Voglio una relazione gay seria

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Alyosha
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Voglio una relazione gay seria

Messaggio da Alyosha » giovedì 13 ottobre 2011, 11:44

Non sapevo bene dove postare la discussione, scelgo ragazzi gay, ma sarebbe più "vita gay". Di ragazzi gay a parte le discussioni fatte qui ne conosco veramente pochi e di tirare somme veramente non mi va, ma di pormi domande forse si. Io sicuramente non sono uno stinco di santo e probabilmente metto davvero troppi paletti prima di cominciare, carico il rapporto di tante di quelle paure che l'altro scappa a gambe levate e do poca sicurarezza all'altra persona. Tuttavia qualche considerazione vorrei farla, perché dentro ho una profonda delusione per quello che vedo, respiro e sento, che mi fa dire con un pizzico di stizza "chi è causa del suo mal pianga se stesso". In quei pochissimi approcci che ho avuto, noto sempre lo stesso preciso atteggiamento. Si tratta di persone che comunque hanno intenzione di cominciare realmente delle storie e le vedo genuine nel modo di fare. Però vedo questo loro lasciarmi andare, questo volere tutto e tutto assieme e non parlo affatto solo di sesso. Vedo proprio una fame di affetto che scaricano immediatamente sull'altro e una rpetesa che l'altro ricambi immediatamente e li rassicuri. Poi vedo una totale e assoluta diasincrasia rispetto invece all'atteggiamento sessuale. Mi accorgo che non hanno nessuna difficoltà ad approcciarsi sessualmente, anzi che per loro è proprio una cosa fra le altre.
Ora mi viene da pensare, ma come è possibile? Come sono possibili questi fuochi di paglia? Per carità i colpi di fulmine esistono, ma questa gente che è così presa sin da subito (dal primo giorno proprio) poi nei fatti non resiste alle difficoltà e alla prima marea va via. Si arrende subito, si demotiva, si allontana... E io come faccio a fidarmi sin da subito? E se non mi fido che senso ha tentare approcci sessuali? e non mi riferisco solo all'atto fisico, ma proprio a tutto l'atteggiamento complessivo. Ma che senso ha? E li mi pare di non capirci più nulla. Poi mi raccontano le loro precedenti storie e vedo il problema così chiaro. Come fanno a non capire? Mi pare tutto così palese? Chiedono e ottengono rassicurazioni finte, danno rassicurazioni finte, confondono il desiderio sessuale (anche esclusivo per carità) con l'amore e tutto diventa uguale a tutto. Nascono queste storie senza ne capo ne coda e poi vengono pure mollati. Perché quelle rassicurazioni erano finte, erano solo parole e le parole sono fatte d'aria e il vento se le porta via.
Ma è mai possibile? Mi sento un pesce fur d'acqua dovunque io stia per adesso, sento di non appartenere a nulla. Il mio vecchio mondo non lo sento più mio e ho quassi la nausea quando sto in pubblico e questo nuovo mondo mi fa ancora più schifo e m i nausea proprio tutto! Qualunque delle mie relazioni con donne, che allora mi parevano folli mi sembrano adesso paradiso. Non so se è un caso, ma non ho mai visto tanta superficialità dilagare in mezzo ai gay. Non abbiamo le palle di restare nelle cose, sognamo la storia del secolo e poi non facciamo veramente nulla per realizzare una storia vera, reale, normale!
Eppure si tratta di ragazzi che tu li vedi e paiono sensibili, profondi e bisognosi veramente di amare e farsi amare. Ma tutto deve giocarsi nello spazio di un incontro? Pare un giro di ruota così più che un tentativo di costruire una relazione, un lancio di dadi, una roulette. E le probabilità che così riesca la storia mi paiono le stesse. Le carte devono già essere subito calate e si deve subito capire se vuoi stare assieme ad una persona oppure no... E io come faccio a capirlo? Che senso ha?
E non so più se sono sbagliato io o tutto il resto o tutto proprio.
Io ho bisogno di tempo per lasciarmi andare non dico solo fisicamente, ma sopratutto emotivamente. Sopratutto all'inizio e per l'esperienza che ho. Che senso ha? Non ne vedo il senso e sento di non avere bisogno di questa cosa qui. E mi rattristo molto perché vedo proprio la differenza siderale tra le cose che dico e le risposte che ricevo. Quelle volte che ho provato a parlarne, capisco proprio che parliamo due lingue diverse e io non capisco la loro e loro non capiscono me... Capisco che un certo ambiente, un certo modo di vivere trasforma le cose e mi fa solo rabbia, per me e per loro e le cose che non ci diremo mai.
Così proprio non ci sto, meglio nulla, meglio dare alla terra quello che la terra dal suo ventre rifiuta. Storie così francamente non voglio neanche cominciarne, ho accumulato più delusioni, che voglia di rimettermi in gioco e sento che proprio non ce la farei a sopportare altre relazioni senza senso e senza alcuna speranza di riuscita:

http://www.youtube.com/watch?v=ixcYhTRRLyY&ob=av2e

Scusate lo sfogo non so bene neanche se è uscito un discorso sensato.

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CuoreAlato
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da CuoreAlato » giovedì 13 ottobre 2011, 12:47

Sisi è sensatissimo, sono con te! Nemmeno io spesso mi riconosco tra tanta superficialità.. mi viene spontaneo pensare che la maggior parte delle persone, non stiano proprio bene con la testa.. Purtroppo è la realtà, io ti dico solo che sto imparando a non cercare nulla, a godermi la vita per quello che mi offre, nel modo più sereno possibile, a complicarmela il meno possibile! Con la convinzione che la serenità aimè, non fa proprio parte del mio dna!
Mi piace pensare che le cose nascano cosi per caso, e muoiano cosi per caso, come succede a tutti gli altri..

Ma non mi fermo più, a cercare qualcosa, qualche cosa di più, che alla fine poi ti tocca di pagare..!
Ma soltanto vicino al sole, tutte le parole, il mio cuore ascoltò!

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marc090
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da marc090 » giovedì 13 ottobre 2011, 13:53

Io non dubiterei negli altri... forse è un po idealizzata come teoria, però per quanto mi riguarda sono sicuro che tante, migliaia, saranno le persone da scartare, ma non tanto in vista di trovare la cosiddetta "persona giusta" con cui c'è sintonia no? Semplicemente per trovare chi davvero sentiamo vicino a noi...

Cioè, partendo dal presupposto che tutti siamo completamente diversi e che ognuno ha il suo vissuto dietro... non mi sembra difficile trovare un enorme superficialità, in un contesto dove comunque si sente una certa repressione e una certa impossibilità ad esser se stessi.. forse è anche normale un po' di paura a capirsi ed esplorarsi da questo punto di vista..

Alla fine, secondo me si tratta di trovare chi decide di affrontare la vita come l'affrontiamo noi, chi pensa in modo a noi simile se non altro...

Anche se, ovviamente, è tutto dire :)
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
Martin Niemoller


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Felix
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da Felix » giovedì 13 ottobre 2011, 13:58

Caro Boy-com,
leggendo mi hai fatto pensare ad un'esperienza che mi è capitata l'altro giorno in metro e mi ha scosso emotivamente più di tutte le cattiverie e cose brutte che mi son state dette e successe negli ultimi tempi. Penso che ne parlerò più diffusamente in un post apposito, ma adesso la accenno soltanto, perché mi sembra di essere in linea con quello che dici, e di conseguenza di comprendere un po' il tuo stato d'animo. Dicevo dell'esperienza in metro. Per la prima volta in vita mia un ragazzo ha tentato di abbordarmi, l'idea in sè non mi dispiaceva(per l'idea di conoscere un ragazzo gay e scambiarci quattro chiacchiere e non per altre cose che mai farei). Lui ha preso l'iniziativa perché io non l'avrei mai fatto, proponendomi di fare due passi. Io che sono un romanticone ho proposto un caffè e lì lui è venuto allo scoperto dicendo: "Io volevo fare una cosa veloce, poi ho un impegno". In quel momento mi è crollato il mondo addosso. Come si può desiderare di fare una cosa veloce con uno che nemmeno sai chi è, come si chiama e che fa? Ma il problema è un altro. Quel ragazzo più giovane di me, mi ha fatto pena. Se non avessi avuto fretta di sbolognarlo, viste le sue intenzioni poco pulite, avrei cercato di avviare un discorso, di chiedergli che cosa in realtà sta cercando e perché deve svendersi così, mettendo a repentaglio pure la salute...
Mi ha fatto una tristezza indescrivibile. A questo siam ridotti oggi?
Eppure, io son convinto - e in questo il Progetto, ma soprattutto il sostegno dei ragazzi del gruppo che qui si è formato, è fondamentale - che vivere una vera storia, meglio dire relazione, sia possibile. Difficile ma possibile. Certo però bisogna crederci e sta a noi fare in modo che la mentalità cambi. A volte sono molto perplesso perché vedo quanto la mia precedente formazione influisca, ma poi riflettendoci e guardandomi per quello che sono, mi dico che almeno voglio provarci, che prima o poi qualcuno serio lo troverò, qualcuno che sia capace di amarmi e non di amare se stesso servendosi di me. Perché in fondo, credo che quello che tu hai scritto sia sintetizzabile in questi termini: molte persone, etro o gay è indifferente, non amano l'altro veramente, ma si servono dell'altro solo per parare il proprio vuoto affettivo. Quindi la dimensione è puramente egoistica e di sfruttamento altrui. Per i gay poi, a mio parere da ignorante che cerca di riflettere, il problema è acuito dal fatto che spesso è necessario operare in clandestinità per cui le energie da spendere in una normale relazione non vengono neppure prese in considerazione. Penso che inconsciamente si facciano discorsi del tipo: "Già ho un sacco di problemi io, perché dovrei andare a sobbarcarmi di quelli di un altro? Voglio qualcuno che mi ami e mi protegga!" Eppure, non ci si rende conto che anche l'altro probabilmente ha i miei stessi bisogni e chiede come me che siano soddisfatti. Ora il problema è su di un altro livello, vale a dire che - a mio parere - mai nessuno potrà colmare realmente le lacune e ferite che ciascuno porta in sè; per questo sarebbe necessario perndere coscienza di ciò e ammettere che prima di tutto bisogna saper riconoscere la propria fragilità e farsene carico con serenità e senza troppi drammi (percorso non facile, ma possibile) e poi, solo in un secondo momento pensare all'ipotesi di una relazione. In questo modo si comprenderebbe che l'altro non può essere investito-soffocato del ruolo di salvatore, ma è semplicemente uno come me che cammina insieme a me in modo più intimo rispetto agli altri, condividendo un cammino fatto di reciproco aiuto e non di "tappaggio" vuoti affettivi (stavo per dire buchi, ma avrei dato adito a pensieri sconci :lol: :oops: :lol: :oops: :lol: :oops: ). Questo cammino non è facile e me ne rendo conto, ma io mi dico che se io la penso così, da qualche parte ci sarà qualcun'altro che la pensa uguale e che potrà accogliere il mio cuore donandomi il suo...
L'importante è crederci!
Spero di aver espresso con sufficiente chiarezza le mie idee e di esserti stato un po' d'aiuto.
Sorridi Boy-com che hai un bel sorriso e due occhi capaci di comunicare tanto! Di questo ne son convinto anche se non ti ho mai visto...
E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare, perché mi piace ciò che pensi e che dici, perché in te vedo le mie radici.
...
E ti vengo a cercare perché sto bene con te.

Perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te


(F. Battiato, E ti vengo a cercare/La cura)

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serpentera
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da serpentera » giovedì 13 ottobre 2011, 14:50

Boyuzzo,le domande che ti fai tu me le sono poste e me le pongo continuamente anche io.
Ho visto solo ragazzi gay assetati di corpi(a partire dai miei ex,non per niente questo differente modo di vedere la realtà gay li ha spinti a mollarmi senza patemi d'animo da parte loro...Solo io sento di avere intenzioni affettive?Solo io ho bisogno di coccole?).
Cose da fare velocemente,senza impegno,del tipo:"facciamolo,poi ognuno per la propria strada..." :?,proprio come nella storia di Felix...E al di là delle parole credo che la quasi totalità dei giovani(al di là dell'orientamento sessuale) sia ipocrita o inesperto quando si parla di amore autoconvincendosi che nel sesso stia tutto il significato del vero "Amore",quello con la "A" maiuscola.
Salvo poi rimanere seduti con il c... per terra quando ci si rende conto che si stava sbagliando,quando ci si stanca del proprio partner perchè si è imparato le sue forme "a memoria". :?

jack89
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da jack89 » giovedì 13 ottobre 2011, 15:05

Anche tra gli etero succedono queste cose e credo che siano in qualche modo sempre successe, non credo nemmeno che siano un prodotto della società attuale... Forse è proprio riuscire a trovare un'eccezione a questo tipo di approcci che consente di avviare una relazione solida... e magari lo stesso individuo, in base alle diverse persone che incontra, può avere degli approcci diversi, più o meno immediati, più o meno spontanei, più o meno dettati dalla solitudine e dalla paura di restare soli piuttosto che dalla reale esigenza di condividere la vita con qualcuno.

Boy-com, posso dirti una cosa da psicologia spicciola? Vedo che qui sul forum intervieni spesso e su molti argomenti, anche con interventi molto lunghi e articolati: è segno che hai molto da dire/dare, ma anche che forse sei molto insicuro e bisognoso di confronto, di rassicurazione: beh ci sta che qualcuno per questo si spaventi un po'... Comunque ripeto: è un'osservazione che lascia il tempo che trova, visto che non ti conosco, non so chi sei... Spero di non essere stato indelicato.

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Telemaco
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da Telemaco » giovedì 13 ottobre 2011, 16:57

Ciao boy-com, sperando di aver interpretato correttamente ciò che ti sconforta proverò a rispondere (mi auguro in maniera comprensibile perchè si tratta di argomenti complessi e non semplici da spiegare e gestire).

Io credo che il problema sia prettamente di natura tecnica.

Una persona che decide di relazionarsi con gli altri deve PREVIAMENTE aver risolto i timori, le paure, le insicurezze che la tormentano; deve preliminarmente aver affrontato se stesso in modo da essersi fatto onestamente un'idea completa di sè, del proprio carattere, delle proprie esigenze, delle proprie aspirazioni, delle proprie aspettative, delle proprie priorità e dei propri progetti.

Ciò è fondamentale perchè consente un relazionarsi con gli altri
che è al contempo sereno e consapevole.

Per "relazionarsi sereno" intendo dire che, innanzitutto, quando una persona sta bene con se stessa si relazionerà con gli altri in maniera autentica, senza forzature, pregiudizi, ansie, paranoie dettate da disperati tentativi di usare la compagnia, l'affetto, il legame con altre persone CREDENDO erroneamente che ciò possa risolvere PROBLEMI INTERIORI che con gli altri hanno poco a che fare.
In questo modo l'incontro con l'altra persona potrà essere, per così dire, "fine a se stesso", cioè esso non sarà contaminato da angosce riguardanti complessi di inferiorità, timore del giudizio altrui, oppure aspettative disperate di amori epico-letterari e storie da idillio cinematografico, ma sarà semplicemente volto a creare un dialogo con la persona che ci interessa o che ci potrebbe interessare.
Un relazionarsi sereno con gli altri presuppone quindi che lo stato psicologico con cui ci si approccia con una persona sia semplicemente orientato alla sua conoscenza, nulla di più. Solo in questo caso infatti l'approccio sarà ripulito da sottesi e semi-inconsapevoli desideri di utilizzare l'altra persona al fine di risolvere la totalità dei propri problemi e di raggiungere la perfezione nella propria realizzazione personale.
In poche parole: una volta che la persona ha raggiunto un proprio equilibrio interiore ed è in grado di stare bene prima di tutto con se stessa, allora il suo relazionarsi con gli altri sarà PRIVO DI ASPETTATIVE DETTAGLIATE.

E secondo me proprio questo modo di instaurare un dialogo con gli altri consente di essere coerenti con se stessi e assolutamente leali con gli altri: la comunicazione sarà molto più semplice e piana e sarà anche molto più facile poter esplicitare le proprie sensazioni, le proprie impressioni all'altro, consentendogli di "capirci" più facilmente e di avere un'idea chiara e lineare sul nostro conto senza ingenerare dubbi o confusioni che non fanno che intimidire e infastidire l'altro favorendo un suo allontanamento.

Per "relazionarsi consapevole" intendo invece l'altra faccia della medaglia: se, da un lato, il "sereno relazionarsi" è finalizzato a combattere i fraintendimenti che noi stessi possiamo creare e crearci quando formiamo un rapporto interpersonale, dall'altro lato bisogna pur sempre avere la consapevolezza che non tutti, anzi la stragrande maggioranza delle persone non ha affatto affrontato il percorso che ho appena descritto sopra, e quindi più o meno inconsapevolmente è portata a cadere in illusorie aspettative di risultati fiabeschi, o si lascia trascinare da ansie e timori interiori mai affrontati e rimasti latenti, oppure ancora si abbandona alle tipiche convinzioni che il sesso o il solo contatto fisico possa in qualche modo completare, da solo, la propria e l'altrui esigenza affettiva.
Una volta che uno si è reso conto di questo, potrà relazionarsi anche consapevolmente con gli altri, cioè dovrà sempre tener presente che la maggiorparte delle persone tende a comportarsi proprio in quel modo così contorto e paradossale che giustamente ti colpisce così negativamente, nel senso che spesso la gente finirà col riversare sugli altri questioni proprie e intime che con gli altri non hanno niente a che vedere, nella sbagliatissima prospettiva secondo cui aggrappandosi al primo che passa (sia in senso solamente affettivo, sia in senso solamente sessuale) posson risolvere tutti i loro guai.
Questa consapevolezza sembra un'ovvietà, e invece dev'esser sempre tenuta presente perchè consentirà di TUTELARSI DALLE INSICUREZZE ALTRUI.

Infatti solo in questo modo, da un lato, sarai in grado di garantire e preservare il tuo relazionarti autenticamente con gli altri, ma,dall'altro, non concederai nessuno spazio ai "danni" che ti potrebbero derivare dall'erronea convinzione che le persone di solito hanno sul fatto che sia sufficiente travolgere il proprio interlocutore con tutte le proprie frustrazioni per risolvere tutti i problemi di questo mondo e "diventare felice" in uno schiocco di dita.

E per altro grazie a questo duplice punto di vista potrà essere forse più facile e meno oneroso riuscire a venire incontro alle esigenze altrui, sapendo qual è il meccanismo che le fa emergere, oppure potrà essere comunque più semplice spiegare perchè non si ha alcuna intenzione di venire incontro a tali esigenze, che ti vengono gettate addosso ingiustamente, ma, tutto sommato, spesso anche inconsapevolmente.

Questo duplice punto di vista, riassumendo, consentirà un doppio aiuto:
1) Abolire qualsiasi aspettativa precostituita quando ti relazioni con gli altri attenuando illusioni e delusioni evitabili, senza caricare una semplice conoscenza di "vincoli psicologici" che potrebbero far soffrire te e far scappare l'interlocutore, ponendosi pur sempre in maniera serena e gradevole;
2) Proteggerti dallo sclero della persona con cui ti relazioni, o anche dalla sua malcelata intenzione di contatti superficiali ed "usa e getta", senza che la tua quiete ne risulti intaccata più di tanto

---

Siccome sono stato paurosamente intricato proverò ora in due righe ad esprimermi in maniera un po' più volgare:
1) Solo se sei sicuro di te stesso e dei tuoi valori saprai far vedere il tuo lato più piacevole e interessante all'interlocutore, ma saprai anche mandare serenamente a fare in culo una persona che ti scarica addosso i suoi problemi o i suoi desideri repressi; :?
2) se credi di essere confuso e spaventato tu, devi dare però per scontato che di solito la gente lo è dieci volte di più di te; assodato questo... porta pazienza :roll:
# Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo.
(Gǔlǎo de zhōngguó yànyǔ)

Alyosha
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da Alyosha » venerdì 14 ottobre 2011, 13:51

Grazie a tutti per le risposte e le riflessioni. La mia non voleva essere una generalizzazione sulla vita gay. Era più uno sfogo che qualcosa di rgaionato. Mi colpisce la natura stereotipata di certi atteggiamenti, il fatto che anche quando le intenzioni sono "serie" l'approccio e il modo di ragionare anche in persone completamente diverse sia del tutto simile. So perfettamente che certe cose sono diffusissime anche tra etero e mi pare allo stesso modo avvilente. Molte delle ossservazioni fatte da Telemaco mi hanno colpito, perché in particolare per il primo punto mi sento io stesso di dover far qualcosa. Mi rendo conto che tante delle mie resistenze vengono da altrove e che quando uno ha chiaro cosa vuole infondo poi è sempre in grado di scegliere con che persone stare. Ma il mio era più che altro un dispiacere autentico e in questo ha colto molto bene il mio stato d'animo Felix. Mi sono proprio rattristato perché mi rendo conto di quanto succeda che gente sensibile e fragile venga trascinata in una sorta di vortice e di quanto dopo, anche quando si vogliono tentare vie diverse sia complicato rieducarsi. Perché si tratta innanzitutto di questo secondo me, educazione ai rapporti, che mi accorgo in certi casi manca del tutto. A jack89 non so bene cosa rispondere. Sicuramente ha colto una mia insicurezza di fondo, per quello che ho capito di me, la mia reazione è più di allontanamento. La mia totale mancanza di fiducia nell'altro non me lo fa idealizzare e non genera in me attaccamenti morbosi, ma l'esatto contrario, una distanza che metto sin da subito, con mille cose. E' forse una provocazione, un tentativo di capire quanto l'altro sappia restare o forse solo paura di entrare sul serio dentro la relazione. Però al di là di tutto questo. Certe cose richiedono tempo, chiunque già da subito si sente "rapito" da un sentimento incontrollabile secondo me sta solo "usando l'altro, per metterci dentro il proprio bisogno di provare amore. Una sorta di desiderio che non trova mai appagamento e che ti costringe a chiudere una storia e ricominciare subito un altra, per non sentire il proprio dolore e il mordente senso di solitudine che comunque resta nonostante gli in contri fortuiti e le improbabili storie d'amore.
Capita le eccezioni chi lo nega, ma secondo me qualunque relazione chiede dei tempi, poi ognuno con i suoi ovviamente. E' questo tempo che chiedo che ho grosse difficoltà ad ottenere e a volte mi pare surreale. Perché la normalità mi pare quella invece in cui due persone semplicemente si conoscono ssenza anticipare nulla, per poi vedere. Questa idea che la persona che ssi è appena conosciuto sioa sin da subito un amore, se non l'amore della propria vita, mi pare solo un idealizzazione di cui l'altro si può al massimo approfittare per farsi i porci comodi suoi. Poi non ssaprei sono queste le mie convinzioni al momento.

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Telemaco
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da Telemaco » venerdì 14 ottobre 2011, 15:31

boy-com ha scritto: per quello che ho capito di me, la mia reazione è più di allontanamento. La mia totale mancanza di fiducia nell'altro non me lo fa idealizzare e non genera in me attaccamenti morbosi, ma l'esatto contrario, una distanza che metto sin da subito, con mille cose. E' forse una provocazione, un tentativo di capire quanto l'altro sappia restare o forse solo paura di entrare sul serio dentro la relazione.
Indipendentemente da provocazioni o paure, la diffidenza è un'ottima alleata, su questo non ci sono dubbi. Però contiene un limite intrinseco che non si può eliminare: se viene adottata a tutto campo e per lungo tempo, impedisce l'instaurarsi di un minimo di dialogo confidenziale che consenta di creare le premesse per un rapporto interpersonale serio e soddisfacente.
Sta a te valutare le circostanze e decidere quando ti pare il momento giusto per provare ad "allentare le difese". Certo, c'è anche la possibilità di aver sbagliato a valutare i fatti e di aver incontrato la persona sbagliata. Ma è un rischio che dev'essere messo in conto e che non potrai mai eliminare.
Se poi tieni conto che incontrare "persone sbagliate" alla fine è la regola, allora ti accorgerai che il rischio è sostanzialmente la prassi.
boy-com ha scritto:Perché si tratta innanzitutto di questo secondo me, educazione ai rapporti, che mi accorgo in certi casi manca del tutto.
Verissimo, condivido. Ma più che constatarlo, non penso che si possa fare più di tanto, anche perchè esagerando nell'analizzare ogni singolo dettaglio di questi aspetti si rischia di finire su discussioni eccessivamente astratte. Quello che è importante è essere consapevoli di questi meccanismi, perlomeno per non rimanerci troppo male quando ne si è "vittime" o per attenuarne gli effetti se ne si è "artefici".
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tatos76
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Re: Sono un vuoto a perdere?

Messaggio da tatos76 » sabato 15 ottobre 2011, 0:49

Ho apprezzato gli interventi di tutti, in particolare complimenti a Telemaco per la sua analisi.

Mi sento molto vicino a quanto espresso da Boy-com e Felix.

C'è un ma...che merita, come premessa, una scusa a Project e ai ragazzi con cui sono in contatto.
Chiedo scusa ma è soltanto una considerazione che mi è venuta!

Pensavo "Che strano, ci si scrive sul forum, ci si manda qualche messaggio, forse si chatta e ci si conosce pure di persona e poi?" Alla fine succede la stessa cosa anche qui, se ci si trova bene, se c'è affinità, se c'è la disponibilità ad accettare l'altro anche con le sue insicurezze, allora nascono amicizie anche profonde.
Forse è proprio la vita così e una possibile soluzione è esercitarsi a vivere nel miglior modo possibile.
Sarà che in questo periodo (sebbene nella vita ci sono cose più importanti) se penso al mio futuro mi dico 'mah'. Forse sono troppo incentrato su me stesso mentre fuori ci sono indignados ed un mondo che cammina...e qui molti penseranno che mi faccio troppe pippe mentali :D (avete ragione!).
So che insicurezza, modo di fare, insomma il mio "IO" (in senso freudiano e non) "non va". L'accetto e cerco di lavorare su di me e di partire da me per andare incontro agli altri, proprio per non sentirmi un vuoto a perdere.
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

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