E’ passato più di un anno ormai dalla totale presa di coscienza della mia omosessualità, anno nel quale sebbene esternamente non sia successo granché, dentro di me ho provato una moltitudine di sensazioni e sentimenti, gioia, tristezza, ansia, orgoglio, paura, confusione.
Avrete notato che non ho utilizzato il termine “accettazione”, ed è voluto. L’accettazione totale della mia condizione non si è ancora verificata, e per accettazione intendo il trovarsi completamente a proprio agio in ogni situazione e luogo, con la consapevolezza della propria omosessualità.
Svegliarsi a 30 anni è dura…invidio non poco i giovanissimi del forum, già consapevoli e non ancora intaccati dai pregiudizi e dalle catene psicologiche che inevitabilmente 30 anni di vita ti cuciono addosso.
Per chi volesse conoscere la mia situazione di un anno fa è presente un post nella sezione “presentazione” ed uno nella sezione “coming out”. Per tutti gli altri eccomi qui ad ammettere a me stesso che il percorso verso la serenità è ancora lungo e a quanto pare anche tortuoso.
Inizio con una nota positiva. Il tanto desiderato coming out con i miei genitori è avvenuto poco tempo fa. A discapito di tutti i consigli di project e di tutte le raccomandazioni ricevute, non l’ho detto certo con il sorriso sulle labbra, non ero sicuro di me e nemmeno realizzato sentimentalmente, semplicemente non potevo più nascondere questo lato di me a chi mi ha messo al mondo e mi dimostra ogni giorno di volermi bene. Non mi dilungherò in descrizioni melense, basti sapere che persino io mi sono stupito di quanto siano meravigliose le persone con cui vivo. Sono un ragazzo fortunato. Nessun abbraccio, nessun pianto, una comprensibile preoccupazione iniziale per il mio stato d’animo, e un po’ di curiosità nei confronti di questo mondo all’apparenza così lontano ed improvvisamente così vicino. Per ora il nostro rapporto è identico a prima, nel bene e nel male. Sono ottimista per il futuro.
Passiamo alle note dolenti ed al titolo che ho dato a questo topic.
Un anno fa nemmeno mi sfiorava l’idea di potermi confrontare, conoscere, frequentare con un ragazzo. Non mi interessava, la cosa principale era aver preso coscienza di me. Ora l’esigenza di un confronto, di una frequentazione e di un rapporto di complicità e amicizia a volte si fa sentire forte, il fatto è che altrettanto forti si fanno sentire l’ansia, la diffidenza, la paura di uscirne scottato e maggiormente indebolito.
Perché direte voi? Perché il fantomatico mondo gay, quello fatto di chat, incontri, e ricerche spasmodiche dell’anima gemella mi disgusta e mi spaventa.
Non sono ancora stato con un uomo, non ho avuto incontri durante quest’anno, ho solo avuto modo di conoscere alcune persone tramite internet (che purtroppo per me si sta rivelando l’unico canale possibile al momento). Alcuni rapporti molto superficiali, altri più approfonditi, ma sempre un unico denominatore comune: il sesso facile da una parte ed un’immensa solitudine dall’altra.
All’inizio la cosa è piacevole, anche stimolante, la voglia di conoscere qualcuno dal vivo è forte, tutto sembra lì, a 2 passi da te, pronto ad accoglierti. Cosa non va dunque? Il fatto che sembra che io sia l’unico trentenne al mondo che ancora non abbia sperimentato la propria sessualità, ed al quale domande come “att/pass?” “da dove?” “cerchi relazione?” … risultano fastidiose e fuori luogo. Non fraintendetemi, non sono un santo. Ho giocato più di una volta in chat sul lato sessuale, spesso anche divertendomi, ma l’idea di incontrare qualcuno che in realtà “non conosco” e che possa essere intenzionato alla semplice botta e via o addirittura ad un fidanzamento repentino, mi fa guardare a questo mondo con tristezza e rassegnazione.
Non tutti sono così ovvio, ma il 99% sì, e di questo ormai ne ho la conferma. Nelle chat non esiste la via di mezzo, o si cerca sesso o si cerca il compagno per la vita. Non c’è posto per me, che cerco coetanei per confronto, eventuale frequentazione ed amicizia. Credo siano queste le basi per qualsiasi rapporto serio e duraturo, e mi ritrovo di nuovo adolescente a 31 anni, senza sapere come muovermi né dal punto di vista sessuale, tantomeno da quello sentimentale.
Ho pensato ultimamente alla possibilità di rivolgermi ad uno psicoterapeuta per uscire da questo blocco psico/emotivo che mi sta precludendo la possibilità di un rapporto sereno con qualcuno, e probabilmente un tentativo in questo senso ci sarà, ma sono ancora sicuro che la miglior terapia sia il confronto sano e graduale con qualcuno che stia vivendo la mia situazione. Come dice Project, un rapporto che nasca spontaneamente e senza forzature, un rapporto che come dico io….manco nei migliori cinema
.Oppure mi sbaglio. Forse è il caso di provarci almeno, mi dico a volte…qualcuno mi ha scritto che per cominciare a vivere occorre mettere il piede fuori dalla propria stanza, che i rischi esistono, ma che vanno affrontati o si corre il rischio di rimanere perennemente bloccati in questo “limbo”.
C’è ancora confusione insomma, e necessità di chiarimenti, non volevo che il mio essere gay influenzasse anche gli altri aspetti della mia vita privata/sociale, ma mi rendo conto che è complicato, e lo sarà finché questo aspetto di me non troverà libera espressione all’interno di questo strano mondo, ma in maniera serena e positiva.
Eppure eccomi qua, ancora una volta a tentare di far prevalere l’ottimismo sulla rassegnazione, a proporvi questo altro lato di me e a cercare di nuovo conferme, smentite o anche solo pareri, salvo poi, come al solito, fare di testa mia
.Un saluto ed un abbraccio a tutti.
