GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da progettogayforum » giovedì 5 agosto 2010, 19:31

La dimensione fondamentale della via affettiva è la condivisione “Chi ti ama condivide la tua vita”. Attraverso la condivisione si percepisce l’essere coppia. Per condividere la vita intera nella sua complessità è indispensabile che due ragazzi abbiano un’affinità sostanziale di carattere e di esperienze ma serve anche un notevole sforzo di volontà per superare le difficoltà che la vita di coppia comunque comporta.

I livelli di condivisione possono essere molti, di peso e di significato molto diverso, da quelli più semplici:

LA CONDIVISIONE DI REAZIONI, quando di fronte agli stimoli esterni si reagisce nello stesso modo. “Ho notato che sorrideva sulle stesse cose che fanno sorridere anche me e che si è incaz.ato quando veniva pure a me spontaneo.”

LA RISPOSTA AL SORRISO “L’ho guardato, gli ho sorriso e mi ha sorriso anche lui”

LA DISPONIBILITA’ AL DIALOGO “E’ rimasto a parlare con me e non me lo aspettavo”

LA COLLABORAZIONE ossia darsi da fare insieme per un “obiettivo comune”

fino alle forme di condivisione più profonda:

L‘AMICIZIA ossia un rapporto affettivo che rende la presenza dell’altro comunque gradita e che permette di condividere con l’amico esperienze, modi di sentire ma anche aspetti più privati della vita “Adesso siamo amici, parliamo, insomma si sta bene e poi mi fa piacere quando viene a trovarmi, qualche volta andiamo a prende una pizza o in palestra insieme, è un bravo ragazzo”

L’AMORE quando la condivisione è totale, il progetto di vita diventa realmente comune, si vive insieme il quotidiano in ogni sua componente e si progetta il futuro insieme.

In questa classificazione degli aspetti della vita affettiva in base all’ampiezza dell’area di vita condivisa, la distinzione tra amicizia e amore non corrisponde a quella classica per la quale l’amicizia non ha implicazioni sessuali mentre l’amore le ha necessariamente. Nella prospettiva che stiamo considerando, condividere la sessualità con una persona, ma solo la sessualità, escludendo l’idea di condividere altri aspetti della vita e di programmare il futuro insieme, non solo non può definirsi amore ma neppure amicizia, mentre d’altra parte una condivisione di vita pressoché totale, che escluda la sessualità può certamente definirsi amore.

Le coppie che mantengono amicizie separate “Io ho i miei amici e lui i suoi e usciamo ognuno per conto proprio”, che gestiscono separatamente quello che guadagnano “Ognuno ha il suo stipendio e lo spende come vuole”, che continuano a mantenere, salvo casi di impossibilità, rapporti separati con le rispettive famiglie di origine, che programmano percorsi professionali autonomi “Devo andare a specializzarmi a Londra, si sacrificherà un po’ ma non ci posso rinunciare”, riducono notevolmente l’area della condivisione. I componenti di queste coppie continuano a vivere aspetti fondamentali della loro vita come farebbe un single e non con la logica della condivisione, questo significa che il loro “amore” è decisamente meno “amore” di quello delle coppie che sacrificano gli interessi dei singoli sulla base di una logica di coppia. Ne deriva che questi rapporti sono di per sé meno gratificanti perché l’investimento affettivo che i singoli hanno fatto sulla vita di coppia è limitato.

Il concetto di condivisione totale è un concetto limite e in tutte le coppie l’area della individualità esiste ed è più o meno vasta.

Le persone che vivono in coppia sanno bene che la sessualità, in quell’ambito, ha senso proprio perché segno e simbolo di una condivisione tendenzialmente totale. Quando invece la condivisione è molto lontana dall’essere totale, la sessualità finisce per essere la ciliegina senza la torta e il suo valore in termini di soddisfazione affettiva crolla. Questa è la ragione di fondo della insoddisfazione sessuale di molte coppie, che di fatto è un’insoddisfazione affettiva.

Il segno tipico della crisi di una coppia è il progressivo restringimento delle aree di vita comune. Facciamo degli esempi di “discorso dominante” in tre fasi successive:

Prima fase (innamoramento): “Come stai? Sei contento? C’è qualcosa che ti preoccupa? Dai abbracciami. Giuramelo, se c’è qualcosa che non va me lo devi dire!”

Seconda fase (convivenza): “Dai non mettere il muso, pure io ho i miei problemi, se ti raccontassi tutti i problemi che ho non la finirei più”

Terza fase (disamore): “Ti sei dimenticato di pagare la bolletta! Tu pensi sempre ai cavoli tuoi!”

In genere i ragazzi gay non hanno l’idea di amore come condivisione totale perché l’educazione stessa spinge ad una visione della vita come competizione e dell’arrivare primi come massima soddisfazione. Le remore, consce e inconsce, alla condivisione totale della vita sono comunque molte e, in particolare per un ragazzo gay, l’idea di realizzarsi totalmente in una vita di coppia, che non può avere né la dimensione affettiva di un rapporto con i figli né l’approvazione sociale di una coppia etero, è difficilmente concepibile. Aggiungo un altro elemento. Nel passato, anni 40/60, quando le coppie omosessuali non erano socialmente neppure concepibili, quelle pochissime che si costituivano, pur essendo praticamente condannate in partenza a rimanere nascoste, nascevano in realtà solidissime perché praticamente prive di alternative possibili. Oggi la possibilità di conoscere altri gay esiste in concreto e la coppia gay (decisamente più diffusa che negli anni 40/60) ha ereditato gli stessi meccanismi di fragilità della coppie etero: quando c’è qualcosa che non va la prima cosa che si fa è guardarsi intorno e cercare un’alternativa e questo tra gay e facilissimo perché non ci sono figli e non ci sono vincoli legali che, lo si voglia o no, nel bene o nel male, contribuiscono a stabilizzare le coppie etero.

Ma oltre al fatto che l’idea di coppia come condivisione totale non è certamente il modello più diffuso di vita di coppia, in particolare tra i gay, c’è poi da tenere presente che, proprio per la difficoltà di costituire rapporti affettivi con altri ragazzi in giovane età (tra i 14 e i 20 anni) l’affettività è integralmente vissuta in chiave sessuale attraverso la masturbazione. Questo porta all’idea che l’essenziale in un rapporto di coppia sia la sessualità, che quindi si presenta come “il valore”, in qualche modo la prova del nove, della valenza affettiva di un rapporto. Si mira quindi immediatamente a costruire un rapporto finalizzato al contatto sessuale dando per banali tutti gli altri elementi di condivisione. Sono i casi tipici in cui si condivide solo la sessualità pensando che se c’è la ciliegina non può non esserci la torta, cioè una solida base di condivisione affettiva. Ma questa concezione si manifesta ben presto illusoria.

I ragazzi gay hanno bisogno in primissimo luogo di una educazione sessuale finalizzata alla prevenzione, ma insieme con l’educazione alla prevenzione è indispensabile che ci sia anche una educazione affettiva. Sarebbe bello se tutto questo potesse avvenire spontaneamente attraverso l’esperienza diretta di rapporti affettivi importanti con altri ragazzi ma dato che questo, allo stato attuale è irrealistico, è fondamentale che il peso della pornografia, che per i ragazzi gay è indubbiamente notevole, sia bilanciato da una conoscenza seria delle vita affettiva che un ragazzo gay si trova a vivere. Questa conoscenza si può acquisire attraverso un confronto autentico sui temi della vita affettiva con altri ragazzi gay.

Se la conoscenza dei temi veri dell’affettività gay fosse diffusa, l’accettazione della omosessualità sarebbe più facile sia a livello individuale che sociale e, in particolare, se l’idea dell’amore come condivisione totale della vita fosse compresa, si cercherebbe fin dall’inizio di costruire una dimensione affettiva forte mettendo definitivamente da parte tutti i modelli di comportamento derivati dalla pornografia.

editore
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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da editore » venerdì 6 agosto 2010, 0:17

Ma quanti decenni ci vorranno ancora? e soprattutto quant'è realistico tutto ciò in un'epoca in cui anche l'esempio della coppia per eccellenza, quella eterosessuale, con figli mostra tutte le sue fragilità e si sfalda? Come hai scritto nell'altro intervento: le frustrazioni di oggi non sono diminuite, sono solo mutate, si sono variegate, e questo non solo nel piccolo mondo che è la comunità gay più o meno clandestina, ma nell'intera società, è praticamente il marchio di questa e delle prossime generazioni, in un mondo che grazie alla tecnica promette sulla carta sempre più possibilità ma che socialmente le miete.

barbara
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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da barbara » venerdì 6 agosto 2010, 19:14

Editore ha scritto: anche l'esempio della coppia per eccellenza , quella eterosessuale, mostra tutte le sue fragilità e si sfalda

Vero. Direi che questo é anche il frutto di una maggiore libertà. Un tempo la coppia si sfaldava meno perché non poteva farlo.
Personalmente ,come donna, non invidio le nostre nonne , per le quali non c'era via d'uscita, nemmeno se il marito era violento, che non sperare di diventare vedove .
oggi é diverso. Molte coppie si separano . E allora mettiamo che, giustamente , come dici tu, non accettando di stare insieme una vita intera solo per sfuggire alla solitudine, sia lecito ipotizzare che ci siano buone probabilità che una relazione possa anche esaurirsi dopo cinque- sei anni, la scelta quale dovrebbe essere ?
provarci comunque fare il possibile o rinunciarci in partenza?

SenzaPeso
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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da SenzaPeso » sabato 7 agosto 2010, 22:52

Se questa è la vita di coppia come dovrebbe essere, sono definitivamente convinto che non fa per me, adesso.

Bell'ideale romantico, ma con quei presupposti dopo tre giorni sarei annoiato e dopo quattro sarei in Svezia o in qualunque luogo più lontano possibile da una gabbia del genere.

barbara
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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da barbara » domenica 8 agosto 2010, 8:51

Mi rendo conto , nello scrivere, che questo é un argomento difficile,
Non lo é tanto razionalmente, ma emotivamente. Parlare della possibilità che abbiamo di essere amati e di essere abbandonati vuol dire toccare l'essenza di ciò che ci sta a cuore e di ciò che ci fa soffrire o ci ha fatto soffrire più di ogni altra cosa.
Mi viene da dire che c'é amore e amore. Ogni storia é a sé e le statistiche (quanti si lasciano o non si lasciano) soprattutto qui hanno poco senso.
Tempo fa ho letto "Angeli da un'ala soltanto", la storia di un amore omosessuale malato, un tipo di amore dove la reciprocità non esiste , perché non ci può essere condivisione se uno dei due é incapace di amare e l'altro annulla se stesso.
Un amore così bisogna fare gli scongiuri perché non ti capiti e, se ti accade di incontrarlo, sperare che finisca presto.
Poi ho letto "Camere separate" di Tondelli. Un amore omosessuale travolgente, anche tormentato. E' anche la storia di un uomo che realizza, ormai troppo tardi, di non essersi mai veramente abbandonato a questo amore , di averlo vissuto appunto a camere separate.
Non abbandonarsi all'amore per la paura di soffrire nell' essere abbandonati . Accade anche questo . Ciò non toglie che sia un tipo di amore che, comunque vada a finire, non puoi che ringraziare il cielo di aver vissuto. Almeno secondo me.
Sono due storie come quelle che viviamo nella realtà. Niente a che fare con i film romantici che si concludono con primo bacio.
Hai ragione , Senza Peso, l'amore romantico non esiste, perché siamo essere umani e non personaggi di un film.
Credo in compenso che certi amori reali , concreti , quando li incontri, comunque vada, ti cambiano la vita.
L'amore concreto, certo, va coltivato. Niente é impegnativo quanto l'amore.
Ma se vogliamo che i nostri amori durino il più a lungo possibile e siano come li vogliamo, forse dobbiamo anche chiederci se possiamo imparare ad amare meglio di quanto non sappiamo fare .
Ultima modifica di barbara il domenica 8 agosto 2010, 9:56, modificato 1 volta in totale.

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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da progettogayforum » domenica 8 agosto 2010, 9:35

Né gabbia né amore romantico da film, la condivisione è un’altra cosa, molto umana, molto quotidiana e molto gratificante nella sua semplicità. È ovvio che richiede una volontà di costruire, deve essere un atteggiamento mentale dettato da una volontà reciproca di essere coppia, se questo manca, con ogni probabilità mancherà alla fine anche la soddisfazione tipica dei veri rapporti di coppia. Se uno vede la coppia come una gabbia e preferisce star solo è evidente che la vita vera di coppia non è per lui. Nulla di male, se questo è ciò che preferisce, perché la vita di coppia richiede spesso molto spirito di sacrificio e può portar a delusioni profonde se non è una cosa autentica e bilaterale.

Quanto a “Camere separate” di Tondelli, è certamente uno dei più bei libri che ho letto. Ha una forza interna notevolissima perché non è un romanzo ma è un libro autobiografico, e la vita di un ragazzo gay di fronte agli eventi più tragici vi è ritratta in modo fedele, senza concessioni a romanticismi di maniera. Direi che è un documento di vita che spinge a meditare e ad avere dell’amore una concezione serissima, anche oltre la morte, è realmente un esempio di condivisione che non è spezzata nemmeno dalla morte. Sono condizioni estreme, è vero, ma una lettura come quella per me è stata fondamentale.

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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da SenzaPeso » domenica 8 agosto 2010, 20:28

Infatti, è impegnativo. Era un pezzo che cercavo di rispondere alla domanda sul "desiderare la vita di coppia è innato o indotto" e credo che l'orrore che mi viene davanti all'idea di imbarcarmi in una cosa del genere mi dia la risposta definitiva, quindi mi è stato più che utile 'sto topic.

barbara
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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da barbara » domenica 8 agosto 2010, 21:26

Che peccato Senza Peso, saresti stato un marito divertente.
Guarda che l'humor conta molto in una coppia...
Mah! Vuol dire che resterai uno spirito libero.

SenzaPeso
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Re: GAY TRA CONDIVISIONE E SESSUALITA’ SOSTITUTIVA

Messaggio da SenzaPeso » lunedì 9 agosto 2010, 3:22

Ahahah.. ma attualmente il mio sogno nel cassetto è mandare al diavolo tutto e fare l'artista di strada, potrò essere divertente uguale se mi deciderò a farlo. Mi pare la massima libertà attuabile allo stato reale delle cose.

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