Problema n° 1: solitudine...

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
guy21
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da guy21 » giovedì 2 settembre 2010, 12:29

mah non so che ottimismo vedete comunque ho fatto solo una riflessione!
si ora esco di più penso meno ai problemi per cui sono un pochino più felice (non troppo però! :lol: :lol:)
si forse sono un'intelletuale un filosofo barbara chi lo sa!
comunque volevo dire una cosa che non c'entra niente con tutto il post e chiedo scusa subito all'autore!
ma ragazzi cavolo possibile che ogni volta che entro in chat state sempre a rimorchiare? :lol: :lol:
cioè è una cosa spaventosa!
sopratutto uno in particolare di cui non faccio nome ma l'iniziale E.
:lol: :lol: :lol:
no dai scherzo è che uno dopo non riesce ad avvicinarsi neanche un ragazzo cavolo che è gia occupato! :lol: :lol:
lasciamo perdere và! :lol: :lol: :lol:
ho fatto un pò di spettacolino dai!
ciao! :lol: :lol:

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Stravinsky
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da Stravinsky » giovedì 2 settembre 2010, 19:10

Ahah guy18 non so tu che momenti abbia beccato ma tutte le volte che entro io si finisce a parlare di musica, cultura, chiacchiere e consigli in generale. Mai un rimorchiamento, se così si può dire :lol:

Comunque volevo rientrare in topic. Ho ripensato a quello che dicono alcuni di voi e sono giunto ad una conclusione.
Abbiamo detto in molti (io stesso in un mio precedente post) che la solitudine è un problema riguardante etero ed omo, non se ne può fare un problema di gay.
Però, e c'è un però, senza dubbio i gay sono colpiti da un altro problema legato proprio alla solitudine, mentre gli etero no.
Io ho molta paura, paura per quello che mi aspetta! Sono single ed ho solo 16 anni il chè non sarebbe un problema (anzi, ho anche più tempo XD). Tuttavia ho paura che la volta che conoscerò un ragazzo che si dichiara gay io mi "innamori per forza" (è bruttisimo da dire!!).
Ho paura che il mio inconscio me lo faccia piacere comunque, perchè o lui, o la solitudine. Si finisce con l'adattarsi anche se, si sa, meglio soli che mal accompagnati!
Non so se mi sono spiegato, il mio timore è che ci si adegui ad una relazione che non è affatto quella che si vorrebbe ma che in quel momento è l'unica possibile, ed allora la si accetta per quella che è.
è un problema che riguarda i gay in quanto è raro trovare ragazzi gay che si dichiarino...Mentre per gli etero (in quanto rappresentano la maggioranza ed ahimè la "normalità") è molto più semplice...
Ecco quindi che io non ne farei un problema di solitudine, ma di ciò che consegue la solitudine. Ho paura di rimanere solo per non accettare il primo gay che mi capita davanti...
Scusate so che sembra un problema sciocco, e che è bruttissima l'idea di innamorarsi forzatamente, però con rammarico mi rendo conto che sarebbe un errore in cui io stesso (anche senza volerlo) potrei cadere...
Criticare i difetti altrui è rendersi incapaci di accettare le proprie debolezze. Ascoltare l'altro è sentirlo respirare e permettergli di vivere i suoi silenzi. Non giudicate, contemplate. Non rifiutate, guardate. Non disprezzate, ascoltate!

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Ennis
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da Ennis » giovedì 2 settembre 2010, 22:57

guy18 ho capito a chi ti riferisci! hai ragione è veramente vergognoso!!! :lol: :lol: :lol:

cmq... condivido il pensiero di stravinsky... c'è ahimè anche la paura di rimanere da soli per non adattarsi al primo gay che passa in convento... :?
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Isolander_Andy
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da Isolander_Andy » giovedì 2 settembre 2010, 23:29

Ciao ragazziiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 :D :D :D

Scusatemi tanto se non ho potuto rispondervi!!!
La mia connessione internet mi sta facendo impazzire, oggi è la prima serata in santa pace.

Ho letto tutti i vostri interventi e sono contento, molto contento di ricevere molte risposte, tutte intelligenti e interessanti...

Ora voglio un attimo divagare dal Topic e voglio dirvi una cosa
Qualche post più indietro avevo scritto:
Ora, non prendetemi per un pazzo, ma ho intenzione di fare coming out con una mia amica appena ricomincerà la scuola...
Sono sicuro di potermi fidare di lei, e vi spiego il perché:
lei ha un account su Yahoo Answer... e ho scoperto che ha postato una domanda nella sezione Adolescenti... il titolo della domanda era più o meno questo:
"Sapete dirmi il nome di quel romanzo con due ragazzi gay per protagonisti? Sono così carini!!!"
Ebbene, sono intenzionato a farlo, so che è un'amica fidata e non mi allontanerebbe mai.
Ma la vera novità è che una volta fatto questo coming out (penso di farlo a giorni, quando la incontrerò a una cena con i compagni di scuola, ovviamente in disparte) farò passare un annetto e poi ho avuto la pazza idea di poter far aprire a scuola uno sportello con gente qualificata e interessata che possa fare lezioni di educazione all'affettività/sessuale che possa aiutare e far scoprire ad altri ragazzi e ragazze che essere omo non è sbagliato o immorale... Vorrei poter far nascere questo centro all'interno della scuola in modo che si possa discutere apertamente di affettività, rapporti, relazioni e quant'altro con personale qualificato e mirato, che riguardi e si interessi delle due realtà etero e omo.
So che è in mio potere farlo, ma il fatto è che non so se i ragazzi interessati possano ricevere più danni che benefici... io la vedo come un cosa interessante e in grado di aiutare le persone che ne hanno bisogno...


E comunque non preoccupatevi troppo dei miei sogni, piuttosto ditemi se ci sono dei modi per attaccare discorso in modo disinvolto per fare coming out... Non ne posso più di vivere questa cosa da solo.
Isolander
«Non credo alla storiella della mezza mela. L'altra metà sono sempre io. E solo dopo essermi completato potrei scegliere davvero cosa fare. Magari potrei dividere un cesto con un'altra mela.»

barbara
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da barbara » venerdì 3 settembre 2010, 7:17

Stravinsky ha detto: è bruttissima l'idea di innamorarsi forzatamente

Sai Stravinsky, l'amore non è bianco o nero come i tasti di un pianoforte. Hai visto il film "Lezioni di piano"? Lei all'inizio accetta le avances di un uomo , solo per poter suonare il proprio pianoforte, poi ciò che subisce diventa ciò che desidera. A volte l'amore assomiglia a quelle canzoni che come le senti non ti dicono niente, ma che poi più le ascolti e più ti piacciono

La vita é più strana di come la immaginiamo. Ciò di cui hai paura oggi potrebbe essere ciò che ti darà un domani dei momenti di vera felicità. :)
Chi può saperlo?

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progettogayforum
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da progettogayforum » venerdì 3 settembre 2010, 8:09

Quello che ha scritto Stravinsky è una cosa che riscontro piuttosto spesso parlando con i ragazzi ed è tipica dei gay, cioè di persone che hanno, almeno in teoria, meno occasioni di costruire una vita affettiva realmente gratificante. Per un ragazzo gay giovane, il problema di fondo è incontrare altri ragazzi gay (come faccio a riconoscere un ragazzo gay?). Spesso il senso dell’impossibilità è tale che si arriva a pensare che appena si incontrerà un ragazzo gay il problema sarà risolto, GAY + GAY = AMORE, teorema mai dimostrato, siamo nella fase dell’illusione, oppure si dà per scontato che non si incontrerà mai nessuno di cui sarà possibile innamorarsi. Solo quando il ragazzo ha conosciuto altri ragazzi e non ha trovato esattamente quello che voleva si entra nella seconda fase, quella del pugno di mosche, cioè della disillusione. L’unica alternativa possibile sembra quella tra totale solitudine (impossibilità di trovare un compagno come lo si desidera) e adattamento a una situazione di compromesso che permette sì di trovare un compagno ma non come lo si sarebbe desiderato (adattamento al compromesso). Data la reale difficoltà di incontrare altri ragazzi gay l’alternativa tra solitudine e compromesso si presenta particolarmente pesante ma, d’altra parte l’accettazione del compromesso (spesso bilaterale) comporta la fragilità della coppia. La coppia gay non è fragile perché i ragazzi cercano soprattutto sesso ma perché spesso nasce fragile come scelta di rimedio contro la solitudine piuttosto che come scelta d’amore. Stravinsky, secondo me, ha colto una delle tematiche psicologiche più tipiche dei ragazzi gay. In estrema sintesi, chi ha scarse probabilità ci costituire una coppia, quando se ne presenta l’occasione (il che avviene di rado) tende a coglierla anche in situazioni in cui la spinta sessuale ed affettiva verso l’altro è ridotta se non del tutto assente, ma nello stesso tempo percepisce la fragilità della sua scelta che manca dei presupposti essenziali. Se le possibilità di conoscere ragazzi e di dichiarare un amore gay non fossero pesantemente condizionate socialmente, questo problema sarebbe enormemente alleggerito perché si entrerebbe nell’ottica secondo cui l’alternativa è tra il compromesso e una vera storia d’amore e non tra il compromesso e il nulla.

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musicheart
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da musicheart » venerdì 3 settembre 2010, 10:57

Project, sei stato tanto obiettivo da non lasciarmi parole per Stravinsky! L'unica cosa che mi sento di dirgli è di non lasciarsi scoraggiare così e magari sì, sogna, perquanto possa risultare controproducente. Io ho un piede per terra e uno che va di qua e di là senza sosta: la vita è dura ma con un pizzico di speranza si possono riuscire a superare queste difficoltà. Se non mi ritrovo nella descrizione di project un po' sarà perchè sono un sognatore, un po' perchè qualcuno accanto che mi ha fatto crescere e rendere più indipendente l'ho avuto e lo ho ancora.

Comunque era mia intenzione rispondere a Isolander che è stato messo al momento in 2° piano. Son felice che tu abbia deciso di aprirti con qualcuno e per questo ti auguro tanta fortuna quanta te ne auguro per il secondo progetto che hai. Credo che per aprire uno sportello sull'educazione di affettività e sessualità sia un po' un'impresa: dovresti spiegare le ragioni per cui vuoi attuare il tuo piano, in primo luogo, e se tutto filasse liscio dovresti vedertela con il menefreghismo della maggior parte degli adolescenti dei giorni nostri. La tua idea è fantastica e spero riuscirai nonostante le difficoltà a mantenere il tuo ottimismo e la tua forza di volontà.
Facci sapere come va il tuo coming-out! ^^
Sono più grande di un giorno fa.
Migliore del me di un'ora fa.
Ma mai mi sentirò perfetto.
Carmy.

Dylan
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da Dylan » sabato 4 settembre 2010, 14:14

Isolander_Andy ha scritto:D'accordo, sto facendo una vera e propria strage!
Scrivo post a destra e a manca, ma lo faccio perché devo capire.

Allora, cosa dire in merito alla solitudine? Ormai sono del parere che la stragrande maggioranza dei ragazzi gay soffra di solitudine, e questo penso che ormai sia un dato innegabile e che un po' mi intimorisce.
Insomma, perché dobbiamo sentirci soli? Soltanto perché non conosciamo nessuno con i nostri stessi gusti?
Non so se mi spiego, vi faccio un esempio pratico.
A scuola, nella mia classe, sono l'unico ragazzo a cui non piace parlare di calcio, moto e auto. Non mi interessano questi argomenti, non vedo perché dovrei parlarne. Ma allora mi chiedo, rimanendo in piccolo (la mia classe), se non conoscessi un'altra persona che condivida il fatto di non interessarsi a calcio, moto e auto, allora dovrei sentirmi solo?
Quello che voglio dire è che se io non conoscessi nessuno con i miei stessi gusti, dovrei necessariamente soffrire di solitudine?
Io soffro la solitudine ma in un altro modo: io tendo a regalare troppo e non ricevere mai, e la mia solitudine consiste nel fatto che non ho trovato qualcuno che riesca a contraccambiare tutta la mole di generosità e amore che io dedico agli altri...
Mi sembra una cosa proprio stupida! Perché, penso che le persone siano spaventate da questo mio comportamento, che elargisce amore e felicità a destra e a sinistra, senza distinzioni. Penso che nessuno sia in grado di "equilibrare" questo mio pregio/difetto, nessuno sia in grado di offrirmi tanto affetto quanto sia in grado io di offrirne.
Sto incominciando a pensare che la mia solitudine me la creo da solo... cioè ma siamo ridicoli proprio...
E questo è il motivo per cui anche fra "amici" (ci tengo a precisare che non sono dichiarato) mi sento scansato, abbandonato, proprio perché sono forse spaventati da questo mio modo di fare...
E che devo fare allora? Rinnegare il mio carattere? Devo smettere di essere premuroso, affettuoso e devo iniziare a fare lo str***o anche io per essere accettato?

Cioè io sono allibito... non so che cosa pensare...
Poi però su facebook, tutti i miei ipocriti "amici" condividono link tipo: "non sai cosa darei per la tua felicità", "chiedimi di amarmi e ti darò la luna"...
Cioè, contraddittori al massimo!!!
E mi spaventa il fatto che forse anche un gay potrebbe rifiutarmi, proprio perché io do molto di più di ciò che ci si aspetterebbe...
Ma allora alla mia felicità chi ci pensa?

Ma dai, così mi fanno sentire uno stupido e poi io mi ci sento male...
ma va...



[Tratto da "La raccolta dei miei dubbi amletici" vol I, op I :lol: ]

Ok, il topic mi tocca in pieno, anche perchè ho deciso di iscrivermi a questo forum proprio perchè voglio cercare di sentirmi meno solo. Ma io penso di soffrire la solitudine in un modo diverso dal tuo, la sento in quanto essendo gay, e non avendo dichiarato di esserlo se non a 2 persone a me molto vicine, automaticamente è come se ci fosse una sorta di barriera che blocca un certo tipo di comunicazione, una comunicazione che in qualche modo mi possa far sentire completamente coinvolto in quello che sto ascoltando e dicendo. Poi, nonostante il "coming out" con queste 2 persone, la situazione per me non è cambiata, in quanto loro non sono profondamente in grado di capire certi miei sentimenti in quanto gay.
Ma ho deciso di risponderti soprattutto per cercare di darti un consiglio; non è un male che tu dia molto affetto agli altri, anzi, penso che sia una cosa ottima che io ho impiegato molto tempo a raggiungere, però allo stesso tempo penso che tu sovraccarichi le persone (tutte le persone) di eccessive aspettative, che non tutti sono in grado di soddisfare, il che ti crea un senso di delusione. Quindi sostanzialmento il punto è che, secondo me, che tu dedichi affetto alle persone va benissimo, ma devi anche cercare di capire chi hai davanti e di conseguenza capire fino a che punto puoi spingerti con questa persona, non siamo tutti uguali, al mondo ci sono differentissimi tipi di sensibilità!
Non so se sono stato chiaro, ma questo modo di pensare mi ha aiutato e spero possa essere lo stesso per te!

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claude86
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da claude86 » martedì 7 settembre 2010, 16:52

Un caloroso saluto a tutti!

cito Andy:« Insomma, perché dobbiamo sentirci soli? Soltanto perché non conosciamo nessuno con i nostri stessi gusti?
Non so se mi spiego, vi faccio un esempio pratico.
A scuola, nella mia classe, sono l'unico ragazzo a cui non piace parlare di calcio, moto e auto. Non mi interessano questi argomenti, non vedo perché dovrei parlarne. Ma allora mi chiedo, rimanendo in piccolo (la mia classe), se non conoscessi un'altra persona che condivida il fatto di non interessarsi a calcio, moto e auto, allora dovrei sentirmi solo?«

Come se leggessi la mia storia!
La trinità calcio-moto-auto io l'avevo già da giovanissimo sostituita con quella letteratura-arte-musica e per questo sono sempre rimasto un po' in disparte - al liceo avevo solo tre amiche e un amico con i quali andavo a prendere un caffè (e già in questo si dimostrava il nostro isolamento perché preferivamo un altro luogo che tutti gli altri). Non uscivo quasi mai (anche perché da noi la vita notturna praticamente non esiste) e questo non è cambiato troppo neanche all'università (forse perché per le fine settimane tutti tornavamo a casa). Neanche lì purtroppo a differenza di quanto mi avevo aspettato a parte di pochi non ho trovato amici veri, solo gente con cui ammazzare il tempo e sopratutto mi mancava una compagnia per fare viaggi o andare al teatro insieme.
L'Erasmus che ho fatto l'anno scorso in Francia è invece stato una benedizione per me (se per nient'altro perché ho chiarito le cose lì), anche se ho notato di esser abbastanza asociale perché mi capitava che perfino nella compagnia dei mie migliori amici mi sentivo più disinteressato, estraneo e solo di quanto lo ero a casa. Ho cercato di adattarmi parecchie volte come l'ha scritto Alberto ma dopo due mesi ho sempre smesso di recitare perché se a un club si suona la musica che non mi piace o se devo guardare un tale film mi annoio a morte (e poi ho sempre preferito i discorsi in piccoli gruppi alle uscite in venti)... E da quando mi sono "accettato" a questo si è aggiunto anche l'imbarrazzo di non poter parlare liberamente di me, mi sento sempre come se nascondessi qualcosa.
Insomma di amici su Facebook ce ne ho più di duecento, ma le persone che mi sento vicino sono forse venti e anche di loro la maggior parte vive in un altro paese. Quando sto a casa la solitudine neanche non la sento, questo sentimento mi colpisce piuttosto quando vorrei andare a qualche evento e scopro che non c'è nessuno ad accompagnarmi.

Quanto al tuo CO, mi sembra un'ottima idea, parlarne con qualche amico ha allegerito l'anima anche a me (mio fratello non se ne frega niente, con mia madre invece è stato un piccolo disastro, ma di questo parlerò in un altro luogo) - come farlo non so, forse direttamente come l'ha fatto Scamarcio in Mine vaganti;). Quando è successo a me non sono stato io a dichiararmi - un amico spagnolo (altrettanto gay ma da cinque anni sta con una ragazza) mi ha chiesto se poteva dire qualcosa e ha detto "Penso tu sia gay"...

Rispondendo a Stravinsky: sinceramente, io non ci credo... Se non c'è la scintilla all'inizio, non mi potrò mai innamorare di una persona. Conosco almeno sette ragazzi gay ma loro (a differenza di qualche amico etero ahimé) non mi hanno attratto mai; anzi, la mia autoaccettazzione è forse arrivata così tardi proprio per gli amici del mio unico amico gay dell'università - quando andavamo da lui di solito si formavano due gruppi ed io stavo sempre con gli etero (cioè con i miei amici) perché quella gente mi faceva proprio schifo e pensavo di non aver niente in comune con loro. In Francia invece ho visto che anche la nostra era una “gente” in cui si potevano trovare tutte le “specie” e che la maggior parte di essa erano persone normali (questo cmq non vuol dire che io cerchi l’amicizia a base dell’orientamento – di questi sette direi che mi sento vicino solo a due).

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Isolander_Andy
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Re: Problema n° 1: solitudine...

Messaggio da Isolander_Andy » martedì 7 settembre 2010, 22:35

claude86 ha scritto:...
Come se leggessi la mia storia!
La trinità calcio-moto-auto io l'avevo già da giovanissimo sostituita con quella letteratura-arte-musica e per questo sono sempre rimasto un po' in disparte - al liceo avevo solo tre amiche e un amico con i quali andavo a prendere un caffè (e già in questo si dimostrava il nostro isolamento perché preferivamo un altro luogo che tutti gli altri). Non uscivo quasi mai (anche perché da noi la vita notturna praticamente non esiste) e questo non è cambiato troppo neanche all'università (forse perché per le fine settimane tutti tornavamo a casa). Neanche lì purtroppo a differenza di quanto mi avevo aspettato a parte di pochi non ho trovato amici veri, solo gente con cui ammazzare il tempo e sopratutto mi mancava una compagnia per fare viaggi o andare al teatro insieme.
L'Erasmus che ho fatto l'anno scorso in Francia è invece stato una benedizione per me (se per nient'altro perché ho chiarito le cose lì), anche se ho notato di esser abbastanza asociale perché mi capitava che perfino nella compagnia dei mie migliori amici mi sentivo più disinteressato, estraneo e solo di quanto lo ero a casa. Ho cercato di adattarmi parecchie volte come l'ha scritto Alberto ma dopo due mesi ho sempre smesso di recitare perché se a un club si suona la musica che non mi piace o se devo guardare un tale film mi annoio a morte (e poi ho sempre preferito i discorsi in piccoli gruppi alle uscite in venti)... E da quando mi sono "accettato" a questo si è aggiunto anche l'imbarrazzo di non poter parlare liberamente di me, mi sento sempre come se nascondessi qualcosa.
Insomma di amici su Facebook ce ne ho più di duecento, ma le persone che mi sento vicino sono forse venti e anche di loro la maggior parte vive in un altro paese. Quando sto a casa la solitudine neanche non la sento, questo sentimento mi colpisce piuttosto quando vorrei andare a qualche evento e scopro che non c'è nessuno ad accompagnarmi.

Quanto al tuo CO, mi sembra un'ottima idea, parlarne con qualche amico ha allegerito l'anima anche a me (mio fratello non se ne frega niente, con mia madre invece è stato un piccolo disastro, ma di questo parlerò in un altro luogo) - come farlo non so, forse direttamente come l'ha fatto Scamarcio in Mine vaganti;). Quando è successo a me non sono stato io a dichiararmi - un amico spagnolo (altrettanto gay ma da cinque anni sta con una ragazza) mi ha chiesto se poteva dire qualcosa e ha detto "Penso tu sia gay"...

Rispondendo a Stravinsky: sinceramente, io non ci credo... Se non c'è la scintilla all'inizio, non mi potrò mai innamorare di una persona. Conosco almeno sette ragazzi gay ma loro (a differenza di qualche amico etero ahimé) non mi hanno attratto mai; anzi, la mia autoaccettazzione è forse arrivata così tardi proprio per gli amici del mio unico amico gay dell'università - quando andavamo da lui di solito si formavano due gruppi ed io stavo sempre con gli etero (cioè con i miei amici) perché quella gente mi faceva proprio schifo e pensavo di non aver niente in comune con loro. In Francia invece ho visto che anche la nostra era una “gente” in cui si potevano trovare tutte le “specie” e che la maggior parte di essa erano persone normali (questo cmq non vuol dire che io cerchi l’amicizia a base dell’orientamento – di questi sette direi che mi sento vicino solo a due).

Claude
Innanzi tutto, ti saluto!
E poi ti volevo ringraziare per le cose che hai scritto.

E poi volevo un attimo puntualizzare una cosa.
Stravinsky ha scritto:Io ho molta paura, paura per quello che mi aspetta! Sono single ed ho solo 16 anni il chè non sarebbe un problema (anzi, ho anche più tempo XD). Tuttavia ho paura che la volta che conoscerò un ragazzo che si dichiara gay io mi "innamori per forza" (è bruttisimo da dire!!).
Ho paura che il mio inconscio me lo faccia piacere comunque, perchè o lui, o la solitudine. Si finisce con l'adattarsi anche se, si sa, meglio soli che mal accompagnati!
Questa cosa, se devo essere sincero, mi impaurisce molto.
Io non sono il tipo da "basta che respira"... cioè, parliamoci chiaro, il fatto che io conosca una persona gay non vuol dire che debba innamorarmi "per forza", se poi ci aggiungiamo che magari è una persona che è in cerca solo di sesso, la cosa peggiora ancora, perché mai e poi mai mi lascerei andare con qualcuno solo perché gay come me. Non se ne parla proprio.
E poi, Stravy, tu mi sembri molto più ferrato sull'argomento, io ci sono arrivato più tardi di te a capire cosa volessi.
E questo mi incute ancora più timore di prima.

Per tornare al discorso con Claude, invece, volevo dire soltanto che non sono patito di film scamarciani (anzi mi fanno proprio schifo :P ) ma credo che in questo caso farò un capatina al caro e vecchio Youtube.


PS: domani sera è il grande giorno!!! auguratemi buona fortuna, ma sopratutto una cara ed elevata dose di autostima!!!
Isolander
«Non credo alla storiella della mezza mela. L'altra metà sono sempre io. E solo dopo essermi completato potrei scegliere davvero cosa fare. Magari potrei dividere un cesto con un'altra mela.»

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