Cosa è cambiato (?)

Adolescenza gay, giovinezza gay, gay e scuola, gay e università, ragazzi gay e genitori
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Birdman
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Cosa è cambiato (?)

Messaggio da Birdman » martedì 10 ottobre 2017, 0:33

Un caloroso saluto a tutti, era da un po' che non scrivevo.
Molte cose sono cambiate dall'ultima volta che sono passato da qui (credo sia passato un anno) e adesso ho molto meno tempo libero di prima. Mi rendo conto che pur essendo qui da due anni non ho mai raccontato molto di me, un po' per ragioni di privacy, un po' perché ritengo che non ci sia molto di interessante da raccontare. E' sempre stata un'esistenza piatta la mia, sempre bloccata dalla paura di rompere certi schemi, senza volerlo resi indistruttibili. O quasi? Negli ultimi tempi ho accettato una sfida enorme per uno come me, ma piccola nella vita di una persona qualunque, specialmente per i miei coetanei: dopo aver vissuto per lunghi anni in famiglia, mi sono trasferito lontano da casa, ho lasciato il sud da cui provengo per andare a studiare in una grande città del nord. Desideravo rendermi indipendente dai miei. Dicevo, è stata una scelta coraggiosa, perché col carattere che mi ritrovo non era affatto scontata la buona riuscita di una simile decisione.
Nella nuova realtà conservo dei punti fissi, alcune poche persone care che vivono nella stessa città. Inizialmente c'era entusiasmo ed apertura verso gli altri, e mi sentivo motivato, almeno in parte, subito dopo è subentrata una fase di acuta stanchezza, dovuta anche all'insofferenza di trovarmi in un luogo nuovo, che offre molteplici possibilità, ma di non poterle sfruttare, per via della mancanza di tempo libero, data la mole impressionante di studio che devo portare avanti. Inoltre ho realizzato come la maniera con cui avevo inteso lo studio fino ad ora non sia assolutamente produttiva qui, e questa "diversità di vedute" tra il vecchio mondo dal quale vengo e questo mi ha causato alcuni problemi, che si riflettono sul mio rendimento. Ho preso coscienza di essere uno studente mediocre, forse non in assoluto, ma in relazione al percorso che sto seguendo sì, perché non riesco a fare quel che devo come vorrei nei tempi ristretti che sono richiesti. Ma a questo mi sto lentamente adattando, e comunque ho imparato a non preoccuparmene più, sono già "anziano" per questo percorso e ciò che mi preme è terminarlo nel più breve tempo possibile, al di là degli scarsi risultati. Forse paradossalmente il problema più grande rimane l'insofferenza che provo nel non avere tempo libero, o meglio, nel non sapere come sfruttarlo quando ne ho un po' (e capita di rado). A questo si collega il solito problema della socializzazione (se qualcuno si ricorda di me lo saprà). All'inizio ho tentato di interagire con altre persone e i segnali che davo a me stesso mi sembravano incoraggianti. Dopo non troppo tempo ho perso interesse per le nuove persone che ho intorno, perché mi sono reso conto che sono lontane anni luce da me, vuoi per l'età (abbondantemente più piccole di me), vuoi perché sono troppo selettivo. Fortunatamente si è creato un gruppetto con diversi colleghi, con i quali sono a mio agio, quindi almeno da questo punto di vista non ho riscontrato grossi problemi, sebbene percepisca molto distacco da una gran parte della classe. In ogni caso si tratta di persone con le quali devo limitarmi molto nell'interazione, si è proprio su piani diversi, inoltre non vedo da parte loro una grande volontà di rendere il gruppo più affiatato, sembra più una ruota di scorta per quando non hanno di meglio da fare. Altro dettaglio, mi sono reso conto di quanto siano molto più intelligenti di me e di quante esperienze e interessi vantino alla loro età. E' come se avessero vissuto 20 mie vite. La sensazione che provo costantemente è quella di non valere nulla. Inizialmente mi faceva male accettare questa realtà, infatti all'entusiasmo iniziale si è sostituito un senso di sconforto, che mi ha portato a chiudermi. Parlare troppo con gli altri avrebbe significato rischiare di svelare la propria pochezza. A questo si è aggiunto un pesante senso di stanchezza, che mi faceva vivere le interazioni sociali come dei tremendi fardelli da sopportare e se possibile da evitare.
Tutto questo è durato fino all'avvento della primavera, che solitamente tende a sottrarmi quelle poche energie che madre natura mi ha dato; quest'anno magicamente la primavera mi ha regalato un nuovo vigore, ho riacquistato un po' di energie fisiche e mentali per riprendere il cammino dopo le batoste prese e qualche risultato soddisfacente è finalmente arrivato.
E' evidente che questo percorso non possa assolutamente proseguire facendo paragoni improbabili con persone che oggettivamente hanno avuto più di me dalla vita, inoltre inizio a stancarmi di dovermi vergognare di ogni respiro, è umiliante che io debba pensare a me stesso in questi termini, adesso che sono sempre più vicino alla fatidica soglia dei 30 anni. Sto iniziando a fregarmene dei giudizi altrui finalmente, o perlomeno sto provando a farlo.
Il problema più grosso è che anche in questa nuova realtà resto praticamente solo, a parte le poche persone care, che già conoscevo prima di arrivare qui, non ho fatto nuove conoscenze significative. Purtroppo sono arrivato qui troppo tardi e ne sto pagando le conseguenze, dopo aver sprecato gran parte della mia giovinezza in un posto che non mi dava nessuna opportunità. Adesso sono circondato da ragazzi più piccoli di me con i quali fatico ad avere un dialogo, qui mi sento come un alieno, ho una visione della vita diametralmente opposta alla loro, non conosco nessuna strategia che mi consenta di fare nuove amicizie e mi sento stretto dall'assoluta mancanza di tempo libero.
La sensazione che ho costantemente addosso è che se non faccio qualcosa adesso, dopo sarà troppo tardi. Già adesso non ho una vita sociale, mi sento escluso da tutto, sono qui solo fisicamente, non sento di appartenere a nulla, e non si tratta nemmeno di sentirsi legati alla propria terra (che a dire il vero non mi manca per niente), ma di avere un gruppo di amici, un punto di riferimento sociale in qualche maniera.
E qui mi ricollego alla questione fondamentale che un tempo mi spinse ad iscrivermi, ebbene posso dire di non aver risolto nulla, continuo ad essere molto diffidente al punto da non aver fatto c.o. con nessuno in più di quei pochissimi che non lo sapessero già e soprattutto continuo a non avere amici gay. Mentre prima avrei potuto dare la colpa all'ambiente ostile o a qualcos'altro di esterno, adesso invece mi sono reso conto di quanto il blocco stia tutto nella mia mente, ed era esattamente quello che temevo. Adesso avrei tutte le possibilità di questo mondo per conoscere nuove persone, vivo in una grande città, ma non lo faccio.
Mi sono chiesto cosa mi blocchi, ma non c'è una risposta ben precisa, credo che sia più un mix di diffidenza, timore di entrare da esterno in ambienti dove tutti bene o male si conoscono ed essere giudicato negativamente (per quanto uno cerchi di fregarsene una situazione di questo tipo è sempre dura da sopportare), selettività, dato che non mi piace socializzare con chi capita.
Ma non c'è solo questo, perché con qualche ragazzo gay ci ho scambiato qualche parola (parliamo di colleghi o amici di amici), ma sistematicamente si è rivelato poco interessante. Perlopiù si tratta di gente che parla sempre e solo di sesso, ovvero esattamente la tipologia umana che più detesto. Il “bello” è che praticamente tutti i (pochissimi) ragazzi gay che ho conosciuto in tutta la mia vita sono fatti così, una sorta di equivalente gay del maschio etero medio che parla solo di figa o calcio. Che margini di dialogo posso avere con soggetti che volutamente mostrano solo un lato della loro personalità (voglio sperare per loro che abbiano personalità più complesse di quel che vogliono mostrare), mi sembra chiaro che non vogliano mostrare nient'altro, altrimenti parlerebbero anche di altro e cercherebbero di risultare meno piatti. Inizio a pensare di essere davvero io quello anomalo in tutto, o meglio “noi”, visto che qui ci sarà pur qualcuno che condividerà la mia visione.
Da qui vorrei far partire un'ulteriore riflessione, che suona come un'involuzione rispetto a quel che ho appreso negli anni leggendo (e scrivendo su) questo forum. Dato il contrasto enorme tra gli individui gay che ho sempre visto nella vita reale e quelli che invece sono (erano?) soliti scrivere le proprie riflessioni qui, si sta facendo strada in me sempre più il pensiero che su questo forum ci fossero solo mosche bianche alla fin fine, visto che ormai qui non scrive più nessuno, e che evidentemente quei personaggi frivoli che ho conosciuto rappresentano pressoché tutto ciò che la società mi può offrire. E' chiaro che, se la prospettiva è questa, il desiderio di cercare amici là fuori sarà destinato sempre più a scemare.

Provo a tirare delle conclusioni da questo anno di assenza dal forum: alla fin fine ho fatto più che bene a lasciare la mia casa, era un'esperienza che mi serviva come l'aria, dopodiché inevitabilmente mi son trovato a non avere tutti gli strumenti più adeguati per affrontare la nuova vita, considerate le condizioni iniziali disastrose. Ho capito davvero quanto valgo sul piano “professionale” in relazione ad un contesto più ampio di quello asfittico da cui provengo, quindi adesso so quali prospettive posso realmente avere.
Infine riguardo a quel che ho scritto poc'anzi, posso dire che in fondo in fondo non mi scoraggia dal continuare la mia ricerca, voglio trovarle queste mosche bianche, ammesso che esistano davvero, il problema è che non so quanto tempo mi ci vorrà e comincio ad essere impaziente, ormai non sono più un ragazzino e inizio a sentire che la giovinezza mi sta scivolando tra le mani senza aver mai realmente vissuto, gli anni migliori li ho sprecati prevalentemente chiuso in casa e vorrei assolutamente evitare di continuare a marcire, adesso le possibilità non mancano, non vivo più nella mia piccola cittadina di provincia. Ma il problema resta capire quale sia lo strumento che mi permetterà di uscire dall'isolamento.

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Help
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Re: Cosa è cambiato (?)

Messaggio da Help » martedì 10 ottobre 2017, 16:44

Credo ci sia un errore che salta all'occhio in tutto questo tuo discorso, ed è la competizione con i tuoi compagni di corso.

Dovresti pensare ai tuoi risultati per quello che sono non in relazione ai risultati degli altri ;) .

Se vieni da una realtà piccola è evidente che incontrerai tante persone che hanno vissuto più esperienze di te, ma è anche vero che frega a ben pochi. In facoltà non ho mai parlato di quello che facevo prima, ne altri lo hanno mai fatto con me. Ci divertiamo a parlare di quanto sia noioso un prof, di come si faccia un esercizio che troviamo difficile, di quanto sia brutto il lunedì mattina prendere il treno, soprattutto se per prenderlo devi svegliarti alle 5 :)

Per fare conoscenze ti basta poco in realtà, oggi per esempio un ragazzo per attaccar bottone mi ha fatto i complimenti per la mia bottiglietta d'acqua. Posso supporre fosse davvero bella, posso supporre fosse uno dei tanti modi per scambiare quattro chiacchiere.

Dovresti rilassarti e prenderla più con calma.

Buona fortuna :)

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Re: Cosa è cambiato (?)

Messaggio da progettogayforum » martedì 10 ottobre 2017, 22:37

Caro Birdman,
io penso che le sensazioni che descrivi tu siano comuni a moltissimi ragazzi e non solo in Italia. Ti riporto un tratto di una mail di una ragazzo che studia nel Dipartimento di Ingegneria della Michigan University, un ambiente scientificamente avanzato ma anche socialmente molto esclusivo.
“ … it is not the right environment to look for friends, the collaboration among students is only formal, although no one explicitly admits it, there is a race to stand out and everyone has unspoken but evident aims because the environment of our Department is very much tied to industry and professors are in fact an excellent launch pad for high-level work. We study a lot, faculty is considered among the best and it is really, but the human environment is competitive and in essence very unfriendly.”

Il ragazzo che scrive si trova in situazioni di disagio che penso non siano molto diverse da quelle in cui ti trovi tu. L’università, in Italia, è veramente multiforme, ad un estremo ci sono università private che non hanno come finalità la ricerca scientifica ma una passabile formazione professionale, sono dignitose ma non selettive, all’altro estremo ci sono istituzioni scientifiche di livello notevole per le quali i principio di competizione e selezione è fondamentale e lì è ovvio che le condizioni di partenza possono essere determinanti per l’esito finale. Se poi, come dice il ragazzo americano, l’università crea anche opportunità di lavoro di alto livello, allora la selezione è feroce, perché di fatto è la porta di attività imprenditoriali che contano. In quegli ambienti, effettivamente, non c’è spazio se non per la competizione. Aggiungo una storiella molto significativa. Un maestro potrò i bambini della sua classe allo stadio, erano tutti entusiasmati salvo uno, che vedendo l’inizio di una gara di corsa chiese al maestro: “Perché corrono quelli?” Il maestro rispose: “Perché a quello che arriva primo danno una medaglia!” e il bambino replicò: “Ok, ma gli altri che corrono a fare?” Più una istituzione è selettiva più è nei fatti autolesionistico partecipare alla selezione e peggio si sta per tutto il periodo in cui si subisce la selezione, per non dire che il rischio di uscire rapidamente dal giro è alto. Solo che poi uno si chiede se alla fin dei conti il gioco valga la candela, perché la vita è breve e spenderla tutta in una lotta senza quartiere per arrivare primi significa trascurare mille altre cose (per esempio il tempo libero) che possono rendere la vita più ricca e gradevole. Un mio professore usava una bella metafora per definire uno scienziato, diceva che uno scienziato è come una lente di ingrandimento messa davanti al sole, concentra tutti i raggi in un punto solo dove si sviluppa una fiamma, “ma tutto il resto è ombra”! In effetti questo forum sta svanendo ma non perché le mosche bianche sono diminuite ma solo perché ci sono i social che oggi su internet fanno la parte del leone, ma prima o poi tanti si stancheranno anche dei social (e sta già succedendo) e allora torneranno a leggere e a scrivere anche sui forum tipo quello di Progetto (almeno lo spero). Saremo anche mosce bianche ma ci siamo e bisogna cominciare a riallacciare i contatti!!
Grazie del tuo bellissimo post!! È una delle cose più belle e più serie che ho letto negli ultimi mesi!

milosmusiker
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Re: Cosa è cambiato (?)

Messaggio da milosmusiker » lunedì 16 ottobre 2017, 23:42

Ciao Birdman; bene che hai iniziato a disancorarti dal tuo mondo precedente. Che vuoi farci per il tempo libero? Un'università seria è per forza pesante e il carico emotivo e lavorativo degli esami può essere snervante. In bocca al lupo dunque per lo studio! Quanto al resto la cosa più intelligente che puoi fare è smetterla di confrontarti con gli altri. Prendi atto di ciò che è stato e tracciaci sopra una linea... Immagino quanto sia difficile; penso che ti convenga avere molta pazienza e non avere particolari aspettative. Mi spiego meglio: se il tuo metro rimangono quelle vite che consideri per varie ragioni ormai inafferrabili, è come seguire un treno ormai in corsa. Forse dovresti provare a cercare la tua felicità in una dimensione che tenga conto di questo passato, nelle piccole cose e calibrare i tuoi obiettivi sulle possibilità che hai.

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Birdman
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Re: Cosa è cambiato (?)

Messaggio da Birdman » martedì 17 ottobre 2017, 0:21

@Help
il senso di competizione c'era, ma paradossalmente prima di arrivare qui. Il mio ambiente di provenienza era per certi versi malsano per me, infatti ho scelto di andar via anche per questo una volta presa la laurea. Dirò una banalità adesso, ma lo dico perché ho visto quanto sia vero, ovvero che gli individui più avvelenati dalla competizione spesso sono quelli che sanno di non valere granché, mentre chi è competente nel proprio mestiere non ha bisogno di dimostrare nulla a nessuno e vive tranquillo. Indovina tra chi mi collocavo io? Tuttavia questa percezione di me stesso si basava su un errore di valutazione. Sono ben felice di sapere quanto poco realmente valga, non mi importa più.
Quando dico che gli altri mi superano in pressoché tutti gli aspetti della vita (dal lavoro alla vita sentimentale, ecc) lo dico con cognizione di causa e non è una prerogativa dei miei colleghi, credo che il 99% dei miei coetanei abbia una vita più intensa della mia e non per particolari meriti loro, ma per demerito mio, che ho passato una vita a dormire ed in parte continuo a farlo. Non lo dico con un senso di ostilità verso gli altri (l'invidia invece c'è tutta ed è inevitabile), ma più di amarezza verso me stesso.
Quanto alla socializzazione superficiale, sembrerà strano, ma ne sono capace, tuttavia molto spesso ho poca voglia di parlare, perché le chiacchiere mi interessano poco in questo periodo e vorrei più che altro avere degli amici, più che dei conoscenti.
Infine, quanto all'invito a rilassarmi, beh, ti dico che mi sono rilassato fin troppo fino ad oggi, direi che sia meglio cambiare.


@Project
mi è piaciuta tantissimo la tua risposta e hai centrato diversi punti che ritengo importanti. La situazione che hai descritto del ragazzo della Michigan University rende bene l'idea, con la differenza che fortunatamente nel mio caso siamo in Italia e non c'è la stessa tendenza individualistica che si osserva nella società americana, si è più solidali fra colleghi, il distacco che osservo però c'è in confronto all'ambiente più accogliente che trovai ai tempi della triennale quand'ero giù (sembra il più classico dei clichè nella differenza fra nord e sud però l'ho riscontrata entro certi limiti). Ma oramai su questo ci ho messo una pietra sopra, resta il rammarico di non creare amicizie salde adesso, perché credo che sia anche la mia ultima opportunità, dato che lo step successivo sarà l'ingresso nel mondo del lavoro e da lì in poi creare amicizie sarà sempre più ostico. Fondamentalmente gli amici che restano sono quelli delle superiori o dell'università, e al momento di amici dell'università ho solo quei pochi che ho conosciuto giù, mentre qui parlerei più di conoscenti, che di amici.
Per quanto riguarda il discorso sull'utilità di impegnarsi in un percorso ferocemente selettivo non puoi che trovarmi d'accordo su tutta la linea. Non sono mai stato un fermo sostenitore del superlavoro ad ogni costo e se per certi versi non mi fossi sentito “costretto” dalle circostanze a scegliere una strada di questo tipo, certamente avrei trovato di meglio da fare. Ritengo una follia persino far lavorare per otto ore al giorno un essere umano, pensa un po'. Come dicevo ho ristretto di molto i miei obiettivi, quindi non ambisco a chissà quali improbabili posizioni lavorative, anche perché io stesso so di non essere adatto a ruoli di grande responsabilità, e comunque nemmeno mi affascina la prospettiva di lavorare per giorni interi sacrificando quel che resta del tempo libero finché sono giovane. So già che il mio percorso prenderà una piega molto diversa da quella dei miei colleghi ed è giusto che sia così, anche perché sono arrivato qui troppo tardi, avrei potuto coltivare le loro stesse ambizioni se non avessi perso tempo e fossi venuto qui qualche anno fa. Il paradosso (e qui mi ricollego alla storia dello scienziato) è che la gran parte del mio tempo libero l'ho sprecato giù, ma oltre a quello ho sprecato anche il mio tempo “professionale”, ma per ovvi motivi adesso sono costretto a recuperare quest'ultimo, continuando a sacrificare il primo. L'esempio è calzante, ma nel mio caso non c'è mai stata una reale passione a muovermi nello studio, quanto più un astratto interesse e la volontà di finire quel che avevo iniziato quando da ragazzino feci una scelta poi rivelatasi azzardata. E con tutti gli anni sperperati di tempo per vivere ne avrei potuto avere a volontà, l'ho sprecato per paura e per un malinteso senso del dovere. A tal proposito aggiungo che il divario tra me ed i colleghi (o comunque gli altri studenti qui) riguarda anche la capacità di gestire più attività in parallelo. Quando dico di valere poco rispetto agli altri lo dico proprio perché osservo la loro (per me) incredibile capacità di ritagliarsi ugualmente del tempo libero nonostante tutto quel che hanno da fare e di praticare le attività più disparate! Il problema di fossilizzarsi sullo studio e non fare nient'altro è quasi esclusivamente un problema mio, perché ho delle capacità oggettivamente limitate. Se mi fossi trovato dinanzi ai classici secchioni che rinunciano alla vita per la carriera non avrei avuto motivi per mettere in discussione le mie capacità, ma ho visto che c'è davvero un abisso tra loro e me anche per questo motivo, soprattutto perché li vedo molto preparati. Ma anche su questo ci sto mettendo una pietra sopra, come diceva Help vengo da un altro contesto, il mio percorso è completamente diverso dal loro, è inutile star lì a crocifiggersi per modificare l'immodificabile. A questo punto farò quel che riuscirò a fare senza troppe pretese e basta, e in ogni caso non rinnego la scelta fatta, anzi se tornassi indietro di un anno lo rifarei. L'unico aspetto su cui vorrei lavorare è proprio la vita sociale, in particolare ovviamente mi piacerebbe avere un gruppo di amici gay, ma chissà se questo accadrà mai, a vedere la situazione attuale servirebbe un miracolo come minimo. Mi accontenterei anche solo di qualche amico con cui poter avere un dialogo più profondo, qualcuno con cui sentirmi a mio agio. Trovare ragazzi disposti al dialogo era molto più facile qui, spero che sia davvero come dici tu e che magari qualcuno possa aver voglia di tornare a scrivere. Immagino che molti smettano di scrivere soprattutto perché trovano nella vita reale qualcuno con cui confrontarsi, ma questo resta uno strumento prezioso per chi è solo e non sa dove sbattere la testa, o per chi comunque ha creato dei legami qui e non vuole perderli.
Come vedi adesso di tempo da dedicare al forum non ne ho molto come ho già detto. Interverrò quando potrò e magari se ce la faccio potrei passare in chat un giorno (forse potrei riuscirci).

@milosmusiker
Ti ringrazio per il consiglio, credo che sia esattamente quel che mi conviene fare, come dicevo a Project. Alla fine quel che è stato è stato, ho sprecato tantissimo tempo, ma non tutto per fortuna. Per costruire qualcosa è necessario evitare di farsi sommergere dal passato e questo accadeva spesso prima di arrivare qui. Ripensavo a quel che avrei potuto fare e che non avevo fatto e così facendo sprecavo il mio presente (oramai passato). Adesso non ho letteralmente il tempo di fermarmi a pensare, quindi agisco, quindi costruisco qualcosa per me e devo dire che mi sento molto più appagato. Grazie e crepi il lupo!

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