coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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orachefaccio
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coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da orachefaccio » mercoledì 17 aprile 2013, 0:36

Cari tutti,

Se in generale posso dire di non conoscere il mondo gay, in questo momento mi accingo a scrivere di un tema che conosco ancora meno. A 26 anni e senza la minima idea di cosa significhi essere gay mi sento un bambino (quindi in anticipo, vi prego perdonatemi l'ignoranza e l'approccio del tutto naive), ma mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate a riguardo.

Ciò che mi faceva pensare è il punto seguente: come si pone una coppia gay di fronte all'idea dei figli? Adozione, inseminazione artificiale.. e in quest'ultimo caso chi dei due dona il seme? E come decidere chi dei due?

Non conosco le leggi a riguardo (e purtroppo in Italia credo ce ne siano ben poche) e se vi va potete illuminarmi. Quello che mi preme ancor di più chiedervi, però, riguarda non le formalità, quanto piuttosto: cosa sentite voi? Cosa vorreste (anche se magari non è possibile in Italia)? Come vi porreste a riguardo? Adottereste per l'idea di curarvi di un bambino che altrimenti potrebbe avere meno possibilità? Vorreste invece un figlio "naturalmente" (non lo sarebbe esattamente, a causa dell'artificialità della procedura (di cui tra l'altro so ben poco), ma per uno dei due sarebbe in qualche modo geneticamente suo), figlio che in questo modo sentireste vostro? Come affrontereste l'argomento del decidere chi dei due dona? Mi immagino ci possano essere vari sensi di colpa a riguardo.

Ancora una volta, scusatemi se tocco un argomento così delicato senza averne la minima autorità, ci sono problemi molto più importanti cui pensare e questioni che io stesso devo risolvere ben prima anche solo di immaginare dei figli. Ma si tratta di una questione che mi affligge già da qualche tempo e mi farebbe davvero piacere sentire cosa sentite a riguardo. Che sia una risposta da 10 parole o una lettera!

Un abbraccio
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Yoseph
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Re: coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da Yoseph » mercoledì 17 aprile 2013, 2:35

Ciao orachefaccio!Hai fatto bene ad aprire questo topic, avrei voluto farlo io ma non ho mai trovato il momento giusto. in realtà è un argomento che sento molto. Mi domando:- Ma perché fino ad una certa età tutto va bene, poi quando si comincia ad essere abbastanza adulti ci si tormenta col problema di voler avere dei figli? Come sappiamo in Italia siamo tutti molto tradizionalisti e la famiglia tradizionale ha un ruolo cruciale, quindi la ricerca che ho fatto su di me è avvenuta cercando di capire se io desiderassi davvero avere un figlio oppure la mia era semplicemente l'esigenza di fare ciò che la società si aspetta da me. Ancora non so darmi una risposta, so solo che mi farebbe piacere avere un figlio, tutto qui, mi piace l'idea di poter seguire lo sviluppo di un essere umano dall'età più tenera a quella più adulta, osservarlo, forse è semplicemente curiosità per la vita, cioè non perdere il contatto con ciò che anche noi siamo stati, vedere come cambiano i bisogni, i comportamenti... Ad ogni modo in Italia la legge parla chiaro: né i single né le coppie gay possono adottare, possono farlo solo quelle etero, tra l'altro devono essere sposate o devono poter dimostrare di aver convissuto per tre anni. Non è possibile neanche ricirrere alla fecondazione eterologa, né alla maternità surrogata. Significa che per un gay qui le possibilità di diventare genitore sono precluse. Ciò si può fare invece in alcuni paesi europei e del mondo. Come puoi immaginare ci sono coppie o singoli che vanno all'estero per poter diventare comunque genitori, ma il procedimento è molto comlicato, in alcuni casi per godere di certi diritti come quello all'adozione bisogna essere residenti nel paese in cui si fa la richiesta. Forse la via più semplice è quello della maternità surrogata o utero in affitto, qualcuno l'ha fatto, ma sono casi rari, forse anche a causa dei costi elevati. Secondo la mia sensibilità sarei propenso esclusivamente all'adozione: per me non fa differenza avere un figlio che abbia un altro patrimonio genetico. La mia opinione è che essere genitori è ovviamente un piacere, ma fare il genitore significa dare la libertà ad un individuo di realizzarsi, senza proiettare in lui i propri sogni o le proprie frustrazioni. Concepito o no, si è sempre di fronte ad un individuo che ha capacità, pensieri ed esigenze differenti da quelle del genitore. Vivendo in Italia e sentendomi a casa solo qui però ho dovuto accettare il fatto di non poter realizzare questo progetto, non credo che cambieranno le leggi a breve, oltre all'ostilità della nostra classe politica abbiamo un parlamento e dei governi che durano poco e funzionano male. E comunque per un single credo che sarebbe molto difficile occuparsi di un figlio da solo, già è dura per chi è in due. Fingere di essere etero per avere dei figli con una donna? Mmmm c'è chi fa così, ma a me non piace né fingere né mettermi nei casini :D Probabilmente passerò la mia vita cercando di darle il senso più profondo possiibile, cercando di realizzare me stesso e di curare le ferite che ho subito dagli altri in passato, cercando di diventare sempre più forte. Sicuramente mi renderò conto prima o poi che i soldi in sé non portano più di tanta gioia o soddisfazioni e sarà allora che deciderò di adottare un bimbo/bimba a distanza per dargli il diritto alla salute e allo studio, in fondo, come dicevo prima, per me essere genitori non vuol dire possedere un figlio, ma dare la libertà ad un individuo di potersi realizzare! Alla fine ,non so perché, quell'istinto primordiale di spendersi per qualcuno torna sempre!

Alyosha
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Re: coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da Alyosha » mercoledì 17 aprile 2013, 8:38

L'ho già scritto. C'è a mio avviso da ripensare il concetto stesso di famiglia e separarlo dall'idea di matrimonio. La famiglia è il luogo degli affetti di una persona non un "forno" dentro cui infilare spermatozoi. Famiglia sono i proprio parenti di sangue, come quelli acquisiti, come gli amici, gli incontri che per nostra fortuna ci hanno segnato e ci fanno essere quello che siamo. I nostri genitori sono quelli da cui abbiamo imparato e tutti noi ne abbiamo avuto e ne avremo più di uno. Anche i figli per me non sono i figli naturali, bestie strane nate per sfancularti appena crescono, ma le persone cui abbiamo saputo comunicare quello che siamo cui abbiamo insegnato quello che sappiamo e da cui abbiamo imparato. Lo stesso vale per i fratelli ecc. ecc. Se mai avrò delle idee, dei pensieri, un vissuto, poterlo trasmettere alla prossima generazione renderà miei figli, tutti i giovani che avrò saputo accogliere. In una sola parola famiglia è prendersi cura. Penso a delle famiglie allargarte, fluide, aperte e in questo spazio perché no anche alla crescita condivisa della prole. Un bambino questa idea di famiglia larga senza confini netti ce l'ha nel DNA, tende ad inserire nel suo nucleo familiare tutte le persone che vede costantemente e che vuole bene. Fateci caso, l'amico di famiglia diventa sempre "zio" e i suoi figli sono "cugini". Questa idea riesco a pensarla. Partendo dal presupposto che la coppia genitoriale sia sempre padre-madre (quella si fissata per natura) si possono pensare a famiglie allargate in cui ci sono tanti zii e zie e cugini. Questo modello per altro lo esporterei anche per gli etero, ma per spiegare il perché il discorso si allargherebbe. Più è ricca di relazioni e affetti l'infanzia di un bambino e meglio sta, ci puoi mettere 7 "zii" (padri) e 8 zie (madri) e 18 (cugini) non sarà mai sazio di relazioni, però un bambino deve avere un padre e una madre, un maschile e un femminile di riferimento.
Finché penseremo alla famiglia come alla coppia padre-padre-figlio scimmiottando quella etero, daremo ragione ai tanti omofobi che vedono come la cosa infattibile. Sono le premesse sbagliate, perché la famiglia non è SOLO nel matrimonio. Bisognerebbe recuperare il senso della famiglia "antico". Tutti noi abbiamo una "padrino" e una "madrina" solitamente altri zii, ma possono anche esserrre estranei. Già nel cuore antropologico del cristianesimo c'è un qualcosa si simile all'idea di famiglia che ho in mente.
Questa invidia per la donna, come invidia della sua capacità di procreazione e generare, dovrebbe e potrebbe essere superata così. A chi mi risponde che non si può fare dico che già adesso il 60% dei figli ha de padri e due madri (quando non di più) nelle attuali coppie etero divorrziate e per loro il problema non è averne quattro ma che la coppia genitoriale sia perennemente in collutta.
Sulla adozione invece non sono d'accordo, non è la soluzione ne teoricanepratica. Se si avessero informazioni precise sull'adozione si saprebbe che i casi in cui si adotta un neonato sono pochissimi, nella maggior parte dei casi si tratta invece di bambini problematici tolti alla famiglia perchémagari hanno ricevuto violenze sessuale, passati per un periodo medio di due tre anni di "casa famiglia" e che arrivano a voi carichi di problemi. Tante volte succede che proprio per l'infinito egoismo dei genitori che vuole adottare solo per soddisfare un proprio bisogno di genitorialità i bambini più grandi o irrequieti vengono scartati e restano nelle case famiglia a vita. Insomma in queste situazioni non aggraverei la questione mettendo il bambino in una famiglia di gay. Per capirci se io Stato devo affidare il bambino lo metto nellla migliore condizione PER LUI possibile. Ad una famiglia povera per esempio non tolgo il bambino, ma se devo affidarlo lo affiderò ad una famiglia benestante (questo è il criterio per farla buona di adozione).
Diverso è il discorso delle coppie gay con figli naturali, in quel caso come nell'esempio di prima non affiderei un bambino in adozione ad una coppia gay, ma mai e poi mai penserei di toglierlo ad una coppia gay. Però se si tratta di figli naturali il bambino avrà un padre e una madre (i figli se fatti all'antica si fanno così) e degli "zii" stretti e in quel caso siamo praticamente dentro l'idea dii famiglia allargata che avevo in mente. Insomma se il figlio è naturale, cosa abbiamo in mente di farlo vivere in casa nostra con due padri, senza mai fargli conoscere la madre o farlo vivere con la madre?
Se togliessimo tutte le bandiere ideologiche, e i residui "maschilisti" della nostra concezione di famiglia e magari la smettessimo di guardare alla donna come ad un incubatrice e alla relazione con essa come ad un matrimonio (donna=mamma) probabilmente tutti potremmo recuperare un idea nuova di famiglia. Questa qui che i gay invidiano agli etero è intrinsecamente chiusa e discriminatoria e si vede pure.

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orachefaccio
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Re: coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da orachefaccio » mercoledì 17 aprile 2013, 10:29

Ciao ragazzi,

Ammiro le vostre risposte. Devo ammettere che il mio post, come avrete probabilmente capito, deriva dalla paura di non poter avere un figlio "mio", paura che avete giustamente smontato. Non so come pormi rispetto all'adozione, a distanza o affidamento che sia, Yoseph. E' anche vero che è difficile se i bambini come dice Alessio provengono da situazioni complicate, ma il punto è che non riesco a immaginare cosa potrei sentire. Forse sono paranoie inutili, non si deve pensare cosa si deve sentire. O anche troppe elucubrazioni su una cosa che è tra l'altro troppo distante dai miei sentimenti e pensieri attuali. E forse è anche giusto così, che ci pensi al momento opportuno e non ora.

Non ho capito un punto, Alessio (anche se non ti conosco, passami il privilegio di chiamarti per nome :) )...
Alyosha ha scritto:un bambino deve avere un padre e una madre, un maschile e un femminile di riferimento.
Lo scrivi per dire che non deve essere necessariamente così o lo pensi davvero, ossia che oltre alla famiglia come luogo degli affetti stretti i figli dovrebbero avere comunque "un maschile e un femminile di riferimento"? Mi trovi completamente d'accordo sull'idea della famiglia come luogo degli affetti di una persona, in questo senso mi hai aperto la mente, ma non capisco se estendi l'idea al fatto che, per esempio, dei gay debbano poter essere "genitori" di figli altrui soltanto in questo senso esteso di famiglia ma non "direttamente". Forse ho frainteso e scusami, forse non ho colto appieno il senso della famiglia come lo intendi tu.

Quindi magari riformulo la domanda così: rispetto a un gay (e data la sua ovvia sterilità se non dovesse scegliere una vita "normale", ossia se non si sposa), come vedete l'idea di famiglia e di figli?

...

Ho dato una rilettura veloce e mi sembra che proponi infatti una famiglia estesa a chiunque voglia contribuire alla crescita della prole. Mi sembra un'idea splendida ma data la società attuale (e se prima parlavo dell'Italia come caso strano, ora parlo più in generale) è un po' troppo avveniristica. Chiedere che i gay possano partecipare alla vita di una coppia etero è di sicuro visto dai più come un'intrusione (nonostante spero che dei casi così esistano).
Leggendo il tuo post, leggendone l'inizio, ho immaginato la famiglia un po' come quei gruppi di amici davvero affiatati che nell'adolescenza condividono tutto, viaggiano insieme, si parlano sinceramente. Qualcuno avrà avuto la fortuna di vivere situazioni simili, io non esattamente (anche se qualche piccola parentesi felice l'ho avuta). Quando l'età cristallizza i rapporti all'idea duale di "famiglia", diventa non così facile rendere la crescita dell'altro (amico stretto/figlio) qualcosa di davvero condiviso, parlo non solo di condivisione del tempo o degli impegni, ma del far sentire a ognuno dei vari "genitori" che sta crescendo quel figlio davvero come suo, e non come il figlio della coppia X e Y. (ancora una volta l'idea dei figli come "propri"... che tristezza, non riesco a separarmi da questo concetto... uff :( )
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Re: coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 17 aprile 2013, 15:03

Sia Cicerone nelle Tusculane che Manzoni nel Promessi Sposi hanno sostenuto che “la patria è dove si sta bene”, se volete, era già ai loro tempi un’affermazione intelligente ma controcorrente. Il concetto può essere facilmente esteso anche alla famiglia come luogo degli affetti, che, come tale, potrebbe non coincidere affatto con quello che chiamiamo tradizionalmente famiglia. Una famiglia che sia luogo di violenza, di repressione e di condizionamento non è un luogo dove si sta bene, non è un luogo degli affetti e la presunzione giuridica che i vincoli legali e quelli di sangue siano condizione necessaria e sufficiente dei rapporti affettivi più profondi si dimostra una pura presunzione, una regola che ammette moltissime eccezioni, al punto che ci si chiede se sia realmente una regola. Nell’idea di famiglia come luogo degli affetti non rientra l’idea di coppia, né omosessuale né eterosessuale, potrebbero se mai rientrarci, ma è una pura eventualità, e ovviamente non rientra nemmeno l’idea che una famiglia non sia tale se non ci sono figli, biologici o meno. Ma riscrivere il concetto di famiglia come luogo degli affetti, staccandola dalla genitalità, dalla coppia etero e dall’idea di mettere al mondo figli biologici, significa che ai tradizionali rapporti di coppia etero e ai tradizionali rapporti genitori-figli devono essere riconosciute delle alternative possibili, la coppia gay, ma anche l’assenza di coppia, perché anche i single hanno il loro mondo affettivo, e bisogna altresì arrivare a comprendere nel nuovo concetto di famiglia dei rapporti affettivi importanti che abbiano degli aspetti in comune con il rapporto genitori-figli. L’evoluzione verso questo nuovo concetto di famiglia è già in atto, ma il fatto è che la famiglia come luogo degli affetti non si presta ad essere giuridicamente regolamentata, e questa è la ragione di fondo per cui il numero dei matrimoni tende a scendere e le coppie stabili non sposate non sono più una rarità. Il cammino da percorrere è lunghissimo ma comporta un cambiamento culturale radicale che deve essere diluito nel corso del tempo. Anche se lentamente la realtà sociale sta dimostrando la sua dinamicità.

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Re: coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da Alyosha » mercoledì 17 aprile 2013, 16:56

Intendo dire che una famiglia in cui ci sono solo genitorialità dello stesso sesso renderebbe la crescita del bambino problematica, vale anche per i figli dei vedovi ovviamente. Serve un maschile e un femminile di riferimento per una crescita sana del bambino e tanti di noi che hanno sperimentato il rifiuto da perte del genitore maschi, dovrebbero ben sapere cosa comporta crescere con un maschile rifutante o assente. Il femminile non deve per forza essere la madre biologica, ma anche una mica che presto diventerebbe la "zia", che però dovrebbe essere una figura costante e presente nella vita del fanciullo. Due figure maschili comunque creerebbero problemi nello sviluppo del bambino. Due maschi non sono capaci di procreare allo stato attuale escluse le tecnologia procreative (utero e ovulo in affitto?). L'idea che ho di famiglia l'ha espressa bene Project più o meno a quello mi riferivo. La famiglia può esistere con o sensa la coppia, con o sensa la prole. Bisogna riformulare tutti questi concetti se si vuole esternderli a tutti non incastrare a forza le coppie gay in ruoli che non gli sono propri.
Se ci fossero delle famiglie allargate non è difficile pensare che in queste famiglie si apra la possibilità di "zii" gay che di fatto crescono i figli. QUesto è pensabile nella situazione in cui uno dei due gay della coppia abbia avuto figli naturali (famiglie arcobaleno). In questo caso l'altro partner facilmente diventerebbe uno "zio" (più che un secondo papà). Il bambino avrebbe una padre e una madre e molti più zii, credo che se i genitori vanno d'accordo la cosa possa anche funzionare. NEl caso in cui la coppia gay non abbia figli, si tratta di allargare molto il concetto di figli. In questo caso figli sono tutte le persone di cui in qualche modo decido di prendermi cura e impartire una qualche educazione. Probabilmente è un concetto molto blando, ma la tiro fuori così per come la penso osì ci capiamo. Project ha già tanti "figli" persone cui ha comunicato qualcosa, avuto i suoi conflitti e con cui ha istaurato rapporti affettivi. Morirà come tutti noi, ma tante sue idee sono già state trasmesse. In questo senso tanto ampio si può parlare di una filiazione. Due maschi purtroppo non generarno, perché la procreazione (quella si) è secondo il maschio e la femmina.
Infine, ma questo è solo un mio parere personale, sono peer evitare i pastrocchi della genetica (teri in affitto e roba varia), nel senso che io personalmente non farei proprio ricorso ad essi, chi vuole e puà poi faccia quel che crede. Non so se sono stato più chiaro adesso.

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Re: coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da orachefaccio » mercoledì 17 aprile 2013, 18:58

Chiarissimo Project e Alyosha, ora ho capito meglio. Si tratta comunque di un salto in alto notevole, una miglioria che richiede sforzo, l'arrivare a credere profondamente in un'idea di famiglia basata sul luogo (non necessariamente fisico) dove si hanno i propri affetti.
Alyosha ha scritto:Serve un maschile e un femminile di riferimento per una crescita sana del bambino
Pensavo bastassero (due) persone in grado di amare... che esista il maschio rifiutante o assente non vuol dire, per me, che due maschi (anziché uno) automaticamente saranno rifiutanti o assenti e quindi impediranno la crescita sana del bambino... può succedere anche in una coppia etero, no?
Alyosha ha scritto:Project ha già tanti "figli" persone cui ha comunicato qualcosa, avuto i suoi conflitti e con cui ha istaurato rapporti affettivi
Verissimo Alyosha! E' che non mi sento in grado di creare qualcosa di così bello come quello che è riuscito a fare Project, forse è per questo che mi ancoro ad un'idea di famiglia più tradizionale, ossia la coppia (ok, coppia gay, ma pur sempre "coppia", in un senso più tradizionale rispetto all'idea di famiglia di cui parlate voi) e i figli. Forse è quest'idea orrenda di possesso egoistico (di partner e figli) che mi porto addosso, quella di cui ho più bisogno di liberarmi. Non mi è mai stata insegnata l'idea di libertà nel suo senso più profondo e, anche se credo nella libertà, da piccolo umano finisco sempre per non comprenderne e apprezzarne le manifestazioni.
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Re: coppie gay e figli: cosa vi sentireste di fare?

Messaggio da Alyosha » mercoledì 17 aprile 2013, 20:21

Ognuno di noi ha un maschile e un femminile interiore che è poi il risultato del nostro rapportarsi al papà e alla mamma, al maschile e femminile di riferimento per lo meno, o dei due gay una fa il maschio e l'altra la femmina o se si tratta, come credo, di due figure maschili, manca quella femminile (pensate ai vari complessi di edipo/electra giusto per farla semplice), che per carità può essere sostituita da una figura femminile che sia una presenza costanza nella famiglia. Il punto è che i due maschi possono anche essere presentissimi e amorevolissimi, ma mancherebbe il femminile di riferimento. Ripeto una cosa che il figlio sia naturale per cui in effetti tendi a non toglierlo se non in casi estremissimi dal genitore, altra cosa è darlo in adozione, li cerchi di porlo nelle migliori condizioni possibili. Adottare è un gesto che serve al bambino e la priorità va a lui, non per soddisfare i desideri della coppia, purtroppo si tende a non ragionare così e già questo gay o non gay crea tanto danno. Ad ogni modo una coppia gay potrebbe farsi coadiuvare dalla figura mancante, un'amica particolarmente presente, una zia, una mamma o veditela tu, però sarebbe un aspetto da tenere presente e non sottavalutare per nulla. Esistono attualmente famiglie arcobaleno andrebbero comunque studiate attentamente quelle, per capire quali problemi possano sorgere ed eventualmente quali soluzioni adottare. L'argomento però è oggettivamente delicato e soluzioni semplicistiche sia pro che contro secondo me sono comunque sbagliate. Se ne può ragionare, ma con la dovuta accortezza e serietà che richiede il caso.

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