GAY, ADOLESCENZA RITARDATA E ASESSUALITA'

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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GAY, ADOLESCENZA RITARDATA E ASESSUALITA'

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 1:30

admin ha scritto:Lo sviluppo psico-sessuale nel periodo della preadolescenza (età della scuola media) e dell’adolescenza (dai 13/14 anni fino ai 18/19) dipende in modo molto forte dai livelli di socializzazione. All’età della scuola media la spinta allo sviluppo psico-sessuale viene essenzialmente dal gruppo dei pari. Un ragazzo tra gli 11 e 13 anni sente il gap notevole che lo separa del mondo adulto e tende spontaneamente a integrarsi nel gruppo dei suoi coetanei. La scuola media non ha solo la funzione di istruire ma anche di favorire la socializzazione tra i ragazzi che è assolutamente fondamentale nello sviluppo della sessualità dei ragazi. Accanto alla scolarizzazione che è un’abitudine alla disciplina troviamo altre forme importantissime di esperienze che si realizzano nell’ambiente scolastico o intorno ad asso ma al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte degli adulti. I ragazzi sono indotti a socializzare, a fare attività sportiva in comune e hanno più volte occasione di rimanere in piccoli gruppi, anche di due sole persone, e di parlare così di argomenti che non affronterebbero mai con gli adulti o che con gli adulti potrebbero affrontare solo in modo formale. Attraverso questi contatti si creano le prime occasioni di parlare della sessualità. Ciò che per un adulto è ovvio in tema di sessualità non lo è affatto per un ragazzo tra gli 11 e 13 anni. Più o meno a quell’età si scopre la masturbazione e la socializzazione tra coetanei diminuisce di molto l’ansia di quella scoperta e in genere della scoperta della sessualità. I ragazzi apprendono l’idea della masturbazione dai discorsi dei coetanei e poi la mettono in pratica, oppure la scoprono in modo autonomo ma sono in grado di collegarla immediatamente ai discorsi che hanno sentito dai loro compagni. Al tempo della scuola media la scoperta della sessualità degli altri ragazzi avviene in modo spontaneo attraverso il dialogo. Ci si rende conto di come gli altri vivono la sessualità attraverso i loro discorsi e si ha spesso la possibilità di paragonare il proprio sviluppo sessuale (peli pubici, dimensione del pene) con quello degli altri ragazzi, attraverso la presenza nello spogliatoio che è un corollario tutt’altro che secondario dell’attività sportiva in comune. Si impara piano piano ad inserirsi nel gruppo dei pari abituandosi a parlare anche della propria sessualità e nello stesso tempo si sviluppa la disinibizione sessuale attraverso la nudità comune nello spogliatoio. Chiaramente, per un ragazzo che abbia già sperimentato le prime pulsioni omosessuali, la socializzazione nel gruppo dei pari è problematica il ragazzo percepisce chiaramente che termini come frocio, finocchio e simili si riferiscono ai suoi comportamenti sessuali e si trova di fronte a un bivio: 1) Fingere una socializzazione come se fosse etero; 2) Mettersi da parte e ridurre la socializzazione ai soli comportamenti formali. Il giovanissimo ragazzo gay sente il bisogno quasi fisico della presenza e della intimità dei suoi compagni ma nello stesso tempo li teme sentendoli diversi da sé. La maggior parte dei ragazzi sceglie la strada del fingersi etero che, non fosse altro, permette di ascoltare i discorsi a sfondo sessuale dei propri compagni. Questa scelta, per quanto difficile, è già il frutto di una certa consapevolezza e di un certo autocontrollo. I ragazzi che scelgono di isolarsi e di evitare il gruppo dei pari e per esempio preferiscono inserirsi in gruppi di ragazze che sentono meno aggressive, evitano completamente il confronto con gli altri ragazzi su temi sessuali e si privano della possibilità di ascoltare i loro discorsi e quindi di conoscere i loro comportamenti sessuali. In alcuni casi la chiusura rispetto al gruppo dei pari è talmente anticipata (prima della scoperta della masturbazione) che il ragazzo che si isola non ottiene all’età giusta l’input che potrebbe indurlo alla scoperta della masturbazione. La curiosità che permette di superare l’inibizione in questo campo viene molte volte proprio da quanto si è appreso nel gruppo dei pari, senza una socializzazione adeguata nel gruppo dei coetanei maschi la scoperta della masturbazione viene spesso posticipata e ciò rende più problematico lo strutturarsi della sessualità adulta. In ragazzo che si isola dal gruppo dei pari viene nello stesso tempo emarginato dagli altri ragazzi, che lo sentono diverso. L’autoemarginazione arriva al punto di non partecipare ad attività sportive in comune, a gite e a momenti tipici di forte socializzazione che assumono spesso valenze sessuali non secondarie. Bisogna sottolineare che, nella grande maggioranza dei casi, mentre il ragazzo che sceglie deliberatamente di fingersi etero per integrarsi comunque nel gruppo ha coscienza delle motivazioni delle sue scelte, il ragazzo che evita il gruppo dei pari non è consapevole delle motivazioni per le quale preferisce stare fuori dal gruppo. In diversi casi la consapevolezza della omosessualità sopravviene in età nettamente adulta per due distinte strade: 1) la prima conseguente ad esperienze spesso lunghe e ripetute di una sessualità etero sostanzialmente non soddisfacente; 2) l’altra conseguente alla cosiddetta asessualità. Ed è su questa che vorrei ora soffermarmi.
Alcuni ragazzi, che non provano nessuna pulsione eterosessuale, e che quindi non possono essere indotti da pressioni ambientali a sentirsi etero, finiscono per centrare “tutta” la loro vita si aspetti non sessuali. Si tratta di ragazzi che tendono a razionalizzare molto, che vanno molto bene a scuola, che riempiono la loro giornata di mille impegni, tutti ufficiali, nessuno cioè che consenta un contatto affettivo profondo, che si integrano meglio in un gruppo di ragazze per le quali comunque non provano né attrazione sessuale né interesse affettivo. Si tratta di ragazzi che rifuggono dall’uso di termini esplicitamente correlati alla sessualità e che tendono a dare alla loro sessualità una interpretazione esclusivamente fisiologica mettendo da parte i coinvolgimenti sessuali di tipo affettivo-emotivo. Alla base di questi meccanismi c’è spesso la negazione della masturbazione. Questi ragazzi, che non hanno scoperto la masturbazione intorno ai 12/13 anni, come accade di solito, possono finire per non praticarla mai, cosa certamente meno comune, o per praticarla al solo livello meccanico quindi senza tutto il supporto della fantasie masturbatorie che danno alla cosa una valenza psicologica fondamentale. In entrambi i casi, sia i ragazzi che non si masturbano accontentandosi delle polluzioni notturne, spesso non accompagnate da sogni erotici, o che lo fanno in modo meccanico, si privano per anni di una potenzialità di sviluppo psico-sessuale. Va sottolineato che questi ragazzi non sono consapevoli delle reali motivazioni del loro evitare la masturbazione, perché non hanno avuto un imprinting sessuale in questa direzione al momento opportuno. Quando un ragazzo che evita la masturbazione diventa cosciente di quello che è il comportamento comune, cosa che può accadere anche molto tardi, per quanto possa sembrare strano, a giustificazione del suo comportamento adotta altre motivazioni, a volte esterne, come: lo faccio per motivi di fede, oppure: un bravo ragazzo non fa queste cose, e altre volte interne e dirette: non ne sento il desiderio, e può realmente essere così. La visione che questi ragazzi hanno della masturbazione è ampiamente distorta e lo si capisce dalle notazioni negative con le quali ne parlano e forse più ancora dalla necessità di trovare delle motivazioni serie per masturbarsi. Va tenuto presente che questi ragazzi, mano mano che crescono vivono tutte le esperienze sessuali tipiche dei loro coetanei a livello fisiologico, dalla erezione, che tuttavia non li porta alla masturbazione, alla eiaculazione notturna che chiaramente per loro è più frequente e arriva ad essere quasi settimanale, ma da queste forme di sessualità solo fisiologica continua ad essere separata la parte sessuale-emotiva. Mentre ai temi della scuola media l’isolamento di un ragazzo dal gruppo dei pari può essere totale, col passare degli anni le occasioni di contatti aventi valenza sessuale possono aumentare. L’intolleranza del gruppo dei pari diminuisce con l’avanzare dell’età e in genere un gruppo di sedicenni ha già un modo di atteggiarsi, nelle relazioni interne tra i membri del gruppo, di tipo decisamente adulto, intorno a questa età, anche a seguito delle cosiddette amicizie amorose, molti ragazzi per i quali non era accaduto prima, ricevono un imprinting sessuale e cominciano a capire il senso della masturbazione e la sua valenza nell’ambito della sessualità. In alcuni casi la fase della scoperta della sessualità è ulteriormente posticipata anche fino ai 24/25 anni quando i ragazzi vivono isolati, non hanno accesso a internet e quindi alla pornografia che in qualche caso può avere valenza di stimolo. Fino al momento di presa di coscienza della loro sessualità, questi ragazzi vivono l’esperienza della “asessualità” che non è traumatica perché non è cosciente e perché manca il secondo termine di paragone. Prima o poi la vita stessa mette questi ragazzi di fronte alla loro sessualità talvolta in età pienamente adulta e in modo traumatico. Il momento della crisi arriva quando essi si rendono conto di andare in erezione quando stanno vicino a un ragazzo e di cominciare, finalmente, anche se tardivamente, a fare fantasie sessuali su quel ragazzo. Quando queste cose avvengono in età adulta a ragazzi che in pratica non hanno mai vissuto la loro adolescenza con le relative valenze sessuali, la scoperta apre la porta ad un mondo assolutamente sconosciuto, che con la razionalità non ha nulla a che vedere. Si tratta in sostanza di un’adolescenza ritardata, vissuta in età adulta, che comporta lo smantellamento degli schemi di interpretazione del sé costruiti nel corso degli anni. Un ragazzo che si avvia a vivere un’adolescenza ritardata avverte la difficoltà di relazionarsi con fenomeni che sono per lui sostanzialmente nuovi e che hanno una enorme forza emotiva. Alcuni ragazzi gay che vivono un’adolescenza ritardata assumono atteggiamenti che tendono alla sublimazione. Avvertono il trasporto verso un altro ragazzo ma lo leggono in chiave esclusivamente affettiva e non sessuale o meglio lo accettano in chiave sessuale ma solo fino all’erezione e continuano a evitare la masturbazione perché in realtà non sanno seriamente di che cosa si tratta e come possa essere vissuta. Per questi ragazzi, accettare l’idea di una fantasia sessuale strutturata che li porti alla masturbazione come modo di vivere a livello fantastico un contatto sessuale che non è realizzabile nella realtà, è oggettivamente molto difficile. Come sempre, nelle questioni relative alla psicologia sessuale non senso alcuna forma di tentativo che non derivi da una profonda e autonoma esigenza. Già il fatto di arrivare a parlare di queste cose ha un significato importante perché le sdrammatizza e aiuta a vederle per quello che sono realmente evitando che si strutturino dei veri e propri complessi di impossibilità. Un messaggio rassicurante mi sento di darlo senza esitazioni: l’adolescenza ritardata si supera in modo spontaneo, non occorrono forzature, che anzi sono controproducenti. La scoperta della propria sessualità è e resta a tutte le età uno dei viaggi più entusiasmanti della vita. Ciò che conta è non chiudersi al confronto con gli altri e accettare quello che si è con tutte le proprie pulsioni, accettare cioè e non rimuovere la propria sessualità. La gratificazione che viene a un ragazzo dal vivere la propria sessualità in modo sereno, libero, senza condizionamenti, migliora notevolmente la qualità della vita e la rende più autenticamente umana.

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Re: GAY, ADOLESCENZA RITARDATA E ASESSUALITA'

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 13:12

niccolò ha scritto:la mia vita ha molto in comune con il contenuto del post: con la differenza che io ho scoperto la masturbazione a 12 anni come molti, ma che ancora oggi (ne ho quasi 30) è l'unica forma di sessualità che conosco. dai 21 anni quando ho preso coscienza di essere gay non sono riuscito a instaurare nessun rapporto affettivo (anche se mi sono innamorato almeno 3 volte) e direi di non aver fatto molto per agevolare la fortuna (ancora oggi me ne facio una colpa). solo nell'ultimo anno qualcosa è cambiato e sono riuscito a ricavarmi più indipendenza e autonomia. tuttavia l'entusiasmo di conoscere qualcuno non è sufficiente a vincere le mie difficoltà ed il terrore di non conoscere la sessualità e l'amore di coppia mi spaventa
admin ha scritto:Ciao Niccolò,

il tuo commento è serissimo, se lo ritieni opportuno puoi contattarmi seguendo le indicazioni ripotate alla pagina:
http://xoomer.virgilio.it/progettogay/c ... roject.htm a me farebbe piacere.

Project

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Re: GAY, ADOLESCENZA RITARDATA E ASESSUALITA'

Messaggio da ciccio70 » lunedì 24 agosto 2009, 10:26

Grazie, project,
è molto interessante quello che hai scritto, mi ha fatto riflettere sulle mie esperienze di adoloscente che si finge volutamente etero, anche se nel mio caso il rapporto con le ragazze è stato di grande affetto (non sessuale), e la masturbazione abbastanza "convinta e consapevole"...

Ora che sto vivendo i miei primi contatti a sfondo sessuale (adolescenza ritardata a 38 anni!!!), mi stupisco di non aver più alcuna paura, ma di voler vivere la faccenda in tranquillità, spontaneità e naturalezza!

... e poi, non so se è strano, ora che ho un ragazzo nei miei pensieri, sento molto meno l'esigenza di masturbarmi, insomma pensare a lui mi eccita ma non vado oltre perché mi sembra che le sensazioni che posso procurarmi da solo sono solo un pallido riflesso di quelle che potrei avere se lui fosse lì con me, e comunque se lo faccio penso a lui (ma è successo una volta sola)...

... voi che ne pensate?
Accettare di essere gay a 38 anni... meglio tardi che mai!

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Re: GAY, ADOLESCENZA RITARDATA E ASESSUALITA'

Messaggio da progettogayforum » lunedì 24 agosto 2009, 11:48

Ciao Ciccio,

c’è una osservazione importante da fare a proposito dei veri segni di innamoramento. È abbastanza comune, per un ragazzo che non ha vissuto una sessualità di coppia, ridurre notevolmente la frequenza della masturbazione quando si innamora e comunque concentrare tutte le sue fantasie masturbatorie sul ragazzo di cui è innamorato.

Uno degli indici più tipici di disagio sessuale consiste proprio nella non congruenza della sessualità di coppia con l’orientamento della masturbazione (cosa che vale anche in chiave etero: fare sesso con una ragazza e masturbarsi pensando ad un’altra o addirittura pensando a un ragazzo).

La diminuzione della frequenza della masturbazione nell’innamoramento, ovviamente con fantasie tutte concentrate sul ragazzo di cui si è innamorati, è indice di notevole sensibilità affettiva ma nell’ambito di una certa repressione della sessualità o meglio di una certa svalutazione della masturbazione, il che avviene per due distinte ragioni:

1) Perché inconsciamente la masturbazione e in genere la sessualità sono vissute come cose meno nobili dei sentimenti, attraenti e coinvolgenti, ma in qualche modo in grado di sporcare sentimenti d’amore altrimenti nobilissimi. Sono i meccanismi tipici che portano tanti ragazzi a vivere su due piani diversi sessualità e affettività: per un verso vivono rapporti d’amore estremamente sublimati e per l’altro sentono l’impulso alla sessualizzazione di quei rapporti e lo reprimono, relegandolo ad un’attività masturbatoria vissuta con sensi di colpa. Per questi ragazzi la sessualizzazione spontanea dei rapporti con un altro ragazzo non è una cosa automatica.

2) Perché ancora oggi è diffusa l’idea che la masturbazione sia una forma immatura di sessualità, cioè che sia una sessualità preparatoria rispetto alla vera sessualità che è quella di coppia e che quindi all’arrivo di una sessualità di coppia la masturbazione debba in qualche modo essere ridimensionata.

Un ragazzo mi diceva: “Masturbarmi pensando al mio ragazzo mi sembra come abusare di lui, un po’ come usare la sua immagine come una specie di video porno.” Dietro questa frase c’è ancora l’idea che la masturbazione sia comunque un’attività essenzialmente privata. Ma la masturbazione, per un ragazzo che vive una vita di coppia o in genere per un ragazzo innamorato, non è un’alternativa alla sessualità di coppia ma proprio un modo di vivere quella sessualità di coppia, di proiettarsi in essa, di prefigurarsi o di ricordare la sessualità vissuta col proprio compagno. Andare dal proprio compagno e dirgli “Mi sono masturbato pensando a te”, non solo non è un insulto ma è una dichiarazione di profondo coinvolgimento sessuale che è recepita da ragazzi non complessati sempre come una cosa estremamente positiva. In una vera dimensione di coppia tutto è condiviso e anche le esperienze di masturbazione non appartengono più al singolo ma fanno parte della vita di coppia.

ciccio70
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Re: GAY, ADOLESCENZA RITARDATA E ASESSUALITA'

Messaggio da ciccio70 » lunedì 24 agosto 2009, 17:31

Project, sei un mito!

Fai delle riflessioni così profonde e dimostri una competenza da psicologo con decenni di attività professionale!! (magari lo sei veramente, non lo so...)

Per fortuna non vivo la masturbazione con sensi di colpa, però non l'avevo mai pensata nell'ambito di un rapporto di coppia, mi è capitato e l'ho detto al ragazzo che sto frequentando, che me lo aveva chiesto espressamente.
Grazie, ora credo che la vivrò in modo diverso e più consapevole!!!

Più leggo post su questo forum e più mi convinco che il vostro lavoro è impagabile!! Credo che scriverò molto altro ancora, ho molte questioni da chiarirmi...

GRAZIE
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