IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

La vera vita dei gay anziani, Gay e problemi della terza età, Gay anziani e ricordi di vita.
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progettogayforum
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IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da progettogayforum » lunedì 26 dicembre 2016, 20:46

Santo Stefano 2016.

Il senso della solitudine è la coscienza del distacco dagli uomini e dalle cose e della progressiva chiusura in sé stessi che caratterizza la terza età della vita. La coscienza del distacco è la disillusione, la percezione netta della propria inadeguatezza, della propria inutilità nella prospettiva delle altre persone per le quali si finisce per essere insignificanti. Ciò che conta, e forse conterà solo per un po’, sono le cose, quelle che non parlano che con la loro presenza, soprattutto le cose vive della natura che non hanno bisogno di me, non hanno mai avuto bisogno di me, cose che io posso contemplare, modificare, anche, ma che hanno una loro regola e una loro vita, cose che non posso modificare, e questo è un bene. Anche il bene è legato alle cose più che alle persone, il bene ha un aspetto concreto, è un fare, un dare, non un essere o un pensare, che non servono a nulla. Quando la solitudine si fa sentire, quando gli anni passano e il fisico si indebolisce progressivamente e tutto diventa precario, c’è bisogno da dare un senso a quello che resta della vita, senza guardare indietro. Come spendere quello scampolo di vita che rimane? Bisognerebbe agire, fare in concreto, agire sulle cose, che sono le uniche mediatrici di senso, l’unico modo per incarnare il senso stesso della vita. Per il resto, i Tu metafisici della religione e dell’amore, sono ormai troppo metafisici, troppo lontani dalle cose, per avere un senso reale, sono stati e restano ipotesi alle quali si è sacrificata una parte più o meno grande della propria vita, perché la vita bisogna pur viverla, magari in un modo qualunque, o in un modo che alla lunga si rivela un modo qualunque. Chiudere la partita metafisica, materializzare, concretizzare il proprio pensare, costruire cose e non pensieri, mettere da parte il bla bla psicologico, mettere da parte i tentativi di comunicazione nella coscienza che nessuno, in fondo, esce dalla sua monade. Un’idea va accettata anche a livello di vita vissuta: non si rinasce, non si ricomincia, il tempo non torna indietro, è irreversibile e prima di portarci via fisicamente ci porta via piano sentimenti e speranze, ne mostra l’illusorietà di fronte ad una montante depressione tenuta a bada solo dal senso del dovere o dall’abitudine. La vecchiaia depressa è l’assenza di progetti, la calma piatta, che per un verso ci tiene al riparo dalle oscillazioni dell’umore e per l’altro marca il distacco dal mondo di chi guarda lontano. Ciò che avviene per regola naturale, come l’invecchiare, non è di per sé né bene né male. Lo spirito invecchia esattamente come il corpo. La mente invecchia. Solo ciò che non esiste non invecchia. Dovrei avere più coraggio e forse starei meglio, dovrei lamentarmi meno e fare più cose concrete. È passato anche Natale. Mi piacciono molto i canti di Natale, sono in fondo l’atmosfera di quel mondo metafisico che la vecchiaia depressa ha archiviato e che lascia un vago senso di malinconia, ma indietro non si torna. Quanta malinconia in questi giorni. Domani è un altro giorno!
Mi accorgo che l'omosessualità non l'ho nemmeno nominata, non fa più parte delle mie malinconie perché appartiene al passato, ad un ciclo di vita che si è chiuso e ormai sento mio solo per riguardo alla memoria.

milosmusiker
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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da milosmusiker » lunedì 26 dicembre 2016, 21:55

Caro Project,
non so quanto possa contare la mia risposta. Non so nemmeno se serva a qualcosa a dire il vero però non riesco ad andarmene ignorando quello che scrivi. Penso che il tuo stato d'animo sia comprensibile. Mi è capitato di parlare recentemente dell'invecchiamento con alcune persone che lo stanno iniziando a vivere in questi anni. Mi hanno spiegato come sia dura accettare di avere meno forze, meno stimoli, meno resistenza fisica e psicologica. Queste cose minano tutti, anche le persone che hanno costruito una vita familiare ricca con figli e nipoti. Mi è capitato di pensare come sarebbe se non ci fosse nemmeno questo cordone di affetti intorno e credo che le tue parole siano molto esplicative. Le tue vicende, che in fin dei conti sono state la spinta per farti creare questo bellissimo progetto, mostrano quale sia l'importanza degli altri nella nostra vita. Possiamo fingere di non averne bisogno ma prima o poi arriva il conto. Capisco anche quello che dici sulle relazioni "virtuali". In fin dei conti non si avvicinano al calore di un abbraccio di persona sebbene credo che molti, qui, ti abbraccerebbero volentieri per ringraziarti e farti sentire la loro vicinanza. Penso anche che una persona del tuo valore possa dare ancora molto. Ti butto un'idea, poi è tua libertà che farne. Pensavo a quanti sono nella tua situazione e al tuo grande talento per l'organizzazione. Perché non portare la voce dei non più giovani nelle associazioni che ci tutelano? Sono convinto che sarebbe un tema su cui si può lavorare molto e che molti presidenti accoglierebbero a braccia aperte. L'omosessualità appartiene alla tua memoria come dici ma tu non sei stato gay, sei gay. Premesso che PG lo trovo tutt'altro che un blabla psicologico, sarebbe una cosa estremamente reale, utile e concreta.

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agis
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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da agis » lunedì 26 dicembre 2016, 22:22

Mah guarda bisognerebbe rispondere in maniera articolata e complessa ma mi esimo perché ho notato che questo richiede sforzi interpretativi dei miei scritti non sempre del tutto graditi. Circa la metafisica cominciai a fuoriuscirne 40 anni fa quando di anni ne avevo 17. E' un processo con implicazioni life lasting in quanto a mio avviso potenzialmente aperto ad un numero non definibile di operazioni di individuazione costitutiva e di costruzione consecutiva. Non ci si annoia fidati. Come tutti noi genericamente temo anch'io il declino specialmente mentale ma lo accetto grazie alla consapevolezza che ad un "fare" dell'attività mentale, sia pur diminuito, non c'è scampo. Rincoglionirò? Amen. Continuerò comunque a vivere una dimensione fattuale sia pure limitata. Circa la morte in sé vale tuttora per me l'esorcismo di Epicuro. Ciao.

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progettogayforum
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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da progettogayforum » martedì 27 dicembre 2016, 2:30

Vi ringrazio di avermi risposto, è una cosa gradita. Ma piano piano mi sto rifugiando solo nel teorico, traduco libri legati all’omosessualità, perché l’ho fatto diverse volte: un modo di ammazzare il tempo come un altro e un modo per fare qualcosa che possa durare oltre me, idea stupida, forse, ma è un’idea che ancora apprezzo. Mi piace conoscere storie di tanti anni fa, ma è praticamente solo una curiosità, un modo di impegnare il tempo slegato dalle persone reali, un’attività tutta mentale, una proiezione in un passato non mio, un tentativo di capire, dall’esterno, ovviamente, quindi di interpretare più che di capire. Vivere un po’ la commedia di un altro, anche se è solo un gioco mentale. Oggi ho visto su Rai3 la storia di due coppie omosessuali (due donne e due uomini) che sono arrivate ad unirsi civilmente. Guardavo la coppia gay (ed erano uomini maturi, tutt’altro che giovani) come una cosa tutto sommato positiva, ma che mi è totalmente estranea: quei due signori credono uno nell’altro, credono di aver trovato la chiave di volta della loro vita (e quelli che li circondano sembrano avere condiviso, o almeno accettato l’idea), ma per ragionare come loro ci vuole entusiasmo, ci vuole trasporto vero, cose che mi sembrano di un mondo marziano o semplicemente di un mondo che mi è estraneo. Non so se queste sensazioni passeranno ma sono molto diverse da quelle che provavo anche solo 15 anni fa. Oggi è tutto razionale, è come se l’affettività si fosse completamente persa. Mi sento spesso un osservatore esterno, estraneo a cose che per me sono state essenziali per decenni.

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Help
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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da Help » martedì 27 dicembre 2016, 9:48

Io reputo sia solo un periodo, ho visto in altri topic del forum questo tuo rammarico e chiusura nel mondo di carta,ma alla fine ne sei uscito.

È ovvio che la visione dell'affettività con il tempo cambi, io da bambino avevo una visione dell'affettività che era tutta rose e abbracci, oggi l'affettività e diventata il saper ascoltare gli altri, domani chissà.

Quello che fanno vedere alla tv è lo stereotipo dello stereotipo, tant'è che io oramai non la guardo neanche più, la ascolto soltanto in sottofondo quando non ho niente di meglio da fare. Il risultato infatti di questi programmi televisivi è quello di far vivere male le persone con la loro realtà, se tu al momento non ti senti di voler dare affetto, non darlo,anche Ghandi avrà litigato almeno una volta con qualcuno, questo non vuol dire che non fosse il rappresentante in terra del concetto di pace. E questo momento può durare anche 15 anni o non smettere mai, d'altronde la vita è solo un momento.

Preoccuparti di non saper più voler bene è già un segno d'affetto. Prenditi una pausa, sono sicuro che quando servirà questa barriera razionale di cui ti preoccupi cadrà, come quando mi dico che non aiuterò più i miei compagni universitari e poi li aiuto anche a Santo Stefano :D .

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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da milosmusiker » martedì 27 dicembre 2016, 10:31

Help ha scritto: Quello che fanno vedere alla tv è lo stereotipo dello stereotipo, tant'è che io oramai non la guardo neanche più, la ascolto soltanto in sottofondo quando non ho niente di meglio da fare. Il risultato infatti di questi programmi televisivi è quello di far vivere male le persone con la loro realtà, se tu al momento non ti senti di voler dare affetto, non darlo,anche Ghandi avrà litigato almeno una volta con qualcuno, questo non vuol dire che non fosse il rappresentante in terra del concetto di pace. E questo momento può durare anche 15 anni o non smettere mai, d'altronde la vita è solo un momento .
Davvero non condivisibile quello che dici in questo passaggio caro Help. Questi programmi televisivi hanno una funzione essenziale di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Inoltre mostrano delle bellissime storie di coppie e possono essere uno stimolo per coloro che dicono che l'amore omosessuale non sia possibile, come qui si sente spesso. Per quanto riguarda chi si trova in situazioni meno desiderabili possono esistere delle oggettive impossibilità di prendere in mano la situazione. Ma quante volte questo vincolo è autoimposto per timidezza o difficoltà a mettersi in gioco, anche a livello di semplice socializzazione? Così si rimane sempre alla finestra e i risultati non sembrano essere incoraggianti. Per fortuna non è mai troppo tardi per calarsi nel reale...

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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da milosmusiker » martedì 27 dicembre 2016, 10:36

Ma poi stereotipo di che??? Qui ricorre ogni tanto l'espressione omosessualità stereotipata; ti riferisci a quello? Ma ci rendiamo conto che stiamo parlando di persone? Non serve certo una lezione per capire che a tutte le età esiste un discorso "branco" quindi ci sia effettivamente per molti un discorso emulazione di un modo di comportarsi comune ma davvero...gravissimo generalizzare!

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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da Help » martedì 27 dicembre 2016, 11:58

Stereotipo di felicità e normalità. Quante pubblicità sulla famiglia felice che mangia a tavola insieme ho visto in questo periodo natalizio?

E per un attimo ho pensato di essere anormale io, che di felicità quando sto con i miei parenti non ne vedo neanche all'orizzonte.

E poi la moda di fare regali, che tutti dicono conta il pensiero, ma alla fine guardano anche il regalo, e chi non ha i soldi neanche per mangiare viene guardato dall'alto in basso.

La televisione propina sterotipi a proffusione, come la donna che fa le pulizie, e la bambina che gioca con le barbie, e la vita che si risolve nella coppia, etc. E chi non ha niente di quello che fa vedere la tv si sente sbagliato.

Quelli che vedono determinati programmi "positivi" sono le stesse persone già coinvolte nell'argomento di cui si parla, e quindi anche solto l'aspetto dell'aiuto all'integrazione, prendiamolo con le pinze. Comunque se vogliamo continuare la discussione, meglio non coprire il post di project

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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da progettogayforum » martedì 27 dicembre 2016, 12:18

Il senso del precario, parlo della precarietà fisica dei vecchi, genera insicurezza e di conseguenza porta il vecchio (almeno molti vecchi) ad atteggiamenti sempre concilianti, troppo concilianti, che possono suonare falsi. È il desiderio di essere accettati, che induce a non contraddire l’altro, non tanto ad accettarlo, quanto a dipenderne, ad esserne succubi. Nessuno come i vecchi (o certi vecchi almeno) è soggetto ai ricatti affettivi, che tante persone mettono in atto del tutto inconsciamente. È probabile che non si tratti affatto di ricatti affettivi, ma ad un vecchio possono apparire tali. È proprio la paura del vuoto e della solitudine che genera l’atteggiamento morbido e acquiescente del vecchio che viene letto, forse giustamente, come debolezza, come incapacità di imporre la propria volontà, e come tentativo di mantenere legate a sé le persone a forza di lusinghe, di lusinghe sostanzialmente false, motivate soltanto dalla paura della solitudine.
Sì, ci sono le unioni civili, sono una conquista, per carità, è oggettivamente vero, ma sono o dovrebbero essere una sanzione legale di un qualcosa di più profondo. Va benissimo la sanzione legale, il problema è l’assenza di quel qualcosa di più profondo. Penso, onestamente, che alla base dei meccanismo depressivo ci sia una debolezza oggettiva che si trasforma in rinuncia all’affettività. Le frustrazioni sono il sale della vita, ma col tempo diventano un’abitudine e non sono più un fermento per il futuro, cioè lo stato di frustrazione diventa una realtà stabile, del tutto indipendente dalla realtà esterna. Il mondo di carta, espressione estremamente significativa, finisce per sostituire il mondo delle persone e dei sentimenti. Si continua a vivere ma molto meccanicamente, come zombie, sì dà ormai tutto per scontato, non si rischia mai veramente, si recita un ruolo, si corrisponde alle aspettative, si cerca di essere il vecchio acquiescente attraverso le lusinghe e le belle parole, e così facendo si appare falsi o meglio stereotipati, gente che dice solo belle e false banalità, che non fa mai un discorso serio, gente che non si più prendere sul serio.
In effetti la solitudine offre un grande vantaggio, permette di risparmiare le forze, di limitare i conflitti e le incomprensioni, di prevenire le disillusioni, è un po’ come un droga, sembra che faccia bene, ma poi produce assuefazione irreversibile (forse).

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Re: IL SENSO DELLA SOLITUDINE DI UN VECCHIO GAY

Messaggio da milosmusiker » martedì 27 dicembre 2016, 15:16

Ok Help, pensavo ti riferissi al solito stereotipo sugli omosessuali. Per quanto riguarda il discorso della semplificazione in TV posso anche essere parzialmente d'accordo. Credo che dipenda dalle persone che frequenti. Non tutti vivono con il paraocchi. Il discorso dei regali è significativo. Non credo di frequentare persone così selezionate ma tale questione non è mai stato motivo di imbarazzo: magari ci scambiamo un pensiero o qualche cioccolatino ma ti assicuro che di persone che sanno andare "oltre" ne è pieno il mondo. Forse sono io particolarmente fortunato ma non penso proprio. Sulla famiglia stile Mulino Bianco...ok, non esiste. Ma non deve esserci neanche solo l'opposto. Delle piccole conquiste le possiamo e le dobbiamo fare nella vita. Meglio non illudersi di niente ma senza "muoversi" stai sicuro che non arriva niente di positivo. Mi dispiace che la tua quotidianità coi parenti sia così nera ma mi sembri fin troppo pessimista.

Project ma perché dici che dietro le unioni civili non c'è altro? Non capisco ma forse ho interpretato male. Sono davvero dispiaciuto del ruolo che ti ritrovi a recitare per mantenere i rapporti umani che ti sono rimasti. Però ribadisco che di persone nella tua condizione ce ne sono eccome e sicuramente noi gay siamo e saremo molto soggetti a questo tipo di problemi; se ti sembrano poco significative le tue prospettive per gli anni a venire, fare qualcosa in questo senso sarebbe di certo fantastico. Certo comporta uscire allo scoperto ma...io mi chiedo ultimamente sempre più che senso abbia restare nascosti. A costo del disprezzo di chi è rimasto nel Medioevo, l'orgoglio di essere sé stessi, anche con poche persone è una sensazione che dà un'energia straordinaria! Auguro a tutti di trovare la forza di sperimentarla :)

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