EGOISMO DI UN VECCHIO GAY

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progettogayforum
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EGOISMO DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 27 maggio 2015, 23:23

Ho sempre usato con una certa frequenza la parola “prudenza”: prudenza nel coming out, prudenza nelle scelte, prudenza nei rapporti affettivi. Mi sono sempre fatto un vanto di quella prudenza che mi appariva la quintessenza del buon senso.

Solo recentemente mi sono sentito dire che la mia prudenza nasconde forse, in realtà, un atteggiamento egoistico e calcolatore: non si tratta di prudenza per conseguire il bene altrui ma per conseguire il proprio, o meglio per non farsi mai coinvolgere veramente e per rimanere comunque al di fuori delle cose, la mia prudenza, in altri termini, sarebbe un’espressione nobile ma falsa, che presenta l’egoismo sostanziale sotto la veste di un altruismo di facciata, come quando si dice: “lo faccio per il tuo bene!” ma in realtà si agisce nel proprio interesse o si cerca di non farsi coinvolgere. In effetti questo discorso ha un senso tutt’altro che superficiale e penso che sia sostanzialmente giusto.

Ho provato a spiegarmi la cosa con delle categorie legate all’età. Un giovane vive in modo entusiastico, è capace di mettersi anche nei pasticci ma, quando si lascia coinvolgere, lo fa in modo totale, rischiando in prima persona. Un vecchio è prudente: rinvia, non prende decisioni definitive, quando decide lo fa sempre con delle riserve che gli consentano di defilarsi in caso di necessità. In pratica un vecchio è sostanzialmente egoista, ma non vuole darlo a vedere e si camuffa da uomo prudente per il bene altrui.

Ma esistono vecchi che non sono affatto egoisti, che non amano le mezze misure e sono capaci di slanci di autentica generosità, in altri termini, esistono vecchi che non restano ai margini delle cose ma partecipano e rischiano in prima persona.
È da parecchio, ormai, che mi interrogo sulle false motivazioni di tanti miei atteggiamenti prudenti e di tanti coinvolgimenti che sono, alla fine, esclusivamente formali. Alla radice di tutto questo purtroppo devo riconoscere che c’è una sostanziale indifferenza nei confronti dell’altro, che non considero come portatore di proprie esigenze ma solo come fonte, per me, di possibili problemi.

Questo atteggiamento calcolatore è segno di una certa aridità affettiva. Rifletto spesso sull’idea che non desidero avere un compagno e che l’idea la vedo solo in termini di problema. In gioventù le condizioni erano diverse, gli atteggiamenti sociali erano diversi e tendo a attribuire proprio a questo il fatto di non aver cercato un compagno nemmeno a quel tempi. In buona sostanza mi dico: non ho avuto un compagno perché era impossibile averne uno, ma, ammesso che sia anche così, si tratta di una mezza verità. In realtà, se mi fossi trovato nella possibilità di avere un compagno, probabilmente avrei fatto passare il tempo senza prendere nessuna decisione e soprattutto senza rimpianti. In sostanza anche i miei innamoramenti sono stati degli innamoramenti “prudenti” sempre con un piede dentro e uno fuori, e soprattutto mai senza ritorno. Ma forse non si può nemmeno parlare di innamoramento perché l’innamoramento ha una base altruistica che è inconciliabile con la mia innata prudenza.

Ho usato spesso anche un’altra espressione: “basso profilo” per qualificare una relazione gay ideale, dal mio punto di vista, e per cercare di accreditare quel modello a livello generale, ma in effetti quel “basso profilo” è l’esatto opposto di quello che in pratica tutti i gay vanno cercando. Cercano quasi tutti l’amore travolgente, quello che fa fare follie, anche se poi ben pochi fanno follie, ma nessuno pensa di accontentarsi del “basso profilo” che ha per me un’importanza così grande, o meglio che è per me così tranquillizzane.

Mi sono chiesto se sono realmente capace di voler bene a qualcuno o se l’omosessualità è per me solo un gioco razionale, un’appartenenza ideologica di principio, dietro la quale non c’è una vera dimensione affettiva. In realtà si tratta di problemi che hanno ormai poca incidenza concreta. La mia strada va verso il tramonto e la riflessione sul passato può giovare solo se serve a migliorare il presente e quel po’ di futuro che c’è rimasto. Come posso cambiare le cose? Francamente credo sia molto difficile, forse la soluzione più dignitosa consiste nel mettersi tranquillamente da parte lasciando la strada libera a quanti sono capaci di sentimenti forti.

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alessandroNa
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Re: EGOISMO DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da alessandroNa » sabato 22 agosto 2015, 8:10

Bisogna pur mediare tra i desideri e quella che è la realtà dei fatti...
Posso ben condividere l'atteggiamento di prudenza e di basso profilo ma bisogna anche riuscire a non farsi prendere da questa sorta di paranoia al punto di rimanere impassibili davanti a possibilità concrete di poter avere ciò che tanto si desidera.
Il termine " ariditá affettiva " mi ha fatto sorridere...
Penso che chiunque possa provare affetto per qualcuno, magari anche unilateralmente.Per diversi motivi e barriere può non essere disposto a dimostrarlo ma comunque si tratta di un sentimento vero e proprio .
Non ho il diritto di giudicare o condannare nessuno! Non ho il tempo, né la voglia, né la personalità, per mettermi a pianificare vendette! Mi vendico già continuando ad essere me stesso, sempre, comunque, in ogni modo, e in ogni caso.

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