AMICIZIE PARTICOLARI ED ESPERIENZE SESSUALI GAY

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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AMICIZIE PARTICOLARI ED ESPERIENZE SESSUALI GAY

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 1:45

admin ha scritto:Questo post è dedicato al concetto di “esperienze sessuali gay”. Si tratta di un concetto che ritorna spesso nelle chat con i ragazzi. Le “esperienze sessuali gay” possono essere considerate sotto diversi aspetti:

1) Come una specie di patente della maggiore età da conseguire nella sessualità gay sulla base del teorema secondo il quale la sessualità masturbatoria è adolescenziale mentre le esperienze sessuali di coppia sono il passaporto per la vita sessuale adulta.

2) Come una modalità conoscitiva ed esplorativa della sessualità condotta in due.

3) Come un approccio sessuale graduale verso un altro ragazzo per il quale si prova già un vero trasporto affettivo ma di cui non si conosce l’orientamento sessuale.

Il punto di vista n. 1 presuppone la sessualità non come contatto tra persone ma come qualificazione individuale. I ragazzi più giovani usano espressioni come “Alla mia età gli altri l’hanno già fatto”, i 25enni e oltre, si esprimono diversamente: “Io ancora non l’ho mai fatto …”. I più che trentenni usano modi di esprimersi più malinconici tipo: “non voglio perdere il treno del tutto” o peggio: “se non lo faccio adesso non lo faccio più”.

Pur nella differenza di tono si coglie comunque che si tratta di persone che danno alla loro iniziazione sessuale un valore particolare in sé, indipendentemente da chi sia la persona con la quale avranno la loro prima esperienza. In buona sostanza c’è una sottovalutazione della dimensione affettiva e una sopravvalutazione di quella sessuale.

L’ansia della prima volta qui non è l’ansia che coglie un ragazzo che si trova a fare sesso per la prima volta con un ragazzo che ama, ma proprio l’ansia di realizzare al più presto quella prima volta, fosse anche con un ragazzo sconosciuto. Si usa l’espressione “svezzare” dal punto di vista di chi permette ad un altro ragazzo di realizzare la sua prima esperienza sessuale o anche “perdere la verginità” dal punto di vista di chi quella prima esperienza tanto desiderata finalmente realizza, senza alcun riferimento sessuale troppo specifico.

Molto spesso in situazioni del genere si finisce per essere più o meno appagati o frustrati a seconda della varietà della performance sessuale e della sua corrispondenza ad un modello di sessualità gay derivato dalla pornografia. In questo senso espressioni come “non abbiamo fatto tutto” oppure “abbiamo avuto un rapporto completo” nascondono l’idea della sessualità come prestazione. Domina l’idea di sentirsi adulti o realizzati tramite il sesso, idea tipica di ragazzi non ancora pienamente maturi sotto il profilo affettivo, questo indipendentemente dall’età.

Il punto di vista n. 2 rappresenta già una condizione di sessualità molto più matura ed è tanto più autenticamente soddisfacente quanto più la dimensione dell’essere in due è consistente sotto il profilo affettivo. In effetti ciascuno dei due ragazzi che compongono la coppia può considerare l’altro come un semplice strumento necessario per concretizzare la proprie fantasie sessuali, e qui direi che la dimensione affettiva è del tutto marginale, ma l’idea delle esperienze sessuali come modalità esplorativa della sessualità di coppia può anche essere legata ad un sentimento profondo di amicizia e di rispetto reciproco o ad un trasporto affettivo ancora più coinvolgente, potrebbe cioè trattarsi proprio di un approccio alla vera sessualità affettiva di coppia. Aggiungo che non è raro il caso di esperienze sessuali nate nell’ambito di rapporti affettivi seri con la premessa che “non c’è nulla di impegnativo”, che poi lentamente e quasi impercettibilmente si consolidano, prima per lo stabilirsi di una consuetudine condivisa di contatti sessuali e poi per l’instaurarsi di rapporti molto più complessi in cui affettività e sessualità interagiscono. In ogni caso il punto di vista n. 2 parte da un’idea di coppia in cui entrambi i ragazzi hanno idee precise circa i loro comportamenti e possono confrontarsi in modo esplicito in una dimensione di autentica condivisione ma si tratta di una condizione che non è molto frequente per i ragazzi gay.

Il punto di vista n. 3 è probabilmente quello più comune tra i gay non dichiarati per i quali un rapporto di coppia o anche solo di amicizia che preveda la possibilità di parlare apertamente di sessualità gay è in realtà più un sogno che un’ipotesi. Per questi ragazzi, e non certo solo per i più giovani ma anche per i trentenni e oltre, la sessualità fisica non va al di là della masturbazione, almeno per lungi periodi. Questi ragazzi vivono però comunque i loro innamoramenti, anche se si tratta di situazioni in molti casi tendenzialmente unilaterali, verso ragazzi etero o più spesso verso ragazzi che ai lori occhi appaiono solo debolmente etero e dei quali non conoscono in modo certo l’orientamento sessuale. Va detto che queste amicizie particolari sono molto più comuni di quanto non si creda e non si possono ridurre alla categoria del rapporto gay-etero perché nella fase di costruzione dell’amicizia operano molti meccanismi selettivi per i quali il ragazzo gay tende a scartare in modo automatico la possibilità di creare rapporti seri con un ragazzo troppo marcatamente etero o con un ragazzo che non offre ai primi tentativi di contatto una risposta incoraggiante. Il ragazzo che non si sente gay, d’altra parte, accetta un rapporto di amicizia stretta con un altro ragazzo solo se non ha preclusioni di principio verso un coinvolgimento affettivo profondo che lo leghi al suo amico. In buona sostanza, in queste amicizie particolari non si entra mai per caso né da una parte né dall’altra. Devo sottolineare che intendo riferirmi a rapporti affettivi profondi e voluti da entrambe le parti. Il ragazzo non gay è comunque pienamente a suo agio all’interno di questo rapporto. Il ragazzo gay lo vive invece a due distinti livelli, uno di amicizia e di condivisione in cui non entra nulla di esplicitamente sessuale e uno non dichiarato ed implicito dominato dall’attrazione sessuale. All’interno di un’amicizia particolare il ragazzo gay vede l’ipotesi di una storia d’amore e il rapporto è vissuto da lui in una tensione evolutiva verso una dimensione esplicitamente sessuale che è destinata spesso alla frustrazione. Il ragazzo gay vive quell’amicizia in chiave fortemente sessualizzata, si masturba pensando al suo amico ma di questo non può fare parola all’amico. All’apparenza un meccanismo del genere conduce a situazioni di stallo ma nella realtà le cose stanno molto diversamente. In circa il 50% dei casi l’evoluzione del rapporto verso forme di amicizia sessuale è un’ipotesi realistica. Come ho avuto modo di dire altrove, spesso il partner non esplicitamente gay di queste amicizie particolari è un ragazzo sessualmente confuso con una sessualità all’apparenza tipicamente etero ma con una affettività tipicamente gay, in altre parole è un ragazzo con omosessualità latente. In altri casi si tratta di ragazzi che manifestano una parziale bisessualità, altre volte ancora si tratta di ragazzi obiettivamente etero ma disponibili a forme di amicizia molto aperta che può manifestarsi anche in comportamenti affini a quelli omosessuali. In tutti questi casi l’amicizia particolare può avere non solo un senso profondo nei termini in cui essa si manifesta inizialmente ma può presentare anche possibili evoluzioni a volte impreviste e imprevedibili perché può portare alla maturazione processi di consapevolezza da parte del ragazzo che non ha comportamenti esplicitamente gay e comunque può allargare i confini del rapporto fino a comprendere modi di agire che sono praticamente impossibili per qualsiasi coppia di amici etero.

Un ragazzo consapevolmente gay, coinvolto in amicizie di questo genere, concepisce la sessualità esclusivamente nell’ambito di quell’amicizia, per lui le esperienze sessuali non sono né una qualificazione personale né un modo di vivere una sessualità condivisa ma un tentativo di coinvolgere il suo amico anche dal punto di vista sessuale, tanto più se una ipotesi del genere sembra accreditata da vari segnali comportamentali dell’altro ragazzo.

Se un ragazzo ama un altro ragazzo in modo autentico e non mira a farne solo un oggetto sessuale, si adegua alle esigenze del ragazzo che ama, cioè non tenta di imporre in nessun modo il proprio punto di vista o le proprie categorie sessuali. Tuttavia anche quando l’amato appare etero, il ragazzo gay parte del presupposto che, al di sotto delle apparenze ci sia una qualche dimensione gay. Adeguarsi al proprio compagno non significa quindi adeguarsi a ciò che egli manifesta di sé, cosa che potrebbe a una situazione di stallo, ma favorire la crescita e l’affioramento alla coscienza della parte sommersa della personalità del proprio compagno. Il ragazzo gay, spinto proprio dall’idea della latente omosessualità del suo compagno, non si potrà fermare a comportarsi con lui come se lo reputasse effettivamente etero al 100% ma costruirà nella sua mente un percorso graduale fatto di esperienze sessuali gay, più o meno esplicite, che risveglino l’omosessualità del suo compagno. Si tratta di regola di un vero e proprio percorso terapeutico verso l’omosessualità. In questo percorso, se c’è amore vero del ragazzo gay verso il suo compagno si danno per scontati alcuni presupposti:

1) Se il mio amico è realmente etero io lo amerò comunque.

2) Il percorso basato sulle esperienze sessuali è essenzialmente rivolto al bene del mio amico, io potrò esserne felice e condividere con lui un contatto sessuale ma lo scopo non è principalmente la mia sessualità ma la sua.

3) Non avrò nessuna fretta e nessun obiettivo irrinunciabile, ma mi adatterò, sempre e comunque, ai tempi del mio amico e alle sue vere esigenze.

Questi presupposti coniugano una dimensione egoistica legata alla finale soddisfazione della propria sessualità con una motivazione amorosa altruistica che consiste nel promuovere la sessualità dell’altro.

Le esperienze sessuali graduali che il ragazzo gay ipotizza e che cerca di realizzare, se ne ha la possibilità, presuppongono nel suo compagno forme di inibizione della sessualità e sono rette da alcuni principi guida:

a) Deve essere evitato tutto ciò che crea o stabilizza l’inibizione, quindi l’aggressività, l’insistenza, i toni che indicano delusione o frustrazione.

b) Si deve fare in modo che i comportamenti gradualmente più disinibiti sorgano spontaneamente in un’atmosfera molto distesa legata al gioco e a momenti di intimità non sessuale.

c) Si deve evitare di assumere iniziative poco opportune o in momenti sbagliati mentre la risposta alle proposte verbali e non verbali del proprio compagno deve essere immediata e accompagnata dal sorriso.

d) Si deve adottare la massima disponibilità verso il proprio compagno, sia a livello di tempo che di risposta affettiva. Dedicare tempo al proprio compagno è il massimo segno di attenzione.

e) Si deve tenere presente che la finalità non è avere un rapporto sessuale col proprio compagno ma permettergli di superare i blocchi e le inibizioni attraverso un approccio quanto più possibile morbido alla sessualità gay.

f) Quando il proprio compagno fa un passo avanti nella dimensione dell’accettazione della sessualità gay la cosa deve essere presentata come assolutamente normale, attesa e scontata. Quando c’è un rifiuto, un parziale rifiuto o un rinvio ad un altro momento, la cosa non deve essere accolta come frustrante e nel rapporto non deve cambiare nulla.

Come è ovvio, la strada verso l’accettazione della sessualità gay per alcuni ragazzi è lunga e per i ragazzi con omosessualità latente può non portare a nessuna conclusione, cioè può non portare e speso non porta all’affioramento della omosessualità al livello cosciente. La via delle esperienze gay, progressivamente sempre più esplicite, per avvicinare un ragazzo con omosessualità latente alla consapevolezza del suo orientamento sessuale può interrompersi subito come può essere molto lunga e tortuosa e spesso il risultato sognato non si consegue affatto. La consapevolezza di questo fatto basta da sola ad allontanare dall’idea di impegnarsi in questa difficile strada i ragazzi che non sono realmente innamorati e questa via, ardua e dall’esito molto incerto, resta appannaggio dei soli ragazzi che provano un vero e profondo interesse affettivo verso il loro amico. Per questi ragazzi la vera soddisfazione in questo cammino non consiste nel realizzare il loro personale sogno sessuale ma nel condividere con il proprio amico un percorso, o un tratto di percorso, che miri almeno idealmente a una comunità di vita più profonda.

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Re: AMICIZIE PARTICOLARI ED ESPERIENZE SESSUALI GAY

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 13:06

Editore ha scritto:Che dirti Project: come al solito leggerti è come trovarsi nudi davanti a uno specchio? Vorrei tanto che i vari guru psicologici che parlano, dall'alto del loro nulla, dell'omosessualità, leggessero le tue pagine per capire che cosa essa sia veramente.
mauroc74 ha scritto:Ciao Project,
anch'io sono rimasto molto sorpreso nel leggere nel tuo post qualcosa che per me è molto familiare ed infatti ritengo che la mia situazione personale sia rappresentata perfettamente nel terzo caso.
Provo nei confronti del mio amico tutto quello che è descritto nel pezzo ed ho vissuto con trepidazione i pochi momenti in cui certe inibizioni sono venute meno (mai però nulla di particolarmente rilevante e soprattutto cose del tutto naturali nei rapporti tra due amici etero). Devo dire, però, che le tue ipotesi mi sembrano un pò troppo ottimistiche e forse parlare del 50% dei casi in cui l'amicizia ha assunto anche connotati di natura sessuale mi sembra eccessivo e poco realistico!
Per quanto mi riguarda, vivo tutto con molta rassegnazione e sono sicuro che non potrà accadere nulla di rilevante.
Io non farò mai alcun passo e dall'altra parte sono quasi certo che non ci sia omosessualità latente e, pertanto, finirà tutto con la solita frustrante e dolorosa sensazione.
Grazie, comunque, perchè leggendoti ci fai sentire meno diversi e soli.
Mauro
admin ha scritto:Ciao Mauro,
apprezzo moltissimo il tuo commento ma quel 50% non rappresenta la percentuale di casi in cui si realizza di fatto un’amicizia sessualizzata ma la percentuale di casi in cui “l’evoluzione verso forme di amicizia sessualizzata è un’ipotesi realistica”. Ad impedire la trasformazione di una ipotesi, anche realistica, in una realtà intervengono molti elementi:
1) Un ragazzo con omosessualità latente, pur avendo una disponibilità affettiva tipicamente gay è sotto il profilo sessuale tipicamente etero, ha la ragazza, fa sesso con lei e ne parla al suo amico e per di più ha una erronea consapevolezza della sua sessualità, nel senso che “si identifica in modo spontaneo come etero” cioè non finge di essere etero ma ci s sente autenticamente.
2) Il ragazzo gay, nella stragrande maggioranza dei casi, è totalmente bloccato in una situazione di stallo determinata dal timore di perdere anche l’amicizia con l’altro ragazzo, che lui ritiene certamente etero, perché tutto lascia pensare che sia così.
3) Le prime forme di contatto, chiamiamolo così “sessuale”, sono sempre estremamente labili, come un abbraccio che dura qualche secondo di troppo, un sorriso insistito, oppure una carezza sulla mano. Queste situazioni sono interpretate dal ragazzo gay come casuali e poco significative per timore di capire quello che l’altro avrebbe potuto non voler dire.
4) Perché si creino situazioni di intimità tali da consentire un minimo di disinibizione è necessario che si trascorra parecchio tempo insieme in due in’un’atmosfera idonea e non stressante.
Spesso le amicizie sessuali non comportano nulla, almeno per lunghi periodi, di apertamente sessuale in termini oggettivi ma si limitano a forme di disinibizione reciproca che possono essere molto prossime a quelle delle tipiche amicizie fra ragazzi etero o a gesti apparentemente molto deboli in termini di significato sessuale. Cioè che fa la differenza non è il contenuto oggettivamente sessuale dell’azione ma la dimensione affettiva connessa a un gesto di contatto fisico. In questo senso conta molto più per la costruzione di un’amicizia sessuale una carezza su una mano, in un momento in cui si è solo in due, che un gioco anche esplicitamente sessuale realizzato in presenza di altre persone.
Per i ragazzi gay queste amicizie particolari creano spesso problemi molto seri di scelta.
1) Proseguire l’amicizia accettando anche l’ipotesi che possa trattarsi di una semplice amicizia gay-etero, anche affettuosa senza nessuna possibile evoluzione sessuale, oppure che il proprio amico sia portatore di omosessualità latente che ben difficilmente potrebbe trasformarsi in omosessualità cosciente?
2) Trascurare, quando ci sono, i contatti di natura più o meno velatamente sessuale, cercando di non illudersi di cose che appaiono oggettivamente poco realistiche oppure cercare un minimo di contatto sessuale rischiando di distruggere anche l’amicizia?
3) Abbandonare il proprio amico creando a sé e a lui un trauma non indifferente, portandosi sempre appresso il ricordo di qualcosa che avrebbe potuto essere l’occasione della vita per entrambi, oppure restargli vicino anche in posizione nettamente subordinata magari per anni o per tutta la vita?

Queste sono le angosce tipiche dei ragazzi gay.

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