COPPIA GAY CON AMORE E SENZA OBBLIGHI

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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COPPIA GAY CON AMORE E SENZA OBBLIGHI

Messaggio da progettogayforum » lunedì 19 aprile 2021, 17:49

Caro Project, ho letto l’ultimo post (NON SOLO SESSO GAY viewtopic.php?f=22&t=6952 ) e posso dire che l’ho trovato molto interessante. Ho provato per anni a costruire una coppia gay diciamo così classica, ma ho registrato solo fallimenti, alcuni immediati, e sono stati i meno devastanti, e altri dopo “anni”, e le conseguenze sono state veramente pesanti, almeno in termini di autostima. All’inizio ero estremamente selettivo e ho detto di no a tanti ragazzi per dei motivi che mi sembravano sensati, ma che poi si sono rivelati pregiudizi molto stupidi ma molto difficili da sfatare. Adesso ho più di 40 anni. pochi di più, e da un po’ ho cambiato mentalità, non solo non faccio più selezioni in partenza, ma non cerco più i ragazzi, cioè non faccio più io la prima mossa, se posso interessare a qualcuno, bene, altrimenti resto da solo, ho i miei amici e il mio mondo e vivo bene lo stesso.

In pratica da qualche anno io provo a esplorare il terreno solo con quelli che a me ci tengono veramente, o almeno che sembrano tenerci veramente, così il campo si restringe molto. Prima ero molto complessato riguardo al sesso, un po’ fissato che il sesso dovesse essere qualcosa di riservato solo ad una relazione forte, speciale, diciamo totale, poi ho cominciato ad accettare l’idea che in fondo il sesso è anche un mezzo per creare contatti umani che, alla fine, possono avere anche dei risvolti diversi, voglio dire anche affettivi. Non lo si capisce subito, ci vuole tempo, pazienza e io ho finito per accumulare una certa esperienza.

Prima, se un ragazzo sottolineava troppo il valore del sesso, io lo allontanavo, quasi gli davo in daspo, adesso mi chiedo dove andrà a parare, cioè se finirà tutto lì o ci sarà anche altro, ma non lo fermo. Il sesso tra adulti più o meno della mia età, almeno con quelli con i quali mi sono sentito veramente a mio agio (in realtà forse solo due, ad essere larghi, ma dovrei dire meglio solo uno), mi sembra una cosa molto diversa da come lo vedevo vent’anni fa. Allora c’erano mille attese, mille proiezioni, vedevo il sesso come il coronamento del rapporto con un ragazzo, il non plus ultra, allora c’erano mille aspettative, adesso non è più così, il sesso mi sembra un aspetto ordinario della vita, tutto sommato eccezionale solo perché in effetti non molto frequente, ma non sconvolgente.

Da tre anni ho un compagno, non viviamo insieme e non abbiamo in programma niente di simile, lui ha avuto una vita sessuale molto più intensa della mia ma tutto sommato piuttosto deludente. Ci siamo incontrati per caso in palestra, niente di piccante, tutto molto banale, o apparentemente molto banale. La nostra palestra è grande, con più sale, ma ha un parcheggio piccolo e le macchine devono essere parcheggiate strette. Un giorno, quando dovevo andare via, non riuscivo a fare manovra perché c’era una macchina parcheggiata male. Mi sono rivolto agli istruttori e mi hanno detto che avrebbero chiamato subito il proprietario di quella macchina. Due minuti dopo mi si presenta Massimo (lo chiamerò così), sposta immediatamente la macchina e io esco dal parcheggio, ci salutiamo solo con un cenno, nemmeno una parola.

Nei giorni seguenti scambiamo qualche cenno a distanza, in pratica non ci penso più. Una sera mi chiama al telefono, non riconosco la voce, perché non avevamo mai parlato, mi dice che è quello che mi aveva bloccato la macchina nel parcheggio e mi invita ad una festa (compiva 37 anni [due meno dei miei], da lì a pochissimi giorni), io lo ringrazio ma gli dico che non ci andrò, perché non conosco nessuno dei suoi amici e non conosco nemmeno lui. Capisco dal tono della voce che c’è rimasto male, ma la telefonata finisce lì. Mi sono chiesto perché mi avesse invitato, perché in effetti non c’era nessun motivo valido per farlo, e mi sono chiesto anche chi gli avesse dato il mio numero, perché io non glielo avevo dato, evidentemente lo aveva chiesto al mio istruttore e, altrettanto evidentemente, sapeva come mi chiamo. La cosa, di per sé era già almeno poco usuale, ma allora non ci ho minimamente fatto attenzione.

Quando ci rivediamo in palestra scambiamo qualche parola, lui non accenna neppure alla telefonata, ma in qualche modo il ghiaccio è rotto e c’è un minimo di conversazione. Mi dice che io sono in forma (e in effetti faccio sport da sempre), poi mi chiede dei consigli sull’allenamento e qui gli do involontariamente un’altra gelata, gli dico che quelle cose può chiederle agli allenatori che le sanno molto meglio di me. Mi risponde solo con un ok, mi sorride e mi saluta, ma senza faccia da cane bastonato. Il giorno del suo compleanno lo chiamo per fargli gli auguri, è visibilmente contento, ma io non la faccio troppo lunga, perché per me è solo un gesto di cortesia. La settimana successiva, all’uscita dalla palestra, mi chiede se mi va di prendere una pizza con lui, io “non ho di meglio da fare” e gli dico di sì. Andiamo in pizzeria, poi lo riaccompagno a casa sua, perché eravamo andati con la mia macchina e nel salutarmi lui mi stringe la mano per qualche secondo di troppo, mi guarda negli occhi e mi dice: “grazie!” Io gli rispondo: “Alla prossima, allora!”

Cominciavo a notarlo. La stretta di mano era stata calda, forte, il sorriso era bello, spontaneo, niente di forzato o di costruito. Ho cominciato a chiedermi chi fosse Massimo, ma fedele al mio proposito di giocare solo di rimando, ho evitato di fare troppe domande e ho pensato: “Se sono rose fioriranno!”

I giorni successivi ho cominciato a guardarlo con più attenzione e a notare che era proprio un bel ragazzo. Ragazzi che mi venissero appresso ne ho avuti tanti, e nella stragrande maggioranza dei casi non mi piacevano veramente, ci trovavo sempre qualche nota stonata, o a livello fisico o di carattere. La settimana successiva mi aspettavo che mi invitasse di nuovo a prendere una pizza insieme ma non ci fu nulla di simile. Ci ero rimasto male, ero deluso, l’invito me lo aspettavo, alla fine mi sono detto: “Ma come è possibile che continui a comportarti come un adolescente alla prima esperienza? Quello se ne frega di te!”

Però in palestra ogni tanto c’era un contatto di sguardi, ed erano momenti molto particolari, molto carichi emotivamente. Non l’ho mai incontrato nello spogliatoio o sotto le docce e ho pensato che il fatto non fosse casuale, cioè che mi evitasse di proposito, o meglio che evitasse di proposito di trovarsi con me in momenti come quelli. Il giovedì successivo mi invita di nuovo a prendere una pizza con lui e ne sono veramente contento. Questa volta andiamo con la sua macchina, mi dice che fa l’informatico in un’azienda di import-export, io gli dico che sono un ingegnere che si occupa di costruzioni stradali e parliamo un po’ di cose tecniche, poi ce ne andiamo in macchina, io penso che lui mi porterà subito a casa mia, ma non succede così, accosta da una parte lungo la strada e mi chiede: “Ti è tutto chiaro? Hai capito? … “ Io gli rispondo: “Penso di avere capito…” lui mi chiede: “Ti dispiace?” Io gli rispondo: “Affatto…” Lì sono arrivati i primi contatti fisici, ma molto superficiali e esitanti, anche perché la situazione non permetteva nulla di diverso.

È stato tutto molto breve, più che altro un modo di dirsi: “Ok, ci si può provare…”, poi ha rimesso in moto e mi ha riportato a casa, ma siamo rimasti a parlare in macchina per un paio d’ore prima di salutarci, e ho capito qualcosa in più su di lui, e lui su di me. È un bel ragazzo, e mi piace, ma deve avere fatto una vita difficile in famiglia, perché vede la famiglia, la sua famiglia, come una trappola. All’epoca, comunque, non avevo capito granché, avevo capito che c’erano problemi ma non avevo capito quali. I contatti in palestra sono rimasti solo per cenni, mentre per conto nostro, in privato, avevamo trovato un nostro equilibrio centrato sul sesso, cosa che non mi sarei mai immaginato da me stesso, era un po’ il contrario di quello che avevo sempre fatto ma mi sembrava la scelta più ovvia e naturale. Lui mi ha detto fin dall’inizio che dovevamo sentirci liberi, che non ci dovevano essere patti tra noi, né detti né non detti, si sta insieme finché dura, finché viene spontaneo, poi sarà quello che sarà. Ha detto che volersi bene non deve essere una trappola, la stessa parola che aveva usato per la sua famiglia.

Io credo che lui non abbia mai avuto la possibilità di essere se stesso, cioè di sentirsi libero, con nessuno. Quando sta con me lo vedo a suo agio, ormai considera il fatto di stare con me come una cosa ovvia, che non gli provoca più reazioni negative, che i primi tempi qualche volta ci sono state e non ne ho mai capito il perché, come se nello stesso tempo lui volesse esserci e non esserci. I nostri rapporti non sono abitudinari ma sono ormai un fatto acquisito, non un legame o peggio un vincolo, ma semplicemente un fatto.

Viviamo entrambi soli, ma a nessuno di noi è venuto in mente che si potrebbe vivere insieme, o almeno che ci si possa provare a breve termine. La nostra libertà è più forte di qualsiasi legame, e questo non significa che tra noi non ci sia un legame, ma che quel legame è libero, sembra una contraddizione, ma non lo è, non è una regola o un dovere contrattuale ma quello che sentiamo istintivamente ogni giorno. Il fatto che io vada a casa sua per fare sesso o che lui venga a casa mia è ormai un dato di fatto, ma piano piano siamo passati dal fare solo sesso al fare anche mille altre cose, sentire musica, cucinare insieme, pulire casa insieme, andare a fare la spesa. Ci siamo dati solo una regola che prima non c’era ma poi piano piano ne abbiamo sentito il bisogno: quando stiamo insieme spegniamo i telefonini, perché quella serata insieme deve essere soltanto nostra. Certe volte resta a dormire a casa mia o io a casa sua, ma non è un fatto scontato né in nessun modo atteso.

C’è stata solo una situazione in cui mi sono sentito in terribile imbarazzo e cioè quando mi ha detto che il giorno prima aveva parlato a lungo con uno che lavora con lui e che forse se ne stava innamorando. Questo fatto mi ha messo ko, almeno sul momento. Lui se n’è accorto e non ha provato a dire che era una storia poco significativa, tutt’altro, ha rivendicato la sua libertà, mi ha solo detto che io sapevo che poteva succedere, e in realtà era così. Dopo quel giorno non l’ho sentito per quasi un mese, poi si è fatto vivo di nuovo, come se non fosse successo nulla, mi ha detto solo: “Ci sei stasera?” Io gli ho detto di sì e mi ha salutato dicendomi: “Allora a stasera.”. La sera mi ha detto: “Io ci avevo creduto ma forse non era la persona giusta, può essere pure che io lo riveda, non lo so, può essere, ma adesso pensiamo a noi …” E così la nostra storia è ricominciata esattamente dove era stata interrotta, perché in fondo non si era mai interrotta. L’unica cosa che mi ha detto è stata: “Comunque sono pulito, ho fatto il test.”

Nel modo di vivere il sesso di Massimo mi ha sempre stupito la totale assenza di recitazione e di preoccupazioni relative alle mie reazioni, è stato sempre estremamente diretto, esprimeva i suoi desideri senza complessi. All’inizio era molto insistente, ma poi piano piano questo modo di fare è svanito, penso che mi abbia capito meglio e che abbia cominciato ad apprezzare anche il mio modo di vivere la sessualità. All’inizio le differenze tra noi erano più grandi, ma poi anche io ho cominciato a capire meglio la sua sessualità. Adesso, con lui mi sento al sicuro, ho la netta impressione che sia una cosa serissima. Il fatto che lui possa reclamare la sua libertà non mi scoraggia, e poi non si tratterebbe comunque di tradimenti, non ha mai fatto le cose di nascosto e penso che di me abbia una buona opinione e che anche lui si senta al sicuro quando sta con me. È un uomo che non ti prende in giro, che parla poco, questo è un suo grande pregio, le cose che dice sono pensate, non si fa portare dagli umori del momento, mantiene sempre un atteggiamento razionale, è un adulto affidabile sul quale puoi contare.

Che cosa è Massimo per me? Eh … non lo saprei proprio definire, ma che bisogno c’è di dare definizioni? La nostra logica, io dico sia la mia che la sua, che sono molto affini, prescinde del tutto dalle categorie tradizionali. Ci abbiamo messo parecchio tempo ad imparare a ragionare con la nostra testa, abbiamo fatto una marea di errori ma alla fine ci siamo riusciti. Non ci importa che altri ci capiscano e ci approvino, il nostro modo di vedere il sesso e la vita in generale non vuole essere un modello per nessuno, è solo il nostro modello, semplicemente perché per noi funziona e voglio aggiungere che quella che agli altri può sembrare instabilità, accettazione di compromessi e in pratica un adattamento forzato, per noi è solo un’espressione d’amore, di comprensione reciproca. Ci hanno detto in tanti che noi siamo strani, che diciamo cose strane che non possono funzionare, però per noi funzionano.

Quando sono a letto con lui e mi appoggio a lui e ne sento il calore non mi chiedo prima se sarà per sempre, se ho l’esclusiva o cose del genere, sento semplicemente che lui c’è e questo mi dà tanta forza, mi aiuta proprio a vivere. Tra noi abbiamo fatto anche errori, ci sono state incomprensioni, ma sono durate poco ed era chiaro fin dall’inizio che non sarebbero state distruttive. Lui non si è mai arrabbiato delle stupidaggini che gli ho detto, quando ce n’è stato bisogno mi ha rimproverato in modo molto deciso ma l’ha fatto con amore e io quell’amore l’ho sentito. Quando hai vicino un uomo che ti vuole bene e quel sentimento è reciproco, non ti fai domande perché hai già le risposte.

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