GAY INNAMORATI E GAY CHE VOGLIONO INNAMORARSI

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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GAY INNAMORATI E GAY CHE VOGLIONO INNAMORARSI

Messaggio da progettogayforum » giovedì 7 giugno 2012, 23:08

Questo post è dedicato a focalizzare la differenza tra l’innamorarsi e il volersi innamorare. Mi capita spesso di leggere nel forum, e anche nelle mail che ricevo, espressioni come: “ho bisogno di avere un ragazzo vicino”, “ho capito che devo trovarmi un ragazzo”, “non posso continuare a buttare il mio tempo, voglio vivere! Voglio avere una storia d’amore!” Queste frasi manifestano il desiderio di innamorarsi, la necessità di innamorarsi come ipotetica soluzione di uno stato di disagio individuale. Altre volte parlo con ragazzi innamorati di ragazzi etero o di ragazzi impossibili, che stanno veramente male perché il loro oggetto d’amore è per loro irraggiungibile e, nonostante tutto, non si tolgono dalla mente il loro desiderio.
Innamorarsi non è l’effetto di una scelta, non ha nulla a che vedere con un calcolo di utilità personale e spesso crea a livello individuale solo sofferenza.

Nell’innamorarsi quello che conta è la persona amata per la quale si sarebbe disposti a qualunque sacrificio senza chiedere nulla in cambio, il ragazzo amato è solo quello e non può essere sostituito da nessun altro. Quel ragazzo non conta per questa o per quell’altra sua caratteristica ma perché è lui ed è insostituibile.

Volersi innamorare è invece una scelta, una decisione, un prendere atto che è giunto il momento di fare qualcosa, di trovarsi “un” ragazzo e, inevitabilmente, cercare di un ragazzo significa cercare il meglio dal proprio punto di vista: un ragazzo che mi voglia bene ma non mi faccia sentire troppo legato, un ragazzo al quale piacciano le stesse cose che piacciono a me, un ragazzo che mi permetta comunque di perseguire i miei obiettivi in tanti altri campi e che non mi sia di intralcio, ovviamente anche un ragazzo che mi voglia bene, ma nel senso che mi accetti per quello che sono e mi permetta di continuare a fare quello che desidero. Qui la scelta non è determinata dalla persona insostituibile dell’altro ma da quello che l’altro mi offre in termini di utilità. Non cerco “quel” ragazzo ma “un” ragazzo che abbia certe caratteristiche. La fungibilità è in re ipsa, cioè, in fondo, un ragazzo vale l’altro a parità di condizioni. Tutto questo non ha nulla a che vedere con l’innamoramento, si tratta di un calcolo, di un criterio di tipo quasi economico per cui si sceglie di comprare ciò che ci è più utile a parità di prezzo.

A seguito della decisione di innamorarsi di “un” ragazzo di procede alla scelta tra i ragazzi possibili, si cerca di avere una scelta per quanto possibile larga e si lascia sempre la porta aperta alla ricerca del meglio, con una specie di condizione implicita: mi “voglio” innamorare di te “salvo che io non trovi di meglio”, questa clausola risolutiva sottintesa è tipica della ricerca di “un” ragazzo.

Gli innamoramenti però, almeno quelli che mi sembrano tali, non hanno nulla a che vedere con le scelte o con le strategie di ricerca, tipo frequentare chat, locali e simili e, per quanto uno ne senta la necessità, non è detto affatto che accadano e meno che mai che accadano proprio quando si vorrebbe che accadessero. Innamorarsi non è una questione razionale, di calcolo o di strategia, non è una scelta ma un fatto che non possiamo governare, incerto nel se, nel senso che potrebbe anche non accadere, e incerto nel quando.

Puoi conoscere cento ragazzi e non innamorarti di nessuno e quando non ci si innamora, si arriva spesso a pensare che comunque si deve fare una scelta, almeno per non perdere tempo e per fare comunque qualcosa. In questo modo ci si adatta alla ricerca del meno peggio, cosa che, anche se accade abbastanza frequentemente, comporta che la vita affettiva finisce per essere condizionata da scelte di compromesso.

Mi sono sempre chiesto perché i gay, ma anche gli etero, abbiano l’idea di “dover” fare coppia per forza, cioè anche creando un qualcosa che sembri un innamoramento anche quando un innamoramento vero non c’è, come se essere in coppia, o in qualcosa che somiglia a una coppia, fosse la soluzione magica di tutti i problemi, cosa tutt’altro che realistica. Non c’è nessun obbligo di vivere in coppia se non si sente la vita di coppia come una cosa del tutto spontanea e non si ha un compagno vero col quale condividerla.

Mi è gradito ripetere qui, per l’ennesima volta, una frase ormai celebre di James Baldwin in riferimento ad una storia d’amore: “Qui non c’è niente da decidere ma tutto da accettare.” Credo che sia questa la formula di chiusura dell’innamoramento, cioè il criterio che spiega e sostituisce ogni altro criterio nel discernere l’innamorarsi dal volersi innamorare. Chi si innamora pensa prima di tutto alla felicità dell’altro, fino al punto di mettersi da parte per il bene dell’altro, chi decide di innamorarsi cerca di risolvere un proprio problema, il comportamento non è più altruistico e spontaneamente irrazionale ma diventa il risultato di un calcolo più o meno consapevole. Ci tengo a sottolineare che la confusione tra innamoramento e scelta di innamorarsi è estremamente comune, non c’è, dietro, nessuna cattiva coscienza e nessun dolo, si tratta di una confusione tra due concetti che si percepiscono erroneamente come affini. In fondo entrambi possono portare alla vita di coppia; la differenza non è esteriore ma non per questo è meno reale. Chi sceglie di innamorarsi crede che il suo sia il classico modo di procedere degli innamorati ma così non è e, purtroppo, accorgersene richiedi tempi lunghi.

Ci sono situazioni in cui, dall’esterno, si ha la netta impressione di trovarsi di fronte ad un ragazzo che ha deciso di innamorarsi e si è infilato in una storia che tutto è meno che una storia d’amore ma poi, a ben vedere, le cose non stanno così e il rapporto ha una base affettiva molto forte. Il criterio distintivo di fondo non è nella felicità o meno del vivere in coppia ma nella non fungibilità dell’altro cioè nel fatto che quando l’altro rischia di venire meno si avverte nettissima la sua insostituibilità. Ci sono rapporti di coppia capaci di farci sentire in paradiso ma ci sono anche rapporti di coppia che ci permettono comunque di non scivolare nell’inferno della solitudine e della depressione e non si tratta certo di rapporti di coppia banali. La si potrebbe chiamare la forza della debolezza: con te forse non sono felice, ma senza di te non posso stare. È evidente che si tratta comunque di un legame forte che, nonostante tutto, si mantiene saldo perché ha delle radici forti. In queste situazioni dal di fuori si ha l’impressione che il legame sia governato dalla classica condizione implicita: starò con te “finché non troverò di meglio”, ma poi la ricerca del meglio, in questi casi, non fa che confermare infungibilità dell’altro. D’altra parte i difetti di una persona si colgono con la sua presenza, i suoi pregi si colgono con la sua assenza.

Aggiungo un’ultima osservazione. Una struttura meno rigida e più leggera resiste meglio alle sollecitazioni improvvise. Il principio vale per le costruzioni antisismiche ma vale altresì per la vita di coppia. Le coppie strettissime sono in realtà molto fragili, quelle elastiche sono capaci di passare indenni attraverso sollecitazioni improvvise anche forti. Non sono le regole giuridiche e i vincoli che rendono stabile un matrimonio. Il criterio si applica per analogia a tutte le coppie. L’amore non è un contratto.

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Yoseph
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Re: GAY INNAMORATI E GAY CHE VOGLIONO INNAMORARSI

Messaggio da Yoseph » lunedì 24 settembre 2012, 0:45

Questo post mi ha chiarito ciò che avevo iniziato a capire da un po', ma la mia domanda ora è questa: perché secondo te sono davvero pochi quelli che si innamorano spontaneamente?
Gay o no mi sembra che la maggior parte delle persone tra i venti e i trent'anni si voglia sistemare, voglia investire in un futuro di coppia che scacci la paura di restar per sempre soli. Detto questo penso anche che se tutti gli innamoramenti fossero spontanei avremmo molti più single e molte meno famiglie, insomma saremmo molti di meno... :shock: non so, forse ho detto una cosa stupida :oops:

Machilosa
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Re: GAY INNAMORATI E GAY CHE VOGLIONO INNAMORARSI

Messaggio da Machilosa » lunedì 24 settembre 2012, 20:34

Trovo questo post illuminante. Esprime appieno certi dubbi che talora mi sono passati per la testa.

Ho la sensazione che innamorarsi sia sostanzialmente qualcosa di irrazionale, che non ha molto a che vedere con l'effettiva funzionalità di una coppia.
Quanti innamorati della persona sbagliata! Magari affascinante, ma inaffidabile o incocludente.
La vita di coppia è una forzatura della nostra naturale poligamia: per quanto ne possa capire io, mi sembra che abbia necessità che vanno ben oltre l'innamoramento; credo che innamorarsi possa dare sensazioni ineguagliabili, sul momento, ma sul lungo termine assume più l'aspetto di una scommessa.
La ricerca razionale del partner può essere un procedimento più freddo, ma penso dia frutti migliori, sul lungo termine.
Del resto, sia l'innamoramento "vero" che l'innamoramento "studiato" sfoceranno in una tiepida convivenza, si spera basata sull'affetto profondo e sul reciproco rispetto. A quel punto è meglio avere accanto una persona con pregi funzionali alla vita di coppia (come l'affidabilità, appunto), che non qualcuno di cui un tempo si era innamorati, ma che ora rivela gravi difetti, di cui magari ci eravamo già accorti, ma che avevamo deciso di accettare in virtù del nostro innamoramento.

internationalnumber
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Re: GAY INNAMORATI E GAY CHE VOGLIONO INNAMORARSI

Messaggio da internationalnumber » mercoledì 26 settembre 2012, 0:25

Grazie per quello che hai scritto project! Capisco molto bene quello che dici e ti appoggio in pieno. Spesso mi capita di analizzarmi, di cercare di capire come e perchè mi comporto in un certo modo, di valutare quale strada da seguire e quale no. Ultimamente sento un disperato bisogno di innamorarmi. Un bisogno disperato, quasi come fosse l'obiettivo della mia vita. Probabilmente perchè l'idea che "chiodo scacci chiodo" è prepotente nella mia mente.. E dopo essermi innamorato di una persona che poi non ha voluto continuare la storia ho perso quello che avevo, forse ancora peggio rispetto a non averlo mai avuto. Mi mancavano quelle attenzioni, come dico spesso mi mancava "essere il primo per qualcuno". Mi mancava davvero e mi manca tutt'ora. Mi manca un pensiero e una carezza, uno sguardo intriso di dolcezza e una passeggiata in due. E mi sto innamorando costantemente, sempre, ovunque e di chiunque. Ma so che è sbagliato, so che amare qualcuno perchè non si ha di meglio da fare è una cosa terribile. Una volta mi è stato detto "non sono un passatempo, non puoi amarmi per gioco, io ti ho scelto tra tanti". E' lì che ho capito che non si prende tutto quello che passa il convento(a volte a malincuore, dato che è difficile). E che anche quando ci si sente in BISOGNO di amare (come cantano i sud sound system "tutti hanno bisogno d'amore perchè nessuno può fare a meno di amare") bisogna riconoscersi, riconoscersi tra chi ci sceglie ed evitare chi banalmente ci accetta. E soprattutto bisogna scegliersi a vicenda. Non inizierei nessuna storia in questo periodo perchè vorrei prima trovare la pace con me stesso, quella pace che mi farebbe scegliere una persona da amare e a cui potrei dare incondizionatamente, senza riserva, il mio amore. La tentazione è fortissima, ho in media due cotte al giorno (anche se principalmente ne ho una che prevale su tutte le altre..) ma ho bisogno prima di me e della mia pace per essere "lucido di cuore".
Grazie ancora project.
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