Riflettendo su alcune parole...

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musicheart
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Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da musicheart » giovedì 7 ottobre 2010, 22:21

Ho deciso di postare qui una storia, poiché ho cercato di inserire come pilastro principale una situazione abbastanza comune tanto agli omosessuali quanto agli etero. Ho pensato al discorso fatto ieri sera in chat prima di staccare...
Trovatemi voi il nome del pilastro =P

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Banale e omesso

Raghy si trovò improvvisamente seduto sul letto. Era sudatissimo, era sconvolto. Forse un incubo dei tanti.
Avrebbe dovuto farci l’abitudine. Da quando aveva studiato quello stupido tizio di cui non ricordava il nome, si sentiva sempre con le spalle al muro. Rinchiuso da ciò che lo circondava.
Si grattò gli occhi e capì di essere sveglio ormai. La stanza era molto buia, eppure c’era quel minimo di luce per permettergli di vedere almeno le ombre di oggetti che in quel momento sembravano non essergli familiari.
Cercò la sua sveglia digitale, con lo schermo che s’illuminava di verde quando si cliccava un tasto. Ma, nonostante avesse cercato su quella mensola, non la trovò. Allora iniziò a tastare di nuovo per trovare un altro oggetto particolarmente utile: la torcia. Eppure nemmeno quella era presente in quel momento.
Il ragazzo si sentì per un attimo confuso, non sapendo che fine avessero fatto i suoi oggetti. Scesa dal letto, mise le pantofole e si stiracchiò un po’. Un brivido gli percorse la schiena. Non era il freddo. Anzi, ora che ci pensava, non sentiva né freddo, né caldo. Si domandò a cosa fosse dovuto quel brivido, ma preferì lasciare il dubbio e andare in cucina.
Arrivò alla porta, la solita inutile porta, la attraversò e, tramite il corridoio lungo e stretto, raggiunse la fatidica cucina.
Sarebbe stato meglio se fosse rimasto a contemplare il mondo tra le proprie coperte.
Una risata malefica echeggiò nella propria testa.
Sembrava quasi familiare. Eppure era inquietante. Guardò ovunque per trovare una fonte di luce.
L’interruttore della luce era rotto. Provando a premerlo aveva sentito solo qualcosa di molliccio, viscido. Ormai non sapeva più dove cercare. Sapeva di aver perso un po’ della propria calma, e di conseguenza tentò di calmarsi. Ci riuscì.
Almeno per il momento.
Dopo essersi arreso, decise di tornare indietro. Solo allora notò qualche differenza.
Che strada aveva realmente percorso? Quella che gli era davanti non sembrava il solito ingresso. Era delle solite dimensioni, eppure aveva un che di strano.
Confuso da ciò che c’era dentro, guardò fuori dalla finestra.
Errore madornale.
Il paesaggio era del tutto differente. Le colline apparivano irte e desolate, le illuminazioni stradali non esistevano, esattamente come per le infrastrutture che tappezzavano quel luogo.
Ancora più disorientato e, pur non ammettendolo, impaurito, guardò il cielo.
Cliché.
La luna era bianco candido. Anche se… Sì. Sembrava proprio diversa, anche quella. Chissà cos’erano quegli strani aloni a forma di circonferenza intorno ad essa. Tutto sembrava come risucchiato dalla luna, quasi fosse un buco nero. Eppure tutto rimaneva lì. Le stelle… Misteriose anche quelle. Sembravano bicromatiche: bianche e rosse. Come tanti occhi che ti osservano, nell’attesa del tuo deperimento. Sembravano divertirsi a farlo star male.
Raghy chiuse la tendina della finestra. Voleva solo razionalizzare tutto ciò che vedeva. Si dava delle spiegazioni, ma erano castelli di carte pronti a cadere.
Stanco di ragionare, voleva solo dormire ormai, sperando di poter parlare a qualcuno di tutto ciò. Qualcuno.
Pensò ai propri genitori. Corse all’impazzata verso quella che doveva essere la camera dove dormivano mamma e papà.
Riuscì ancora una volta ad attraversare quello stretto corridoio e raggiunse il letto dei suoi.
Buio totale. Lì non era capace di distinguere nulla. La luce rossa della radiosveglia del comodino appariva distorta. I numeri erano irriconoscibili. Non erano una macchia. Piuttosto sembravano dei vortici che giravano su se stessi.
Chiamò con voce tremolante la madre. Niente. Provò ancora. Due, tre, quattro, sette. Stanco di quella situazione, andò a toccare il corpo dove sarebbe dovuto giacere il corpo della madre.
Trovò solo qualcosa di particolarmente duro. Sembrava una roccia. La ritirò rapidamente. Era ormai spaventato. Camminò veloce per il corridoio. Voleva raggiungere la propria camera.
Eppure non c’era più nemmeno quella.
Si strinse le braccia intorno al corpo. Era l’ultimo segno che sperava potesse restituirgli un po’ di tranquillità.
Sbagliava. Ma ancora non lo sapeva.
Nel corridoio, infinitamente lungo quanto stretto e scuro, trovò una porta. Un’ultima speranza?
Entrò. Si girò intorno quanto più veloce poteva. E senza accorgersene fece tre giri su se stesso.
Era il bagno. Ormai si aspettava chissà quale cosa deforme, chissà quali orrori.
Eppure…
Niente.
Era tutto come sempre.
Raghy si sentì sollevato. Gli uscivano le lacrime dalla gioia.
Credeva fosse tutto finito.

Ma era solo l’inizio della fine.

Si sedette un po’, riflettendo su ciò che era accaduto. Aveva avuto il battito a mille.
Solo in quel momento si accorse di non sentire, di non percepire realmente i battiti del cuore.
C’era solo una musica inquietante. Ora che aveva di nuovo la mente “libera” la sentiva. Sembrava rock estremo. Forse no. Infondo non sapeva molto di musica. Si lasciava guidare dai suoni. Non gli era mai importato di capire davvero qualcosa.
Quei suoni sembravano troppo reali. Quasi come se ci fosse un gruppo su qualche palco lì nei dintorni.
I rumori si fecero fortissimi. Ormai non li sentiva con le orecchie, ma con il pensiero. Era molto impaurito. Si alzò e andò verso il lavandino. Il solito lavandino. Alzò la testa, e con essa lo sguardo.
Lì c’era teoricamente uno specchio. E in effetti ancora c’era.
Ma cos’era quella cosa strana?
Un improvviso flash illuminò l’area. Non fu momentaneo. Purtroppo.
Raghy non ebbe la forza di balzare all’indietro. O di svenire.
Era rimasto lì. Inebetito. Il terrore ormai era con lui. Metà della sua faccia era senza né pelle, né carne.
Quella figura era lui. O almeno per quella parte ancora riconoscibile.
E mentre stava per toccare lo specchio, quella figura aprì gli occhi. Sorrise. Un sorriso spietato. Compiaciuto. Desideroso di paura.
E dallo specchio fece “Buh!”.

Raghy urlò. Era inorridito e semplicemente terrorizzato da quel volto.
Continuò a urlare per un'altra manciata di secondi.
Riaprì gli occhi.
Era seduto sul letto. Le braccia erano tese. I palmi delle mani sulla superficie del materasso.
Rimase spiazzato per alcuni minuti.
Rivide quelle immagini terrorizzanti. Ora però erano nella sua testa.
Realizzò che era stato un incubo. Ne trasse un momentaneo insegnamento. Meglio a letto che fuori. Almeno finché non si fosse rischiarato il cielo.

Era calmo ormai. Era pronto a chiudere gli occhi e a riposare un po’.

Ma non si era accorto che due occhi rossi lo stavano fissando vicino la porta.

Sicuro di essere dove credi? (Risata malefica).

Goditela finché puoi...
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da guy21 » venerdì 8 ottobre 2010, 12:32

sinceramente non ho capito una mazza :lol: :lol: cioè mi sembra una normale storia a tratti horror/fantasy almeno a una prima letta! l'unica cosa che posso dire è che il pilastro o quello che ho capito è che noi gay ci sentiamo strani brutti orribili come si fossimo dei mostri!
e pensiamo di vivere una realtà parallella! dimmi che ho azzeccato qualcosa music sennò davvero devo farmi curare! :lol: :lol:

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musicheart
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da musicheart » venerdì 8 ottobre 2010, 14:26

guy18 ha scritto:dimmi che ho azzeccato qualcosa music sennò davvero devo farmi curare! :lol: :lol:
No, credo di dover essere io il primo a farmi curare XD
Comunque no, hai cercato di entrare troppo nel particolare e hai fallito XD

A questo punto, recensiamo la storia.
=>
Ognuno di noi è costretto a vivere secondo certi schemi, certe abitudini, insomma, vive la solita routine.
Gli idioti si lasciano tutto scivolare addosso e vivono bene.
Ma quando si inizia a rendersi conto di alcune problematiche derivanti il carattere, allora tutto cambia.
Il ragazzo (Raghy, non sapevo che nome dargli, quanta fantasia XD) è solito vivere nel suo soffice mondo dove tutto è al solito posto, dove non c'è nulla (solitamente) che lo dovrebbe turbare.
Eppure inizia a comprendere che tutto quello in cui credeva era solo una facciata.
Si sente confuso, il suo animo viene scosso. Tutto parte da lui stesso.
Intorno a lui le cose appaiono distorte, fino ad arrivare a capire (più che altro a dover accettare) che il problema è proprio lui.
Detto in parole povere, ciò che volevo trasmettere è l'idea del relativismo e dell'assenza di verità che possano sostenerci moralmente.
Crediamo di vivere conoscendo benissimo noi stessi e gli altri.
Niente di più sbagliato. Si arriva, chi prima, chi poi, al momento in cui ci fermiamo e ci chiediamo cosa relamente stia accadendo.
Tutto crolla come un castello di carte e si è costretti a convivere con una serie di domande a cui non si potrà mai rispondere.
Possiamo concludere quindi dicendo che nessuno di noi è capace di definirsi, e quindi di capire gli altri (chi può capire noi stessi se siamo i primi a non conoscerci?).

Sarebbe stato meglio se avessi scritto un testo argomentativo, sarebe stato più semplice e diretto XD
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da Annabel Lee » venerdì 8 ottobre 2010, 15:17

Avevo interpretato diversamente la storia e ancora adesso non riesco a leggere fra le righe quello che volevi dire, mi spiace.

Sinceramente, avevo inteso che Raghy scopre una parte di sé che non conosceva (fino a qui c'ero), una parte che avrebbe preferito non conoscere (verso la fine dice: meglio a letto che fuori) e che non ci tiene a rincontrare.

Non avevo pensato alla routine e al non poter capire gli altri. Ero nettamente ferma alla nuova parte di lui che salta fuori nello specchio. xD
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da musicheart » venerdì 8 ottobre 2010, 15:29

Non preoccuparti, quando scrivo spesso e volentieri i miei pensieri tendono a rendersi indipendenti XD
Comunque analizzando ogni piccolo aspetto forse un po' ci si arriva.
Credo non ci avrei pensato nemmeno io se non fossi l'autore XD
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da serpentera » venerdì 8 ottobre 2010, 15:37

A me è piaciuto,Carmy,anche se non ero riuscito a leggere bene tra le righe...
Però avevo intuito che era un incubo(anche se non ne ero sicuro,poteva anche essersi fatto di chissà quale sostanza il ragazzo...) :lol: :lol:

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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da musicheart » venerdì 8 ottobre 2010, 15:46

serpentera ha scritto:(poteva anche essersi fatto di chissà quale sostanza il ragazzo...) :lol: :lol:
Mi dispiace, ma non ho esperienza sul campo degli stupefacenti XD
E modestamente preferisco non averci mai a che fare XD
Comunque, beh, a quanto vedo questa storia ha preso 1'000 pieghe diverse... XD
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da barbara » venerdì 8 ottobre 2010, 17:55

E' questa la bellezza dei racconti. Più un racconto é aperto a interpretazioni, più ognuno di noi ci si può riflettere. Ricordate il racconto di Kafka, quello in cui il protagonista si vede trasformato in insetto? E' la stessa cosa. E' proprio la stranezza, la creatività della storia che ci aiuta a uscire dai luoghi comuni per ricercare un significato. Così un personaggio diventa una metafora di altre sensazioni, vissuti, eventi che ognuno di noi ha dentro di sé e ci dimostra che in fondo ciò che vediamo della realtà é ciò che la nostra esperienza ci consente di vedere. La verità oggettiva non esiste.
Bravo , Music!

guy21
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da guy21 » venerdì 8 ottobre 2010, 19:32

no barbara non parlare di kafka dai su là! adesso mica diventiamo tutti insetti! :lol: :lol:
comunque la metafora di quel libro potrebbe essere applicata benissimo alla nostra realtà devo dire che mi hai fatto venire uno spunto non ci avevo pensato!

barbara
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Re: Riflettendo su alcune parole...

Messaggio da barbara » venerdì 8 ottobre 2010, 20:46

No no, Guy , non intendevo dire che il racconto di kafka fosse una metafora della condizione gay, ma semmai che è una storia che ognuno può interpretare diversamente. Mi sembra di capire quale sia la tua interpretazione, ma è accaduto anche quando Senza peso ha scritto la sua favola, ricordi? Tu l'avevi interpretata così e invece per lui aveva tutt'altro significato.
Ma questa è proprio la bellezza di una storia . Ci possiamo rispecchiare come desideriamo e parla un linguaggio diverso a ognuno di noi. :)

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