RIFLESSIONI DI UN GAY ANZIANO

La vera vita dei gay anziani, Gay e problemi della terza età, Gay anziani e ricordi di vita.
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progettogayforum
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RIFLESSIONI DI UN GAY ANZIANO

Messaggio da progettogayforum » domenica 3 agosto 2014, 10:22

Come la massa ha un’inerzia, cioè una tendenza a non modificare il proprio stato di quiete o di moto, così anche una massa sociale ha un’inerzia e tende a non modificare i suoi comportamenti se non per effetto di fenomeni sociali nuovi e di lungo periodo, che esistono e sono di per sé ingovernabili.

La singola molecola d’acqua nell’oceano, per quanto tenti di individualizzarsi, resta comunque legata al qui e all’adesso ed è comunque dominata dalle maree che spostano l’intero oceano. La singola molecola può sforzarsi di esercitare la sua attrazione per tenere strette altre molecole intorno a sé ma il meccanismo che governa il moto complessivo non ammette eccezioni.

Applicando l’analogia ai gay, se ne deduce che le derive sociali cui sono soggetti i gay, per motivi che con loro non hanno sostanzialmente nulla a che vedere e che comunque su di loro producono effetti inevitabili, sono fenomeni di scala mondiale, sono cioè come le maree, non sono cose di per sé buone o cattive, perché non hanno a priori nessuna finalità ma producono inevitabilmente degli effetti contro i quali è praticamente inutile tentare di resistere. La conseguenza di questo ragionamento è una sola: bisogna prendere atto della inutilità di qualsiasi sforzo che tenda ad opporsi all’onda di marea, che è inarrestabile, come lo tsunami.

Parlavo ieri sera con un ragazzo che mi diceva che il suo ex ha cominciato a “buttarsi via” (questa è l’espressione che ha usato), cioè ha cominciato a rinunciare a pensare per semplicemente seguire la corrente. In una situazione del genere è possibile fare in modo che il processo che si è avviato possa tornare indietro? Serve a qualcosa intervenire dall’esterno, ragionare, essere presenti, non sparire? Oppure qualsiasi cosa si faccia, lo svolgimento degli eventi è meccanicamente conseguente e radicalmente irreversibile? La risposta razionale, cioè derivata dall’esperienza, a questi interrogativi non è incoraggiante perché se un processo di scivolamento inizia (il buttarsi via) è pressoché impossibile fermarlo, esattamente come accade per una valanga o per una frana.

La razionalità e l’esperienza porterebbero esclusivamente al chiudersi in se stessi, nella consapevolezza che di fatto le probabilità di incidere “positivamente”, anche a livello minimo, nella vita di altre persone sono ridottissime, mentre il rischio di incidere pesantemente, anche se del tutto inconsapevolmente, in senso negativo è decisamente alto.

Quando parlo coi ragazzi del Forum mi rendo conto che a me arriva selettivamente solo il positivo ma so benissimo che per una cosa che va per la strada giusta, ce ne sono cento che vanno per quella sbagliata e di quelle cento non avrò mai notizia. È un po’ un meccanismo di selezione naturale, si ha notizia di chi sopravvive e questo sembra un successo ma si passa sotto silenzio la massa enorme di esseri che la selezione naturale ha spazzato via, cioè si dimentica la lunghissima lista dei fallimenti. I fallimenti esistono eccome, le persone che non sapranno mai dove sbattere la testa esistono eccome, le persone che commetteranno per futili motivi errori irreparabili esistono eccome e continueranno ad esistere.

Ogni possibilità che si offre, ad eccezione forse di quelle minime destinate alla sopravvivenza fisica, contiene in sé un rischio implicito e ineliminabile e il risultato ha in genere un rapporto piuttosto tenue, se non evanescente, con la volontà di chi ha offerto la possibilità.

Mi sono chiesto molte volte perché, alla fin dei conti, sono solo le leggi economiche che regolano il mondo. Credo che le persone di buona volontà, che pure ci sono, finiscano prima o poi per rendersi conto dell’assoluta inutilità del loro impegno e quindi finiscano per gettare la spugna. È il momento in cui si dice: “il gioco non vale la candela” e si torna in una dimensione di stretto individualismo perché la deriva dei flussi mareali è così potente da travolgere ogni cosa. Non so se la parola “destino” abbia un senso e sarei portato razionalmente a credere di no, ma è come se poi l’evidenza dei fatti gridasse in modo fortissimo che ciascuno ha un suo destino al quale non può sfuggire.

Cercare di costruire è un modo per opporsi al non senso di una vita banale, ma poi ci si rende conto che qualsiasi vita è banale e la voglia di costruire svanisce.

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xup
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY ANZIANO

Messaggio da xup » lunedì 4 agosto 2014, 0:48

L'inerzia si oppone al moto, ma senza inerzia non avremmo trottole, giroscopi, né biciclette, che son tutto meno che statiche.

Penso che il cambiamento deve avere resistenza, altrimenti se tutto può essere cambiato velocemente, il cambiamento stesso inizia a non avere più senso, anzi.

Se mi permetti di perseverare nell'analogia fisica, il problema non è lo sforzo, la forza applicata, ma il lavoro utile. Io posso sforzarmi come un dannato, ma non compiere lavoro. Il lavoro è forza per spostamento, ovvero occorre andare da qualche parte di diverso da prima. Inoltre il lavoro deve essere utile, ovvero andare nella direzione giusta... complicato, eh?

A me ad esempio, nelle piccole cose, ad esempio capita anche in ufficio di provare a cambiare le cose, ma di ritrovarmi sempre allo stesso punto e mi sembra di aver sprecato energia. Invece dopo anni mi accorgo che i miei sforzi hanno influenzato il modo di ragionare di diverse persone e, forse, qualcosa inizia a muoversi.

Gettare la spugna è naturale, come lo è arrivare al dire che l'individualità, la singola vita è banale.

Invece secondo me non lo è, non è banale, nel senso che può dare una direzione, può innescare qualcosa. Come la scintilla, minuscola, che fa reagire il combustibile e scatena l'esplosione. Ovviamente se la scintilla si scatena in un inerte non succede nulla....

Quindi forse occorrebbe cercare di essere più efficaci, oppure godersi anche quell'attimo in cui si è scintilla, che anche se non ci sarà l'esplosione, si rimane pur sempre per quell'istante una cosa bellissima in mezzo ad una massa inerte...

476
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY ANZIANO

Messaggio da 476 » mercoledì 6 agosto 2014, 23:32

Per me, e credo per molti altri, hai fatto grandi cose. Te ne sono grato.

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progettogayforum
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY ANZIANO

Messaggio da progettogayforum » giovedì 7 agosto 2014, 11:51

Grazie xup e grazie 476!!
la "giusta direzione" ... già... o la scintilla che scatena l'incendio, ma l'incendio segue la scintilla solo molto raramente, cioè quando tutto è predisposto perché l'incendio scoppi e manca solo la scintilla.
Avverto spessissimo in quello che scrivono gli utenti di PG (quei pochissimi che lo fanno) che tra me e loro c'è un gap generazionale enorme e che si vive sostanzialmente su pianeti diversi, è un fatto naturale al quale non ci si può opporre come non ci si può opporre all'invecchiamento, quel gap generazionale è in fondo ciò che dà alla giovinezza un senso per così dire positivo. L'entusiasmo ha pieno diritto di esistere e nessuno glielo nega ma il tempo dell'entusiasmo poi passa e subentrano altre fasi della vita.
Grazie 476!! Con te non c'è il gap generazionale e lo avverto nelle tue mail che possono insegnare moltissime cose, anche se alle persone più giovani fanno l'effetto di un film storico.

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