IL SERENO TRAMONTO DI UNA COPPIA GAY

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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IL SERENO TRAMONTO DI UNA COPPIA GAY

Messaggio da progettogayforum » domenica 4 giugno 2023, 20:32

Caro Project,
oggi, dopo una lunga pausa, il mio partner mi ha chiamato al telefono e abbiamo parlato un po’. Gli voglio bene, mi fa piacere sentirlo, ma allo stesso tempo non voglio perdere la mia libertà, non perché mi piacerebbe fare chissà che cosa ma semplicemente perché penso che in fondo stare soli ha un senso e non è affatto una scelta di ripiego dettata dl fatto di non trovare un compagno. A lui non ho nulla da rimproverare e a modo suo anche lui mi vuole bene, lo ricordo e lo penso con affetto, per me è stato importantissimo, ma appunto, è stato, anche lui ne è consapevole, perché ha il suo mondo, come è giusto che sia, nel quale io non posso e non devo entrare. Lo rispetto perché come me è stato onesto ed ha avuto la pazienza di tollerare miei malumori e le mie ipocrisie, ma onestamente non sento affatto l’urgenza di costruire una vita insieme con lui. Resteremo amici, forse qualcosa in più, ma andremo avanti su strade diverse. La vita è individuale, la coppia può anche funzionare, per un po’, e tra noi ha funzionato e già il fatto che le cose finiscano in modo tranquillo, cioè senza recriminazioni e senza traumi mi pare un successo insperato. Ci sentiamo poco, ma ci sentiamo ancora, certe volte penso che lui da me vorrebbe qualcosa in più ma non ho capito bene che cosa. Quando parliamo ci comportiamo come prima, con gli stessi imbarazzi e le stesse esitazioni, quelle rarissime volte che ci vediamo e si fa pure un po’ di sesso, si sta bene, questo è innegabile, un minimo di calore c’è, ma piano piano queste cose sono diventate un complemento sempre meno significativo della nostra vita. Pima, quando non ci sentivamo per lunghi periodi, ci stavo male, mi mancava, adesso molto meno, so che in fondo anche lui sta bene e che è meglio che vada per una strada che sente veramente sua, io potrei essere una palla al piede. È un’ottima persona e questo è un presupposto indispensabile per innamorarsene e a me è capitato, ma poi il tempo passa e ti senti sempre più distaccato, ti chiudi in te stesso e piano piano perdi i contatti affettivi, pensi al lavoro, ai quattrini, nel senso di trovare una stabilità economica vera e finisci per svalutare i contatti umani. Non voglio un altro compagno, con lui stavo bene, ma voglio stare solo, non voglio pesare su nessuno. Ho pensato che è un ragionamento da vecchi e io ho 37 anni, e forse sono solamente strano. O sono in un periodo grigio, chi lo sa, anche se non riesco ad individuare una ragione credibile di questo scivolamento depressivo. L’unica ragione che potrebbe spiegare in parte questi miei atteggiamenti sta nel fatto che nella nostra relazione, se la vogliamo chiamare così, le pause sono veramente troppo lunghe, in pratica non è una relazione ma un lungo periodo di solitudine nel quale ogni tanto arriva qualche ora di contatto reale, ma sai già che finirà molto presto e che ricomincerà un altro lunghissimo periodo di solitudine. In una situazione del genere posso essere al massimo una meteora nella sua vita, come lui può esserlo nella mia. Mi piacerebbe che fosse tutto diverso? Questo proprio non lo so, ma è un’ipotesi assolutamente teorica, che non cambia la realtà di fatto. Gli anni passano e la voglia di ricominciare o di continuare è sempre più debole. Siamo fatti così, sia lui che io, non siamo fatti l’uno per l’altro, ma tant’è e bisogna prenderne atto.

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