"Tanto non funzionerà...":la sfiducia nell'amore gay

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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redelmondo
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Re: La sindrome del "Tanto non funzionerà..."

Messaggio da redelmondo » sabato 15 ottobre 2011, 17:41

Penso che il cuore più arido se si innamora, fiorisce nuovamente, forse non è l’amore che travolge quello che prova. Non è colpa di nessuno, non penso che sia così scontato innamorarsi appassionatamente, ma allo stesso tempo se c’è amore profondamente provato non si riesca a trattenerlo. Si può fare il duro e puro uomo vissuto ed intoccabile, ma quando ti innamori veramente torni bambino ed il desiderio diventa irrefrenabile. Almeno l’amore per me è così, poi ogn’uno è un mondo a parte, c’è chi si riconosce nel disfattismo e chi lo deve sopportare da chi gli sta vicino.
A un certo punto bisogna guardare in faccia la realtà e prendere delle decisioni forti in uno o nell’altro verso, almeno io non riesco ad avere mezze misure.

Per Barbara: non volevo censurare l’argomento della conversazione, visto anche quanto ci si sta dibattendo sopra, è solo che certe cose non le digerisco sulla mia pelle e mi provocano l’orticaria anche se raccontate da altri. Non so, vorrei che fossimo tutti felici! Mammamia come sono tragico.

barbara
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Re: La sindrome del "Tanto non funzionerà..."

Messaggio da barbara » sabato 15 ottobre 2011, 18:42

Vedi Redelmondo, tutti noi vorremmo che fossero tutti felici , ma la realtà è diversa. La vita di ognuno di noi ha luci ed ombre . Mi sembra di cogliere che certe situazioni ti colpiscono molto, al punto che non sopporti quasi di ascoltarle. Conosco persone che faticano ad entrare in un ospedale, conosco anche persone che non sopportano di vedere gli altri piangere .
Credo che sia un modo come un altro per esprimere la propria sensibilità.
Se tu fosse indifferente alla sofferenza degli altri , non ti verrebbe "l'orticaria".
Quindi il tuo disagio va rispettato, allo stesso modo in cui va rispettato il vissuto di chi sta male.
L'importante è ,credo, esserci nel modo in cui si riesce e per come siamo fatti.

Tozeur
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Re: La sindrome del "Tanto non funzionerà..."

Messaggio da Tozeur » sabato 7 luglio 2012, 18:32

Ciao Barbara, molto bello questo pensiero, hai descritto diverse situazioni collegate tra di loro che molti di noi hanno sperimentando o stanno sperimentando proprio in questi momenti. Spesso vorremmo fare cosi tante cose ma tante paure ci assalgono, non ultime quelle di non essere corrisposti oppure di rovinare una bella amicizia con la persona verso cui abbiamo preso una cosidetta "cotta".
Fatevi coraggio ragazzi e non reprimete i vostri sentimenti, chissà, può valerne veramente la pena ;)
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ignis
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Re: La sindrome del "Tanto non funzionerà..."

Messaggio da ignis » domenica 28 ottobre 2012, 16:41

Mi riconosco nel primo post di barbara. Penso che il mio "problema" sia a monte: essere freddo (evitare il contatto affettuoso con le persone a cui tengo) è nel mio stile di vita, e sarebbe innaturale non esserlo, di riflesso, anche in amore.

E' nel mio stile di vita, perché sono costretto. Mi costringono persone che hanno bisogno che io sia così freddo (da qui potrei sbagliare: magari a causa delle loro difficoltà sul piano affettivo; magari è la mia stessa difficoltà; non mi interessa, non è un mio problema). Tornando al post: quando ho letto che altre persone pensano i miei pensieri con tale precisione, mi sono chiesto: "Ma come è possibile?" ... complimenti. Me lo metto nei segnalibri, certe frasi mi "dicono qualcosa" pur suonandomi estranee, ci tornerò nel lungo termine. grazie.

Yin-Yang
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Iscritto il: sabato 20 ottobre 2012, 11:01

Re: La sindrome del "Tanto non funzionerà..."

Messaggio da Yin-Yang » domenica 28 ottobre 2012, 18:15

Una parte della vita degli uomini è discordia, litigio, guerra nel caso peggiore.
Non solo adesso, da sempre, da sempre abbiamo tutti molto ben presente il “ per noi”, valutando solo le nostre posizioni, le nostre fatiche, i nostri sacrifici, le nostre personali necessità.
Pretendendo in cambio dagli altri sempre molto di più, al minimo alla pari, come in un contratto notarile.
Rispetto a quanto è costato a noi, a quanto abbiamo investito, a quanto abbiamo speso di noi, delle nostre energie.
Tanto da proiettare il nostro investimento sul prossimo, quasi che sia lui ad averlo preteso, richiesto, imposto.
È da lì che nascono i nostri peggiori errori e orrori, nascono da dentro di noi, non da dentro o fuori dagli altri.
Non sono quasi mai relativi ad una condizione, ma alla sua nostra cattiva interpretazione, al nostro modo di porci, a un nostro “difetto”, limite o semplice incapacità.
E quando cadiamo negli errori ed orrori sono solo nostri, il male resta in noi perché è da noi che si è generato.
È sempre da soli che ci procuriamo ferite, quelle profonde, indelebili, quelle che difficilmente riusciremo mai a rimarginare, a perdonarci.
Feriamo e ci feriamo, perdendo la credibilità in noi, perdendo ancora di più in noi la poca fiducia che ha generato il danno e rendendo oltremodo in cambio solo dolore e incomprensione, feriti indelebili pari, al minimo, a quelle procurate a noi.
Anche quando le nostre buone intenzioni o azioni miravano all’opposto, il caso peggiore.
È da soli che molte volte non abbiamo il coraggio di fare il “passo indietro”, è solo da soli che chiediamo sicurezze che ci mancano, fiducie che non abbiamo mai avuto, mai concesso a noi, per primi, da soli.
Se non è così come potremmo affidarne agli altri, sentirci tranquilli di loro e anche e soprattutto per loro?
I panni altrui ci vanno quasi sempre stretti perché non ci sentiamo a posto nei nostri personali, e vorremmo adattare quelli degli altri più che sistemare i nostri, ci appare più semplice, più “giusto”.
E vale nei difetti e negli eccessi, credo, nei buoni o cattivi sentimenti, rapporti, e forse anche contratti, quanto credo valga nella vita pubblica e privata.
Credo che possiamo farci del male solo con le nostre mani, dipende solo da noi, il prossimo conta davvero poco.
Il prossimo purtroppo, se crede in te, al massimo subisce, lo si costringe, nella sua buona fede e fiducia in te, a subire.
Dipende dal nostro “bello” non dal “brutto” degli altri che molte volte è solo un inconscia proiezione di un nostro personale incubo, paura, difetto o limite, di un nostro “brutto” solo personale.
Dipende, quanto per i panni, dal fatto che è più facile avere sfiducia negli altri affidando loro la responsabilità di un nostro errore-orrore che cercare di comprendere perché non ne abbiamo avuto un po' di fiducia per noi stessi, tanto da poterlo prevenire, evitare.

Se non riusciamo a cambiarci, a cambiare noi per primi, cadremo ancora negli stessi errori, nelle stesse ferite, nei nostri irrimediabili orrori, al di là di qualsiasi psicologia, formazione, condizione, imprinting.
I nostri errori-orrori sono violenza, fatta da noi a noi e imposta agli altri, dobbiamo imparare a star bene nei nostri panni, se non vogliamo più incorrere nel misfatto, quelli degli altri sono loro, come lo sono le loro vite e la loro Libertà.

william27
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Iscritto il: sabato 27 ottobre 2012, 15:07

Re: La sindrome del "Tanto non funzionerà..."

Messaggio da william27 » martedì 5 febbraio 2013, 10:47

Sto leggendo solo ora questa sezione, in effetti, mi rendo conto che alcune parti di questo forum non le avevo proprio mai guardate, perchè mi sembravano troppo per me, quasi fantascienza!!
E, non so se ho compreso a pieno il pensiero di barbara, i cui scritti tra l'altro li trovo sempre pieni di molta dolcezza e fine sensibilità, ma un po' mi ci ritrovo, più che altro quando parlava di "paura di un rapporto"...
Ma non tanto per la "paura della relazione" (anche di amicizia, s'intenda!) in sè e per sè, o meglio, non solo per quello, ma perchè mi rendo contro che, avendo ammesso a me stesso di essere omosessuale, quelle barriere che più o meno inconsapevolmente ponevo tra me e chiunque altro non ci sono più.
Non so se è capitato anche a voi, ma quello che sto notando tra ora e fino a poco fa è un cambiamento notevole nei rapporti: prima avevo una parte di me da nascondere in primis a me stesso, e poi anche agli altri, e questo tarlo mangiava non solo me stesso, ma corrodeva anche le relazioni.
Si ok, ridevo, scherzavo, sentivo confidenze.....ma dentro di me non ero appagato, avevo la sensazione che tutto fosse destinato a rimanere in superficie, che io non dovessi andare oltre, aprirmi di più...pur mostrandomi solare, in realtà ero freddo, e lo ero con me stesso prima ancora che con gli altri.
Ora invece a volte ho paura di questi rapporti per il motivo opposto: paura di sentirmi troppo coinvolto, perchè le barriere di cui prima, che mi impedivano una vera apertura con me e con gli altri, se non altro si sono mooolto indebolite, e spessissimo mi capita di aver paura perchè mi sento vulnerabile, paura di dare più di quello che posso ricevere, paura di prendere per questo delle grandi bastonate!! :roll:
O, magari, è semplicemente la paura che tutto possa andar bene..
Insomma, io mi ci sono molto ritrovato nel post di barbara, anche se, almeno nel mio caso, non credo che i motivi siano scarsa autostima o paura di immedesimarsi nelle stesse fragilità dell'altro...forse dovrei indagarmi meglio!! :mrgreen:

PS: rileggendo tutto spero di non essere andato OT, ma nello scrivere mi sono lasciato molto trasportare dai miei pensieri! :?

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