FINE DI UNA COPPIA GAY

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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FINE DI UNA COPPIA GAY

Messaggio da progettogayforum » venerdì 26 aprile 2024, 18:11

Caro Project,
leggere il forum è bello, ci sono tante cose positive, tante storie che finiscono bene, però, nella vita reale, ci sono anche storie che non dico finiscono male, ma semplicemente finiscono, perché tutte le cose di questo mondo finiscono, e di quelle storie il forum non ne parla. È vero che non sarebbero spinte positive per affrontare la vita, perché un po’ di entusiasmo ci vuole, però le storie, cioè moltissime storie, in genere non durano. Non è colpa di nessuno, semplicemente ci si rende conto che la storia è finita e ci si separa, o meglio, neppure ci si separa, perché in teoria tutto è come prima, ma ti accorgi che le pause si fanno lunghissime, che i discorsi diventano discorsi di circostanza e che in pratica non ha senso cercare di tenere in piedi qualcosa che non esiste più, che magari è esistita ma ormai non esiste più. Ci resta il ricordo, cioè solo il ricordo, non l’ipotesi che ci possa essere una ripresa, cioè che il rapporto possa risorgere dalle proprie ceneri, l’ipotesi di un recupero della relazione è in sostanza inesistente. Questo è esattamente quello che sta capitando a me. Io ho 36 anni, lui 34, una bella storia alle spalle da quando avevamo entrambi poco più di vent’anni, una stima reciproca che ancora c’è, perché la stima reciproca viene meno quando il tuo compagno fa il doppio gioco, o ti tratta male, o si comporta in modo riprovevole, cosa che lui non ha mai fatto. Non ho veramente niente da rimproverargli, ma questo non toglie che ormai lo sento una presenza estranea, non disturbante, non sgradevole, semplicemente una presenza estranea, che non fa più parte della mia dimensione privata. All’inizio la situazione è strana, non te l’aspetti, anche perché gli anni passati insieme sono stati tanti, poi valuti la situazione, avverti un distacco oggettivo, non solo il suo ma anche il tuo. Non percepisci più quella spinta fortissima a vederlo che c’era prima, la sua figura non domina più la tua fantasia, diventa piano piano una presenza tra le altre, che settimana dopo settimana si fa sempre più evanescente. Sai che lui ha un altro mondo che adesso è il centro dei suoi pensieri, cioè, a dire la verità, neppure lo sai, ma lo immagini, cerchi di vedere le cose in quel modo per staccarlo ancora di più dal tuo orizzonte, poi magari sta pure solo come un cane a leccarsi le ferite, ma anche se fosse così, alla fine non ti cerca, perché anche lui dà per scontato che tu abbia chissà quale altra vita alternativa, e così ciascuno cerca di razionalizzare il distacco, dicendo che tanto non c’è niente da fare, che ormai tutto è finito perché l’altro ha fatto la sua scelta e se ne è andato per la sua strada. Ma giustificazioni o retro-pensiero a parte, quello che ci resta è la sensazione di vuoto, di frustrazione, di impotenza, vedi il tempo che passa e lui che se ne va via portato dal tempo che passa, e tu non lo vai a cercare, perché prevedi, o comunque sai che ogni tentativo sarebbe inutile. È una forma di eutanasia di un rapporto affettivo, si rinuncia alle cure e ci si propone di girare pagina e di ricominciare da capo! Come se una cosa del genere fosse possibile! Ma come si fa a girare pagina? Ci sono le difficoltà, è evidente, ma certe possibilità si hanno una sola volta nella vita, pensare che si possano ripetere non è fantasia ma follia. E qualunque storia, ammesso che ce ne possa essere qualcuna, avrebbe comunque un termine di paragone obbligatorio in grado di svalutarla. Perché ciò che si è perso è sempre migliore di ciò che esiste e poi lui nella mia vita c’è stato veramente, non è stato un’ipotesi. Questo è forse l’aspetto più difficile da accettare di tutta la vicenda, non devo mettere da parte una storia che mi andava stretta, no! Devo mettere da parte cose vere che non sono state affatto indifferenti né a lui né a me, alla fine lo dovrò fare per forza. Quando ci siamo lasciati, o meglio quando abbiamo capito che ormai un incontro successivo sarebbe stato un fatto molto improbabile, ci siamo fatti una promessa, che sembra assurda per due che si lasciano. Ci siamo promessi di risponderci comunque, di sentirci comunque, anche se uno solo di noi dovesse sentire il bisogno di sentire l’altro. Al momento, lui questo bisogno non lo ha sentito, non si è rifatto vivo. Non sono sicuro al 100% che non si farà più vivo. Mi piacerebbe che si facesse risentire. Mi sono detto che potrei chiamarlo io, ma ho la terribile paura di sentire una risposta gelida che non è solo un addio, ma un “togliti dai piedi!” Non ha mai usato questi toni, e probabilmente non lo farebbe neppure adesso, ma se poi tutto finisse in una educata conversazione di dieci minuti, beh, a che cosa servirebbe? Non lo sento da diversi giorni, non so che cosa augurarmi, forse sarebbe meglio dimenticare il passato. Pasolini diceva che solo vivere, solo amare conta, non avere vissuto, non avere amato, però, avere vissuto non è comunque indifferente. Lasciare uno che non sopporti è facile, lasciare uno che hai amato e che ti ha amato non è facile per niente. I ragionamenti di auto-consolazione non servono a molto, sono come le condoglianze dopo la morte di una persona cara. Mi sento proprio come un vedovo che sta elaborando il lutto per avere perso la compagna della vita. Il tempo passerà e tutto si farà più vago e indistinto, ma adesso il ricordo è ancora vicino, ho ancora davanti agli occhi la sua immagine, il suono della sua voce, ho conservato tutte le chat con lui, anche quelle più banali, le tengo da parte come una reliquia. Certe volte mi sento completamente cretino, penso che dovrei finalmente mettermi in testa che la nostra storia è conclusa, però vorrei almeno sapere qualcosa di lui, vorrei sapere se sta bene, perché non sono così sicuro che senza di me stia veramente meglio. Mi chiedo com’è possibile che sia tutto svanito e che lui abbia rimosso del tutto i ricordi del tempo passato insieme. Non riesco ad accettare l’idea che sia finito tutto in cenere, vorrei almeno avere la certezza che lui sta meglio senza di me, questo mi farebbe stare meglio. Mi sento totalmente incoerente, come se fossi portato da ondate di malinconia alternate a ondate di distacco, oscillo tra estremi opposti, non ho né il coraggio né la forza di decidere e non faccio nulla, passo i pomeriggi (la mattina per fortuna c’è il lavoro) buttato su una poltrona a combattere con la malinconia. Basta! Vado a fare una lavatrice, ho bisogno di non pensare e mi sento pure uno che fa drammi inutili, perché quello che capita a me capita a tantissima gente e non ha proprio nulla di tragico o di sconvolgente. Discorso consolatorio anche questo!

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