ETERO E GAY DI FRONTE ALL'ESPLORAZIONE OMOSESSUALE

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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ETERO E GAY DI FRONTE ALL'ESPLORAZIONE OMOSESSUALE

Messaggio da progettogayforum » giovedì 31 dicembre 2015, 20:02

STORIE DI OMOSESSUALI TRA 800 E 900 – parte seconda
(etero e gay di fonte all'esplorazione omosessuale)


Le due storie tratte dal volume sull’inversione sessuale di Havelock Ellis e tradotte da me, che riporto qui di seguito sono estremamente interessanti, sia perché rappresentano bene attraverso quali esperienze a sfondo sessuale i gay di allora arrivassero alla consapevolezza di essere gay, sia perché chiariscono in modo esemplare come un gay e un etero interpretino in modo radicalmente diverso allora come oggi) gli stessi comportamenti di intimità spinta con altri ragazzi e di gioco sessuale. Per i ragazzi gay questi comportamenti hanno un chiarissima valenza sessuale e si stampano nel loro cervello come ricordi indelebili destinati a durare tutta la vita. I ragazzi eterosessuali, invece li vedono come esplicazione di una pura curiosità sessuale, se non addirittura come un modo per esercitare il proprio dominio su altri ragazzi, cose comunque transitorie che saranno del tutto dimenticate quando saranno possibili vere esperienze eterosessuali e non interferiranno con la sessualità adulta.

STORIA 5

S. W., 64 anni, inglese, giornalista musicale. La comunicazione che segue (un po’ abbreviata) è stata scritta quando S.W. non aveva ancora letto nulla sull’inversione sessuale e quando credeva ancora che il suo caso fosse assolutamente unico.

"Io sono figlio di un uomo di chiesa, ho vissuto per i primi tredici anni della mia vita nella cittadina dove sono nato. Poi mio padre è diventato vicario di un villaggio di campagna, dove ho vissuto fino a quando sono andato fuori, nel mondo, all'età di 18 anni. Dato che durante tutto questo tempo mio padre aveva alcuni alunni, sono stato educato con loro, e non sono mai andato a scuola. Sono nato, credo, con le passioni sessuali più forti che si possano immaginare, e nello stesso tempo sono stato molto precoce nel mio ingresso nella fase della pubertà. Il seme iniziò a formarsi un po’ prima del mio dodicesimo compleanno, i peli seguirono subito dopo, e dopo un anno ero in queste cose alla pari con un ragazzo medio di 15 o 16 anni. Parlavo liberamente con i miei compagni dei rapporti fra i sessi, ma, a differenza di loro, non provavo alcun sentimento personale verso le ragazze. Con il tempo mi resi conto che ero diverso, come credevo allora e credo ancora adesso, da tutti gli altri uomini. I miei organi sessuali erano abbastanza perfetti, ma nell’aspetto di un uomo avevo i pensieri sessuali di una femmina. Rifiuto senza riserve anche la minima inclinazione a compiere atti innaturali; l'idea di commettere atti di sodomia sarebbe per me molto disgustosa.

Per venire alla mia attuale condizione mentale: mentre sono del tutto indifferente alla persona della donna (ho sempre apprezzato molto la loro amicizia e compagnia, e molti dei miei migliori amici sono stati donne), ho avuto un ardente desiderio di avere rapporti carnali con un maschio, e avevo la capacità di innamorarmi, per dire così, nella misura massima. Nell'immaginazione, possedevo l'organo femminile, e mi sentivo verso un uomo esattamente come si sentirebbe una donna innamorata. Nel momento in cui sono diventato pienamente cosciente della mia condizione, ho dato poca importanza a questo fatto, io non avevo la più pallida idea della sua terribile importanza, né della futura miseria che avrebbe comportato. Cose tutte che ho dovuto imparare dall'amara esperienza.

Una volta ho pensato di forzarmi ad avere un rapporto sessuale con una prostituta, al fine di vedere se il godimento sensuale effettivo potesse portare un cambiamento, per avere così la possibilità di sposarmi. Ma quando si è trattato di pensare ai modi e ai mezzi, la mia ripugnanza all'atto è diventata tale che la cosa praticamente era fuori questione. Nel caso invece di qualunque maschio al quale mi sono affezionato, volevo che ci si sentisse insieme, pelle contro pelle, e che avessimo il privilegio di prenderci le libertà che si prenderebbe una donna innamorata, se tutto fosse permesso. Cercavo una gratificazione non puramente sessuale di qualsiasi tipo; il mio amore era troppo genuino per questo.

Durante il poco più di mezzo secolo trascorso dal mio dodicesimo compleanno, sono stato veramente innamorato circa tredici volte. Non credo di riuscire a dare un'idea della profondità e della realtà dei miei sentimenti. Ho accennato alla mia precocità. Ero innamorato quando a 12 anni, l'oggetto del mio amore era un uomo di 24, un noto chimico analitico Venne a casa di mio padre molto frequentemente; e il mio cuore batteva anche alla sola menzione del suo nome.

Avevo circa 15 anni al tempo del mio secondo innamoramento serio. Questa volta era il figlio di un agricoltore, circa due anni più grande di me. Non penso di essermi mai trovato da solo con lui, e in realtà lo conoscevo soltanto come un membro della sua famiglia, ma per un certo tempo fu l’interesse fondamentale della mia vita.

Quando avevo 21 anni ho avuto un 'compagno', un giovane di 17 anni, che aveva per me, in ogni caso, un affetto fraterno. Eravamo sotto lo stesso tetto, una mattina presto d’estate si alzò dal letto ed è venne dritto nella mia stanza per parlare di una cosa o di un’altra. Per poter parlare più comodamente si mise nel letto con me e rimanemmo lì come avrebbero fatto due ragazzine di scuola. Questa vicinanza era più di quanto potessi sopportare, e il mio cuore cominciò a battere in modo tale che era impossibile che non potesse notarlo. Dato che, naturalmente, non poteva avere la minima idea della ragione, disse in tutta innocenza: 'Il tuo cuore batte così forte che riesco a sentirlo abbastanza chiaramente.'

Finora i miei dettagli sono puramente innocenti. Fino a 18 anni, ci furono familiarità a intervalli tra me e il figlio del medico del paese, un giovane circa due anni più grande di me, e precocemente immorale. Non mi interessava veramente molto, ma lui era il mio compagno più importante. Poi sono diventato un assistente scolastico, e per circa sei anni sono riuscito a controllarmi, solo, ahimè, per ricaderci di nuovo. Poi un nuovo proposito e l’ho rispettato per otto anni, una lunga lotta con la mia natura. Poi ancora una volta ho peccato in tre casi, che si sono estesi su tre o quattro anni. Vengo ora un episodio molto doloroso e ricco di conseguenze nella mia vita infelice che avrei volentieri tralasciato se fosse stato possibile. Nel bel mezzo della vita è stato un caso di peccato, di scoperta e anche di grande follia.

Prima di entrare nei dettagli, per quanto può essere necessario, non posso fare a meno di chiedervi di considerare con calma e spassionatamente la mia condizione esatta rispetto a quella dei miei simili nel loro insieme. Nelle mie lotte per resistere, in passato, a volte mi sentivo come se stessi lottando tra le spire di un pitone. Ho peccato di nuovo, con un giovane e il suo amico. Abbastanza stranamente, il fatto fu scoperto da un uomo che era spinto da un sentimento di vendetta per un atto che a me appariva assolutamente giusto. I ragazzi si rifiutarono di dichiarare più della verità, e questo non bastò a quell'uomo, e fu messo in mezzo un terzo ragazzo, che era disposto a dire qualsiasi cosa. Ma questo non era ancora tutto; circa dodici o quindici altri ragazzi fecero accuse simili La convinzione generale, di conseguenza, fu che avevo commesso crimini "innominabili" in tutte le direzioni, a mio piacimento. Se mi si chiedesse una spiegazione per l'azione di tutti questi ragazzi al di là del terzo, che, naturalmente, aveva alcune motivazioni speciali, non ne potrei offrire nessuna. Potrebbero aver pensato che il trio originale era visto piuttosto nella luce degli eroi; perché non avrebbero dovuto essere eroi anche loro?

Potevo certamente sentirmi schiacciato sotto un tale carico di accuse, ma questo non giustifica l'incredibile follia della mia condotta. Negai allo stesso modo quel briciolo di verità che pure c’era, come la massa delle menzogne, e me ne andai in America. Tuttavia, col passare del tempo, quando la mia mente entrò in uno stato migliore, mi resi conto che la verità va detta una volta o l'altra. Perciò scrissi dall'America al giusto indirizzo una piena confessione del mio peccato per quanto riguarda i due giovani che avevano detto solo la verità, allo stesso tempo sottolineando la falsità di tutte le altre accuse.

Rimasi in America sei anni, e alla fine riuscii a fare soldi, in modo da poter tornare in Inghilterra con un piccolo capitale. Avevo promesso alle mie tre sorelle (tutte più grandi di me), che sarei tornato prima della loro morte. Il mio programma era di acquistare una piccola impresa a Londra, e tranquillamente guadagnarmi da vivere, non facendo però sapere a nessuno che ero tornato. Feci acquistare una tale impresa, ma fui truffato nel modo più intelligente, e persi fino all’ultimo centesimo che possedevo al mondo! Dovetti far conoscere la mia situazione ai vecchi amici che tutti mi regalarono o mi prestarono denaro. Comunque la mia posizione era molto precaria. Provai con un'agenzia assicurativa, una delle ultime risorse della persona colta e indigente, ma ben presto scoprii che ero inadatto per un lavoro in cui la sfacciataggine è il fattore primario Poi arrivò un colpo straordinario di fortuna; quasi contemporaneamente iniziai ad avere un paio di allievi di musica e del lavoro letterario in collegamento con una buona rivista musicale.

Rendere la mia presenza nota ai vecchi amici comportò che le stesse informazioni giungessero a coloro che non erano amici. La mia identità come giornalista divenne nota, e col passare del tempo mi sembrava come se mezzo mondo avesse sentito parlare delle mie presunte iniquità. Le persone che non avevano mai messo gli occhi su di me sembrava che mi vedessero come un mostro di iniquità che non si dovrebbe neppure tollerare che esista. Tutti questa gente, che non c’entrava niente, credeva che avessi commesso delitti 'innominabili' moltissime volte e alzava le mani in un silenzio inorridito per l'audacia di un uomo che, nella sua situazione, osa apparire apertamente in pubblico, con il suo proprio nome, e guardare la gente in faccia. Non avevano nemmeno il cervello per vedere che questo coraggio dimostrava il carattere fittizio delle loro credenze. E poi, credevano che se solo avessero potuto ottenere il mio licenziamento dal mio posto di giornalista io mi sarei ridotto alla fame. Questo fino a un anno fa era vero. Poi un vecchio parente morì e mi lasciò un po’di proprietà che ho venduto per investire in una rendita, e così ho appena quanto basta per vivere tranquillamente, oltre quello che posso guadagnare. In tali condizioni strane si potrebbe chiedere se la vita non fosse insopportabile. Francamente, non posso dire che la vedo così. Ho a Londra un paio di amici scapoli che vanno con me ai teatri, ecc.. In periferia ho circa una mezza dozzina di amici di famiglia. Qui trovo una compagnia piacevole e un caloroso benvenuto. Sono appassionato di musica, ho un eccellente pianoforte, e posso sentire i migliori concerti in Europa. Vado a tutti i buoni divertimenti. Sono un buon giocatore di scacchi. Infine, sono un lettore onnivoro. Ammetterete che le mie risorse per passare il tempo sono illimitate.

Certo, mi dispiace che ho peccato, e vorrei non averlo fatto. Ma io rifiuto ogni sentimento di vergogna."

S. W. era il più giovane di quattro figli e l'unico maschio. Suo padre aveva 40 anni alla sua nascita, sua madre 33. Il padre era un intellettuale di carattere debole, la madre una donna di carattere violento ed eccentrico, con, egli crede, forti passioni sessuali. S. W. Non trova nulla nella sua famiglia che possa spiegare la sua condizione anomala.

È basso (cinque piedi cinque pollici), ma ben costruito, con un forte petto e una voce potente. Le sue braccia sono deboli e flaccide (femminili, pensa), ma le gambe sono muscolose. Da ragazzo di 14 anni poteva camminare per quaranta miglia con facilità, e ha giocato a calcio fino a circa 45 anni. È considerato virile nel carattere e nei gusti, ma si commuove facilmente fino alle lacrime dopo una forte emozione. Non ci sono informazioni per quanto riguarda il tipo di uomo verso cui è attratto. Posso osservare, tuttavia, che il chimico analitico che per primo suscitò l’ammirazione di S. W. fu ben noto a me una trentina di anni più tardi, come mio insegnante di chimica. A quel tempo era un uomo anziano di aspetto e di carattere attraente, simpatico e affascinante ad un livello quasi femminile.

S. W. non ha mai sentito la minima attrazione sessuale verso il sesso opposto. Le prime indicazioni del sentimento invertito si ebbero all'età di 6 o 7 anni. Guardando gli allievi del padre, ragazzi di 13 o 14 anni, dalle finestre, rifletteva su come potessero essere i loro organi genitali. "In relazione ad una ragazza", egli scrive, "non avrei pensato assolutamente a una cosa del genere più che nel caso di un blocco di marmo." In questo periodo, infatti, a volte dormiva con una sorella di 10 anni, che lo indusse ad assumere gli atteggiamenti della congiunzione sessuale, dicendo che era "così divertente"; ma si limitò a fare questo per compiacerla, e senza il minimo interesse o sentimento da parte sua. Questo atteggiamento divenne più marcato con l’aumentare della consapevolezza, fino a quando si innamorò ardentemente, all'età di 12 anni. Per tutta la vita egli ha praticato la masturbazione in una certa misura, ed è pronto a difendere questa pratica nel suo caso. I suoi sogni erotici sono stati solo di carattere molto vago e molto oscuro. Egli è in grado di fischiare. È molto interessato alla politica e alle opere filantropiche. Ma il suo principale interesse è la musica e ha pubblicato numerose composizioni musicali. Nel complesso, e nonostante la persecuzione che ha subito, egli non considera la sua vita come infelice. Allo stesso tempo, egli è profondamente consapevole dell’atmosfera da "Paria" che circonda gli invertiti, e nel suo caso questa non è mai stata alleviata da alcun senso di condivisione della sventura. La facilità con cui si dice che alcuni invertiti riconoscano gli altri della loro stessa specie è abbastanza incomprensibile per lui; non ne ha mai incontrato uno per quanto ne sa.

STORIA 6

E. S., medico, 50 anni.
"Ho qualche ragione", scrive, "per credere che alcuni dei miei parenti (dal lato paterno), non fossero normali nella loro vita sessuale, ma, dato che erano persone molto riservate, sono sicuro che i loro amici e i loro colleghi non lo hanno mai sospettato. Gran parte dei miei parenti stretti sono rimasti celibi o hanno differito il matrimonio fino a tarda età. Nessuno di loro è stato un bravo uomo d'affari, tutti sembrano essere più profondamente interessati ad altre cose più che a fare soldi o a tenerseli. Per lo più non hanno preso o hanno preso poco parte alla vita pubblica, e non si sono molto curati della vita sociale. Tuttavia, sono stati gente di capacità superiore alla media, con interessi intellettuali ed estetici. Siamo inclini agli entusiasmi, ma manchiamo di perseveranza. Siamo discorsivi e superficiali, forse, ma nessuno potrebbe chiamateci stupidi Siamo forse eccessivamente egocentrici e consapevoli, mai crudeli o viziosi. I nostri poteri di autocontrollo sono considerevoli; siamo persone tradizionali solo perché siamo pigri e abbiamo in forte antipatia qualsiasi autoaffermazione pubblica. Eppure siamo nervosi, piuttosto che flemmatici. Tutto questo riguarda il lato paterno. I miei antenati materni erano interessati all'agricoltura e al mare e anch’essi hanno avuto una simile mancanza di capacità imprenditoriale, ma con meno adattabilità mentale e la vigilanza, però con maggiore fermezza di propositi, sempre pronti a fare piuttosto che sognare. Tra di loro ricordo un cugino che era probabilmente anormale, anche se è morto quando io ero troppo giovane per fare caso a molte cose. Anche in questo caso, erano tutti persone piuttosto riservate, ma più geniali con gli estranei, più portare ai rapporti sociali, e con meno autocontrollo.
Ero figlio unico, ed un figlio unico viziato. Ero sempre sveglio a scuola, interessato all’apprendimento, e non consideravo penoso studiare. Non mi piaceva lo studio serio. Ma per fini scolastici non lo ritenevo necessario, e non avevo difficoltà ad apprendere tutto quello che mi veniva messo davanti. Non sono mai stato appassionato di giochi, anche se mi piaceva molto stare fuori di casa e camminare. Pochissimi dei miei parenti sono stati appassionati di sport. Non ho stretto forti amicizie a scuola e non ero molto popolare tra i miei compagni di scuola, che, tuttavia, tolleravano i miei strani modi meglio di quanto ci si sarebbe aspettato. Ero facilmente portato ad apprezzare la buona letteratura, ma non ho mai avuto molta capacità espressiva e di pensiero profondo. Ero estremamente sensibile e impressionabile, mosso dalla bellezza di qualsiasi tipo, ma assolutamente mai ambizioso o in qualsiasi modo creativo. Ero facilmente stimolato a lavorare, e poi mi piaceva lavorare, ma, a meno che lo stimolo non fosse mantenuto, l'indolenza naturale della mia indole si manifestava, e ho sprecato i miei poteri in sogni e sciocchezze. La mia memoria era in genere molto veloce e capace di conservare i ricordi, ma curiosamente capricciosa. Sono sempre stato mancante di iniziativa e di capacità decisionale. Al college i miei successi sono proseguiti. Ho ottenuto medaglie e premi, passavo i miei esami facilmente, mi sono laureato 'con lode di prima classe.' Nel mio lavoro professionale di una vita ho avuto successo piuttosto oltre la media. Mi piace moltissimo, con tutto il cuore.

Non sono in grado di dire con certezza delle prime manifestazioni dei miei istinti sessuali, ma credo di poter affermare che essi non mi hanno portato in nessun momento a nessun desiderio per il sesso opposto. È vero che il mio primo ricordo del genere è connesso con l’intimità con una ragazzetta, compagna di giochi, ma dato che all’epoca avevamo raggiuto solo la bella età di 7 anni (al massimo) immagino che il nostro reciproco mostrarci – dato che non c’era proprio niente di più - soddisfacesse semplicemente la nostra naturale curiosità. Certamente questi ricordi, nella mia mente, non hanno in alcun modo un posto diverso da quello di tutti gli altri tipi di gioco. Inoltre mi ricordo del solito parlare da scolaretto di cose nascoste e proibite, ma fin quando avevo 12 anni o giù di lì questo era semplicemente un parlare sporco, che coinvolgeva più le funzioni renali e intestinali che qualche sensazione o qualche sottinteso sessuale. Un ragazzo era noto a tutti noi (e della mia cerchia non trascurabile dei primi amici, tutti sono diventati persone normali, che si sono sposate e hanno avuto figli, a tempo debito) per la dimensione insolita delle sue parti intime e per la libertà con cui eccitava e soddisfaceva la curiosità dei suoi amici. Doveva essere precoce, perché non poteva aver avuto più di 12 anni, e ricordo di aver sentito che aveva una folta vegetazione di peli pubici. Anche allora, anche se so che la mia curiosità, per dirla in quel modo, era attiva, non mi sono mai permesso di avere rapporti di nessun genere con lui; e penso che non li avrei certo incoraggiati se mi fossero stati proposti. Questa è la cosa strana della mia vita: le cose che desideravo intensamente di fare non mi sarei mai permesso di farle, non per un qualche scrupolo religioso o morale, ma per una qualche pignoleria inspiegabile o scrupolo, che è ancora attivo come sempre, anche se sono sicuro che non sarebbe in grado di resistere se dovessero ripetersi queste condizioni favorevoli, ma sarebbe travolto da desideri imperiosi e completamente sviluppati, che, per la lunga repressione, o per un allontanarsene senza soddisfarli, sono diventati molto forti. Infatti, se se ne presentasse l’opportunità, con la certezza che nessuno ne sarebbe sedotto per la prima volta o corrotto, quei desideri potrebbero rivelarsi quasi incontenibili.

Certo, molto prima della pubertà, che per me fu precoce, ricordo che ero molto attratto da alcuni ragazzi, e che desideravo di avere l'opportunità di dormire con loro. Se fossi stato in grado di farlo, sono sicuro che sarei stato spinto a entrare nel più stretto contatto possibile con il loro corpo nudo, e non credo che avrei poi ho desiderato qualcosa di più. Conoscevo alcuni ragazzi, forse un po’ più grandi, che già allora avevano relazioni, che certamente non erano innocenti, con un ragazza che era di un anno o due più grande di noi. Lei una volta mi baciò, con mia intensa vergogna. Ma mi resi conto che questi rapporti sarebbero stati indicibilmente disgustosi e non ebbi alcun particolare interesse a sentirne parlare.

Mi ricordo di essere stato coccolato e accarezzato da un bel ragazzo di 16 anni, di tre o quattro anni più grande di me, perché avevo riportato qualche ferita durante il gioco, e sono ancora in grado di ricordare il brivido di gioia che ho sperimentato al suo tocco Non successe nulla che il mondo intero non potesse vedere, ma mi ricordo di essere stato preso tra le ginocchia mentre stava seduto, e mi metteva le braccia intorno al collo, e la calda, soffice presa delle cosce ebbe un effetto indicibile su di me.

Più o meno nello stesso periodo, poi, un ragazzo più grande, forse circa di 18 anni, aveva l’abitudine di tenere fermi i ragazzi più piccoli durante le passeggiate in campagna, di buttarli giù a terra e di guardare i loro genitali e di giocarci. Lui stesso era un bel ragazzo, e io ero molto emozionato quando mi fu raccontato di questo da parte dei ragazzi che lo avevano sperimentato, e desideravo fortemente che succedesse a me, ma non è mai successo, e se un tentativo ci fosse stato, so che avrei resistito con tutte le mie forze, anche se i miei desideri avessero messo il fuoco addosso. Questo ragazzo è morto prima dei 20 anni, per un ascesso dello psoas, e mi ricordo di aver pianto la notte che ho saputo della sua morte. Ero spesso attratto da un altro ragazzo, di circa tre anni più grande di me, che aveva i capelli molto setosi, e io cercavo sempre di accarezzarglieli, ma lui non voleva.

Dovevo avere circa 12 anni quando mi fu insegnato a masturbarmi da un cugino che era un po’ più grande. In un primo momento ho pensato che fosse una cosa stupida, ma avevo l’abitudine di guardarlo mentre lo faceva, e mi masturbavo da solo di tanto in tanto fino a quando sono diventato sufficientemente grande per provare la sensazione corretta. Poi ho ragione di pensare che ho rinunciato alla masturbazione piuttosto liberamente, ma generalmente lo facevo in solitudine, anche se era molto tempo prima che mi rendessi conto che c'era qualcosa di sbagliato in essa o che poteva rivelarsi dannosa. Ripensandoci ora, mi sento perfettamente certo che i miei istinti fossero totalmente omosessuali fin dall’inizio. Questo cugino, che possedeva doti intellettuali e artistiche di rilievo, si sposò, ma sono sicuro che la sua simpatia per il suo sesso non fosse normale.

Con un altro cugino, più giovane di me di quasi un anno, ero sempre nell’intimità più affettuosa. Le mie vacanze a casa dei suoi genitori erano la mia più grande gioia. Stavamo sempre insieme, di notte o di giorno, abbiamo dormito nello stesso letto, letteralmente l'uno nelle braccia dell’altro. A me dava il più acuto piacere sessuale stringermi al suo corpo nudo. Avevamo l’abitudine di maneggiare e accarezzarci reciprocamente le nostre parti intime, ma senza alcun tentativo di masturbazione reciproca, anche se in quel periodo la praticavo regolarmente su me stesso. Gli ho chiesto una volta della masturbazione, ma ancora non l’aveva imparata da altri, e con mio grande orgoglio e soddisfazione posso dire che non l’ho mai praticata su di lui e neanche gli ho chiesto mai di praticarla su di me. Parlo di questo come un esempio della mia concreta moderazione, anche se i miei pensieri e i miei desideri non conoscevano questi limiti. Ricordo anche che un suo fratello maggiore, forse tre o quattro anni più grande di me, una volta mi ha mostrato (quando avevo circa 12 anni, suppongo) il suo pene semieretto. Non mi avrebbe permesso di toccarlo, ma mi mostrò come tirare indietro il prepuzio in modo da scoprire il glande. Il suo pene era grande, e il fatto non è stato dimenticato. Tra noi non c’era nessun rapporto e so che sia lui che il mio amico sono cresciuti fino ad essere uomini abbastanza normali.

Credo di aver avuto circa 17 anni quando mi spaventai per il verificarsi di emissioni notturne, che credevo fossero il risultato del male della masturbazione, e per due o tre anni ho continuato a provare notevole disagio mentale fino a che, quando ero nel mio secondo o terzo anno di college, ho trovato il coraggio sufficiente per consultare il nostro buon vecchio medico di famiglia, che mi ha rassicurato, ma ha fatto, ora penso, fin troppa luce sulle mie confidenze, in modo che io sono ricaduto nelle vecchie abitudini più facilmente, anche se molto più tardi.

Dalle nostre finestre di casa vedevamo un po’ di terreno fino alla spiaggia, e io avevo l’abitudine di stare a guardare, nei caldi pomeriggi d'estate, i ragazzi che potevano stare lì a fare il bagno, per osservarli attraverso il nostro telescopio. Tutto questo l’ho tenuto rigorosamente segreto e non sono stato mai sorpreso in questa attività. Avrei potuto altrettanto facilmente, e senza destare il minimo sospetto sul mio movente, camminare fino alla spiaggia, avrei potuto vederli e chiacchierare con loro ma non sarei mai arrivato a farlo. Mi dava notevole soddisfazione sessuale quando ero in grado di vederli fare il bagno senza mutande. Avevo anche l’abitudine di guardarli mentre giocavano sul terreno, e mi sentivo ricompensato quando vedevo, come non di rado accadeva, le familiarità sessuali che avevano luogo. Queste mi eccitavano violentemente e, talvolta, mi portavano all’orgasmo, sempre, comunque, ad una piacevole erezione. In effetti, è stata un'esperienza di questo tipo che mi ha fatto tornare alla masturbazione dopo che l’avevo messa da parte per un po’. Ricordo che un giorno mentre guardavo due ragazzi di circa 16 anni stesi sull'erba al sole, d’un tratto il ragazzo più grande allungò la mano e cercò di aprire i pantaloni del suo compagno. Quello resistette con tutte le sue forze, e ne seguì una lunga lotta, che terminò con il ragazzo più piccolo con il suo pene esposto e manipolato dall’altro. Anche oggi il ricordo di questo fatto mi eccita. Entrambi i ragazzi sono cresciuti e sono diventati uomini normali.

Due volte soltanto sono stato avvicinato da persone adulte. Quando avevo circa 13 anni mi capitava di incontrare spesso, quando andavo a scuola con il treno, un vecchio signore che mi corteggiava, per così dire, mi parlava spesso e mi chiedeva di andare a vedere le sue ben note collezioni scientifiche, ma ho sempre avuto una vaga diffidenza nei sui confronti e non ci sono mai andato. Un giorno, in estate, durante un'ora libera l'ho incontrato in una stanza vuota nel museo, dove c'erano di solito pochissimi visitatori in quel momento della giornata, e dove le grandi vetrine di esposizione permettevano di nascondersi. Mi si avvicinò e mi disse che era stato lontano in campagna, e che, mentre stava percorrendo la via del ritorno attraversando siepi cespugli spinosi, alcune spine erano rimaste bloccate tra i suoi vestiti e gli stavano ancora dando fastidio. 'Ti sarei molto grato,' disse, 'se volessi mettere la mano in basso e provare se si può sentire qualche spina conficcata nella mia biancheria e tirarla fuori.' Sbottonò poi le bretelle da un lato, slacciò i pantaloni e mi fece mettere la mano sul suo inguine e sul basso addome. Evitai di toccare i suoi genitali, ma lui spinse la mia mano verso il basso in quella direzione fino a quando, bruciando di vergogna, me ne scappai, senza fermarmi fino a quando fui al sicuro a scuola. Capii appena quanto che era accaduto, ma non ne parlai mai, e dopo evitai sempre quell’uomo. Ho saputo in seguito che era uno scapolo benestante che aveva un grande interesse per i ragazzi della classe lavoratrice e per i giovani uomini e che fece molto per aiutarli nella vita e per evitare, così si diceva, che cadessero in cattive compagnie. Morì a un’età avanzata e lasciò la maggior parte della sua fortuna ad un istituto per ragazzi, lasciò anche per testamento grosse somme ai giovani dei quali si era interessato.

L'altra volta fu su di un tram quando un uomo adulto, che era schiacciato a me il più vicino che poteva, cominciò a parlare, elogiò i miei occhi scuri, poi mise la mano sulla mia coscia sotto il mantello aperto e tastò in alto, verso le mie parti intime. Allo stesso tempo, prese la mia mano, l’accarezzò e se la mise sulle parti intime (era al tramonto). Questo mi eccitò e, se non fossimo stati a destinazione, penso che gli avrei permesso volentieri ulteriori familiarità. Provò a chiedermi dove vivevo, ma non c'era tempo per rispondere, e la mia parente che era con me (su un altro sedile) avrebbe senza dubbio impedito che la cosa potesse avere ulteriormente seguito.

In più di un'occasione ho sperimentato l'orgasmo sessuale come risultato dell’ansia mentale. La prima volta che questo si verificò fu quando mi stavo affrettando per evitare di arrivare in ritardo a scuola. Un'altra volta fu quando avevo circa 24 anni, ed ero estremamente ansioso di rispettare un appuntamento per il quale ero in ritardo. Così abbondante fu l'emissione che dovetti tornare a casa per cambiarmi.

Quando ero studente di medicina, il primo riferimento che portava decisamente al tema dell'inversione sessuale fu fatto nella lezione di Giurisprudenza Medica, dove certi crimini sessuali furono accennati, molto sommariamente e inadeguatamente, ma nulla fu detto dell'esistenza dell'inversione sessuale come condizione 'normale' di certe persone infelici, né fu fatta alcuna distinzione tra i vari atti non normali, che erano tutti classificati insieme come manifestazioni di depravazione criminale di gente comune o di folli. Per uno studente che cominciava ad essere acutamente consapevole che la sua natura sessuale differiva profondamente da quella dei suoi compagni, nulla poteva essere più sconcertante e inquietante, e mi rinchiusi in modo più completo nella mia riservatezza. Compresi che questo insegnamento doveva basarsi su qualche errore radicale o pregiudizio o fraintendimento, perché io sapevo dal mio più chiaro ricordo del mio proprio sviluppo, che la mia particolarità non era acquisita, ma innata; era la mia grande sventura senza dubbio, ma non era colpa mia.

È stata ancora una sfortuna maggiore che nel corso delle lezioni di Clinica Medica non ci fosse la minima allusione all’argomento. Malattie di ogni genere, alcune rare - che non ho ancora incontrato nel corso di ventuno anni di fitta pratica professionale - erano analizzate in modo completo, ma ci lasciavano completamente all'oscuro di un argomento di così vitale importanza per me personalmente, e, come mi sembra, per la professione a cui aspiravo. Ci potrebbe essere stato un riferimento incidentale alla masturbazione - anche se non me ne ricordo - ma il suo vero significato non ha ricevuto alcuna attenzione, e ciò che noi studenti sapevano di essa era il risultato della nostre letture o delle nostre esperienze personali.

Nelle lezioni di Malattie Mentali c'era, naturalmente, un più dettagliato e sistematico riferimento ai fatti della vita sessuale e all'inversione sessuale come una condizione patologica rara. Ma ancora non c'era una parola di conforto per rassicurare me, che crescevo sempre più irrimediabilmente vergognandomi di quella che sembrava una natura criminale o gravemente morbosa.

Tra tutti i miei compagni di studio non conoscevo nessuno come me, ma la mia naturale riservatezza - aumentata, ovviamente, per la mia coscienza di quello che sapevo avrebbero ritenuto una tendenza criminale - non mi spingeva certo a scambiare confidenze o a formare amicizie strette.

Dopo la laurea sono diventato medico ospedaliero e assistente privato a uno dei professori, un medico e un docente di fama mondiale Con lui mi sono associato alle condizioni più cordiali e affettuose; e spesso nel corso della conversazione provavo a portarlo a discutere l'argomento, ma senza successo Evidentemente era sgradevole e poco interessante per lui. Disse però abbastanza da permettermi di capire che faceva sue le idee correnti in materia, e non avrei voluto permettergli per nessuna ragione al mondo di credere che io stesso facevo parte della categoria disprezzata e contaminata.

Raramente ho sentito discutere di inversione sessuale tra i miei amici professionisti. Ne parlano con disgusto o divertimento. Non ho mai incontrato un medico professionista che considerasse l’inversione spassionatamente e scientificamente. Per loro era un argomento appartenente esclusivamente alla medicina psicologica.

Non ho avuto nessun caso inversione ammessa tra i miei pazienti, ma spesso ho istintivamente pensato che alcuni che mi consultavano su altre questioni sarebbero entrati in confidenza con me su tale argomento se non fosse stato per la loro paura di essere crudelmente fraintesi.

Per quanto riguarda il mio atteggiamento morale ho paura di esprimermi. La grossolanità mi disgusta; ma non sono sicuro che sarei in grado di resistere alla tentazione se me la trovassi di fronte, ma sono assolutamente sicuro che non tenterei mai, in nessun caso, qualsiasi atto vergognoso. Se mai ho commesso un atto sessuale con uno del mio stesso sesso che amavo, non ho potuto guardare la cosa o affrontarla in qualsiasi altro che fosse un modo sacramentale. Questo suona blasfemo e scioccante, ma non posso esprimere altrimenti esprimere quello che intendo.

Per quanto riguarda il matrimonio degli invertiti, la mia sensazione è che per un invertito congenito, non importa quanto completamente la situazione si sia manifestata prima, si tratta di un passo irto di troppo grandi possibilità di tragedia e di profondissima infelicità, perché possa essere in qualche modo consigliabile. La mia opinione è che per l’invertito, molto più che per la persona comune, non c'è scampo dalla necessità suprema di autocontrollo in ogni rapporto che si può formare. Se ci si riesce l'ideale è un rapporto con un altro uomo di simile indole - non necessariamente platonico -, mediante il quale la somma felicità di entrambi può essere raggiunta. Ma questo può verificarsi molto raramente.

Sono molto sensibile alla poesia e alle arti, e ho dedicato una grande quantità di tempo a questo studio. Sono, anima e cuore, devoto alla musica, che per me conta sempre di più ogni anno che vivo. La Musica triviale o leggera non riesco a sopportarla, ma di Beethoven, Bach, Händel, Schumann, Schubert, Brahms, Tschaikowsky, e Wagner non ne avrei mai sentito abbastanza. Anche qui, le mie simpatie, sono molto cattoliche, e mi diletto a McDowell, Debussy, Richard Strauss, e Hugo Wolf ".

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