GAY E TEMPO

La vera vita dei gay anziani, Gay e problemi della terza età, Gay anziani e ricordi di vita.
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progettogayforum
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GAY E TEMPO

Messaggio da progettogayforum » sabato 15 dicembre 2018, 11:52

Mi chiedo con sempre maggiore frequenza che cosa sia la vecchiaia per un gay come me, che ormai c’è arrivato. Ci sono dei fatti oggettivi: percepisco il logoramento sempre più rapido e incisivo delle capacità fisiche e il subentrare degli acciacchi ma anche delle malattie e anche di quelle serie, capisco da me che questo è il preannuncio di uno scivolamento futuro ancora più rapido, poi mi guardo indietro: non ho figli, non ho un compagno, finché la vecchiaia mi permetterà un po’ di autonomia potrò andare avanti, quando il fisico comincerà veramente ad abbandonarmi (e non ci vorrà molto) dovrò cercare di resistere. Potrei avere bisogno di un o una badante, ma bisognerebbe avere le possibilità di pagarlo/a, ipotesi alquanto remota. I miei parenti hanno il loro mondo e già adesso ci vediamo poco, perché la loro vita segue proprio un’altra logica. Non avere figli significa non potere “nemmeno teoricamente” contare su nessuno, perché poi di gente che ha figli ed è abbandonata ugualmente quando ne ha più bisogno ce n’è tanta. Nel ciclo di vita di un etero ci sono i figli, poi i nipoti, e poi si esce dal ciclo. Nel ciclo di vita di un gay non ci sono i figli, ci potrebbero essere dei rapporti affettivi importanti, che però sono lontani dall'essere la regola e poi ci sono le amicizie, che tutto sommato hanno un senso, ma poi gli anni passano, gli amici vengono meno o perché semplicemente muoiono o perché diventano invalidi e sono gestiti da altri e allora arriva la solitudine. Con alcune persone si crea un feeling particolare, che è gradevole e ha un senso, ma alla fine, nel bene come nel male, i binari di due vite parallele non si incontrano mai, gli impedimenti, gli ostacoli contingenti ma oggettivi sono enormi e non possono essere rimossi. Ci si rende conto del dolore altrui ma anche della superficialità del modo in cui lo si percepisce. Pretenderemmo di essere capiti ma non siamo capaci di capire a nostra volta. Da giovani si pensa alla vita di coppia, il sesso è una cosa importante, poi gli anni passano e tutte queste cose, che hanno dominato gran parte della vita, finiscono lentamente in archivio, e comincia la paura del futuro, aumenta progressivamente la dose di egoismo, quasi fosse una difesa da un futuro dal quale non c’è nulla di buono da aspettarsi. Forse è questo l’aspetto peggiore della vecchiaia: il ripiegamento su se stessi. Ovviamente non parlo della vecchiaia in generale ma della mia, perché della vecchiaia degli altri vedo solo quello che traspare all'esterno. L’egoismo diventa per me una prospettiva di autodifesa e non so nemmeno da che cosa, ma penso che sia un’autodifesa dal trascorrere del tempo, un’autodifesa priva di senso. Poche cose osservo ogni giorno: la stanchezza del quotidiano, parlo di stanchezza fisica, l’assenza di prospettive di possibile miglioramento, l’assenza di progetti, il montare dei rimpianti, la meditazione sugli errori fatti, e la sconsolata considerazione che, tanto, o così o in qualsiasi altro modo, i tempi della vita sono quelli che sono. Da giovani si sogna molto, si desidera molto, ci si proietta molto, ci si aspetta molto, da vecchi si svaluta soprattutto quello che non si è ottenuto e quello che forse sarebbe ancora possibile ottenere ma che richiede sforzi troppo grandi o un impegno troppo difficile da concretizzare. Anche rileggendo questa paginetta mi rendo conto che è totalmente autoreferenziale. Non so se l’altruismo possa essere una soluzione almeno temporanea ma certo mi staccherebbe da me stesso, cioè dalla compagnia più scoraggiante che io possa trovare.

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Re: GAY E TEMPO

Messaggio da progettogayforum » domenica 16 dicembre 2018, 10:38

Si va verso il Natale, ma il pensiero è rivolto altrove, a cose meno liete, che non si fermano per il Natale ma che vanno per la loro strada e non si fermano. Le feste sono periodiche, si ripetono, la vita no, ha un’alfa e un’omega. Per fortuna c’è il sonno, per intervallare, per scandire il tempo, per dare un’apparenza di ciclico perfino alla vita. L’essere gay diventa un’appartenenza storica, di bandiera, qualcosa che non si deve perdere perché è stato, qualcosa che ha lasciato un ricordo che via via si sbiadisce, un modo di essere stati. Poi tutto diventa neutro, evanescente, astratto, ideologico, la vita diventa patrimonio di altri ai quali ora spetta vivere in questo scorrere del tempo che anima e abbandona via via le persone, come un’onda che corre avanti, che va per la sua strada. Dormire senza sognare attutisce e avvilisce il passare del tempo, aiuta a girare via via le pagine del libro.

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agis
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Re: GAY E TEMPO

Messaggio da agis » domenica 16 dicembre 2018, 19:19

Humm vabbè se ne era già parlato project e le magre pensioni di questi tempi non è che consentano a tutti la possibilità di permettersi una badante in regola che costa attualmente poco meno di 2000 € al mese senza contar poi i giorni di libertà cui ha ovviamente diritto e tutte le altre spese che comunque restano. Tuttavia, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, finché sei in grado di produrre elaborati letterari di questo livello oserei dire che la situazione sarà anche grave ma non è seria. Se una badante è un onere non indifferente ce l'hai almeno una brava colf? Una che ti faccia la spesa, ti pulisca un po' casa e ti metta davanti un piatto con qualcosa dentro quando c'hai troppo mal di schiena per cucinare da te? Lì ovviamente i costi si abbassano ^_^

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Re: GAY E TEMPO

Messaggio da progettogayforum » martedì 18 dicembre 2018, 22:15

Se il raccontarsi deve avere un’utilità, deve essere un raccontare “la realtà”, la propria realtà. L’egoismo è una brutta cosa, lo so, chi mi fa notare che non fa piacere leggere di una vecchiaia egoistica mi dice una cosa nella quale non fatico a credere, ma la realtà è spesso meno nobile di come appare quando la narrazione diventa mitologia. L’egoismo della vecchiaia non è una cappa pesantissima e senza crepe, altrimenti si entrerebbe nel patologico, l’egoismo della vecchiaia è più simile alla tendenza al compromesso, più simile al riservarsi qualcosa per sé, al non mettersi mai in campo del tutto e senza riserve. Queste cose le fanno i giovani, non sono nemmeno scelte, sono cose connaturate con l’età giovanile, nella quale si rischia. Con gli anni si impara a rischiare di meno, a lasciarsi alla spalle qualche via di fuga sempre aperta, ci si convince di essere, benché noiosi e ripetitivi, i migliori compagni di noi stessi. Il che non significa non avere amici ai quali si vuol bene o non avere un compagno, per quelli che ce l’hanno, ma quegli amici non saranno più ormai lo scopo della vita e neppure il proprio compagno sarà più un valore assoluto. Il vecchio si distingue dal fatto che, di regola, non punta sul futuro, ma su ciò che può esistere qui e adesso. Esistono slanci anche per i vecchi, ma sono rari e soprattutto controllati dalla paura di non poter avere vie d’uscita. Tutto questo probabilmente riguarda la vita di un solo vecchio, la mia, che di eccelso ha ben poco, che ha le sue soddisfazioni, le soddisfazioni di uno che, nonostante tutto, cerca di fare qualcosa di buono. Un vecchio manca della curiosità verso il domani, in dimensione individuale è più archeologo che futurologo, tende ingenuamente a farsi maestro, dico ingenuamente perché si fa forte della sua esperienza di un mondo che non esiste più. Mi accorgo che questa lezione di vecchiaia è totalmente autoreferenziale nel senso che sto parlando con me stesso. Anche questo è egoismo. Ho sempre amato le persone che non la pensano come me, da loro ho molto da imparare e provo onestamente a farlo. Tante cose le ho imparate e mi sono state utili, verso altre sento ancora una forte resistenza.

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Re: GAY E TEMPO

Messaggio da agis » mercoledì 19 dicembre 2018, 12:21

progettogayforum ha scritto:
martedì 18 dicembre 2018, 22:15
Anche questo è egoismo. Ho sempre amato le persone che non la pensano come me, da loro ho molto da imparare e provo onestamente a farlo. Tante cose le ho imparate e mi sono state utili, verso altre sento ancora una forte resistenza.
Già già e quelle altre per cui senti una forte resistenza te le devo aver dette tutte io visto e considerato l'esito delle mie ragionevoli richieste :lol:
Vabbè. Un'altra delle caratteristiche della vecchiaia è che ci se ne fa presto una ragione. Nel bene e nel male. ^_^

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Re: GAY E TEMPO

Messaggio da progettogayforum » giovedì 20 dicembre 2018, 13:19

Ci sono giornate in cui tutto è automatico e determinato a priori, si è presi in un meccanismo infernale di cose da fare, di preoccupazioni e di ansie previste ma automatiche, giornate in cui manca la serenità di fondo, si cammina sul ghiaccio sottile, giornate in cui non c’è progetto ma solo esecuzione. Anche la vecchiaia può essere frenetica e talvolta in modo quasi ossessivo. Si arriva alla sera e ci si accorge che è passato un altro giorno, ripetitivo, meccanico, con le solite angosce quotidiane, un giorno del quale ci si accorge solo quando è finito. Si avverte la stanchezza fisica e anche la sua inutilità, si avvertono i dolori fisici, gli scricchiolii delle ossa, le stranezze del battito cardiaco, la labilità della memoria, si avverte il decadimento che avanza. Nulla è come prima, è solo un po’ meno di prima, ma è meno di prima. La fragilità fisica si percepisce non come una possibilità per il futuro ma come una realtà presente. Le uniche pause legittime nella giornata sono quelle del sonno, che ti sottrae al meccanismo dell’ordinario ma ti sottrae anche al pensiero. Tutto è in dubbio, perfino la sopravvivenza, bisogna abituarsi all'idea del tramonto, dell’effimero. Il cedimento fisico è il segno del cedimento morale, del venir meno delle certezze, della volontà, a vantaggio di un meccanicismo delle scelte che lentamente invade la vita con la logica inesorabile e pervasiva del quotidiano.

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Birdman
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Re: GAY E TEMPO

Messaggio da Birdman » venerdì 21 dicembre 2018, 2:59

L'argomento che poni è difficile, parli di una dimensione alla quale di solito preferisco non pensare, sia perché dubito di poterla vivere un giorno , sia perché mi spaventa. Ci sono infiniti modi di vivere la vecchiaia, ma quel senso di egoismo di cui parli credo che ci sia nella maggior parte degli individui anziani e per esperienza diretta ho visto quanto possa diventare grande arrivati ad un'età molto avanzata. È un modo per difendersi e ha un suo perché. Per quanto mi riguarda, l'aspetto che più mi spaventa della vecchiaia è l'idea di non poter coltivare più le mie passioni per via dei limiti fisici. Penso che finché si riesce a svolgere attività che portano una forma di appagamento, soprattutto se queste non richiedono grandi sforzi fisici, si può ancora godere delle proprie giornate. Pensare a vivere alla giornata senza pensare ai giorni che verranno potrebbe essere un buon modo per distrarsi, sebbene non risolva il problema. Del resto si può cercare una soluzione pratica per affrontare il quotidiano, man mano che questo si fa pesante per il fisico, però contro il decadimento progressivo, a parte difendersi per rallentarlo, nulla si può. Quindi pensarci è legittimo, ma all'atto pratico serve a poco.
Comunque sia trovo molto interessanti queste tue riflessioni, mi permettono di vedere dall'interno qualcosa che per ora è molto distante da me.

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