Il Simposio di Platone, Il mito di Aristofane

La letteratura a tema gay e non
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argo
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Il Simposio di Platone, Il mito di Aristofane

Messaggio da argo » domenica 9 dicembre 2012, 0:23

Forse è un po’ scontato proporre la lettura del Mito degli androgini di Platone (raccontato per bocca di Aristofane) in un forum a tematica gay. Ma penso che sia uno dei pochi casi letterari antichi in cui l’omosessualità è presentata come una componente naturale ed intrinseca alla stessa natura umana. Lontano anni luce dall’ottica cristiana di “peccato” o “devianza”. Ecco perché, pur non essendo una lettura così scorrevole – e forse così piacevole – è per me interessante parlarne.

Il mito di Aristofane ha come obiettivo primario quello di raccontare l’origine degli uomini e delle donne partendo dai tre generi primordiali del maschio, della femmina e dell’androgino. Esseri costituiti da una bizzarra forma sferica che tiene in sé due metà distinte: il maschio primordiale è infatti composto da due metà maschili, la femmina primordiale da due metà femminili e l’androgino è “assemblato” con una metà maschile e con una femminile.
Questi primi esseri doppi, completi, quasi “divini” nella loro perfezione sferica sono dotati di una forza prodigiosa che li spinge a scalare il cielo per assalire gli dèi. Una sfida incauta poiché la loro superbia viene drasticamente punita: gli uomini primordiali di Aristofane - paragonati a delle uova che si tagliano con un crine - vengono divisi a metà da Zeus e perdono così la loro perfezione; il taglio fa sì che, da questo momento in poi, non è più possibile parlare di creature primordiali né di esseri completi, ma semplicemente di uomini e di donne che, perdendo la rispettiva metà maschile o femminile, hanno acquisito una nuova, ma non ancora definitiva, natura.
Gli uomini e le donne così definiti vanno però incontro ad una sorte tutt’altro che felice poiché ciascuna metà, desiderando l’altra metà che le era propria, tendeva a raggiungerla, ma, nonostante ciò poi morivano di fame perché "nulla volevano fare l’una staccata dall’altra".
Zeus, preso da compassione nei confronti della tragica fine che fanno le metà che non possono restare unite, decide di trasferirne gli organi sessuali sul davanti per permetterne l’unione: fino a questo momento, infatti, i genitali erano posti nella parte esterna del corpo per consentire loro di generare in terra; ora, invece, vengono trasposti sul lato del taglio e gli uomini e le donne raggiungono così, in un ulteriore e definitivo stadio, una conformazione completa anche dal punto di vista sessuale.
Ma la definizione degli uomini e delle donne divisi da Zeus fonda una sessualità non finalizzata per forza alla procreazione, ma frutto dell’azione attrattiva esercitata da Eros in base all’originaria natura delle metà coinvolte. L’antica completezza strutturale propria degli esseri sferici viene recuperata grazie ad Eros che cerca "di risanare l’umana natura", "di fare di due uno" rendendo gli uomini e le donne nuovamente felici.
Aspirazione all’interezza e alla riunificazione che non si esplica in modo casuale: gli uomini e le donne attuali, derivanti dalla divisione del maschio, della femmina o dell’androgino primordiali, vengono infatti concepiti come un contrassegno - "ognuno di noi è dunque la metà di un umano resecato a mezzo com’è al modo delle sogliole": due pezzi da uno solo; due facce della stessa medaglia che, separate, cercano ora di ritrovare e di unirsi alla metà che gli è propria per riformare un intero, definendo una sessualità coerente con l’antica natura che contraddistingueva gli esseri primordiali, capace di spiegare tanto l’amore etero quanto quello omosessuale: infatti, se da quel sesso comune, che allora si chiamava androgino sono derivati uomini e donne che si cercano vicendevolmente, dall’essere interamente maschile o da quello interamente femminile sono venute due metà omologhe che cercano di riunirsi.
E l’Eros, di per sé fondamentale per riunificare due metà, per ricostituire un intero a partire da due parti ormai distinte, è migliore e ancora più perfetto, più totale, se arriva a ricongiungere due metà del tutto coincidenti e speculari, due metà che fanno un uomo totalmente uomo.
Ciascuno di noi, pertanto, è come una contromarca di uomo, diviso com'è da uno in due, come le sogliole - Platone, Simposio 191d

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cielo86
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Re: Il Simposio di Platone, Il mito di Aristofane

Messaggio da cielo86 » domenica 9 dicembre 2012, 13:59

a me piace molto il Simposio :) :) infatti lo rileggo spesso quando mi capita tra le mani :)

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