IL SESSO GAY NON E' UN GIOCO

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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IL SESSO GAY NON E' UN GIOCO

Messaggio da progettogayforum » giovedì 30 marzo 2023, 2:09

Nel dire che il sesso non è un gioco intendo sottolineare che il sesso, forse più di altre attività umane, si presta a manifestare gli stati della coscienza profonda di una persona e il suo livello di benessere o di disagio.

Ogni individuo ha una storia diversa e questo accade anche in relazione alla sessualità, che non è una caratteristica della vita adulta ma accompagna la persona, in modo più o meno cosciente, fin dalla prima infanzia. La storia sessuale di un individuo è scandita da una serie di episodi che possono rappresentare dei veri e propri punti di svolta. Di questi episodi, del cui significato la persona che ne è protagonista non è spesso neppure consapevole, alcuni si incidono profondamente nella memoria cosciente, altri vengono reinterpretati sulla base di esperienze successive e possono essere archiviati nella memoria profonda, altri ancora possono essere rimossi completamente o parzialmente e possono essere svuotati e banalizzati. Alcuni episodi, specialmente quando si sono ripetuti più di una volta e sono risultati particolarmente coinvolgenti, finiscono per condizionare profondamente lo sviluppo della sessualità adolescenziale e adulta.

L’attenzione che gli psicologi hanno sempre dato alla sessualità infantile non è un capriccio dottrinale, quanto piuttosto il riconoscimento della sua importanza capitale nella formazione della sessualità individuale.

Il processo di risveglio della sessualità, che si dà quasi per scontato e “naturale” non segue quasi mai quei percorsi teorici che si considerano la regola del “normale sviluppo” della sessualità. In buona sostanza le eccezioni, le complicazioni non previste, le esperienze che sfuggono a qualsiasi controllo da parte dei genitori, sono così numerose che gli stessi standard di normalità ne vengono messi in crisi.

I genitori sorvegliano il bambino, che però può essere affidato ad altri per periodi più o meno brevi, e sono proprio questi periodi più o meno brevi quelli in cui l’imprevisto può accadere. Un bambino può diventare oggetto di molestie da parte di adulti o di ragazzi più grandi, o può essere coinvolto anche in modo inconsapevole in attività sessuali. Questi episodi, proprio perché fuori dall’ordinario, sono vissuti, quando va bene, come una forma di autonomia o di sperimentazione ma talvolta sono percepiti come una vera e propria forma di abuso o di violenza. Le statistiche ci dicono che la grande maggioranza delle violenze e delle molestie sessuali a danno di minori si realizzano proprio all’interno delle mura domestiche.

Le cose possono complicarsi quando il minore, crescendo, acquisisce coscienza dei fatti e comincia ad interpretarli per quello che sono. Questa fase, che potremmo chiamare di consapevolezza, si realizza allorché il minore apprende dai ragazzi più grandi o dagli adulti una serie di criteri di giudizio, che possono essere anche deleteri e del tutto fuorvianti, sulla base dei quali impara a dare un valore positivo o negativo agli episodi dei quali conserva memoria. È così che in età adolescenziale si impara, per esempio, a dare un giudizio positivo o negativo del proprio orientamento sessuale, del proprio interesse verso le persone molto più grandi o verso i bambini più piccoli e, quando ci sono stati episodi di abuso e di violenza, se ne prende piena consapevolezza.

La sessualità, tutta la sessualità, è un insieme di percorsi non lineari, spesso contorti e imprevedibili che lavorano in profondità e che possono provocare stati di acuta sofferenza e di forte disagio, specialmente dove manca del tutto o è gravemente deficitario il rapporto tra le generazioni, e in particolare tra genitori e figli, e dove il senso di colpa e la repressione dominano il campo.

Troppo spesso si confonde l’educazione sessuale con la trasmissione di un insieme di nozioni riguardanti la contraccezione e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse. L’educazione sessuale, proprio perché non è un insieme di nozioni, non si concretizza attraverso una trasmissione di contenuti astratti ma attraverso l’esempio. In genere, genitori che hanno vissuto bene la loro affettività e la loro sessualità creano intorno ai loro figli un clima sereno e anche inconsapevolmente trasmettono modelli di affettività forte vissuta come valore e capace di valorizzare anche la sessualità dandole un significato in termini di contatto umano, di calore affettivo, di conoscenza e di affidamento reciproco.

La sessualità non dovrebbe essere trasgressione, non dovrebbe essere dominata dal fascino del proibito e del rischio, né dovrebbe essere considerata una specie di gioco sociale in cui ciò che conta è il soddisfacimento personale, mentre l’altro viene ridotto al livello di strumento privo quindi di qualsiasi possibilità di coinvolgerci profondamente.

Purtroppo, in particolare dove manca per i ragazzi qualsiasi possibilità di confronto serio sui temi della sessualità, di fatto l’educazione sessuale (e direi anche spesso staccata da qualsiasi dimensione affettiva) è delegata ad internet, con risultati talvolta deleteri, in particolare quando la pornografia viene inconsciamente assunta come modello di comportamento e diventa quasi maestra di vita in materia di sessualità.

Se in qualche modo è anche comprensibile e addirittura ovvio che un adolescente e anche un giovane possano fare uso di pornografia, al punto che questo fatto non dovrebbe destare e non desta di fatto alcuno stupore, è anche vero che sarebbe certamente molto meglio vedere un film serio, anche su tematica scabrosa e con scene esplicite di nudo o di sesso, piuttosto che un video porno, non fosse altro perché un film serio tocca le tematiche della sessualità prospettando anche un clima affettivo che non stacca i contenuti della sessualità dal mondo reale. Purtroppo questo tipo di impostazione, che richiede impegno e mezzi non indifferenti non riscuote adeguato successo.

Ma i problemi legati alla pornografia si sviluppano spesso in un clima fatto di divieti e di tabù che, lungi dal conseguire i loro scopi, non fanno che dare valore all’idea della trasgressione e quindi spingere ancora di più i ragazzi verso la pornografia e questo può portare a vere forme di dipendenza vissute per lo più con una notevole dose di sensi di colpa, tanto più forti o addirittura violenti, quanto più gli interessi sessuali dell’adolescente o del giovane sono diversi dallo standard classico. Oggi, oltre la pornografia, diciamo così, semplice, c’è un’ampia gamma di pornografie specializzate, con loro modelli, loro standard e loro parole d’ordine.

Nella misura in cui un ragazzo o un giovane si sente deviante, tende a chiudersi in se stesso o in un gruppo ristretto di persone dalle quali si sente capito in ragione della condivisione di modelli e di comportamenti sessuali particolari. I contatti col mondo esterno si formalizzano e la coscienza della marginalità diventa chiara e gradualmente si trasforma in un valore. La necessità di essere accettati per quello che realmente si è, con tutte le proprie caratteristiche, anche quelle che deviano dalla cosiddetta normalità, si scontra con la paura del mondo circostante, col timore di essere respinti e con l’idea che in fondo non si potrà che recitare una parte.

In alcuni casi il conflitto tra le proprie fantasie e la loro realizzabilità si fa lacerante, perché ha implicazioni morali profonde. La persona finisce quasi sempre per accettare una forma di confinamento ma si sente comunque spinta dal desiderio di non annullarsi del tutto e di poter trovare almeno un minimo spazio in cui l’accettazione e il rispetto siano veri e tangibili. La cosa più difficile da ottenere nei rapporti interpersonali è la fiducia dell’altro e qui non parlo della normale fiducia che contraddistingue i rapporti sociali corretti, ma di quella forma di fiducia per la quale si accetta il rischio di essere se stessi fino in fondo anche di fronte all’altro, se l’altro accetta di fare altrettanto. Anche nelle coppie sposate è veramente difficilissimo che si arrivi fino a questo punto.

Parlare di una sessualità standard è in fondo piuttosto facile perché non ci sono reazioni da temere, non altrettanto si può dire quando si esce dagli standard comuni. È difficile capire quanto questi problemi possano essere laceranti e bisogna tenere presente che queste cose, che pure creano forte sofferenza, nulla dicono della qualità della persona. Molti pregiudizi andrebbero sfatati su tutto quello che non è standard, perché l’esperienza insegna che molte persone di livello morale e culturale particolarmente elevato vivono traumi di questo genere, talvolta mescolati con ricordi tutt’altro che sopiti di violenze e di abusi subiti.

I Vangeli suggeriscono una regola aurea, quella di non giudicare e di togliere la trave dal proprio occhio prima di invitare l’altro a togliere la pagliuzza dal suo, ma questo consiglio di rispetto, prima ancora che di prudenza, trova ancora uno scarso seguito e la schiera dei moralisti pronti a pronunciare sentenze senza appello è quanto mai fitta. La morale è un impegno, il moralismo è un atteggiamento che non richiede alcuna adesione interiore a quello che si va proclamando, e così i lupi travestiti da agnelli sono cresciuti di numero e gli effetti del moralismo sono diventati allo stesso tempo più violenti e meno visibili.

Il moralismo, l’ironia, la battuta facile sono armi che colpiscono soprattutto chi deve già affrontare mille problemi e si sente in crisi perché non incontra in nessun posto atteggiamenti veramente fraterni di accoglienza e di rispetto. In un ambiente permeato di moralismo le persone che si sentono in qualche modo particolari vivono un clima di profonda emarginazione, spesso assolutamente non visibile dall’esterno.

La sessualità, che dovrebbe essere gratificante e liberatoria, diventa talvolta emarginante e oppressiva e vivere il sesso si trasforma in qualcosa che espone a rischi e a giudizi da parte di un prossimo tanto incapace di comprendere quanto propenso a giudicare. Il sesso diventa così, quando si manifesta nella sua autenticità, la rarissima occasione di poter manifestare le proprie paure e la propria disperazione e proprio per questo assume toni e forme estreme che possono sconvolgere il benpensante ma che hanno il valore di un costosissimo momento di libertà.

Ci sono persone che devono limitare se non rimuovere la loro sessualità, perché non sarebbe capita, perché troppo lontana dagli standard comunemente accettati. Queste persone finiscono spesso per introiettare il giudizio, talvolta feroce, che gli altri danno su di loro e in questo modo si sentono responsabili di colpe che non hanno commesso e si considerano almeno potenzialmente un pericolo per gli altri. L’auto-ghettizzazione è la risposta più comune ma questi sentimenti, che possono però portare fino a mettere in crisi la stessa volontà di sopravvivenza. Prima di queste fasi estreme, per fortuna rare, c’è tutta una fittissima trama di frustrazioni, di delusioni, di finzioni e di rapporti profondamente deficitari col prossimo che non è in grado di capire, che rende la vita una auto-repressione e una fuga continua da se stessi prima che dagli altri.

Poter essere quello che realmente si è, anche senza fare danni a nessuno, è in un certo senso non la regola ma un privilegio e non bisogna mai dimenticare che il sesso può essere tutt’altro che un momento di comunicazione affettiva e per qualcuno può non essere possibile separarlo da ricordi sgradevoli e da sensazioni ambigue. Entrare nel mondo intimo di un’altra persona è difficile perché spesso i punti di vista e i vissuti individuali sono molto lontani e non bisogna mai dimenticare che quando una persona accetta di presentarsi a noi senza schermi anche nelle sue dimensioni più intime, può’ restare profondamente ferita da giudizi ingenerosi, o peggio ipocriti, e da forme di gratuito moralismo poco rispettoso della dimensione personale dell’altro.

La sessualità ha spesso aspetti complicati, contraddittori, irrazionali, talvolta più subiti che coscientemente voluti. Il passato, in materia di sessualità non è mai soltanto passato, i ricordi contano e condizionano, anche a distanza di decine di anni, le dipendenze esistono e sono difficili da superare. I comportamenti liberi e la spontaneità rischiano in molti casi di essere un miraggio che non scende mai dall’iperuranio della teoria, mentre il vissuto è fitto di compromessi, di cedimenti, di scadimenti e di ipocrisie che hanno ben poco di entusiasmante e che rendono la sessualità più una preoccupazione e un peso che un piacere.

I reietti del sesso esistono, sono una minoranza ma non un’esigua minoranza, e non si trovano certo tra quelli che parlano molto di sesso o che tendono a dare dimostrazione del loro fascino, quanto piuttosto tra gli invisibili, tra quelli che sembrano avere escluso del tutto il sesso dalle loro vite per dedicarsi ad attività puramente intellettuali ed astratte, mille miglia lontane dai coinvolgimenti della carne. I reietti del sesso non sono né asociali né individui pericolosi, sono piuttosto persone che hanno paura del giudizio altrui. Quando è possibile creare con qualcuno di loro un contatto serio, ci si rende conto del livello di sofferenza che devono sopportare e delle qualità di resistenza che devono sviluppare se vogliono sopravvivere in un mondo aggressivo verso tutto ciò che non comprende.

Il sesso non è un gioco nel senso che spesso non è un divertimento ma si può trasformare in un vero e proprio gioco al massacro. Uno degli errori più comuni quando si tratta di sessualità è dare per scontato che gli altri abbiano una sessualità analoga alla nostra. Diamo ormai per accettato il fatto che esistano i gay e i bisessuali, ma al di là di qualsiasi categorizzazione astratta, le differenze individuali sono spesso fortissime, anche tra persone che condividono lo stesso orientamento sessuale di massima. La lettura più o meno affettiva della sessualità e la sua interpretazione sulla base del vissuto individuale svuotano di fatto gli standard e li rendono assai poco significativi. Anche nell’ambito delle coppie più strette che condividono una sessualità altamente positiva, le differenze sono comunque molto forti e spesso passano in secondo piano come se di fatto non esistessero. Chi tratta di sessualità dovrebbe accettare che il suo personale modo di concepire la sessualità è solo il suo personale modo di concepire la sessualità e che, se si vuole realmente cercare di capire il mondo di altre persone, bisogna mettere da parte le proprie categorie e cercare di guardare le cose con altri occhi. Questo è indubbiamente difficile ma è la condizione di fondo per creare un dialogo veramente rispettoso dell’altro e del suo mondo, che è diverso da nostro, ma non è meno umano del nostro.

Alyosha
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Re: IL SESSO GAY NON E' UN GIOCO

Messaggio da Alyosha » sabato 1 aprile 2023, 11:29

Un bellissimo sguardo sulla sessualità. Temi di cui si parla veramente poco in modo serio. Aggiungo al tuo discorso soltanto un aspetto da non sottovalutare, intendo l'uso del desiderio sessuale come vettore nel marketing. Non c'è pubblicità non faccia riferimento diretto o indiretto al sesso come consumo o prodotto di scambio e questo fa molto la patta con la visione pornografica della sessualità. Il paradosso è che un aspetto così centrale nella vita e nello sviluppo delle individualità venga messo così al margine.
Condivido molto il discorso sui modelli educativi intra-familiari, l'educazione emotiva e affettiva che dovrebbe veicolare il contatto fisico viene spesso umiliata da occhi indiscreti, censure e tabù domestici, che troppo spesso corrispondono a coppie la cui vita sessuale è di fatto inesistente.

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