"Disgusto e umanità" di Martha C. Nussbaum

La letteratura a tema gay e non
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Nicomaco
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"Disgusto e umanità" di Martha C. Nussbaum

Messaggio da Nicomaco » martedì 6 dicembre 2011, 23:32

Chi ha letto qualche mio precedente post sa già quanto apprezzi la professoressa Martha Nussbaum per l’approccio razionale, ragionato ed equilibrato ai problemi etici, politici e giuridici riguardanti le discriminazioni delle donne e di alcune minoranze (uomini di colore, omosessuali e disabili).

Qualche mese fa di questa studiosa è uscito “Disgusto e umanità – l’orientamento sessuale davanti alla legge”: saggio interamente dedicato alle discriminazioni sociali e giuridiche delle persone omosessuali.

L’ho letto di recente e mi è piaciuto, e così ho pensato di segnalarlo qui nel forum.

Come sottolineano esattamente nella loro introduzione al saggio Vittorio Lingiardi (noto psichiatra e psicoanalista, nonché professore ordinario di psicologia dinamica presso l’Università La Sapienza di Roma) e Nicla Vassallo (professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Università di Genova), a differenza di altri lavori della Nussbaum, “Disgusto e umanità” è un saggio meno accademico, è sicuramente accessibile ai non addetti ai lavori e immediatamente impegnato nella causa sociale in difesa dei diritti delle persone omosessuali nel nome di una politica dell’umanità che non ha colori partitici di sorta.

Il lavoro affronta in modo particolare tre ordini di questioni.

A) Innanzitutto viene esaminato il problema della genesi sociale delle discriminazioni sociali e giuridiche e delle violenze, verbali e fisiche, nei confronti degli omosessuali.

Ebbene, questi fenomeni vengono dalla Nussbaum fatti risalire al disgusto: emozione viscerale che nella società americana, quando abilmente sollecitata dai detrattori dell’omosessualità (e purtroppo nel passato lo è stata molte volte), è spesso riuscita a fare presa sull’opinione pubblica. In America – scrive la Nussbaum – chi invoca il disgusto per discriminare gli omosessuali maschi fa appello al carattere rivoltante delle loro pratiche sessuali (la penetrazione, ad esempio, e il mescolamento dello sperma con le feci) e ai pericoli di contaminazione di malattie come l’epatite e l’Aids. Da noi (Europa e Italia) le cose stanno forse in modo diverso, anche se debbo dire che espressioni del tipo “vedere o anche solo immaginare due uomini che si baciano o che si penetrano mi fa schifo o mi fa vomitare” le ho sentite più di qualche volta e forse anche qualcun altro tra noi.

La Nussbaum dedica pagine molto interessanti all’esame di questa emozione, evidenziando come essa ci ricordi “l’animalità e la vulnerabilità umana: feci, altri fluidi corporei, cadaveri, animali, insetti soprattutto (…). Non tutti gli aspetti della nostra animalità sono disgustosi: forza e velocità, per esempio, non lo sono. Gli aspetti che troviamo repellenti sono quelli associati alla morte e alla decomposizione. Quando gli individui provano disgusto esprimono, di conseguenza, un’avversione nei confronti di aspetti fondamentali di ciò che si definisce essere umano”.

E’ un’emozione affidabile il disgusto nell’orientare la fissazione delle norme sociali e giuridiche?

Dipende.

Rispetto ai cd. oggetti primari sembra di si: pensiamo al rifiuto di ingerire cibi nauseabondi o di toccare cadaveri in putrefazione, che potrebbero veramente rivelarsi nocivi per la salute (una legislazione sanitaria che imponga precauzioni o restrizioni non appare quindi irragionevole). Ciò che è inaffidabile, irrazionale e contrario ad una politica e a una giustizia autenticamente umane che rispettino ogni individuo nella propria ricerca della felicità è – spiega la Nussbaum – il cd. disgusto proiettivo, determinato dalle norme sociali e dalle norme giuridiche. “Tutte le società, sembra, definiscono alcuni esseri umani come disgustosi. Molto probabilmente si tratta di uno stratagemma per proteggere in modo più sicuro il gruppo dominante dalla paura della sua stessa animalità: se questi semiumani stanno tra me e il mondo dell’animalità disgustosa, io sono più lontano dall’essere mortale/decadente/puzzolente/viscido. Il disgusto proiettivo raramente ha un legame attendibile con il pericolo vero e proprio, si nutre di fantasia e produce subordinazione. Benché risponda a un profondo bisogno umano – quello di percepire se stessi come puri e gli altri come impuri – si tratta di un bisogno il cui rapporto con l’equità sociale appare (ed è) altamente discutibile”.

Donde – precisa la studiosa – l’impossibilità di utilizzare il disgusto proiettivo per elaborare una legislazione equa e rispettosa della dignità, della liberà e dell’eguaglianza dei cittadini, omosessuali compresi, ai quali deve essere data la possibilità di coltivare anche il proprio orientamento sessuale nella ricerca della felicità (segnalo che fino al 2006 la legislazione di molti Stati della federazione puniva come reati le pratiche e gli atti omosessuali, anche se tra persone consenzienti, il che la dice lunga sulla mitizzazione dell’America come patria della democrazia, delle liberà e dei diritti civili).

Il saggio dedica quindi alcune pagine davvero interessanti (anche se più tecniche) alle decisioni delle Corti federali e della Corte Suprema degli Stati Uniti in materia di discriminazione legislativa di gay e lesbiche, per concludere che molto resta ancora da fare, pur essendo il cammino intrapreso ormai apprezzabile e capace di aiutare l’opinione pubblica a scrollarsi di dosso quei pregiudizi e quei preconcetti che per secoli la politica del disgusto ha radicato.

B) Nella parte centrale del saggio la Nussbaum affronta invece il problema dell’accessibilità per gay e lesbiche all’istituto del matrimonio negli Stati Uniti, sottoponendo ad attento vaglio critico e respingendo, perché contraddittorie o comunque inconsistenti, le più diffuse convinzioni sociali che inducono molti a disapprovare questa accessibilità.

Certamente molti di noi conoscono già queste idee (il matrimonio gay sarebbe contro natura o contro un supposto ordine divino delle cose, il matrimonio gay non è ordinato alla generazione e all’allevamento dei figli, il matrimonio gay costringerebbe coloro che lo ritengono un male ad approvarlo, in tal modo violando le proprie coscienze, il matrimonio gay metterebbe a repentaglio o sminuirebbe il valore del matrimonio eterosessuale, già in profonda crisi). Resta però il fatto che l’analisi ragionata di queste idee condotta dalla Nussbaum ha il pregio di evidenziare la strada che va sempre preferita ogni qualvolta si affronti un problema etico-giuridico: nessuna presa di posizione emotiva, capricciosa o di tipo religioso-confessionale, ma equilibrata valutazione degli argomenti nel quadro di un dialogo autenticamente laico, accessibile a tutti perché fondato unicamente sull’intelligenza umana.

C) La Nussbaum dedica infine qualche pagina al problema della tutela dell’intimità e dell’offesa al pudore rispetto al fenomeno dei sex club, del sesso in pubblico o di alcune scelte rischiose come l’esibizione dei genitali maschili e femminili nella danza ad esempio.

Insomma si tratta davvero di un bel saggio, arricchito anche da alcune riflessioni sul ruolo importante che, accanto agli interventi della Corte Suprema, hanno avuto in America il cinema (la Nussbaum cita "Milk") e la televisione (con sit-com come la brillante e divertente "Will & Grace") per educare i cuori al rispetto e all'empatia verso le persone omosessuali.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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Re: "Disgusto e umanità" di Martha C. Nussbaum

Messaggio da barbara » mercoledì 7 dicembre 2011, 10:32

Grazie Nicomaco, trovo molto interessante questo approfondimento quasi antropologico sul disgusto. Mi sono venuti in mente molti esempi , rispetto al cibo per esempio . Pare che molti insetti siano delle fonti nutritive molto migliori di altri alimenti che mangiamo quotidianamente. Molte sostanze sono amare o aspre eppure fanno bene . Qualcuno mi diceva che certe teorie sulle intolleranze alimentari sostengono come spesso le persone prediligano proprio gli alimenti per loro più dannosi. Pensiamo a quanto può diventare velenoso lo zucchero per un diabetico, eppure se ne accorge solo facendo gli esami del sangue.
Se parliamo di sessualità ricordo bene il mio disgusto nell'attimo del primo bacio , ma la stessa cosa accade a un bambino quando gli viene spiegato il rapporto sessuale. Lui non può credere che un domani quello sarà per lui la fonte massima di godimento.
Il gusto, come gli altri sensi , è comunque soggetto alla cultura di riferimento . Forse il nostro gusto è diseducato e abbiamo ormai perso la capacità usarlo per il nostro benessere. E allo stesso modo il disgusto ci trae in inganno. In fondo è una funzione cerebrale come un'altra . I baci fra persone dello stesso sesso sono belli da vedere come gli altri . Basta solo accettare di guardarli e pensare all'amore che c'è dietro.

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Re: "Disgusto e umanità" di Martha C. Nussbaum

Messaggio da Nicomaco » mercoledì 7 dicembre 2011, 18:52

Sai barbara, il disgusto non va demonizzato. E’ un’emozione che ha una sua utilità e sicuramente può essere educato. Ciò che comunque mi pare condivisibile è ritenerlo inadatto a giustificare discriminazioni sociali e giuridiche fondate sull’orientamento sessuale. Ad esempio, osserva giustamente la Nussbaum, dire che i gay e le lesbiche fanno schifo e per questo vanno in qualche modo discriminati, perché le loro pratiche sessuali sono rivoltanti e contaminanti è irrazionale, perché le stesse pratiche – la Nussbaum pensa alla fellatio e ai rapporti tergali – sono ampiamente praticati anche tra gli etero. Perché sono accettati tra gli etero? Non è che forse lo sono – dice la Nussbaum – perché compiacciono l’idea di un maschio dominatore che non si lascia contaminare dai fluidi altrui, visto che la fellatio e la penetrazione anale la subiscono le donne? Credo faccia riflettere tutto questo. E credo anche che tu possa essere d’accordo con me.

Insomma invocare il disgusto (spesso manifestato nei confronti dell’omosessualità maschile, meno rispetto a quella femminile) per giustificare una legge discriminatoria significa abbandonarsi all’emotività e rifiutare di farsi guidare da valori centrali per ogni democrazia come quelli di giustizia sociale e di eguaglianza ad esempio. Ma anche di rispetto della dignità e dell’umanità delle persone omosessuali. Come scrive la Nussbaum “la ricerca della felicità sessuale è considerata dalla maggior parte degli americani una componente molto intima e importante della ricerca della felicità, componente che riguarda il nucleo profondo del sé. Non si può affidare questa materia a un’ossessione temporanea della maggioranza: abbiamo motivo di ritenere che l’espressione sessuale sia legata al nucleo centrale dell’identità e della personalità di un individuo, e agli aspetti più intimi della sua continua e difficile ricerca di significato. Per questo motivo, è lecito concludere, è importante che gli individui possano gestire le scelte che riguardano la loro vita sessuale in modo autonomo e senza interferenze dello Stato, a meno che non violino i diritti degli altri”.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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