Che cosa possono imparare gli etero dai gay

Che cosa sanno e che cosa pensano gli etero dei gay
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Aster
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Re: Che cosa possono imparare gli etero da noi

Messaggio da Aster » domenica 11 luglio 2010, 14:40

L'hanno detto due ore fa in una trasmissione dedicata sul canale Current.
Da brividi!
Non era quello che stavo appunto sostenendo? Non ho detto che hanno un ghiacciolo al posto del cuore come nella pubblicità. Ho detto che non ne parlano. Cosa vuol dire che non ne parlano in pubblico? parlano da soli ?
La cosa preoccupante secondo me é che , per quanto vedo, nelle nuove generazioni questo machismo sta riprendendo quota. Stiamo tornando indietro invece di andare avanti. E' ovvio che quando si parla in generale si parla di tendenze. Pure io conosco uomini con i quali parlo di tutto, ma non sono certo così tanti come le donne che conosco
Ne parlano con pochissimi amici fidati in rare occasioni. Non so se è una questione di generazioni o solo di età, di sicuro è una cosa che non fa proprio piacere!

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Explorer5
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Re: Che cosa possono imparare gli etero da noi

Messaggio da Explorer5 » domenica 11 luglio 2010, 15:09

Aster ha scritto:
L'hanno detto due ore fa in una trasmissione dedicata sul canale Current.
Da brividi!
Non era quello che stavo appunto sostenendo? Non ho detto che hanno un ghiacciolo al posto del cuore come nella pubblicità. Ho detto che non ne parlano. Cosa vuol dire che non ne parlano in pubblico? parlano da soli ?
La cosa preoccupante secondo me é che , per quanto vedo, nelle nuove generazioni questo machismo sta riprendendo quota. Stiamo tornando indietro invece di andare avanti. E' ovvio che quando si parla in generale si parla di tendenze. Pure io conosco uomini con i quali parlo di tutto, ma non sono certo così tanti come le donne che conosco
Ne parlano con pochissimi amici fidati in rare occasioni. Non so se è una questione di generazioni o solo di età, di sicuro è una cosa che non fa proprio piacere!
non mi resta che quotare Aster quello che dici, in molti ambienti parlare dei propri sentimenti è presa come una debolezza che un uomo non dovrebbe mai fare, come se un uomo fosse privo di sentimenti e che ha dei comportamenti gia'"prefissati"se fosse vero a quest'ora non saremmo neanche in grado di esprimere opinioni :lol: :lol:
barbara ha scritto:Aster ha scritto: siamo nel paese riconosciuto dalla Comunità Europea come il più omofobo d'Europa Oddio, mi sembra impossibile onestamente, dove l'hai letto?

L'hanno detto due ore fa in una trasmissione dedicata sul canale Current. c'é una serie sull'argomento, stamane era registrata il Olanda, il paese meno omofobo d'Europa. Ho visto due gay sposati con le loro gemelline . Ve lo racconterò in un post a parte.
la situazione italiana per via del vaticano non è invidiabile ma nemmeno quella del mondo non è cosi' rosea come si puo' vedere da questi link che spero servano per la discussione. ;)
http://www.gay.tv/articolo/1/12083/Ingh ... loro-Paesi
http://www.oliari.com/inpiu/paesi.html
http://www.gay.tv/articolo/1/12079/Sess ... -da-sapere
http://www.gay.tv/articolo/1/11625/Mado ... -in-Malawi
Ama la verità, ma perdona l'errore. Voltaire

barbara
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Re: Che cosa possono imparare gli etero da noi

Messaggio da barbara » domenica 11 luglio 2010, 15:37

Avevo detto che l'italia é il paese più omofobo d'Europa non del mondo. Mi sembra che i tuoi link lo confermino , in particolare quello sul riconoscimento delle unioni civili.
Le trasmissioni di Current mi sembrano abbastanza serie. Certo saranno di parte , ma quale stampa non lo é? Almeno loro lo sono dichiaratamente.
Comunque si riferivano a uno studio della Comunità Europea , non era un loro giudizio.
Se vai su google trovi conferma di questa affermazione su diversi siti, compreso wikipedia. Invece il sito del vaticano non riporta questa notizia :lol:

Io stessa non lo sapevo, ma ora che lo so capisco ancora di più come mai ci sia tutto questo malessere in mezzo a voi.

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Telemaco
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Re: Che cosa possono imparare gli etero da noi

Messaggio da Telemaco » lunedì 12 luglio 2010, 0:40

Vorrei inserirmi anche io nell'interessantissimo dibattito proposto da voyager79;

Prima però una precisazione:
siamo nel paese riconosciuto dalla Comunità Europea come il più omofobo d'Europa
Oddio, mi sembra impossibile onestamente, dove l'hai letto?
@Aster; appunto per questo mi sono un po' indispettito quando tu e joyello avete ritenuto di poco conto le motivazioni che spingono me e migliaia di altri gay a evitare il più possibile di dichiararsi; se le statistiche di barbara sono rilevanti però si baseranno solo su questioni di diritti (matrimoni, unioni civili, adozioni, ecc), dal punto di vista SOSTANZIALE (cioè in base all'omofobia della massa e non solo delle leggi) siamo messi ancora peggio, e sono felice che tu non debba viverlo sulla tua pelle; nella mia città la scorsa settimana c'è stato già il terzo suicidio di un ragazzo gay DICHIARATO, il terzo da un anno a questa parte, escludendo quindi le violenze contro persone gay o addirittura (purtroppo non sto esagerando, davvero) RITENUTE gay. Una interessante percentuale di persone etero fraternizza con, o subisce per riverbero passivo l'influsso di idee razziste, omofobe, xenofobe, perchè sono ideologie forti, basilari, che incitano all'odio e quindi sono semplicissime da seguire ed attuare, e danno un gran senso di forza a chi vi si affida ciecamente. Nella mia zona il fenomeno è fortissimo, tale da farmi credere che in tutta Italia sia così; se però nel luogo in cui vivi tu la cosa non si percepisce molto, allora questo mi fa un po' sperare, ma ti ripeto che il clima che c'è da me e nella quasi totalità delle regioni italiane è davvero molto pesante.

Attenzione però: è davvero stupido credere che si tratti di una mera questione di "machismo"; perchè è proprio l'idea stessa di omosessualità che è rigettata, non conta se il gay sia effeminato o mascolino, e infatti si possono notare evidenti tratti di crescente "femminilizzazione" nei maschi etero che sono irrilevanti ai fini dell' "etichettamento".




Venendo al tema di Voyager79, direi che la domanda che pone ha una risposta difficilissima da dare; e per difficilissima intendo proprio dal punto di vista "socio-statistico". Diciamo che, a rigor di logica, tecnicamente la popolazione omosessuale è un sottoinsieme della popolazione in generale; quindi le sue caratteristiche interne saranno una trasposizione proporzionale di quelle dell'intera popolazione.
Faccio un esempio stupido: se il 50% degli etero ha una carriera soddisfacente, oppure se il 10% degli etero conosce due lingue straniere, direi che la percentuale è identica anche nella popolazione gay.

Quello che tu cerchi di studiare è, se ho capito bene, l'eventuale presenza di diverse percentuali nella popolazione gay, cioè di uno squilibrio di proporzioni che sia derivato dal differente orientamento sessuale rispetto alla maggioranza etero.

Innanzitutto si pone un gravissimo problema: la minoranza gay tende ad essere discriminata, e questo può influire sulle scelte di vita delle persone che vi appartengono; inoltre una considerevole parte di gay nega in via definitiva lo sviluppo di una propria personalità con il meccanismo della repressione. E' una situazione in cui è molto difficile riuscire a cogliere quali siano le differenze REALMENTE originate dalla differenza di orientamento sessuale.

Sono state dette in proposito moltissime cose, di cui credo che l'attendibilità sia mooolto dubbia; ti faccio un po' di esempi, però noterai che sono tutti basati su tentativi di STEREOTIPIZZARE tanto i gay, quanto gli etero. E la cosa, potrà anche essere comoda per tentare di studiare la situazione, però porta sempre a risultati che tradiscono la realtà delle cose.

Alcuni hanno detto che i gay sono molto più portati per avere successo economico; questo perchè, siccome nella società hanno difficoltà ad affermarsi dal punto di vista affettivo, allora cercheranno di realizzarsi laddove è loro concesso, cioè dal punto di vista anaffettivo, e quindi sul lavoro. La cosa mi pare facilmente confutabile perchè si basa su un fondamento, la discriminazione, che, se venisse eliminato, porterebbe a risultati diversi; inoltre non è nemmeno detto che il blocco dal punto di vista degli affetti sia seguito da una volontà di affermarsi nel campo economico, perchè molto più spesso deprime, sconforta, soffoca, impendendo qualsiasi sviluppo al meglio delle proprie capacità e attività anche in altri campi.

Altra cosa, ma questa l'ha già chiarita Ennis, è quella riguardo alla disinibizione sessuale; è davvero una cosa ridicola credere che un gay sia più sessualmente disinvolto di un etero SOLO perchè gli piacciono persone del suo stesso sesso. Anzi, l'autorepressione, la discriminazione e i sensi di colpa possono portare il gay ad una estrema inibizione sessuale. Si cade nello stereotipo perchè si crede che la totalità dei gay si vada a rinchiudere nei night club o nei locali gay; è una stronzata colossale, sarebbe come pretendere di voler inquadrare la psicologia dell'umanità intera studiando SOLO il comportamento dei ragazzini che vanno in discoteca.

E' stato anche detto ancora che le coppie gay finiscono presto, perchè i partner gay hanno insabilità affettiva dovuta alla loro particolare condizione di "libertà" che li spinge a tradire più spesso. Altra stupidaggine folle, visto che esistono coppie gay unite da decine e decine di anni. E' statoanche detto il contrario, cioè che le coppie gay sono molto più solide di quelle etero, perchè i gay si sosterrebbero nelle difficoltà. E invece i gay tradiscono tanto quanto gli etero.

In definitiva mi pare che nessuno abbia da imparare dall'altro; semplicemente perchè i due gruppi non sono poi così abissalmente separati come si vuole far credere; se c'è una separazione, questa non lo è dal punto di vista concreto, cioè da una fantomatica "differenza interiore" fra gay ed etero. Al massimo si potrà percepire un senso di diversità generato indirettamente dalla situazione di disciriminazione con cui il gay si deve confrontare. Situazione che, si può aggiungere, è un po' particolare perchè solo parzialmente assimilabile alla discriminazione di altre minoranze (per esempio etniche, linguistiche, religiose) forse perchè "non si vede" e quindi è in primo luogo gestita a livello psicologico interiore dall'individuo e in rari casi arriva direttamente dall'esterno (parlo del momento della "scoperta").
# Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo.
(Gǔlǎo de zhōngguó yànyǔ)

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Re: Che cosa possono imparare gli etero da noi

Messaggio da Aster » lunedì 12 luglio 2010, 1:27

Non entro nei dettagli di quanto omofoba sia o non sia l'Italia, vorrei proporre questo video, i due ragazzi li conosco molto bene, li vedo quasi settimanalmente e sono stati anche a casa mia più volte.

http://www.youtube.com/watch?v=AFTH4aRViAA

barbara
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Re: Che cosa possono imparare gli etero da noi

Messaggio da barbara » lunedì 12 luglio 2010, 7:26

Vi indico anche un'altra pagina web (di Repubblica) dove ci sono altri dati; nell'articolo si fa riferimento al report di cui dicevo che é dell'Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali ed é dell'anno scorso a proposito del quale Repubblica dichiara " secondo quel documento l'Italia risultava per numero di abitanti, il Paese con il più alto tasso di omofobia sia sociale che politica e istituzionale."
ovviamente in Europa.

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/0 ... y-4603151/

Il Report completo é scaricabile in internet , ma é in inglese.
Comunque, che l'Italia sia al primo , al terzo o al quinto posto , poco cambia.
E' comunque drammatico per noi italiani. Come conferma il video indicato da Aster il problema é che in Italia l'omofobia non é un reato.
A mio avviso é fondamentale in casi come questi prendere coscienza che la propria sofferenza é determinata da situazioni sociali esterne a noi .
Per fare questo é necessario ricordarselo di tanto in tanto e discuterne come si fa qui, altrimenti si tende a rinchiudersi nella prospettiva individuale del proprio disagio, arrivando al paradosso di colpevolizzarsi.
Certo nel nostro paese la situazione é variegata; nella provincia é peggiore che nelle città perché é più facile esercitare il controllo sociale , specie verso chi abita da sempre nello stesso posto. Proprio per questo molti ragazzi vanno a vivere in un luogo diverso da dove sono nati, almeno per sottrarsi alla pressione di familiari e conoscenti.


Una via d'uscita esiste SEMPRE.

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