VITA GAY NEGLI ANNI 60

La vera vita dei gay anziani, Gay e problemi della terza età, Gay anziani e ricordi di vita.
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VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da progettogayforum » domenica 14 novembre 2010, 12:09

Riporto qui di seguito un post già pubblicato sul Blog Progetto Gay il 31/8/2007 e mai pubblicato in questo forum.
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Essere gay non è un problema, almeno non è un problema grosso, voglio dire: la fame nel mondo, l’ingiustizia, la povertà sono problemi nel vero senso della parola, problemi complessi che toccano miliardi di persone e che creano sofferenza, il cosiddetto problema gay, di fatto, almeno qui in Europa, è un problema piccolo, non richiede denaro o mezzi ma solo una società più civile. In fondo non sarebbe nemmeno troppo difficile la convivenza, solo con un minimo di tolleranza reciproca e col passare degli anni qualche raggio di sole si comincia a vedere. O no? Comunque stiano le cose o comunque le si voglia valutare resta che questi sono solo problemi o non problemi dei giovani gay, i vecchi ormai hanno fatto il loro corso, la loro esperienza non può essere riciclata o forse si? Comunque sono cambiate le condizioni, i giovani hanno altre prospettive, i giovani hanno sempre altre prospettive, basta sentire le discussioni in televisione, i giovani hanno sempre capito tutto, o meglio quelli che strillano hanno capito o credono di aver capito sempre tutto, gli altri stanno solo ad assistere a tutto quello che verrà, la condizione passiva se la portano nel sangue, anche perché combattere serve solo ai giovani. Forse qualcuno dei vecchi ha vissuto in qualche paradiso dell’eden, in un’Italia senza repressione e senza chiesa, ma è solo un’ipotesi e poi dovrebbero essere troppo vecchi, fatto sta che tanta letteratura e tanta televisione che si vede in giro è solo sui gay giovani, sui vecchi c’è poco o nulla, diceva Marco Aurelio che il sole che sorge ha sempre più adoratori del sole che tramonta. Eppure la vecchiaia gay non è solo un’ipotesi è una realtà comune di tantissime persone, di quelli che si ricordano delle loro paure e dei loro amori quando ne hanno avuti, perché moltissimi hanno vissuto solo di desideri e di attimi rubati, perché a quel tempo vivere un amore omosessuale era difficile, troppo difficile per essere possibile, allora si contavano le parole, gli sguardi, c’era la chiesa che spiegava ogni cosa e ti metteva in mente che tu non avresti nemmeno dovuto esistere, l’erotismo degli altri serviva a collaborare al piano di Dio, quello tuo serviva a realizzare il regno si Satana, eppure ti sentivi nascere dentro un amore vero, nulla di contorto o di satanico, allora la via era difficile, non c’erano gruppi organizzati, oggi ce ne sono troppi e soprattutto hanno finalità troppo commerciali o politiche per avere una credibilità, allora c’erano le grandi idee da rispettare: che fai? non ti sposi? e perché? Allora c’era l’idea della famiglia come obbligo, come condizione di normalità, allora non c’era il gay, c’era il frocio, allora la crocifissione del gay era la regola, oggi è sufficiente la solitudine. Allora le libertà sessuali c’erano, erano tante, ma tutte ritualizzate in una dimensione almeno apparentemente etero, c’erano i giochi a sfondo tipicamente sessuale, la nudità fra ragazzi non era una cosa rarissima, c’era cameratismo, potevi fare i tuoi apprezzamenti su un altro ragazzo ma sempre ridendo e parlando di donne. C’erano i ricchi e i poveri, allora la distinzione contava di più, oggi un povero è quasi meno povero, ma allora era povero anche culturalmente allora un povero si sentiva povero e aveva paura, se vuoi, puoi dire rispetto, di quelli più ricchi di lui, la ricchezza era una condizione relativa all’essere e non all’avere. Allora tu non sapevi, eri giovane, ragazzo, addirittura ragazzino o poco più, provavi dei sentimenti e non sapevi o si faceva di tutto perché tu non sapessi di che cosa si trattava, c’era il prete pronto a spiegarti che la cosa si sarebbe risolta da sé se tu avessi trovato la ragazza (o la puttana) giusta, a casa poi niente libri o giornali che toccassero l’argomento, l’argomento proprio non esisteva, c’erano i giornaletti porno ma praticamente tutti etero e poi andarli a comprare all’edicola sotto casa era una cosa troppo rischiosa... si facevano passeggiate di chilometri per comprare un giornaletto porno in un altro quartiere, però c’erano anche degli aspetti positivi, almeno sotto un certo punto di vista, la privacy allora non esisteva, si viveva in tanti in una casa piccola, allora la popolazione era in crescita, per i poveri soprattutto esisteva una dimensione collettivistica, per i ricchi meno. Oggi i gay in genere li vedi troppo, e specialmente dove non c’entrano nulla, al tempo avevi addirittura l’idea di essere l’unico, anche se, in effetti, anche oggi, al di fuori di quelli che fanno capo alle associazioni, di gay dichiarati ne vedi pochi, almeno di quelli di una certa età... non dico della mia età, ma anche di quelli di quarant’anni, ecco oggi di gay giovani ne vedi tanti, di quelli vecchi ne vedi pochissimi, perché la stragrande maggioranza è rimasta legata alla sua mentalità e alla sua paura, o direi meglio alla sua vita, quando la paura diventa l’essenza della vita si identifica con la vita. Ma un gay vecchio di oggi che vita fa? In genere è solo, magari infilato in una gran truppa di parenti che aspetta prima o poi l’eredità (piccola o grossa) dello zio, o peggio è solo come un cane, solo anche perché povero, con una pensione da sopravvivenza e in questo finalmente uguale a molti altri, che però hanno almeno una pensione di reversibilità, parlo soprattutto di vedovi vecchi, ma in ogni caso il gay vecchio è solo in un senso speciale, può parlare di tutto ma non della sua vita, di politica, di soldi, di ladri, perfino di donne, ma deglii amori gay, dei ricordi o delle fantasie mai realizzate della sua vita non può nemmeno accennare e poi ai ragazzi gay si perdona qualsiasi cosa perché sono giovani e hanno sempre ragione, sono puri (almeno in un certo senso) ma la vecchiaia è la forma peggiore di impurità, la vecchiaia deve essere legata a chissà quali cose nobili perché la vecchiaia legata al ricordo o al desiderio o meglio alla fantasia sessuale e automaticamente una cosa sporca, non perché c’è di mezzo qualcosa di sessuale, ma perché la sessualità è contaminata dalla vecchiaia. E poi per un vecchio il sesso è deprimente anche nella dimensione del ricordo perché la sessualità vera è una questione fisica e con gli anni queste cose si perdono, il sesso, nella misura in cui è possibile con l’andare degli anni, non fa che sottolineare che non è più tempo per quelle cose, in questo caso l’anima invecchia più lentamente del corpo, ma forse anche l’anima invecchia e anche l’idea dell’amore, anche quello affettivo, emotivo, finisce con l’età, alla fine non ne puoi più di cercare l’araba fenice, alla fine ti rendi conto che hai passato una vita a cercare e che non hai concluso nulla, qualcuno sì, ti ha voluto bene ma poi è finito tutto, cose più o meno nobili, ma passato, e con un passato così dietro le spalle non c’è nemmeno più voglia di futuro, ti bastano i dolori, la fatica dell’alzarsi la mattina, anche se poi quando vai in giro per la strada qualche bel ragazzo ti fa tornare qualche fantasia ma è più un piacere estetico che un interesse sessuale, tu non c’entri nulla, c’è un tempo per tutte le cose, che cosa avresti da dire a quel ragazzo, gay o etero non conta più nulla, se è un etero il discorso è banale, ma se è gay è ancora più deludente perché ormai la differenza tra te e qual ragazzo non è data dal sesso ma dalla aspettativa di vita e di felicità, tu potresti essere un buon nonnetto per quel ragazzo ma non vi capireste mai, tu tutto questo lo sai benissimo e lasci perdere, d’altra parte che altro potresti fare? Ormai siamo vecchi, la prospettiva è chiudere al meglio le cose, non quelle gay ma proprio tutte, eppure la nostra vita ha avuto delle sue caratteristiche, era una vita gay, oggi direbbero che era un purgatorio e non una vita, eppure abbiamo vissuto, noi vecchi ci siamo stati e tutto quello che si godono questi ragazzi di oggi non l’hanno conquistato loro ma noi, piano piano, a partire dal poco, altro che tutto e subito, altro che “diritti”, si trattava di trovare uno spazio, di cominciare dal poco, dalla tolleranza, dall’essere accettati, dal trovare un amico che ti volesse bene, il sesso era un problema soprattutto di ipotesi, poco di realtà, anche allora c’erano le donne nude, meno di oggi, ma qualche cosa si cominciava a vedere, forse non erano nude, ma in costume da bagno, ma bei ragazzi, non dico nudi ma nemmeno senza camicia, se ne vedevano pochi, dovevi andare al mare, lì qualche sorriso si rimediava ma doveva essere un sorriso rubato, una complicità, poi c’era il militare, la visita a diciotto anni, tutti nudi alla sala medica, uno spettacolo unico, un imbarazzo terribile e nello stesso tempo un interesse morboso, un’esperienza che cominciava a scavare nella fantasia ben prima che divenisse reale e si stampava poi in modo indelebile nella memoria, all’approssimarsi del giorno fissato cresceva il panico, soprattutto per il rischio di non riuscire a controllarsi in una situazione simile, ma con un fortissimo precondizionamento psicologico ci si poteva riuscire, poi, a casa, stavi a fantasticarci per mesi. Anche a scuola quando si faceva ginnastica, la materia più malandrina che c’è, andare allo spogliatoio era un piacere, uno dei pochissimi veri piaceri per un ragazzo gay dei miei tempi, era una piacere pesantemente condizionato da scrupoli religiosi, oggi sembra quasi assurdo dirlo, ma era un piacere, già vedere i ragazzi in mutande era un piacere, c’era un clima di naturalezza, di situazione assolutamente ordinaria, ogni tanto qualche scherzo un po’ pesante ai danni di qualcuno, ma così, per scherzare, io stavo sempre al di fuori di queste cose, mi bastava guardare, in genere la vittima designata degli scherzi più pesanti (che cambiava di volta in volta) faceva finta di arrabbiarsi, ma anche quello era un gioco, allora non c’erano le docce, lo spettacolo del nudo integrale non era comune, ma quando venne nella mia classe un ragazzo nuovo, ripetente, lo spettacolo diventò comune, si spogliava completamente per mettersi degli slip e dei calzoncini per fare atletica, aveva 18 anni, rimaneva nudo a chiacchierare con gli altri ragazzi senza nessun imbarazzo, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo, alla cosa sembrava non dare proprio peso. Un anno si andò tutti allo stadio, lì c’era lo spogliatoio con le docce, la mattina le porte dello spogliatoio erano chiuse, io tolsi le chiusure in modo che si potesse entrare subito, appena entrati cominciarono gli scherzi pesanti ma ovviamente sempre nell’atmosfera del gioco cameratesco. I miei compagni si spogliarono senza troppo spettacolo e andarono ai campi, al ritorno, dopo l’allenamento, in molti fecero la doccia nudi, alcuni evitavano di rivestirsi proprio per farsi vedere dagli altri, alcuni di quelli che tornavano nudi dalla sala docce venivano complimentati dagli altri e ridevano mentre si asciugavano. Naturalmente tutta quella, chiamiamola così, naturalezza per me era assolutamente imbarazzante, nei giorni in cui avevo le lezioni di educazione fisica andavo a scuola in tuta, non mi sono mai spogliato nello spogliatoio e non ho mai fatto la doccia con i miei compagni... ma questo è ovvio. Se al liceo il clima era questo alle medie le cose erano molto diverse. Alla fine delle medie ricordo tanta violenza sessuale quanta non ne ho mai rivista in seguito, probabilmente era proprio una conseguenza della totale immaturità dei ragazzi, si trattava spesso di imporre a un altro una umiliazione, in sostanza la dimensione dominante era la violenza per la violenza, non era il gioco come al liceo, dove in effetti di violenza non ce n’era proprio. La vita militare, un’esperienza che i ragazzi di adesso non provano più, era una cosa più complicata, temibile solo in un certo senso, c’era il nonnismo ma con molta prudenza si riusciva ad evitarlo, c’erano i nudi alle docce e tutto il resto e tra l’altro con ragazzi più grandi che erano già uomini, ma c’era anche uno strano ambiente cameratesco, dico strano perché erano cose che non ti saresti mai aspettato, con alcuni ragazzi si creavano quasi dei momenti di intesa sessuale, ma questa volta, penso, erano cose basate su una forma di tenerezza reciproca tra quanti hanno bisogno di non sentirsi soli. Scherzi sessuali ce ne erano pochi, esibizionismo sessuale se ne vedeva ma in momenti particolari, in pratica solo nelle docce. Con qualcuno si creava un ambiente più caldo, più confortevole, guai però a sbagliare l’interpretazione dei fatti, bisognava stare attentissimi a non mettersi nei guai e a non scambiare una dimensione affettiva di amicizia seria per una forma di disponibilità sessuale, un errore in questo campo non sarebbe stato perdonato facilmente. Uno era veramente un bel ragazzo, siciliano, di quelli con un sorriso franco e con denti meravigliosi, lo vedevo nudo alle docce quasi tutte le mattine e non ha mai mostrato segni di imbarazzo, cercavo di stare con lui anche in tanti altri momenti, ci fermavamo spesso a chiacchierare, cercava di darmi risposte sincere, cercava di costruire un rapporto di amicizia e io non sapevo fin dove sarebbe arrivato, si chiamava Salvatore, qualche volta mi sussurrava delle cose all’orecchio o a bassa voce con un atteggiamento di intimità, era un bravissimo ragazzo, forte e sincero, quasi ingenuo per quanto era onesto e dolce, pensavo che con lui avrei potuto passare la vita: dolce, onesto e bello, perché essere belli non è una cosa secondaria, tutto il suo nudo era meraviglioso, forte ma nello stesso tempo senza esagerazione e senza sfoggio, ero preso dal dubbio: glielo dico o non glielo dico, se gli avessi detto come stavano le cose avrei potuto realizzare il mio sogno ma avrei anche potuto distruggerlo perdendo quella forma speciale di familiarità che si era creata, allora ero proprio angosciato da questo problema, alla fine decisi che sarebbe stato meglio salvare la prudenza e non gli dissi nulla, adesso, col senno di poi e di tanti anni dopo so che ho fatto bene a non dire nulla, Salvatore ha ormai tre figli grandi, dopo il militare ci siamo rivisti più di qualche volta, quando viene a Roma viene a trovarmi, è rimasto un brav’uomo e mi piace anche oggi, non ha perso quella sua gentilezza di fondo, sembra strano ma lo amo ancora, è un uomo che mi piace, la moglie è stata fortunata. E’ proprio vero che tra il fisico e la personalità c’è un rapporto strettissimo. Ai miei tempi, per moltissimi ragazzi come me era un’altra esperienza da passare, quasi un rito di passaggio, c’erano i gruppi dell’azione cattolica, dato che le ragazze non erano troppo gradire in quegli ambienti c’erano quasi solo ragazzi e l’ambiente era dolcissimo, tutti ragazzi carucci e di buona famiglia, si poteva chiacchierare, si potevano guardare questi ragazzi da vicino, ma di sessuale nel senso stretto del termine c’era ben poco, lì doveva bastare solo la fantasia. L’università è stata una storia a parte, in effetti la ricordo poco, ragazzi interessanti non ce n’erano o solo qualche rapida meteora, qualcuno bello da vedere ma poi spariva come era arrivato, qualcuno anche bello ma con idee troppo grandi: era un po’ il tempo di quelli che si devono realizzare e che hanno deciso di rimandare la vita vera a un’altra epoca, quelle rarissime volte che si creava un minimo di comunicativa si faceva troppo presto a ricredersi, tutti, o praticamente tutti avevano una ragazza, ma non era un problema affettivo o sessuale, era semplicemente una cosa che era così perché non poteva che essere così, quei pochissimi che non avevano una ragazza facevano di tutto per far finta di averla, allora, e la cosa mi stupiva, i miei pensieri erano lontano dal sesso, pensavo a realizzare chissà che cosa, a costruire chissà quale futuro, allora avevo il mito della cultura, mi piaceva studiare, pavoneggiarmi con le cose più astruse, stavo cercando di mettere da parte la vita affettiva, di coprire la voragine del desiderio di essere amato con qualche altra cosa, con la carriera, con la cultura o con altre cose di quel genere, cominciavo lentamente a capire che per me la condizione del pari tra i pari era o cominciava ad essere impossibile, al liceo non era così, ma all’università mi rendevo conto sempre più che con gli altri non avevo nulla da spartire, all’università non c’era nessun Salvatore, c’erano tanti tipetti arrivisti e affaristi che tentavano la loro scalata ma la cosa mi interessava poco, cominciavo a pensare che avrei già allora dovuto rivolgermi verso ragazzi più giovani, non era un problema di preferenze sessuali, ma nei miei coetanei vedevo ormai atteggiamenti così lontani dai miei che non mi interessavano nemmeno sessualmente, avrei potuto fare il papà, il fratello più grande, non sarebbe stato come stare alla pari ma in qualche modo avrei avuto la possibilità di non perdere definitivamente i contatti con quei ragazzi che mi potevano interessare: allora mi piacevano molto i ragazzi dai 18 anni fino ai 22-23, è un’età meravigliosa e ricca sotto il profilo affettivo, poi tanti ragazzi si cristallizzano e solo pochi mantengono una disponibilità o sarebbe meglio dire una fame affettiva che permetta loro di conservare rapporti veri e non stereotipati. Ero affascinato dai ragazzi di quell’età, ma non c’erano reali possibilità di aggancio, allora non c’era internet, ti dovevi guardare intorno e dovevi rischiare, se volevi rischiare, senza la protezione dell’anonimato. Allora sognavo molto e soprattutto costruivo il mio sogno in modo sempre più strutturato, avrei voluto un ragazzo bellissmo, verissmo, onestissimo, che mi amasse veramente, anche due cuori e una capanna: pochi soldi, esattamente divisi a metà, indipendentemente da chi li avesse guadagnati, immaginavo che ognuno dei due avrebbe stretto la cinghia per arrivare a natale a fare all’altro il regalo più bello possibile, immaginavo una reciprocità totale, una intimità al limite della identificazione e della fusione fisica, desideravo che si potesse essere finalmente in due, che si potesse costituire una coppia, un sogno matrimoniale, di lì tutti i progetti sul lavoro comune, sul dirsi tutto, sul capirsi fino in fondo, sul piacere di stare insieme, in questo modo avrei potuto veramente avere un mondo ideale, ma la realtà non aveva nulla a che vedere con tutto ciò, la dimensione della solitudine avanzava giorno dopo giorno irreversibilmente. Dopo, sul lavoro, mi sentivo ormai vaccinato, in sostanza avevo già elaborato il senso della mia rinuncia, voglio dire che non mi interessava particolarmente cercare di risolvere il mio problema, avevo ormai dimostrato a me stesso il teorema di inesistenza delle soluzioni, niente amore, niente sesso, mi dicevo, ma non certo niente affettività e in effetti ho avuto una vita affettiva tutto sommato piuttosto ricca, ho avuto degli amici veri ai quali ho parlato chiaro e che non mi hanno mai messo in difficoltà, erano sempre più giovani di me e di parecchio, anche di vent’anni, mi volevano bene, avevano la loro vita affettiva e sessuale con le donne ma mi volevano bene, ero un po’ un papà, potevo non chiamarli ma alla fine sapevo che mi avrebbero richiamato, con questi amici ho sognato di avere meravigliose storie d’amore e in effetti ne ero innamorato ma sapevo benissimo che la loro presenza era compatibile solo con un legame molto elastico, se avessi cercato di stringere le cose sarebbero spariti, forse no, ma mi avrebbero tenuto comunque a distanza. Questi amici ora sono uomini grandi con famiglia e figli, credo che le mogli non abbiano mai capito fino in fondo il significato preciso del legame che c’era o meglio che c’è tra noi, in un certo senso il mio rapporto con questi ragazzi (allora erano ragazzi) è stato bello e lo è tuttora ma, se si può, mette ancora più in evidenza che il mio sogno era del tutto irrealizzabile. Io lo so benissimo, adesso il mio giovane lettore mi potrebbe dire che la vita va avanti e che prima o poi l’amore arriva (parafrasando Benni), però piano piano non hai più voglia di innamorarti, avrei bisogno di un uomo non giovane, di uno che ha vissuto le delusioni della sua vita e che vuole uno spazio per ripensarle, ma dovrebbe essere una ipotesi di reale vita comune, che se è difficile a vent’anni, a sessanta è praticamente impossibile. Se un senso può avere tutto quello che ho vissuto, o meglio sarebbe dire che non ho vissuto, credo che si debba cercarlo nell’idea di non tenersi per sé la propria esperienza, è meglio raccontarsi ai giovani, a quelli che adesso hanno vent’anni, quelli hanno bisogno di confronto o di esperienza, forse non lo sanno nemmeno loro ma ne hanno bisogno, devono cominciare a capire che la giovinezza non dura in eterno e che le scelte non possono essere continuamente rinviate, quello che mi sento di dire a questi ragazzi è che non devono rinunciare ai loro sogni e ai loro amori. Attenti all’aids per carità! Ma ricordatevi che la felicità esiste e la vita vostra può essere la felicità per qualcun altro, sarebbe bellissimo, a me non è successo, ma l’ho sognato tutta la vita.

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IsabellaCucciola
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da IsabellaCucciola » domenica 6 gennaio 2013, 23:51

Mi rendo conto che è passato un po’ di tempo da quanto il Topic è stato scritto, ma vorrei comunque lasciare un mio pensiero…
Intanto vorrei ringraziarti Project, per aver scritto questo Topic e per averci fatto vedere come era la vita dei gay negli anni 60 del secolo scorso.
È stato strano leggere questo Topic, strano perché così lontano dalla mia realtà quotidiana (e penso sa quella di molti utenti che frequentano il forum), e soprattutto ho trovato un forte senso di sofferenza mentre leggevo, pensando a come fosse così difficile poter vivere quello che si era.
Project, sul fatto che i gay di una volta si siano conquistati tutto è indubbio e meritano tutto il rispetto possibile, come è indubbio il fatto che rispetto a una volta i ragazzi di adesso abbiano, grazie anche a internet, tutto subito…
Io vedo il Purgatorio perché non vedo un modo di vivere la propria sessualità liberamente, ma un continuo reprimersi, un continuo camminare in punta di piedi per la paura di venire scoperti… il fatto di non poter minimamente vivere la propria sessualità, anche fisica, con nessuno…
In un Topic, non mi ricordo quale e ti chiedo scusa, avevi scritto che la prima volta che ti era capitato di parlare con un ragazzo gay avevi 34 anni, e per pochi minuti… e questa cosa mi ha sconvolto… pensare che a 34 anni hai potuto per la prima volta incontrare un’altra persona come te… di sicuro sapevi che esistevano altri gay, ma il non aver potuto, per così tanti anni, poterti confrontare mi lascia allibita… Penso che quello che provo sia dovuto al fatto che al giorno d’oggi è più semplice trovare un ragazzo gay, o comunque un ambiente come questo o anche un associazione, e quindi il confronto sembra avvenire con maggiore facilità…

Un abbraccio, Isabella
Ogni sera quando mi ferisco una parte di me si chiede cosa stia facendo, ma io non so cosa risponderle. Guardo il sangue colare dalla ferita, colare a terra, goccia dopo goccia, come una clessidra.

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Landon
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da Landon » lunedì 7 gennaio 2013, 17:08

Bella testimonianza,veramente. Questo post è strettamente collegato a quello che avevo aperto sulla vita gay nei vari decenni del 1900. Molto spesso mi chiedo a come sarei riuscito a vivere da omosessuale negli anni 60-70. Penso che avrei conservato,per sempre,l'idea che essere gay fosse un qualcosa da reprimere,di sbagliato e,probabilmente,avrei deciso di sposarmi ed avere dei figli. Anche oggi,però,escludendo l'associazionismo ed internet,i modi per conoscere altri ragazzi gay sono rimasti molto simili. Attualmente è molto più semplice avere rapporti occasionali ma trovo ancora molto complesso il poter trovare una persona con la quale condividere interessi in comune e poter vivere gran parte della propria vita. Non so,da un lato questa testimonianza sembra essere così lontana dalla propria vita,si parla di circa 50 anni fa,un po' come diceva Isabella,ma,al contempo,risulta essere strettamente attuale in quanto è presente una lucida analisi della realtà gay. E' molto interessante considerare il fatto che i dubbi e le paure di un gay siano rimaste,anche se con delle differenze,sostanzialmente simili. Come trovare una persona con cui condividere la propria vita? Come poter vivere la propria vita nel migliore dei modi?
Grazie project per la testimonianza e,mi auguro,che presto possano essere pubblicate anche altre storie sulla quotidianità gay di qualche decennio fa.

gianni
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da gianni » lunedì 7 gennaio 2013, 19:14

Ho letto con interesse il post che ha scritto Project ( penso di essere un suo coetaneo )
condivido in pieno ciò che ha scritto ,
mi permetto di aggiungere alcune righe che mi fanno tornare indietro
nel tempo , dai 17/18 anni ero cosciente di come ero , mi sono sempre rifiutato di avere a fianco una ragazza per far vedere che ero come tutti gli altri , parlai chiaro con una persona in particolare ,
quel voler essere onesto fino in fondo alla fine mi premiò ( è ancora una cara Amica e conosce tutto di me ) .
Anche mio fratello è un caro e prezioso Amico tuttora , a Lui posso dire tutto ciò che provo e viceversa .
Poi conobbi alcuni amici che abitavano nella mia città , mi istruivano ,
mi indicavano i posti dove avrei potuto incontrare altre persone , ma regolarmente tornavo a casa amareggiato e deluso .
Ero un buon cliente di qualsiasi libreria abbastanza fornita ( anche di testi stranieri ) .
Il mio passatempo preferito era leggere , in particolare libri che parlavano anche se velatamente dell'argomento omosessualità .
A 30 anni conobbi quello che fu il mio compagno per 24 anni , aveva 30 anni più di me , non cercavo sesso a tutti i costi , ma affetto . quindi conobbi anche ciò che la generazione precedente aveva vissuto e patito .
Poi è venuto a mancare , è iniziato un lungo periodo di solitudine ,
per fortuna ho incontrato il Forum , cominciai a scrivere , era ed è il mio punto di riferimento , la mia compagnia , il mio confidente .
E' amaro scrivere queste cose , è amaro essere consapevoli di avere come amici , il computer , la TV , qualche libro ed un po' di musica , è amaro vedere arrivare le Feste , la Pasqua , Ferragosto , i weekend .

Gianni
Lo scopo della vita è lo sviluppo di noi stessi, la perfetta realizzazione della nostra natura: è per questo che noi esistiamo.
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da Yoseph » lunedì 7 gennaio 2013, 23:50

Scusi Gianni, però dimentica che dietro il conputer ci sono persone reali :) come mi è anche stato ricordato appena iscritto, poi ci sono suo fratello e la sua mica, e non è poco!
A parte tutto nutro grande ammirazione sia per lei che per project, ho letto i vostri post con grande partecipazione e capisco come non sia stato facile vivere il passato e come anche il presente sia segnato da ombre, un po' mi riconosco perché vivo in un paesino isolato di montagna e la possibilità di condurre una vita soddisfacente per i gay (che siano dichiarati o meno) non ce n'é.
Grazie per la vostra testimonianza!

gianni
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da gianni » martedì 8 gennaio 2013, 0:19

Ciao Yoseph
grazie per la risposta , il computer non era un mezzo di comunicazione , anzi non c'era quando eravamo giovani ,
ci voleva tanto coraggio per affrontare una persona , tanti lo hanno avuto , altri hanno aspettato e sperato …
Il computer ed i mezzi che sono legati alla rete ( msn , skype , i social network ) hanno ridotto le distanze ed hanno fatto superare la timidezza nel conoscere altra gente , Project , io diverse persone della nostra età si sono adeguate ai mezzi , tante altre si sono perse per strada .
Sì , ho la fortuna di avere un fratello ( più grande di me ) , che è stato il primo al quale ho confidato questo mio ( grande segreto ) , pensavo che cadesse il mondo , sono passati tantissimi anni e siamo più fratelli di prima … Un 'Amica che conosce benissimo ogni mia mossa , è una fortuna …
Faccio il mio lavoro seriamente ( penso ) senza mai essermi dichiarato .
Vivo , pensando di potere dare una mano a chi è senza voce o a chi non ha più voglia di parlare .
Ti chiedo un favore se ci riesci , chiamami Gianni e non darmi del ( lei ) , mi sento ancora più vecchio .
Gianni
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da IsabellaCucciola » martedì 8 gennaio 2013, 11:23

Ciao Gianni, spero di trovare le parole giuste…
gianni ha scritto:E' amaro scrivere queste cose , è amaro essere consapevoli di avere come amici , il computer , la TV , qualche libro ed un po' di musica , è amaro vedere arrivare le Feste , la Pasqua , Ferragosto , i weekend .
Mi verrebbe voglia di dirti che non si solo, che comunque su questo Forum ci sono tante persone che ti vogliono bene e ti stimano, però mi rendo conto che il più delle volte il poter avere un confronto con una persona in maniera diretta, poterla vedere davanti a te sia più utile… Mi piacerebbe trovare una “ricetta” per poterti far sentire meno solo, perché l’amaro che senti possa addolcirsi il più possibile, però non conosco il segreto per poterti far passare questi momenti… Posso solo scriverti che qui troverai sempre persone che, nel possibile, cercherà di farti sentire meno solo…
Mi ha fatto pensare un po’ questa parte che hai scritto…
gianni ha scritto:ci voleva tanto coraggio per affrontare una persona , tanti lo hanno avuto , altri hanno aspettato e sperato …
Sai Gianni, io non penso che le persone che hanno aspettato e sperato non abbiano avuto coraggio, penso solo che se già c’è paura adesso di affrontare qualcuno, penso che negli anni ’60, la paura fosse ancora maggiore… Adesso si ha la fortuna di poter trovare posti per conoscersi, come Associazioni, bar, ma penso che negli anni ’60 di posti del genere fosse piuttosto difficile, se non impossibile, trovarne… Non so se sto andando fuori tema, però penso a quante persone che hanno anche vissuto prima degli anni ’60, e che si sono dovute rassegnare a vivere da sole, costrette da condizionamenti sociali a doversi sposare, mettere su famiglia…
progettogayforum ha scritto:oggi direbbero che era un purgatorio e non una vita, eppure abbiamo vissuto, noi vecchi ci siamo stati e tutto quello che si godono questi ragazzi di oggi non l’hanno conquistato loro ma noi, piano piano, a partire dal poco, altro che tutto e subito, altro che “diritti”, si trattava di trovare uno spazio, di cominciare dal poco, dalla tolleranza, dall’essere accettati, dal trovare un amico che ti volesse bene
Chiedo scusa per quello che sto per scrivere… L’ho scritto prima ma per me quella non era vita… come può essere vita il dover vivere nel segreto? Sperare di trovare qualcuno che avesse la mentalità abbastanza aperta da riuscire ad andare oltre la sessualità?
Però mi rendo anche conto che queste sono le riflessioni di una persona che non ha vissuto quegli anni…

Un abbraccio grande grande a Gianni e Project :P

Isabella
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da gianni » martedì 8 gennaio 2013, 17:24

Ciao Isabella
hai trovato le parole giuste , sono nel Forum , a parte un breve intervallo , da cinque anni , ho conosciuto alcune persone , è stata una conquista ed un appoggio non indifferente .
Anche io ho provato tante " ricette " per sentire meno la solitudine
ma non ho trovato ancora quella giusta , in compenso mi sono preso parole tipo " asociale " ecc … ecc …
Sai a 20 anni si pensa che tutte le persone che si conoscono siano "amici " , poi un poco alla volta apri gli occhi e ti rendi conto
di poter contare sulle dita di una mano gli " Amici Veri " .
Ci si arriva con il tempo e l'esperienza a questa conclusione …
Riguardo a ciò che ti ha fatto pensare , sai , negli anni 60 non c'erano molte scelte , o lavorare ed arrivare a sera stanchissimi senza avere il tempo di pensare ad altre cose , o attingere la forza dal di dentro , partire con le intenzioni più bellicose e tornare a casa dopo due ore con le " pive nel sacco " ed un gelato gigante per addolcire un poco l'amaro accumulato …
Non ho mai accettato di sposarmi e di fare finta di fronte ai miei genitori e parenti di essere maschio , non avrei avuto il coraggio di guardare negli occhi la mia ipotetica moglie e pensare ad un uomo contemporaneamente , avrei fatto del male a due persone .
Adesso questi pensieri sono cosa passata , adesso mi devo imporre
di pensare un poco a me stesso .
Una cosa è certa , il Forum è stato ed è un punto di riferimento per me .
Un Abbraccio Sincero
Gianni
Lo scopo della vita è lo sviluppo di noi stessi, la perfetta realizzazione della nostra natura: è per questo che noi esistiamo.
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konigdernacht
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da konigdernacht » giovedì 10 gennaio 2013, 2:26

E' un articolo che era sfuggito anche a me: di solito non leggo interventi più lunghe di quanto il mio schermo di pc possa contenere, ma questo brano riportato da project è bellissimo! :(
Spesso triste, molto triste, ma verissimo! Auguro al signore che l'ha scritto tanta felicità :)
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man52
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Re: VITA GAY NEGLI ANNI 60

Messaggio da man52 » lunedì 14 gennaio 2013, 18:14

Ciao, scusate sono nuovo su questo sito ho 52 anni, la storia se pur commovente si avvicina un po' alla mia, ma credo pero' che a 60 anni non tutto sia finito anzi, l'esperienza passata mi ha aiutato a vivere meglio oggi, tranquillo e sereno... un saluto a tutti e un augurio al Signore che ha scritto il proprio vissuto: :-)

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