Gay e socializzazione

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ema88
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Re: Socializzare o non socializzare?....Questo è il problema

Messaggio da ema88 » martedì 14 maggio 2013, 1:55

Eh bell'argomento.. .. chissà, magari il grande Albert ci potrebbe suggerire qualche teoria ^^

I ragazzi gay hanno effettivamente più difficoltà degli etero di avere amici in adolescenza oppure no?

L'esperienza personale mi indurrebbe a pensare decisamente di sì, non è mai stato facile per me andare oltre la semplice conoscenza: in generale con le ragazze trovavo sicuramente più argomenti di conversazione, è vero, ma poi difficilmente è rimasto qualcosa. Non saprei dire quanto la difficoltà a socializzare dipenda dall'orientamento(e problemi annessi) e quanto dal carattere della persona, ma non credo che necessariamente un ragazzo gay o una ragazza lesbica abbiano più problemi di altri. C'è chi è più socievole e chi meno. Anzi capita a volte che un ragazzo gay sia più socievole di tanti etero.

Un’altra cosa che ci interessa molto è capire da dove deriva questa difficoltà.
Ad esempio nei problemi di socializzazione e anche di accettazione che ruolo può avere la televisione che presenta molto spesso un immagine degli omosessuali stereotipata?


Certo l'accettazione è importate per costruire un'amicizia vera e qui in Italia davvero non ti aiutano molto su questo fronte, a partire dai media che spesso strumentalizzano l'argomento o lo trattano in modo molto superficiale.
Per socializzare spontaneamente è importante anche "piacersi" in un certo senso, quindi la circostanza di dover nascondere la propria identità , agli altri e in definitiva a se stessi, può essere un ostacolo notevole.

...frasi che sicuramente creano difficoltà in un ragazzo già nel rapportarsi con chi conosce.
Ma queste frasi quanto possono influire sulla sua capacità di fare nuove amicizie?


Forse l'ambiente può portare ad una chiusura in se stessi. E non è necessario che sia un ambiente omofobo, è sufficiente che ci sia poca apertura mentale per creare mille problemi a chi bene o male ci è cresciuto e sente i suoi tacere sull'argomento, come avessero paura di parlarne. E' facile convincersi di "avere un problema" e di attribuire a questo ogni altra difficoltà.
Io per fortuna ho avuto raramente questi problemi in famiglia, mentre fuori frasi come quelle riportate si sentono continuamente. Forse proprio il legame che ho con i miei mi ha risparmiato molte sofferenze e in particolare l'idea di essere malato non mi ha mai sfiorato. Piuttosto mi sentivo un "alieno" in mezzo ai normali. A volte può essere addirittura divertente lì per lì ^^
...tuttavia non aiuta minimamente la socializzazione, anzi. E' come un mantello dell'invisibilità: ti protegge ma ti isola anche. Inoltre passano anni prima di rendersi conto dei danni che questo isolamento può provocare, come una certa incapacità di rapportarsi con gli altri, dovuta al fatto che troppo a lungo ci si è limitati ad osservare (da sotto il mantello potremmo dire ^^) interagendo il minimo possibile. Forse si crea anche uno stato d'ansia nel 90% dei casi immotivato, ma è una reazione istintiva ormai consolidata. Perciò da una parte posso dire di non aver mai avuto veri problemi di accettazione con me stesso, dall'altra però resta in eredità una chiara difficoltà nei rapporti interpersonali.

E con questo credo di aver risposto anche al punto successivo ^^

E vorremmo anche capire cosa succede in famiglia . Gli insegnanti, gli adulti che stanno intorno al ragazzo si accorgono della sua difficoltà di stare in mezzo agli altri e come si comportano?

Beh diciamo che ci si devono mettere con impegno, perché il ragazzo farà di tutto per non farsi notare. Però qualche segnale di disagio emerge sempre e alla fine i nodi vengono al pettine: col tempo nascondersi diventa sempre più faticoso e si cede per sfinimento. E' il momento in cui si decide di fare coming out.

L’ultima domanda , la più curiosa: quando un ragazzo passa molto tempo da solo , oltre agli effetti negativi di questa situazione, ci sono anche degli effetti positivi? :mrgreen:

Beh sicuramente si impara a stare con se stessi che non è poco: c'è chi non sa stare da solo a lungo senza per questo sentirsi a disagio. Invece, quando ci si fosse portati dalle circostanze, come per un ragazzo gay, forse si potrebbe maturare un carattere più riflessivo e profondo.

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