molto lontano dal centro sembra di non stare nemmeno in Europa, io sono tra quelli che il Francese lo parlano meglio, le aggregazioni dei gruppi sono quasi sempre su base etnica, l’integrazione in effetti non esiste, non sono quartieri ma città nella città. Io sono gay, ma qui dove abito, già per il fatto che sembro fin troppo francese, rispetto alla media della popolazione, mi guardano male. Non ho rapporti sociali con nessuno perché non faccio parte di nessuna etnia e di nessun clan. Denaro per andare a vivere in centro non ne ho e mi sogno la mia piccola Italia. Quanto poi all’essere gay…. beh, qui il problema non si pone affatto qui ci sono famiglie di immigrati che fanno decine di figli e un gay è proprio un intruso sgradito. In tutta questa meraviglia di umanità ho fatto amicizia con una ragazza immigrata, non posso scendere in dettagli, abbiamo scambiato qualche parola, io avevo paura che fosse interessata a me e l’ho allontanata ma lei non si è allontanata del tutto, era interessata a me, ma non come in genere una donna si interessa ad un uomo. In un quartiere come quello farsi vedere a parlare con una donna è una cosa da non fare, può essere pericoloso. Comunque abbiamo continuato a scambiare qualche parola, un giorno ha fatto cadere a terra un foglietto e mi ha detto raccoglilo e se n’è andata. Io ho raccolto il foglietto e c’era scritto: “ti aspetto a Place d’Italie domenica a mezzogiorno”. Ho avuto un po’ paura e non sapevo che cosa fare, ma la domenica ci sono andato, lei era sola, mi ha salutato e abbiamo cominciato a camminare, poi mi ha detto: “Stai tranquillo, non mi sono innamorata di te, ho la mia ragazza e mi basta.” Non ho mai capito come abbia fatto a capire ma aveva capito. Abbiamo parlato un paio d’ore ed è stata una chiacchierata illuminante, lei e la sua ragazza abitano vicino a casa mia ma l’idea di farci vedere insieme lì non era proprio praticabile. Abbiamo preso l’abitudine di vederci la domenica in un museo, dove certamente non c’è nessuno del nostro quartiere. Con queste ragazze mi sento a mio agio, è evidente che abbiamo problemi molto simili e che vorremmo andarcene da qui, io tornerò in Italia fra un anno e mezzo e un po’ mi dispiace lasciare queste ragazze, ma loro potrebbero anche venire in Italia, perché sono cittadine francesi anche se non sono di origine francese, il problema è che dovrebbero imparare un po’ di Italiano e, al limite si potrebbe anche fare, ma poi ci sarebbe il problema del lavoro, lavorano entrambe in ospedale, ma non so come funzionano queste cose. E poi non sono molto sicuro che non si riproporrebbero in Italia gli stessi problemi che hanno, o meglio che abbiamo qui a Parigi. Non ho trovato un ragazzo ma ho trovato due ragazze! Il rapporto che si è creato non saprei definirlo, di complicità, di amicizia, si, le sento un po’ come sorelle, ci difendiamo insieme da un mondo che non ci capirebbe. Mi hanno raccontato della vita che fanno in famiglia e del fatto che devono stare molto attente a non farsi vedere troppo insieme, per fortuna lavorano nello stesso reparto. I familiari insistono perché si trovino marito e insistono molto pesantemente ma loro fino adesso hanno resistito. Un ragazzo sarebbe meno oppresso dalla famiglia, ma forse anche un ragazzo, alla fine subirebbe delle pressioni fortissime. Per queste ragazze la famiglia di origine è una trappola ma per scappare da quella trappola possono solo rinchiudersi in un’altra. Io pensavo di stare male perché non ho un compagno, loro, che stanno in coppia, i problemi ce li hanno lo stesso e forse pure più grossi. È stata una delle poche volte in cui mi sono sentito utile a qualcosa.
Penso di venire in Italia per la fine dell’anno e mi farebbe veramente piacere rivederti.
Un abbraccio.
Le Perisien

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