La dipendenza dal sesso per gay e bisex

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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barbara
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La dipendenza dal sesso per gay e bisex

Messaggio da barbara » venerdì 14 giugno 2013, 7:37

Ultimamente si parla sempre più spesso di questo fenomeno, che è stato affrontato anche in un recente convegno organizzato dalla Federazione italiana degli operatori per le Dipendenze.
Ecco in sintesi di cosa di tratta.
La sex addiction è un disturbo che secondo le stime attuali  interessa in Italia circa il 6% della popolazione.
Si tratta soprattutto di persone di sesso maschile tra i 26 e 35 anni.
 Annalisa Pistuddi, psicoterapeuta, chiarisce così al congresso di Federserd la differenza tra sexual addiction e desiderio sessuale iperattivo : “ Quando si ha la dipendenza, ci si mette in situazioni di rischio per sè e per gli altri. Il sesso e le sue fantasie permeano tutta la vita e la giornata, e non si riesce a controllarle. Non si considerano le conseguenze, proprio come avviene con l'abuso di sostanze».
La centralità della sessualità, nella vita del dipendente da sesso, è un gorgo che tutto risucchia e che tutto trasforma in-funzione-di.
La persona percepisce perfino lo scorrere del tempo in relazione all’esperienza sessuale. Il tempo non impiegato in quella attività diverta tempo sospeso , un’attesa lenta e inutile del momento desiderato.
Alla base di questi comportamenti vi sarebbe una disistima di se stessi , legata a traumi o altre cause che hanno minato il benessere psicologico della persona.
Tale comportamento crea anche problemi nella relazione con l’altra persona , impedendo la realizzazione di un rapporto affettivo autentico e reciproco.
Un’enorme quantità di tempo viene sottratta ad ambiti precedentemente considerati importanti quali lavoro, partner e famiglia. Uno degli effetti rilevati è un drastico calo del desiderio per il partner.
Secondo una ricerca condotta dal gruppo di lavoro guidato da Pistuddi su 1000 persone, è stato possibile tracciare un primo identikit di chi presenta questo disturbo.
 «Sono maschi, soprattutto giovani. Il 46% ha tra i 26 e 35 anni, mentre il 34% è tra i 35 e 50 anni - continua - Si tratta di persone spesso precarie o senza lavoro, single o separate. In molti casi hanno subito traumi, lutti, abbandoni, e soffrono anche di disturbi dell'umore. Pochissimi chiedono aiuto». Si tratta dunque di una sofferenza vissuta in silenzio , perché si ha vergogna di ammettere di provare questi impulsi . Di sex addiction inoltre se ne parla troppo poco perche si possa comprendere che i propri comportamenti sono riconducibili a tale disturbo.
Ciò riduce la possibilità per la persona di ricevere il supporto necessario per poter uscire dalla sua condizione.
La percentuale di persone omosessuali o bisessuali che ne soffrono appare considerevole (18% e 11%) . E’ lecito almeno ipotizzare che l’omofobia interiorizzata possa essere un ulteriore fattore favorente la comparsa di questo disturbo. Secondo alcuni studi di sessuologia in particolare nei maschi omosessuali tale fenomeno appare in crescita.
Tra le cause della maggiore diffusione del disturbo , vi è l’uso di internet, che aumenta le occasioni di contatto pornografico .

Tozeur
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Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da Tozeur » venerdì 14 giugno 2013, 12:44

Articolo molto interessante che però mi pone diverse domande, mi chiedo infatti che danno possa provocare al soggetto e a chi gli sta intorno. Tra i sintomi mi vengono in mente il continuo pensare e ripensare al sesso, oppure che il soggetto trascura tutto il resto per il sesso sino anche a compromettere le relazioni affettive ma per il resto, non penso possa essere causa di un danno fisico come accade per gli stupefacenti e affini. Ovviamente son sempre pronto ad accettare altri pareri che mi possano illuminare a riguardo.
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Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da konigdernacht » venerdì 14 giugno 2013, 20:26

Sì, alla fine penso anche io sia solo un problema "sociale": ti astrai dal mondo, tagli magari i ponti con le persone. Credo che il problema sia magari in cosa possa sfociare nei casi più gravi, che sono quindi da curare.
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Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da progettogayforum » venerdì 14 giugno 2013, 23:31

Effettivamente l’articolo è interessante e affronta uno dei classici argomenti tabù. Non nascondo che ho parecchie riserve rispetto a questo tipo di patologie non fosse altro perché sono il cavallo di battaglia di psichiatri spesso legati ad ambienti religiosi, come nel caso di Tonino Cantelmi. Mentre per altre dipendenze è meno facile intravedere eventuali preconcetti di tipo morale, per le “patologie” della sessualità i rischi di sovrapposizione di preconcetti morali è evidente. Mi limito, proprio sulla base di quello che vedo, a una sola considerazione che non vale solo in questo caso ma in tutte le situazioni di dipendenza e, con qualche adattamento, anche per i comportamenti di tipo ossessivo compulsivo. Bisogna essere molto prudenti nell’usare queste categorie che l’organizzazione mondiale della sanità definisce in modo solo apparentemente preciso. Mi è capitato più volte di parlare con ragazzi che dall’esterno sembravano ricorrere alla sessualità in modo compulsivo, spesso questo modo di agire aveva però il senso di una affermazione di sé cioè era un modo di andare contro corrente mettendo da parte la paura. In realtà in questo modo di agire è molto raro che ci siano realmente categorie patologiche e spesso è proprio l’enfatizzazione della pretesa dimensiona patologica di questi comportamenti che crea i problemi più grossi mettendo in mente a certi ragazzi che non saranno mai accettati per quello che sono e che l’unica alternativa è tra il subire una violenta repressione della spontaneità sessuale e l’andare incontro a una radicale emarginazione sociale come persone troppo interessate al sesso. Per i gay in particolare, l’idea della emarginazione a seguito della scelta di vivere spontaneamente la loro sessualità anche oltre quello che è considerato “normale” si somma con l’idea della emarginazione in quando gay, in pratica un ragazzo è portato a credere di non poter essere accettato dagli etero in quanto gay e non di poter essere accettato neppure tra i gay perché ritenuto troppo interessato al sesso. Il sesso non va demonizzato ma va considerato come una modalità di comunicazione affettiva profonda. Quello che può apparire come una dipendenza dal sesso è molto spesso una richiesta di tipo affettivo. Se quella richiesta di sesso trova una risposta seria, anche sessuale, ovviamente, ma una risposta di affetto e di rispetto, la dimensione nevrotica tende a svanire e si creano forme di comunicazione complessa che sono il segno di una vera accettazione e di una vera integrazione affettiva. Spesso la risposta di chiusura o peggio di scandalo di fonte alle manifestazioni di forte interesse sessuale è il residuo di un moralismo che isola e crea barriere sulla base di una pretesa dimensione patologica che rischia di esasperare situazioni che in realtà sono manifestazioni di esigenze affettive molto profonde.

k-01

Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da k-01 » sabato 15 giugno 2013, 10:41

Dietro questa tendenza a patologizzare i comportamenti e le esperienze umane - l'elenco delle dipendenze si è oramai allargato a dismisura - io vedo solo la necessità di creare un “mercato” da parte di chi lavora in questo campo.

barbara
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Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da barbara » sabato 15 giugno 2013, 19:56

I danni della sexual addiction dipendono da situazione a situazione.
Se una persona spende tutti i suoi soldi per sesso a pagamento o perde il lavoro o trascura altri aspetti fondamentali della vita riceve un danno sociale ed anche economico , che può trasformarsi alla lunga in un danno fisico.
Se fa sesso non protetto pur di fare sesso in quantità riceve danni anche fisici più immediati.
Concordo sul fatto che bisogna evitare di patologizzare tutto. Qualunque operatore delle dipendenze sa distinguere un consumatore da un abusatore o da un dipendente. Non è solo la quantità delle volte a determinare una dipendenza, ma il significato che un'esperienza assume nella propria vita.
C'è anche da considerare che far rientrare una certa condizione in una categoria di tipo medico o di tipo psicologico serve proprio a toglierla dall'ambito moralistico.
Secondo me una persona si sente molto più sola e sbagliata pensando di essere depravata che non pensando di avere un disturbo.
Ma sapere di avere un disturbo non coincide necessariamente con il pensare di essere etichettato come persona. Significa prendere atto che è importante fare attenzione a certi comportamenti che si adottano.
Significa solamente che si è avviato un meccanismo compensatorio proprio come quello che descrive Project. E ogni meccanismo , come si è creato, si può anche disinnescare aiutando la persona per l'appunto a trovare risposte più adeguate ai propri bisogni.
Se lasciata sola, una persona potrebbe non rendersi conto di quali siano le scelte che peggiorano o riducono la sua sofferenza. Se una persona non ha confronto con nessuno perché si vergogna e non ne parla oppure riceve risposte moralistiche o superficiali , potrebbe non riuscire a trovare da sè quell'equilibrio di cui ha bisogno.
La forma di aiuto privilegiata in questi casi è soprattutto il dialogo con persone che possano ascoltare la persona senza giudicarla e sostenendola in un percorso di autorealizzazione.
Poi tutto sta anche nella competenza di chi ascolta, ma questo vale per ogni cosa. In questo , sono d'accordo, c'è bisogno di una formazione per evitare che l'omofobia degli operatori crei danni nel trattare una realtà, come quella omosessuale, che conoscono poco.
Creare nuove dipendenze è interesse degli specialisti? Forse sì, se lavorano privatamente. Ma per chi lavora nel pubblico, come gli organizzatori di quel convegno ha piuttosto il senso di permettere a persone che vivono quella condizione di ricevere un aiuto in un servizio senza dover pagare.
Ad oggi non tutte le forme di dipendenza possono essere trattate gratuitamente .E' solo ultimamente ad esempio che si inizia a prevedere una cura gratuita per il gioco d'azzardo patologico.
Un tempo era gratis solo la cura dell'eroinomania, ma non lo era quella dell'alcolismo, nonostante l'alcool non sia una sostanza meno dannosa dell'eroina.

k-01

Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da k-01 » domenica 16 giugno 2013, 9:36

Anche lavorare dodici ore al giorno porta a trascurare affetti, famiglia e altri aspetti fondamentali della vita, eppure non ho mai sentito parlare di dipendenza da lavoro. Come mai? Anzi, le persone vengono incoraggiate e premiate sia economicamente che professionalmente se lavorano di più.
E che dire delle persone - e ne conosco molte - che da anni sono in psicoanalisi e seguono delle psicoterapie. Vivere col bisogno di un supporto psico-farmacologico non sarebbe una forma di dipendenza? Eppure anche in questo caso s'incoraggiano le persone a rivolgersi agli “esperti” e seguire una psicoterapia per ogni problema. Problemi che spesso richiedono solo tempo ed esperienza per risolversi da soli.

Non possono essere quindi i presunti “danni” sociali ed economici derivanti i criteri per stabilire se un comportamento è espressione di un disturbo, altrimenti dovremmo includere anche quelli che vengono considerati “normali”, ma che hanno gli stessi effetti.

Nemmeno la percezione soggettiva di disagio perché questa potrebbe avere cause non relazionabili a problematiche personali. L'omosessualità ad esempio a lungo è stata considerata un disturbo mentale semplicemente perché molti gay vivevano con sofferenza la propria condizione, ignorando completamente la vera causa del loro malessere e cioè il contesto sociale omofobo e epressivo.

Di dipendenza si può parlare solo quando la causa è collegata all'assunzione di sostanze come droghe, farmaci, alcool che agiscono sulla base di precisi meccanismi chimici e fisiologici. Quelle che comunemente si definiscono “psicologiche” non sono vere dipendenze, ma opinioni sui comportamenti delle persone che vengono formulati e che coinvolgono il concetto di “normalità”, quindi la cultura, la morale di chi le elabora.

Tozeur
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Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da Tozeur » domenica 16 giugno 2013, 9:42

Penso che in queste situazioni il supporto farmacologico faccia molto poco, così come nel caso delle altre dipendenze. Il supporto psicologico penso sia più utile.
Alone but not lonely

barbara
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Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da barbara » domenica 16 giugno 2013, 10:06

K-01 ha scritto "Di dipendenza si può parlare solo quando la causa è collegata all'assunzione di sostanze come droghe, farmaci, alcool che agiscono sulla base di precisi meccanismi chimici e fisiologici"

Capisco il tuo punto di vista, sta di fatto che la comunità scientifica internazionale pensa il contrario. Non sono solo le sostanze ad agire sulla chimica del cervello. Tutte le esperienze possono farlo. Fare jogging produce endorfine, per fare un esempio.
Mi sembra che tu ti riferisca , parlando delle sostanza , alla dipendenza fisica.
Ma la dipendenza fisica non è il vero problema. La disassuefazione passa nel giro di qualche settimana. Il vero scoglio è la dipendenza psicologica , che è la stessa che ritroviamo nella dipendenza da comportamenti.
Non è tanto e solo la sostanza o il comportamento che conta. Se fosse solo la sostanza a determinare la dipendenza, tutti saremmo dipendenti dall'alcool visto che è legale e bene o male tutti ne usiamo.
La discriminante che adotta la comunità scientifica è legata in primo luogo alla sofferenza della persona più che ad altri fattori esterni,
Ciò non significa che non ci sia una dimensione culturale. Questo è ineliminabile. Un tempo il giocatore patologico non veniva aiutato, ma semplicemente condannato moralmente. Il punto secondo me , al di là di tutto, è capire quale approccio sia più utile ad aiutare la persona.
Ora tu dici: sarebbe meglio lasciare che la persona si aiuti da sé.
Le guarigioni spontanee esistono , ma scommettere su quelle mi pare rischioso per la persona e per chi le sta intorno. Ognuna di queste persone può essere una madre o un padre di famiglia; non dimentichiamo che la sua sofferenza porta altra sofferenza.

k-01

Re: Sexual addiction ovvero la dipendenza dal sesso

Messaggio da k-01 » lunedì 17 giugno 2013, 17:39

Che sia facile uscire dalla dipendenza fisica non è propriamente vero. Dipende dal tipo di sostanza ed è proprio per annullare gli effetti dell'astinenza che una persona è spinta a reiterarne il consumo.
Le motivazioni che poi possono spingere a fare uso continuato di droghe possono essere molto diverse. A meno di non credere che un bambino di strada che sniffa colla, un coltivatore andino che mastica foglie di coca e un professionista eroinomane, abbiano solo un problema con sè stessi, un difetto del carattere o della personalità da correggere con la psicoterapia. E l'ambiente sociale in cui vivono non conta nulla? Non condiziona, non orienta, non stimola risposte che possono essere anche negative a seconda della sensibilità, del carattere, delle capacità?
E' più patologico un individuo che ripone le proprie speranze di riscatto sociale in qualche vincita milionaria o uno Stato ipocrita che incoraggia il gioco d'azzardo e incassa sfruttando proprio l'impossibilità ad uscire dalla propria condizione?

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