RAGAZZI GAY E RIFIUTO DELLA SESSUALITA’

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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RAGAZZI GAY E RIFIUTO DELLA SESSUALITA’

Messaggio da progettogayforum » giovedì 4 ottobre 2018, 15:38

Caro Project,
ho dato una rapida occhiata al libro Essere Gay, è veramente monumentale, da piccoli assaggi mi sembra interessantissimo ed è straordinario che si possa scaricare a costo zero. Hai fatto proprio un lavoro utile, non aggiungo altri aggettivi.
Io sono un ragazzo di 25 anni, vivo nel Nord Italia, quindi in un ambiente che dovrebbe essere diciamo così gay friendly. Qui ci sono le associazioni gay ma, se mi riferisco a quel mitico 8% di gay, devo concludere che quelli che frequentano le associazioni sono una sparuta minoranza e non ti dico i commenti che sento in proposito da parte dei benpensanti. Dove sono tutti gli altri gay? Io non li vedo da nessuna parte, quindi, anche qui i gay hanno paura, e penso che facciano bene ad aver paura perché il clima non è affatto buono, e a dire il vero è anche peggiore di come era alcuni anni fa.
Ai tempi della scuola non conoscevo un solo ragazzo gay, nessuno si dichiarava e esporsi troppo era pericoloso. I siti di incontri e le App, di cui tutti parlano, proprio non fanno per me, mi sembrano una cosa squallida. La mia vita, chiamiamola così, gay è cominciata all’università.
Ho frequentato e sto finendo di frequentare una facoltà con pochi iscritti, nemmeno una quarantina il primo anno e poi intorno ai 30 a anche meno fino alla fine, sono quasi tutti ragazzi, le ragazze sono piuttosto rare, nel mio corso mi pare che siano solo cinque, beh, poche settimane dopo l’inizio delle lezioni del mio primo anno mi sono reso conto che, diciamo così, non ero solo, e che la frequenza obbligatoria non serviva solo per gli esami ma anche per costruire rapporti con gli altri ragazzi.
In pratica l’università funziona su due livelli, uno formale, ufficiale, in cui ci sono i rapporti con i docenti, oggettivamente molto tecnici e molto ridotti, anche se siamo pochissimi, perché i corsi sono molto brevi e sono densissimi di contenuti, e uno sotterraneo, ma poi nemmeno troppo, in cui il fatto stesso di stare insieme dalla mattina alla sera crea in noi ragazzi un clima di collaborazione che favorisce la nascita di amicizie, e, in certi casi anche di qualcosa di più.
La mattina cominciamo le lezioni alle 8.00 e poi, con vari intervalli le finiamo intorno alle 17.00, ma mangiamo alla mensa, magari ad orari diversi, a seconda delle lezioni, ma è una mensa piccolissima, solo per la nostra facoltà e studiamo in pratica tutti insieme, anche se divisi in gruppi. Anche chi abita a due passi dall’università non torna a casa, perché insieme si sta bene. Non parlo di grossi gruppi ma di gruppetti di tre o quattro ragazzi, abbiamo due stanze studio per ogni anno di corso e sono anche bene attrezzate. I gruppi si dovrebbero formare sulla base di interessi uniformi, ed è quello che è successo, ma in genere non si tratta di interessi di studio.
Non so nemmeno come è accaduto, ma è accaduto, mi sono trovato con altri due colleghi, ci siamo scelti d’istinto, stavamo bene insieme, all'inizio non sapevamo affatto che eravamo gay tutti e tre, per me era un mondo nuovo tutto da scoprire, avvertivo che con quei ragazzi il rapporto era diverso da quello che avevo con gli altri, non c’era competizione, c’era solo tanta voglia di stare insieme, di lavorare insieme e anche di più. I due ragazzi del mio gruppetto di studio, Luigi e Antonio, erano molto diversi, Luigi era un bel ragazzo, ma non era il mio tipo, era simpatico, rassicurante, ma fisicamente mi attraeva poco, mentre Antonio era molto insicuro, sempre esitante, era alto, biondo e con gli occhi azzurri, coi capelli un po’ lunghetti, era un po’ nevrotico e complessato dalla paura di essere fuori posto, di dare fastidio, chiedeva spesso scusa, pure per cose molto banali, con lui anche io mi sentivo un po’ in ansia perché non volevo metterlo a disagio.
Che Luigi fosse gay l’ho saputo quasi subito, perché è stato proprio lui a dirmelo “a scanso di equivoci” ha aggiunto. Io non mi sono dichiarato. Luigi stava bene con me e con Antonio, ma da quello che avevo capito aveva un ragazzo e quindi aveva la sua vita, noi eravamo i suoi amici di studio e forse saremmo anche diventati amici di confidenze, ma i suoi interessi di fondo erano altrove.
Con Antonio le cose erano molto diverse, quando stavamo insieme da soli si sentiva un certo imbarazzo, spesso parlavamo di Luigi o di altri ragazzi. A un certo punto Antonio mi ha detto: “Ma lo sai che Luigi è gay? Me lo ha detto stamattina …” Gli ho risposto che lo sapevo, ho visto un attimo di perplessità sulla faccia di Antonio, penso si sia chiesto perché non glielo avevo detto, ma non ha fatto commenti e penso che abbia apprezzato la mia discrezione. Io speravo che il dialogo sull'argomento si allargasse ma non è successo e la cosa è finita lì.
Stavamo benissimo quando eravamo in tre, ma quando mi trovavo solo con Antonio non sapevo né che dire né che fare, lui aveva un comportamento imbarazzato e imbarazzante, non parlava mai di ragazze e ancora meno di ragazzi ma tra noi si era creato un legame serio, questo in qualche modo si capiva. Quando dovevamo separarci, la sera, nessuno di noi due prendeva l’iniziativa, e di quarto d’ora in quarto d’ora tornavamo a casa tardissimo quasi tutte le sere, ma parlavamo poco, passavamo quasi tutto il tempo in silenzio. Tra l’altro quando stavo con lui da solo ero imbarazzato anche perché ero quasi sempre in erezione e avevo paura che lui se ne accorgesse. Da quello che vedevo, lui invece non dava segni di erezione nemmeno minima e questa cosa non mi piaceva per niente.
L’ipotesi che fosse gay non mi sembrava troppo realistica nonostante il fatto che tendeva a stare sempre con me. Temevo che il nostro rapporto potesse trasformarsi in un rapporto di dipendenza ma in un certo senso mi sentivo molto attratto verso Antonio. Sono arrivato a pensare che avrei dovuto dirgli che sono gay, perché se lo avesse capito da sé o lo avesse saputo da altri avrebbe potuto sentirsi a disagio. Una delle lunghe serate passate a camminare aventi e dietro per la città, mi sono fatto coraggio e gliel'ho detto, lui mi ha detto: “Non ti preoccupare, lo avevo capito da diverso tempo” gli ho chiesto come avesse fatto a capirlo e mi ha detto: “Quando stai con me stai in erezione tutto il tempo…” Gli ho chiesto: “Ti senti in imbarazzo?” Mi ha risposto: “Se mi sentissi in imbarazzo non starei qui … “
Poi ha continuato: “Vuoi sapere se sono gay anche io?” Ho fatto cenno di sì e mi ha detto: “Sì, mi sento gay, o almeno non mi sento etero ma il sesso per me è un po’ un’ossessione e un po’ una frustrazione…” E allora siamo finalmente entrati in argomento. Questo è stato più o meno il discorso:
“Non mi sono mai innamorato di una ragazza, mentre quando sto vicino a te mi sento a mio agio, e mi sento a mio agio anche se sei in erezione e forse soprattutto per quello. Mi dirai che sono cretino, ma io sono veramente complessato da queste cose, penso di essere molto femminile, non mi sento donna, ma penso di avere movenze e atteggiamenti fisici femminili”
“Chi? Tu? Ma quando mai!”
“Hai visto anche Luigi, pure lui è gay, ma lui è molto maschile, lui non lo prende per gay nessuno … “
“No! Antonio, no! Togliti queste cose dalla testa! Sei un bellissimo ragazzo, ma sei molto maschile, non sei grezzo, non sei massiccio ma sottile, ma stai certo che sei maschile al 100% ...”
“Mah … sarà … “
“Ma perché ti senti condizionato nel sesso?”
“Per me il sesso non è mai stato una cosa semplice, io non sono mai stato con nessuno …”
“Se è per questo nemmeno io …”
“Sì, ma tu vai in erezione quando ci sono io, io mi sento solo in imbarazzo, sono completamente bloccato, penso che mi sentirei totalmente a disagio a stare con un ragazzo … “
“Io penso che queste siano solo paure, quando ti succederà ti renderai conto che è una cosa semplicissima … ”
“Non credo che mi succederà mai … ”
“Ma almeno quando fai da te … lì le paure non ci sono … “
“Quando faccio da me, come dici tu, ed è una cosa rarissima, dopo, mi sento uno schifo … “
“Ma perché? Non c’è niente di male …”
“Ti dico una cosa che non sa nessuno … io da bambino, anzi nemmeno da bambino, da ragazzino, perché la prima volta che è successo avevo 14 anni, sono stato violentato da uno zio e la cosa è andata avanti per un mese, avevo proprio paura di lui, poi non l’ho sopportato più, l’ho minacciato che se si fosse ripresentato lo avrei detto a mio padre e lui è sparito. Lui aveva 44 anni e sono stato proprio violentato da dietro … poi non ti dico come mi sono sentito quando ho provato i primi interessi gay, proprio uno schifo, io non voglio essere gay, essere gay mi fa schifo … adesso forse riesci a capire … ”
“Oddio non lo avrei mai immaginato, se vuoi ti accompagno a casa, non ti voglio creare difficoltà di nessun genere … “
“Per favore stai zitto … fammi andare avanti, io sono una vittima dell’omosessualità e non voglio essere gay, non so se tu potrai mai capire una cosa simile, però anche se il ricordo di quelle cose mi fa proprio schifo io ho finito per diventare gay proprio per quel motivo … “
“No, Antonio, adesso devi stare zitto tu … ma quale diventare? E poi quello zio tu dici che era gay ma io non lo credo proprio.”
“Cioè?”
“Io sono gay, ho il piacere di stare vicino a te, anche piacere sessuale, è così e non me ne vergogno affatto, ma io non ho mai immaginato di penetrare un ragazzo da dietro, proprio mai.”
“Questo perché tu hai avuto un’educazione.”
“No! Questo perché io sono gay!”
“Non ho capito … che vuol dire?”
E lì, caro Project, ho preso lo smartphone e gli ho fatto leggere un pezzo del tuo libro in cui parli proprio di questo. Lui inizialmente era perplesso, poi è andato avanti a leggere, dopo qualche minuto mi ha guardato e mi ha chiesto:
“Ma quindi mio zio poteva anche non essere gay? … “
Gli ho detto che con ogni probabilità non lo era, perché quello non è un comportamento da gay. Era perplesso, spiazzato, ha insistito nel chiedermi se avevo mai avuto fantasie di quel genere e gli ho risposto che non era successo proprio mai. Il discorso non gli tornava perché aveva visto dei video porno in cui la penetrazione anale era in pratica sempre presente. Gli ho detto di leggersi tutto il tuo articolo e anche la parte del libro sugli etero curiosi e l’ho riaccompagnato a casa. Era perplesso, molto meditabondo ma ogni tanto faceva qualche gesto di soddisfazione e anche qualche sorriso abbozzato.
Il giorno appresso a lezione tutto è andato come se nulla fosse successo; subito dopo le 17.00 mi ha chiesto di riaccompagnarlo a casa, ma siamo andati in giro in macchina fino a notte alta a parlare. Aveva letto il libro e sembrava avere scoperto un mondo, mi ha detto:
“Leggendo il libro ho avuto l’impressione molto netta che mio zio non fosse affatto gay e mi sono reso conto che invece le mie fantasie sono proprio gay. Mio zio non prestava la minima attenzione al mio pene, proprio zero, non mi ha mai masturbato e io avevo più di 14 anni e avrei reagito eccome ma non lo ha mai fatto, invece voleva che io gli facessi sesso orale, ma mai lui a me, e soprattutto ci doveva essere la penetrazione e c’era pure una cosa che non capivo affatto, cioè l’attenzione ai miei capezzoli, una cosa veramente anomala, ai capezzoli sì e al pene no! Effettivamente con le fantasie di un gay non ci siamo proprio. Pure io non ho mai avuto fantasie di penetrazione anale ma pensavo che fosse una cosa solo mia, un rifiuto dovuto all'abuso, ma sembra che sia una cosa molto comune tra i gay”
Dato che Antonio parlava con me in modo così libero mi sono sentito in obbligo di farlo anche io e lui è rimasto molto incuriosito da quel discorso che non si aspettava per niente. Era ormai notte e c’era poca luce, mi ha chiesto se ero in erezione, gli ho detto di sì, mi ha chiesto se lo poteva toccare da fuori, gli ho detto di sì, lo ha toccato per una decina di secondi, poi mi ha guardato e mi ha detto: grazie! Si è scusato del fatto che non poteva permettermi di fare lo stesso, perché lui non era in erezione, poi ci ha ripensato e mi ha detto: “Dai, verifica, è giusto che siamo alla pari!”
Nei giorni successivi abbiamo parlato molto meno perché gli esami erano alle porte e abbiamo solo studiato, in tre all’università e poi in due a casa mia, un appartamento monocamera dove vivevo da solo perché ero fuori sede. Lui è venuto a stare a casa mia, perché è a due passi dalla facoltà. Abbiamo studiato moltissimo, abbiamo dormito insieme nello stesso letto ma tra non noi non c’è mai stato sesso, neppure a livello minimo. Dopo 15 giorni di superlavoro abbiamo fatto i tre esami che avevamo in calendario. Io mi aspettavo che si trasferisse di nuovo a casa sua ma mi ha chiesto di restare, io ovviamente gli ho detto di sì.
Avevamo delle lunghe serate da passare insieme e abbiamo parlato moltissimo in modo totalmente libero, abbiamo parlato delle nostre famiglie, dei nostri desideri e ovviamente anche di sesso. Ho potuto capire che il ricordo della violenza lo turbava profondamente e anche se cominciava anche lui ad accettare l’idea che suo zio non fosse affatto gay, ancora aveva molti dubbi in proposito, mi ha chiesto di parlargli delle mie fantasie sessuali e io l’ho fatto, mi ascoltava con la massima attenzione, mi diceva che il pene gli sembrava una cosa non desiderabile, lo associava solo alla violenza e questo fatto lo dilaniava perché anche lui provava pulsioni omosessuali ma miste al rigetto, gli ho chiesto se aveva provato sensazioni di repulsione quando glielo avevo fatto toccare da sopra i pantaloni e mi ha risposto semplicemente: no!
Mi ha detto che era contento di stare con me, che non gli avevo mai fatto pressione per nessun motivo e che io ero un’immagine positiva dei gay e che, “se ero gay io, poteva esserlo anche lui”. Questa frase mi è piaciuta tantissimo e gliel'ho detto con entusiasmo ma lui mi ha risposto che comunque per lui non sarebbe stato facile, che aveva bisogno di tempo e che io dovevo avere pazienza, anche se dormivamo nello stesso letto.
Un giorno, dopo una giornata di studio intensissimo siamo andati a dormire. Abbiamo spento la luce ma io sentivo che lui non si era girato dall'altra parte come faceva sempre ma era rimasto voltato verso di me. A un certo momento mi chiede: “Sei in erezione adesso?” gli dico di sì e lui mi chiede se lo può toccare, io gli dico di sì e lui lo tocca molto delicatamente, dopo un po’ mi dice: “Senti il mio!” E io sento che è in erezione. Mi dice che è la prima volta che gli succede in modo spontaneo e che non sente sensazioni di rigetto né nel toccarmi né nel farsi toccare, poi aggiunge che però non vuole andare oltre e smettiamo di toccarci ma continuiamo a parlare, mi dice che è contento ma che non vuole illudersi troppo e soprattutto che non vuole illudere troppo me.
Ci alziamo, ci rivestiamo, io mi metto sul divano e lui si stende poggiano la testa sulle mie gambe. Mi chiede: “Ti dispiace?” Gli rispondo solo con un sorriso e lui mi dice: “Mi devo abituare al contatto fisco … non ho mai fatto una cosa del genere.” È molto tardi e si addormenta sulle mie ginocchia, io non lo sposto. Quando comincia ad albeggiare lo prendo in braccio e lo riporto a letto. È veramente un bel ragazzo, o meglio, a me sembra bellissimo. Mi stendo nel letto accanto a lui e mi addormento anche io.
Nei giorni successivi sembra esserci completamente dimenticato di quello che era successo tra noi ma io non gli dico niente però quando mi siedo sul divano per vedere la tv viene quasi sempre a stendersi sulle mie gambe e sento il suo calore. Una sera, prima di andare a dormire, mi chiede di farmi vedere nudo perché non è mai successo prima, io sorrido e mi spoglio completamente davanti a lui e comincio ad andare in erezione, lui mi dice che sono bellissimo, poi si spoglia ed è in erezione anche lui, si avvicina e mi abbraccia stretto, ma proprio strettissimo, quasi da farmi male, poi mi chiede se possiamo dormire nudi, ovviamente gli dico di sì, metto solo una copertina in più sul letto perché fa un po’ di freddo. Ci abbracciamo stretti nel letto e restiamo così per tempi lunghissimi.
L’indomani era come se tra noi non fosse successo nulla, non nel senso che ci fosse disinteresse ma come se quello che era successo fosse assolutamente normale. Tra noi c’era certamente più contatto fisico, c’erano più abbracci, ci accarezzavamo le mani, ci appoggiavamo uno all'altro quando eravamo seduti sul divano, ma non c’erano contatti sessuali, eppure, nonostante questo io mi sentivo felice, lo vedevo sorridere, giocare, fare battute, era una cosa bellissima.
Una sera lo vedo molto scoraggiato, mi tiene a distanza, cerco di capire il perché e mi dice che ha provato a masturbarsi pensando a me ma che la cosa non è arrivata in porto perché provava un senso di rigetto molto forte, non per me ma per l’idea proprio del sesso, gli sembrava una cosa sporca quasi un modo per fare violenza a me, per giocare con la mia immagine, per mancarmi di rispetto. Insomma stava proprio a disagio e ho avuto la netta sensazione che ci fosse ben poco da fare e che non sarebbe mai uscito dal ricordo ossessivo della violenza.
L’ho abbracciato, ma era totalmente passivo, poi gli ho detto: “Ti voglio bene, Antonio!” Lui mi ha risposto: “Non arriverò mai a fare sesso con te …” Gli ho detto: “Io adesso ho solo paura di perderti e questo per me sarebbe devastante … ” Lui mi detto: “Non posso farci niente, ci ho provato, ma non ci riesco … “ Io non sapevo che dire, forse fino a qualche giorno prima mi era sembrato tutto troppo facile, ma piano piano cominciavo a mettere in dubbio che con Antonio si potesse creare una storia, diciamo così, normale, cioè anche con un po’ di sesso, non dico tanto, ma almeno un po’ per convincermi che lui mi volesse bene e non mi considerasse solo in relazione al ricordo della violenza. Cominciavo a capire che il problema era più serio di come lo avevo immaginato.
Abbiamo continuato a vivere insieme ma abbiamo rimosso qualsiasi comportamento che potesse avere anche un vago risvolto sessuale, abbiamo continuato a dormire nello stesso letto ma sempre con il pigiama, anche in piena estate, e lui ha smesso di stendersi sulle mie gambe quando vediamo la TV. Siamo buoni amici, questo sì, amici veri, amici che parlano di tutto con la massima sincerità, io gli voglio bene in modo profondo ma piano piano ho perso la fiducia che Antonio possa diventare il mio ragazzo.
Sono ormai passati anni, quasi quattro anni, io e Antonio viviamo ancora insieme, qualche volta c’è stato tra noi anche un minimo tentativo di approccio sessuale, che però ha portato più frustrazioni e delusione che altro. Penso che Antonio abbia di fatto messo da parte l’idea, non so se arriveremo mai a condividere anche il sesso, ho molti dubbi in proposito, ma so che senza Antonio mi sentirei perso. Non avrei mai immaginato di poter vivere così la mia vita, eppure sento che questa è la mia vita, ho sempre la speranza che le cose possano cambiare, ma la prima regola, per me, deve essere il rispetto assoluto di Antonio e dei suoi problemi, per me non è una rinuncia, io la mia scelta l’ho fatta e non credo proprio che sarei capace di vivere una vita diversa. Io e Antonio ci amiamo veramente e in fondo siamo ancora giovani e qualcosa potrebbe sempre cambiare, ma il nostro amore non verrà meno in nessun caso.
Ti abbraccio, Project, o spero che il tuo lavoro possa essere utile ad Antonio come è stato utile a me.
Carlo
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A conclusione, devo precisare che la mail che avete potuto leggere è riportata nel forum previo consenso di entrambi i protagonisti della storia. Il testo ha la forma di una mail ma è stato concordato in modo da poter evitare ogni rischio per la privacy e da poter risultare il più chiaro possibile. In particolare i riferimenti alla facoltà sono stati sensibilmente modificati per ragioni di privacy.
Devo sottolineare che, se è vero che questa storia tratta delle conseguenze della violenza e dell’abuso sessuale, la situazione descritta non è certamente delle peggiori, perché la violenza e l’abuso sessuale possono avere realmente conseguenze tragiche. I due ragazzi di cui avete letto la storia hanno costruito un rapporto affettivo molto forte in cui la sessualità, anche se limitata e negata è in qualche modo presente.
Devo sottolineare che mi è capitato diverse volte di parlare con ragazzi che avevano subito violenza o abusi e ho potuto vedere quanto questi episodi abbiano pesato sulla loro sessualità e sulla loro vita affettiva.
Project

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