"perdere" la propria madre perchè gay?
- il principe
- Messaggi: 191
- Iscritto il: venerdì 20 novembre 2009, 15:21
Re: "perdere" la propria madre perchè gay?
Fatevi coraggio... La pazienza premia, con il tempo forse le cose si sistemeranno, i vostri genitori smetteranno di tormentarsi e di tormentare voi, e si renderanno conto di quanto siano stati stupidi a reagire in questo modo...
(Avete mai pensato di fare leggere loro un po' di materiale preso dal blog, dato che ormai la frittata è fatta e, da quello che ho capito, hanno un estremo bisogno di essere informati ?)
Comunque dopo aver letto le vostre storie penso che prima di fare un coming out in famiglia ci penserò non due ma cento volte... ( )
(Avete mai pensato di fare leggere loro un po' di materiale preso dal blog, dato che ormai la frittata è fatta e, da quello che ho capito, hanno un estremo bisogno di essere informati ?)
Comunque dopo aver letto le vostre storie penso che prima di fare un coming out in famiglia ci penserò non due ma cento volte... ( )
"Warping the minds of men and shepherding the masses has always been your church's domain. You lure sheep with empty miracles and a dead god".
Sydney Losstarot - Vagrant Story
Sydney Losstarot - Vagrant Story
Re: "perdere" la propria madre perchè gay?
Ciao ragazzi,
lo so che non c'entra molto, ma domani parto
Tornerò a leggere il forum al mio ritorno, nel frattempo non litigate
Un saluto a tutti!!!
lo so che non c'entra molto, ma domani parto
Tornerò a leggere il forum al mio ritorno, nel frattempo non litigate
Un saluto a tutti!!!
Re: "perdere" la propria madre perchè gay?
Ciao buona vacanza Zeno, ti invidio, soprattutto per il caldo!!!!!!!
arrivederci a presto!
arrivederci a presto!
Re: "perdere" la propria madre perchè gay?
Ciao a tutti,
è la prima volta che scrivo in questo forum, veramente unico nel modo nel panorma nazionale.
Leggendo la storia di zeno ho rivissuto molte delle mie esperienze. Oggi ho 40 anni, e affrontai questo discorso con mia madre quando ne avevo 23. Per farvi un'idea di cosa significhi immaginatevi che eravamo nel 1993, in una piccola cittadina della provincia sarda, senza avere a disposizione la mole di informazioni di internet (che allora praticamente non esisteva), e con un silenzio pressochè totale sulle tematiche gay nelle tv nazionali (a parte qualche macchietta da film di serie B)....mentre lo scrivo penso alla beata incoscienza dei 20 anni....
comunque, la mia storia non andò molto diversamente: ci furono gli psicodrammi, il suo invito a rivolgermi ad un bravo psichiatra, e tutto il repertorio che molti di noi hanno vissuto.
Negli anni ci furono alcune circostanze (di cui sarebbe divagante raccontarne qui) che in qualche modo "cristallizzarono" il rapporto con mia madre, e così sull'argomento omosessualità calò una pesante cappa di silenzio.
Il suo rifiuto fu molto doloroso, ma come hanno scritto in tanti in questo forum, lei è vittima quanto me, e forse più di me dell'ignoranza nei confronti di questo argomento.
Decisi di percorrere una strada molto solitaria, negli anni imparai a ritagliarmi i miei spazi lontano dalla famiglia, una lontananza affettiva più che geografica, e oggi questa distanza è palpabile: non mi va di mentirle (sarebbe troppo ipocrita da parte mia, dopo un coming out), e così tanta parte della mia vita non la condivido più in famiglia, tante conquiste, apparentemente banali, ma che per me sono arrivate dopo tanta fatica, la gioia per tanti piccoli traguardi conquistati con le unghie e con i denti non fa parte del patrimonio da condividere in famiglia. E' strano vedere questo grado di "estraneità" nella propria famiglia, ma l'unica alternativa praticabile che vedevo era annullarmi e vivere una vita che non avrei sentito mia.
Ripenso spesso a quel coming out, e mi chiedo se lo rifarei, e ogni volta non so cosa rispondermi, probabilmente anche se fossi stato consapevole delle sue reazioni avrei cercato comunque un confronto con lei (magari ponderando meglio i gesti...).
è la prima volta che scrivo in questo forum, veramente unico nel modo nel panorma nazionale.
Leggendo la storia di zeno ho rivissuto molte delle mie esperienze. Oggi ho 40 anni, e affrontai questo discorso con mia madre quando ne avevo 23. Per farvi un'idea di cosa significhi immaginatevi che eravamo nel 1993, in una piccola cittadina della provincia sarda, senza avere a disposizione la mole di informazioni di internet (che allora praticamente non esisteva), e con un silenzio pressochè totale sulle tematiche gay nelle tv nazionali (a parte qualche macchietta da film di serie B)....mentre lo scrivo penso alla beata incoscienza dei 20 anni....
comunque, la mia storia non andò molto diversamente: ci furono gli psicodrammi, il suo invito a rivolgermi ad un bravo psichiatra, e tutto il repertorio che molti di noi hanno vissuto.
Negli anni ci furono alcune circostanze (di cui sarebbe divagante raccontarne qui) che in qualche modo "cristallizzarono" il rapporto con mia madre, e così sull'argomento omosessualità calò una pesante cappa di silenzio.
Il suo rifiuto fu molto doloroso, ma come hanno scritto in tanti in questo forum, lei è vittima quanto me, e forse più di me dell'ignoranza nei confronti di questo argomento.
Decisi di percorrere una strada molto solitaria, negli anni imparai a ritagliarmi i miei spazi lontano dalla famiglia, una lontananza affettiva più che geografica, e oggi questa distanza è palpabile: non mi va di mentirle (sarebbe troppo ipocrita da parte mia, dopo un coming out), e così tanta parte della mia vita non la condivido più in famiglia, tante conquiste, apparentemente banali, ma che per me sono arrivate dopo tanta fatica, la gioia per tanti piccoli traguardi conquistati con le unghie e con i denti non fa parte del patrimonio da condividere in famiglia. E' strano vedere questo grado di "estraneità" nella propria famiglia, ma l'unica alternativa praticabile che vedevo era annullarmi e vivere una vita che non avrei sentito mia.
Ripenso spesso a quel coming out, e mi chiedo se lo rifarei, e ogni volta non so cosa rispondermi, probabilmente anche se fossi stato consapevole delle sue reazioni avrei cercato comunque un confronto con lei (magari ponderando meglio i gesti...).
- progettogayforum
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- Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05
Re: "perdere" la propria madre perchè gay?
Benvenuto nel forum ilune! Ho letto con la massima attenzione quello che hai scritto. E' stato coraggio o incoscienza? E' difficile da dire, ma quando vedo tanti ragazzi di oggi considerare il coming out come qualcosa di liberatorio e di incontestabilmente positivo mi viene da tremare perché sentire la freddezza e il distazzo della propria famiglia è veramente terribile. Non sono d'accordo con quanti esprimono comprensione verso i genitori che non accettano i figli gay perché questo fatto indica che per loro il pregiudizio è più importante dell'amore verso i figli, e non ditemi che è questione di essere più o meno preparati. Ho visto gente che faticava a mettere due parole una appresso all'altra che ha reagito con tanta saggezza che non avrei saputo immaginare di meglio e ho visto gente coltissima reagire a livelli di meschinità aberrante. Staccarsi dalla famiglia e tenere per sé il proprio mondo è l'unica cosa saggia da fare quando ci si rende conto che nella propria famiglia non ci si sta più bene. Queste cose succedono ancora adesso, non sono solo ricordi di diversi anni fa.
Grazie ilune di questa testimonianza che farà riflttere parecchie persone.
Grazie ilune di questa testimonianza che farà riflttere parecchie persone.
BLOG PROGETTO GAY http://progettogay.myblog.it/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/
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SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
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Re: "perdere" la propria madre perchè gay?
Ciao ilune e benvenuto.
Capisco ciò che scrivi. Anche io mi sono immedesimato molto nelle tue parole, perchè penso che quello che tu hai raccontato sarà in qualche modo quello che vivrò anche io (a meno che non succeda un miracolo )
In effetti è più di un anno che cerco un dialogo, anche per alleggerire un po' la cosa, ma non se ne cava niente. Solo silenzio, bugie, brutto clima, ecc. Quindi l'unica è iniziare come dici tu a ritagliarsi i propri spazi.
Io da pochi giorni ho proprio deciso di "ignorarla", nel senso di non chiederle più cosa non va, perchè è triste, perchè non vuole parlare, ecc: farò finta di niente.
Continuerò la mia vita senza dare peso alla cosa. Anzi forse non "agitando le acque" per un po' ritroveremo un po' di calma. Se poi si troverà questo benedetto dialogo bene, altrimenti amen.
Project, quello che hai scritto (che riporto qua sotto) mi ha fatto riflettere. Se devo dirti la verità non avevo mai pensato alla cosa in questi termini (ho sempre espresso comprensione nei confronti dei genitori)... In effetti non hai tutti i torti.
Mediterò
Capisco ciò che scrivi. Anche io mi sono immedesimato molto nelle tue parole, perchè penso che quello che tu hai raccontato sarà in qualche modo quello che vivrò anche io (a meno che non succeda un miracolo )
In effetti è più di un anno che cerco un dialogo, anche per alleggerire un po' la cosa, ma non se ne cava niente. Solo silenzio, bugie, brutto clima, ecc. Quindi l'unica è iniziare come dici tu a ritagliarsi i propri spazi.
Io da pochi giorni ho proprio deciso di "ignorarla", nel senso di non chiederle più cosa non va, perchè è triste, perchè non vuole parlare, ecc: farò finta di niente.
Continuerò la mia vita senza dare peso alla cosa. Anzi forse non "agitando le acque" per un po' ritroveremo un po' di calma. Se poi si troverà questo benedetto dialogo bene, altrimenti amen.
Project, quello che hai scritto (che riporto qua sotto) mi ha fatto riflettere. Se devo dirti la verità non avevo mai pensato alla cosa in questi termini (ho sempre espresso comprensione nei confronti dei genitori)... In effetti non hai tutti i torti.
Mediterò
Non sono d'accordo con quanti esprimono comprensione verso i genitori che non accettano i figli gay perché questo fatto indica che per loro il pregiudizio è più importante dell'amore verso i figli, e non ditemi che è questione di essere più o meno preparati. Ho visto gente che faticava a mettere due parole una appresso all'altra che ha reagito con tanta saggezza che non avrei saputo immaginare di meglio e ho visto gente coltissima reagire a livelli di meschinità aberrante.