Odio il mio psicologo

Adolescenza gay, giovinezza gay, gay e scuola, gay e università, ragazzi gay e genitori
Rispondi
Avatar utente
Geografo
Messaggi: 223
Iscritto il: venerdì 22 agosto 2014, 14:45

Odio il mio psicologo

Messaggio da Geografo » sabato 10 febbraio 2018, 15:28

Per circa un anno ho fatto sedute da uno psicologo, in seguito ad una serie di eventi per me molto difficili. A mia madre avevo chiesto specificatamente uno psicologo uomo, in quanto mi sarei sentito più a mio agio a parlare di determinati problemi rispetto ad una psicologa donna. L'unica cosa è che mia madre mi trovò questo psicologo che ha circa 67 anni, quando io avrei preferito uno psicologo più giovane per parlare, ma alla fine gli diedi una possibilità perché comunque era giovanile nei modi.
Durante le prime sedute (un anno e mezzo fa), si parlava del più e del meno e dei problemi che mi avevano afflitto, finché ogni volta lui, gira e rigira, mi parlava di ragazze e se ci fossero delle ragazze che mi piacevano nella mia classe. Io a questa sua domanda rispondevo spesso in maniera vaga, dicendo che mi piaceva una ragazza (che è effettivamente carina), ma non avevo intenzione di dirgli della mia omosessualità, non per vergogna, ma in quanto tendo ad essere un po' chiuso di mio, e pensavo che magari un giorno gli avrei introdotto l'argomento.
Fatto sta che, durante una delle sedute, comincio a sentirmi seriamente importunato da parte sua, in quanto comincia a chiedermi perché non abbia voglia di fare sesso con una ragazza. Sia chiaro, io non mi imbarazzo a parlare di sesso, è solo che spesso da parte degli psicologi ci vedo una sorta di fissazione per il sesso, come se ogni singolo comportamento umano fosse inconsciamente dovuto al sesso, e questo concetto davvero mi irrita. Tant'è che gli risposi: "Senta, ma se le dicessi che io però ho avuto una relazione con un ragazzo?". Mi ricordo che lo colsi di sorpresa, quasi non sapeva dove andare a parare e cominciò un discorso senza filo logico parlandomi addirittura di identità di genere (ecco il motivo per il quale preferivo un uomo più giovane...).
Le sedute continuano, e mi chiede come abbia conosciuto questo ragazzo quando avevo 17 anni.
Una cosa che a me dava però davvero fastidio, è che lui mi considerasse come il "ragazzo omosessuale" che va da lui a fare le sedute, e non come un normalissimo ragazzo, al di là del fatto che sia omosessuale o meno. Sia chiaro, per me non è un problema parlare dell'argomento, ma mi irrito molto quando vengo "etichettato". Mi ricordo quando, pochi giorni dopo che gli dissi di me, mi fece: "Sai, l'altra volta ho visto in tv un ragazzo omosessuale che parlava della sua vita e di come ha accettato la sua omosessualità, e stava insieme al padre. Ti somigliava molto quel ragazzo, anche esteticamente". Sì ok...ma che mi frega? Io gli ho detto chiaramente, dopo diverse sedute, che da parte sua mi sentivo visto come un handicappato, e gli ho chiesto più volte di smetterla. Mi ricordo come, una volta, mi paragonò, per via della mia "scontrosità" (con cui non sono d'accordo, perché guarda caso mi esce solo con lui, altrimenti tutti mi dicono di essere cordiale) ad un ragazzo di una serie televisiva che lui solitamente guarda, e questa serie televisiva ha come protagonista uno psicologo che ha diversi pazienti. Ecco, lui mi aveva paragonato al ragazzo omosessuale che va dallo psicologo per parlare (oltretutto era anche un ragazzetto effeminato che aveva diversi incontri occasionali).
Mi ricordo che divenni nero dalla rabbia, perché da parte sua, permettetemi il termine, mi sentivo davvero preso per il culo. Gli mandai un messaggio su Whatsapp chiedendogli che per favore doveva smetterla, che mi sentivo a disagio per il fatto che lui continuasse a paragonarmi ad un "ragazzo omosessuale", quando doveva vedermi come un ragazzo e basta.
Durante le sedute, lui mi ha detto che io ogni volta non voglio parlare dell'argomento a priori, cosa che non è assolutamente vera, in quanto non ho problemi a parlare dell'omosessualità ma, dio santo, non è il perno portante della mia vita! Se capita l'argomento chiaramente non ho problemi a parlarne, quello che mi irrita è il parlare solo di quello o caratterizzarmi con il fatto che sono gay, e non per quello che io sono (ossia le mie qualità, difetti ecc).
Mi fece molto arrabbiare quando gli raccontai che, seppur io sia un ragazzo estroverso e amichevole con gli altri, purtroppo non riesco a farmi degli amici veri, in quanto spesso a scuola c'erano dei ragazzi con cui passavo il tempo a ricreazione, ma poi non riuscivo a mantenere queste amicizie fuori dall'ambiente scolastico (questo perché ho cambiato scuola l'ultimo anno). Lui mi fece che forza era per via "del mio segreto" (ossia l'omosessualità), io gli risposi che non c'entrava niente questo e lui fa "Eh, ma io sono uno psicologo, capisco l'inconscio".
Davvero, ogni volta che faceva queste supposizioni, mi innervosivo sempre di più, perchè mi faceva sentire stupido e incompreso, ma soprattutto etichettato.
La situazione è degenerata quando una volta, gli stavo parlando di quelli che considero i miei quattro problemi, in quanto ci avevo pensato: il 1° era che non sono soddisfatto della mia vita in quanto ho vissuto diverse sofferenze personali, il 2° era che non sono soddisfatto del percorso scolastico che ho avuto, il 3° era che ho avuto solo una relazione e per giunta finita male, il 4° era che non sono riuscito a costruirmi degli amici importanti nella mia vita.
Bene, di questi quattro punti, lui era attirato (come le api vanno al miele...), solamente dal terzo punto, perché come sente parlare di "omosessualità", va in brodo di giuggiole. Degli altri punti non gli interessava. Me ne andai delusissimo, e dissi a mia madre che non avevo più intenzione di andare da questa persona e che con me aveva chiuso. Questo psicologo disse a mia madre che il mio comportamento era dovuto al fatto che "io mi chiudo a riccio", cosa che non condivido per niente, ma il fatto è che semplicemente mi sentivo preso in giro e umiliato.
Alla fine ho concluso le sedute con questo psicologo insieme a mia madre e mio padre, dicendo anche che (col fatto che ora vivo in un'altra città per l'università) ci saremmo incontrati ma sporadicamente.
Recentemente, tuttavia, sono successi degli eventi. Purtroppo tendo a rimuginare molto sul passato e, per via di questo mio rimuginare, ho commesso delle cose che sarebbe stato meglio che non avessi fatto (generando un po' di confusione nella mia famiglia), dato che ho cominciato a minacciare con messaggi molto volgari una persona che in passato mi ha fatto un torto, e ho rischiato dei problemi legali.
Per questo motivo, sono dovuto tornare da questo psicologo per una seduta, e ha consigliato a me e alla mia famiglia di sottopormi ad un test da una sua collega che si trova nella città in cui vivo.
Il test sarete costato di due parti: uno è il test della figura umana, il secondo sarebbe stato il test Minnesota, ossia un test a crocette.
Sono andato da questa psicologa con molti dubbi, in quanto è anche una "sessuologa" e già questo non mi piaceva (perché ho ancora più l'idea che siano in fissa con il sesso e con l'inconscio, non a caso è stata un'allieva di questo psicologo...).
Questa psicologa intanto non mi ha fatto sentire a mio agio, dal momento che, quando mi diede il foglio per disegnare, me lo diede tenendolo fermo in posizione orizzontale (il che sta a delineare, come ha detto lei nel responso, ad avere una passività nei confronti della vita, cosa assolutamente non vera in quanto io avrei disegnato in forma verticale!!!).
Ho disegnato un ragazzo che ho chiamato "Federico" (è un nome che mi piace), gli ho messo una maglietta, una giacca, i capelli un po' scompigliati e sorridente .
Poi mi ha detto dopo di disegnare un personaggio del sesso opposto.
Io in quel momento ho subito pensato che il mio psicologo volesse mettermi alla prova, come a dire "Vediamo se hai disturbi dell'identità di genere" (lui non aspetterebbe altro secondo me a volte), quindi ho disegnato una ragazza che conosco, ossia una vecchia amica, che non spicca in quanto a bellezza. O meglio, sarebbe anche carina, ma è poco curata e non si trucca. Ne è venuta fuori quindi, proprio per mia volontà, una figura un po' androgina, cioè semplicemente una ragazza con capelli lunghi, frangia, gambe sottili e tacchi (ma, ad esempio, non le ho messo il trucco oppure non le ho messo il seno volutamente, altrimenti temevo che mi cominciava a dire che avevo problemi d'identità).
Dopodiché ho fatto il secondo test.
Ieri ho ricevuto il responso e, per quanto riguarda il disegno, parla a lungo del primo disegno che ho fatto (il ragazzo "Federico"), poi dice in breve alla fine:
"Il soggetto si rappresenta in modo congruo rispetto al ruolo e all’età.
La seconda figura, di sesso opposto, si differenzia dalla prima solo per i capelli lunghi, ciò denota una confusione dei ruoli maschile-femminile, un profondo senso di insicurezza, conflittualità nei confronti del sesso femminile. Possibili sono i vissuti di non accudimento da parte della figura materna"

A parte che non è vero che la seconda figura si differenzia solo per i capelli lunghi, ma adesso mi sono sentito davvero umiliato, e anche stupido perché in quella situazione di tensione ho volutamente fatto il disegno in quel modo (altrimenti, se devo disegnare una figura femminile, la faccio appunto femminile, col seno e truccata). Sono sicuro che ora il mio psicologo sarà più che contento...
Non ho alcuna confusione dei ruoli maschile-femminile, né ho insicurezza o conflittualità nei confronti del sesso femminile, né ho avuto vissuti di non accudimento da parte della figura materna!!
Adesso non riesco a pensare ad altro e il fatto che qualcuno mi venga a dire che io ho problemi riguardo i ruoli maschile-femminile mi fa sentire a disagio e vorrei qualche parere.

Avatar utente
Help
Messaggi: 299
Iscritto il: venerdì 19 giugno 2015, 13:55

Re: Odio il mio psicologo

Messaggio da Help » sabato 10 febbraio 2018, 19:56

Da come lo hai descritto sembra uno psicologo rompi coglioni, anche se, da quello che hai scritto, potrebbe aver ragione sul fatto che hai paura ad esporti davvero.

Sei andato da un dottore, prova a seguire il suo metodo. Forse è il tuo ostinarti a dire che per te non è un problema a farlo apparire come un problema agli occhi degli altri. Magari se stai al suo gioco per un po' , ti capisce meglio. Il resto mi sembra tutto un modo per provocarti in modo da spingerti a contraddirlo, e quindi ad aprirti.

Buona fortuna

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2474
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Odio il mio psicologo

Messaggio da Alyosha » sabato 10 febbraio 2018, 21:12

Geografo mi fa piacere tu abbia avuto modo di sfogarti qui sicuramente ti ha fatto bene. Ho letto un po' la storia e credo che l'errore più grande da parte di chi ti scrive sia entrare in questa sorta di diatriba tra te e il tuo terapeuta.
Mi ha molto colpito il passaggio per cui hai dei problemi e vai da tua madre a chiedere che cerchi per te uno psicologo. Non capisco nello specifico perché non hai chiesto piuttosto che pagasse per te uno psicologo che però ti fossi cercato tu.
Tua madre cosa ti trova? Un sessantenne bigotto e fissato con i ruoli sessuali. Insomma ti ha trovato un terapeuta che potesse andare bene per lei.
La relazione terapeutica è innanzitutto una relazione e dentro avvengono ancorché in forma controllata le stesse dinamiche che avvengono nelle relazioni ordinarie. Simpatie, antipatie, preconcetti reciproci sono tutti in gioco e agiscono favorendo o ostacolando il percorso terapeutico. Ricordo perfettamente che quando decisi di cominciare una seduta cercai in un sito gli indirizzi degli psicologi. Optai per mandare una mai descrittiva ad ognuno di loro e lessi la riposta. Ne filtrai due cui poi mandai una successiva mail e infine ne scelsi una.
Insomma decisi sulla base della simpatia e dell'impressione che mi fecero e a distanza di anni posso dirti che aver scelto io la mia psicologa è stato determinante per il proseguo della terapia.
Nei momenti più difficili è stato possibile saldare l'alleanza terapeutica proprio in virtù del fatto che quella psicologa era la mia psicologa, una scelta tutta mia. Il fatto che l'abbia scelta tua madre inficia molto la relazione terapeutica. Al punto tale che se ci sono problemi fra voi il tuo terapeuta va a rendicontare ai tuoi, cosa per altro che mi lascia più che una perplessità addosso. Insomma rischia di essere il terapeuta con la quale tua madre intende risolverti i problemi.
In consiglio che posso darti perciò è di controproporre una figura che piaccia a te in modo da staccare la relazione terapeutica dalle tue relazioni private.

Rispondi