è psicologicamente possibile che sia gay (represso)?

Adolescenza gay, giovinezza gay, gay e scuola, gay e università, ragazzi gay e genitori
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Cagliostro
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Re: è psicologicamente possibile che sia gay (represso)?

Messaggio da Cagliostro » domenica 17 aprile 2011, 18:28

n17 ha scritto:Sto cercando di parlare sia della psicologia di questo ragazzo nello specifico sia di quella di tutte le altre persone che potrebbero riscontrarsi in lui anche in parte
Per parlare della psicologia di una persona, bisogna conoscerla proprio bene.
Gli elementi che tu fornisci non sono sufficienti per capire la psicologia del ragazzo a cui ti riferisci ed è molto difficile che qualcuno possa identificarsi con lui, in quanto ognuno ha una sua storia personale che non potrà mai essere uguale a quella di un altro.
Comunque se il benessere psicologico del ragazzo ti sta a cuore, ti conviene lasciarlo tranquillo, sarà lui ad avvicinarsi a te se ne sentirà il bisogno
Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima
Albert Einstein


Chi semina raccoglie,
ma chi raccoglie si china...
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Frankie
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Re: è psicologicamente possibile che sia gay (represso)?

Messaggio da Frankie » lunedì 18 aprile 2011, 0:02

Cagliostro ha scritto:
n17 ha scritto:Sto cercando di parlare sia della psicologia di questo ragazzo nello specifico sia di quella di tutte le altre persone che potrebbero riscontrarsi in lui anche in parte
Per parlare della psicologia di una persona, bisogna conoscerla proprio bene.
Gli elementi che tu fornisci non sono sufficienti per capire la psicologia del ragazzo a cui ti riferisci ed è molto difficile che qualcuno possa identificarsi con lui, in quanto ognuno ha una sua storia personale che non potrà mai essere uguale a quella di un altro.
Comunque se il benessere psicologico del ragazzo ti sta a cuore, ti conviene lasciarlo tranquillo, sarà lui ad avvicinarsi a te se ne sentirà il bisogno
Sempre più scettico, quoto.

barbara
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Re: è psicologicamente possibile che sia gay (represso)?

Messaggio da barbara » lunedì 18 aprile 2011, 7:43

Comunque non dimentichiamo che si parla di un ripiegarsi su se stessi in adolescenza.
La psicologia su questo punto è unanime. L'introversione in adolescenza è fisiologica, nel senso che è più comune sentirsi impacciati con gli altri che non il contrario.
Questo perché l'adolescenza è una fase tra le più difficili della vita, dove si attraversano periodi lunghi di tristezza, confusione, rabbia ecc.
Quando si sta male con se stessi non è affatto facile sentirsi spontanei con gli altri.
Infatti la maggior parte degli adolescenti si sente un po' più a suo agio con pochi e fidati amici .
Dopo le medie molti ragazzi vivono questo stress di "trovarsi la compagnia"; ne sentono il bisogno , perché il gruppo di amici è un vero e proprio rifugio in una situazione di caos emotivo, ma trovare amici con cui si sta bene non è affatto facile. Ci sono ragazzi o ragazze addirittura disposti a tutto pur di di essere considerati dagli altri e , una volta ammessi in un gruppo, accettano qualunque imposizione per non perdere la considerazione altrui o per non essere tagliati fuori.
Questa sorta di dipendenza dal gruppo a volte li mette a serio rischio, perché l'autodeterminazione e la capacità critica ne viene indebolita.
Molti ragazzi spesso si trovano a disagio anche quando sono insieme ai propri amici, anche se a loro non lo direbbero mai. Molti adolescenti escono più per paura di sentirsi degli "sfigati" che per il vero piacere di uscire. Tanto è vero che molte serate si rivelano deludenti , fonte di tensione o di imbarazzo.
C'è allora chi recita una disinvoltura che non prova, chi si ubriaca o usa sostanze stupefacenti per darsi la "carica", chi appare agli altri esattamente come si sente ( e spesso viene rimproverato dal gruppo di essere noioso).
Altri invece se non hanno a disposizione amici coi quali condividere gli stessi interessi preferiscono starsene a casa. Magari gli amici ce li hanno da un'altra parte, nel luogo di vacanza per esempio, oppure in un forum come questo e in quei luoghi dove nessuno potrebbe pensare che siano timidi o introversi.
Sono cose che , a ben vedere, ho vissuto pure io per lungo tempo.
Dall'esterno in certi ambienti potevo apparire una persona chiusa, ma non lo ero affatto in altri. Anche questo passare da una dimensione di maggiore apertura a un'altra è molto faticoso per un ragazzo. Se ai migliori amici racconta tutto, magari a un pranzo in famiglia fa scena muta. Altri invece dialogano molto meglio con gli adulti, perché trovano certi gli adulti più interessanti dei coetanei.
Poi ci saranno anche adolescenti sempre spensierati, non lo metto in dubbio, ma personalmente al momento non me ne viene in mente neanche uno.
Credo che infine il fatto che molti ragazzi siano figli unici , che abbiano meno cugini e parenti di una volta possa contribuire a far sembrare gli adolescenti più soli di quando non fossero un tempo. Una volta c'era la famiglia allargata , c'erano molti fratelli e sorelle e un ragazzo non aveva bisogno spesso di cercarsi all'esterno qualcuno con cui stare. Anche il modo in cui viviamo, così separati gli uni dagli altri, ogni famiglia di tre o quattro persone per conto suo non aiuta un ragazzo nelle sua abilità sociali, specie se è stato abituato a socializzare solo a scuola o a calcio o comunque in situazioni strutturate a differenza di una volta , quando i bambini erano abituati a stare per conto loro in un cortile , senza un adulto che decidesse come e cosa dovessero fare.
Questa è la mia verità "parziale" come la chiameresti giustamente tu , anzi mi piacerebbe confrontarla con la tua, visto che stamattina sono particolarmente nervosa e il post potrebbe averne risentito. :mrgreen:

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n17
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Re: è psicologicamente possibile che sia gay (represso)?

Messaggio da n17 » lunedì 18 aprile 2011, 15:04

Barbara capisco cosa intendi col bisogno di cercare un gruppo, perchè effettivamente mi sembra che sia così per una grande fetta degli adolescenti.
Mi fa pensare anche la parte sul cambiamento dovuto al ridimensionamento delle famiglie, forse è proprio per questo che molti genitori (compresi i miei) hanno una visione distorta delle dinamiche adolescenziali moderne. Penso che forse per loro la questione di uscire fosse diversa, proprio perchè magari oltre a poter uscire con i fratelli, i paese avevano una mentalità più unitaria e locale, quindi i ragazzi sapevano dove uscire e tutti si conoscevano. Magari questa incomprensione tra i genitori e i figli attuali che non vengono capiti crea ulteriori problemi nella questione dell'uscire fuori di casa. Noto che per molti ragazzi c'è un meccanismo che oserei definire violento per cui si sentono oppressi se non escono abbastanza.
Appunto qui potrebbero influire i genitori che intimano i figli ad uscire senza rendersi di conto delle complicanze dietro questo atto.

Detto questo, potrei quasi affermare che se un ragazzo questo peso sulle sue spalle saremmo sicuri che si tratti di timidezza, altrimenti sarebbe introversione, perchè semplicemente non gliene fregherebbe molto. Ma mi chiedo, chi non tiene a cuore il giudizio altrui? Quindi mi chiedo quanto effettivamente sia comune l'introversione e se essa non sia più un carattere assunto col tempo, quindi proprio di persone più adulte, magari con qualche eccezione.
Don't dream it, be it.

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