GAY TRA ASPETTATIVE E FRUSTRAZIONE

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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GAY TRA ASPETTATIVE E FRUSTRAZIONE

Messaggio da progettogayforum » lunedì 22 aprile 2024, 10:05

Nessuno di noi, dopo aver acquistato un biglietto della lotteria nazionale, si sentirebbe frustrato per non avere vinto, mentre ciascuno di noi se si fosse convinto di essere ormai ad un passo dalla realizzazione di un suo progetto, si sentirebbe profondamente frustrato se la realizzazione di quel progetto sfumasse all’ultimo momento per motivi futili, imprevisti e oggettivamente imprevedibili.

Questi esempi chiariscono che il senso di frustrazione di fronte al fallimento di un progetto dipende essenzialmente dalle aspettative che quel progetto ha suscitato. Nel mondo economico, se sostituiamo alla frustrazione la delusione derivante dal mancato profitto o addirittura dalla perdita secca, troviamo meccanismi strettamente analoghi. Questa è la ragione per la quale la valutazione del rischio è un elemento fondamentale per la definizione di un progetto economico.

Tuttavia la valutazione del rischio, che è già molto approssimativa in materia economica, diventa quasi aleatoria quando si tratta di scelte affettive, nelle quali i fattori emotivi, in gran parte inconsci, sono assolutamente determinanti. Chi si sceglie un compagno che, almeno in ipotesi, potrebbe diventare il compagno per la vita, fa, in un certo senso, una scommessa sul futuro: prevede, ipotizza o spera che le cose vadano in un certo modo, ma questi tre verbi, con sfumature diverse, dicono chiaramente che, in sostanza, si tratta, specialmente all’inizio, di una scommessa non molto diversa dal puntare una somma alla roulette. C’è una certa probabilità matematica che la puntata sia quella giusta, ma c’è anche una dimensione del tutto irrazionale che ci orienta, per i motivi più vari, a scegliere quella puntata e non un’altra.

Una relazione, all’inizio, è una scommessa al buio, ossia senza il sostegno di alcuna informazione concreta utile e oggettiva, ma quando una relazione non è più all’inizio e uno dei due partner comincia ad avere una certa conoscenza dei comportamenti dell’altro, comincia anche a disporre di alcuni elementi di giudizio oggettivi, per quanto probabilistici e non determinanti, basati sulla tendenza a ripetersi dei comportamenti individuali: “Se in situazioni precedenti analoghe Tizio ha reagito nel modo A, è per lo meno probabile che, in condizioni analoghe, continui a reagire nel modo A.” Si tratta di un criterio generalizzabile anche al mondo animale: un orso, che non ha mai aggredito esseri umani e si è sempre tenuto alla larga da ambienti molto antropizzati, è “probabilmente” meno pericoloso di un orso che ha già aggredito esseri umani.

Tornando alla relazione, se ne può dedurre che una relazione che si è dimostrata stabile per un lungo periodo anche di fronte a situazioni fortemente destabilizzanti, “probabilmente” continuerà a dimostrarsi stabile anche in futuro.

In ogni relazione è costantemente attivo un processo di continua ridefinizione delle aspettative, sulla base delle esperienze che via via si accumulano e si stratificano e apportano continuamente nuovi elementi di valutazione. Dire che le esperienze si stratificano significa che all’ordinamento stratigrafico in ordine cronologico corrisponde anche un ordinamento di valore: gli eventi più recenti assumono maggior peso, mentre quelli meno recenti, spesso, tendono addirittura ad essere dimenticati.

Questa ridefinizione delle aspettative può talvolta essere distruttiva: “Visto come si comporta, non ha senso andare avanti!”, ma nella maggior parte dei casi le aspettative subiscono solo un ridimensionamento e una ridefinizione, si badi bene, non necessariamente riduttiva. Le tipologie di ridefinizione delle aspettative, a parte quella distruttiva, sono sostanzialmente due: una di consolidamento, che aumenta l’affidamento nella vita di coppia e l’altra di indebolimento, che diminuisce l’affidamento nella vita di coppia, in questo ultimo caso però, in genere, il rapporto prosegue con delle incrinature che possono tendere nel tempo ad allargarsi e a trasformarsi in vere e proprie fratture potenzialmente distruttive.

La continua ridefinizione delle aspettative ha però una caratteristica ineliminabile: non porta sempre a relazioni più stabili o sempre a relazioni più precarie, ma può, al variare dell’esperienza quotidiana, portare ad oscillazioni, anche molto ampie, tra consolidamento e destabilizzazione, in questo caso ha senso parlare di relazioni instabili.

Chi vive relazioni instabili prova la sensazione di galleggiare su un mare il cui moto ondoso cambia in modo imprevedibile e con grande rapidità. Questa sensazione porta a forme di perpetua irresolutezza, cioè di incapacità di assumere decisioni in rapporto alla relazione, che appare, a seconda dei momenti ottima o pessima e conserva stabilmente l’unica caratteristica della instabilità. È questa la situazione in cui nascono pensieri del tipo: “Con lui starei bene se…”, dove quel “se” ipotizza proprio che la relazione possa polarizzarsi in modo definitivo su valori gratificanti di stabilità. Ma sulla base dell’alta probabilità della ripetizione dei comportamenti si dovrebbe concludere che: “Se l’instabilità ha caratterizzato la relazione fino adesso, è altamente probabile che essa continui ad essere instabile.”

Va sempre tenuto presente che la ridefinizione delle aspettative, per essere una cosa seria, deve essere proprio una ridefinizione delle aspettative, non l’espressione di un ipotetico desiderio che le cose cambino in seguito ad un cambiamento di comportamento del partner. Ridefinire le proprie aspettative, significa staccarsi dal mondo dei sogni o dei desideri impossibili per cercare un terreno comune con il partner, senza attendersi da lui cambiamenti.

La prima domanda che ci si dovrebbe porre all’atto della ridefinizione delle aspettative è: “Fino a che punto sono disposto ad accettare il mio partner per quello che è? Ossia, fino a che punto sono disposto ad accettare una relazione autenticamente possibile con lui?” Se l’interesse alla relazione è più importante dell’interesse alla persona del partner, ogni ridefinizione degli obiettivi è impossibile e si tenderà a cambiare partner per trovarne uno che corrisponda al copione che ci aspettiamo che debba recitare. Se, invece, la persona del partner conta più della relazione in sé, una ridefinizione delle aspettative è possibile e potrebbe risultare anche “relativamente” gratificante nella sua concreta realizzabilità. Le frustrazioni in questo caso sono ridotte al minimo e non risultano distruttive.

Noi tutti abbiamo la tendenza inconscia a considerarci misura di tutte le cose, cioè ad essere egocentrici, ma le relazioni di coppia mal si conciliano con l’egocentrismo. Per costruire una vita di coppia è necessario allargare gli orizzonti per essere autenticamente disponibili a comprendere la vita vera degli altri, con i suoi problemi, i suoi condizionamenti e anche le sue immancabili piccole o grandi patologie. Costruire una relazione autentica con un compagno non è la conseguenza di un colpo di fulmine, che può al massimo essere la scintilla che dà origine ad un lungo e spesso faticoso processo di adattamento “reciproco”, di rinuncia all’egocentrismo, di definizione e costruzione comune di percorsi di vita. Le pretese poco si adattano ai meccanismi e ai tempi della vita di coppia e sono in genere la premessa di costruzioni instabili fondate sulla fantasia piuttosto che sulla realtà.

Amare è in fondo una scelta di rinuncia alla realizzazione di sé secondo il proprio primitivo progetto egocentrico, di rinuncia a molte delle aspettative che hanno caratterizzato la vita precedente in relazione a qualcosa di nuovo, cioè alla vita di coppia, che può esistere in modo autentico solo se il dialogo col partner è autentico ed esiste una reciprocità, solo se il processo di adattamento reciproco supera di fatto gli ostacoli che inevitabilmente ogni percorso di adattamento incontra.

I meccanismi di adattamento non sono astrattamente psicologici, non sono applicabili a qualsiasi ipotetico partner, ma sono strettamente correlati alla persona del partner, cioè sono definiti in relazione ad una singola persona e non sono esportabili. Ciascuno di noi dimostra forti capacità di adattamento verso certe persone e capacità di adattamento molto ridotte nei confronti di altre persone. La causa di tutto questo è probabilmente genetica. Perché il meccanismo di attrazione, sia nella componente affettiva che in quella sessuale, scatta solo verso certe e in genere pochissime persone nessuno lo sa, ma la selettività delle relazioni è evidente e rientra nell’esperienza concreta di chiunque.

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