BAYARD TAYLOR OMOSESSUALE

La letteratura a tema gay e non
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progettogayforum
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BAYARD TAYLOR OMOSESSUALE

Messaggio da progettogayforum » domenica 20 maggio 2018, 23:41

Sto portando avanti la traduzione del Romanzo “Joseph e il suo amico” di Bayard Taylor, pubblicato negli Stati Uniti nel 1870 e definito il primo romanzo gay americano. A dire il vero i primi 19 capitoli mi sembravano più vagamente misogini che gay, ma il 20° capitolo, che ho pubblicato oggi (nella Biblioteca di Progetto Gay) è veramente un piccolo capolavoro. Ovviamente, il lettore potrà trovare nel romanzo gli echi delle poesie di Walt Whitman, ma Taylor va più avanti e si spinge a descrivere una situazione che è già oltre il limite dell’amicizia tra un uomo sposato e un gay. Joseph si è sposato giovanissimo con una donna arrivista e animata da manie di grandezza, figlia di un faccendiere di città dedito ad affari strampalati nei quali coinvolge anche il genero, la moglie non fa che chiedergli denaro per costruire una villa sontuosa molto al di spora delle sue possibilità e per sostenere gli affari strampalati del padre. Joseph finisce per avere seri problemi finanziari ed è costretto a mettersi nelle mani del suocero. Nel tornare alla sua proprietà, in campagna, incontra il pastore della chiesa locale che vuole redimerlo e lo vede come un peccatore perduto. Joseph è convinto che a mettere in mente quelle idee al pastore sia stata proprio la moglie e il pastore conferma la “cristiana preoccupazione” della moglie per la salute spirituale del marito. Joseph, in quello stato d’animo non se la sente di tornare a casa e decide di andare a trovare il suo amico Philip, ma si ferma presso un fiume meditando il suicidio. Philip, che lo ha visto in lontananza lo raggiunge e i due si fermano a parlare. Philip fa capire a Joseph che il suo matrimonio è ormai solo una tortura.
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Joseph rimase in silenzio all’inizio, ma Philip riuscì a vedere, dal tremito delle sue mani e dal suo respiro veloce, che era profondamente agitato. «C’è qualcosa dentro di me», disse, alla fine, «che accetta tutto ciò che dici; e che comunque mi allarma. Sento una possente tentazione nelle tue parole: potrebbero portarmi a spezzare le mie catene, a staccarmi violentemente dalla mia vita passata e presente e ad arrendermi a ciò che voglio e desidero. O Philip, potessimo noi rendere le nostre vite interamente nostre! Se potessimo trovare un posto ...» «Conosco un posto simile!» esclamò Philip interrompendolo, «una grande valle, delimitata da centinaia di miglia di cime innevate; laghi nel fondo della valle; enormi colline, punteggiate da boschetti di leccio e di pino; frutteti di arancio e di ulivo; un clima perfetto, dove è sufficiente respirare per raggiungere la beatitudine, e la libertà dalle leggi distorte degli uomini, perché nessuno è abbastanza vicino per farle rispettare! Se non c’è una via di fuga legale per te, qui, almeno, non c’è forza che possa trascinarti indietro, una volta che sarai lì: io verrò con te, e forse – forse…» La faccia di Philip brillava, e il vago allarme nel cuore di Joseph prese una forma ben definita: indovinò quali parole non erano state pronunciate. «Se potessimo essere sicuri!» disse. «Sicuri di cosa? Ho esagerato l’ingiustizia nel tuo caso? Dico che dovremmo essere fuorilegge lì, nella nostra libertà! – qui noi siamo fuorilegge incatenati!» «Ho provato, Philip, a scoprire una legge superiore a quella sotto cui soffriamo, e penso di averla trovata. Se è vero che l’ignoranza è punita allo stesso livello della colpa; se le cause e le conseguenze, in cui non c’è né pietà né giustizia, governano le nostre vite, allora che cosa trattiene le nostre anime dalla disperazione, se non l’infinita pietà e la perfetta giustizia di Dio? Sì, ecco la differenza tra la legge umana e quella divina! Questo rende l’obbedienza più sicura della ribellione. Se tu ed io, Philip, ci troviamo al di sopra del livello delle nature comuni, sentiamo bisogni più elevati e rivendichiamo altri diritti, allora modelliamoli secondo la legge che è al di sopra, non secondo quella che è al di sotto di noi!» Philip impallidì. «Allora tu intendi sopportare con pazienza aspettandoti che io faccia lo stesso?» chiese. «Se posso. Le vecchie fondamenta su cui poggiava la mia vita sono in pezzi, e sono troppo disorientato per avventurarmi in un percorso casuale. Dammi tempo; no, cerchiamo entrambi di aspettare un po’. Non vedo nulla di chiaro se non questo: c’è un Governo divino, sul quale mi appoggio ora come non mai. Sì, ripeto, il vero male che è venuto su di noi rende necessario Dio!» Fu il turno di Philip di essere agitato: c’era una semplice e solenne convinzione nella voce di Joseph che colpiva il suo cuore. Philip aveva parlato dal cuore della sua passione, è vero, ma aveva il coraggio di ignorare il giudizio degli uomini e di rendere la sua protesta una realtà. Entrambe le loro nature condividevano il suo desiderio e furono attratte dall’audacia del suo sogno, ma dalla più profonda coscienza di Giuseppe arrivò un sussurro, contro il quale il grido della passione era impotente. «Sì, aspetteremo,» disse Philip, dopo una lunga pausa. «Sei venuto da me, Giuseppe, come hai detto tu, nella debolezza e nella confusione: ho parlato della tua innocenza e della tua ignoranza. Non misuriamoci in questo modo. Non è solo l’esperienza a creare l’uomo. Quello che ne sarà di noi non posso dirlo, ma io non dirò, non oserò dire che ti stai sbagliando!» Presero le mani uno dell’altro. Il giorno stava svanendo, il paesaggio era silenzioso, e tra i rami sopra di loro si sentiva solo il cinguettio degli uccelli che costruivano i nidi. Ciascuno dei due cedette all’impulso del suo amore virile, più raro, ahimè! ma tenero e sincero come l’amore della donna, e si avvicinarono e si baciarono. Quando si misero in cammino per tornare indietro e si separarono sulla strada principale, ciascuno di loro sentì che la vita non era del tutto crudele, e che la felicità non era più impossibile.
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Beh, qui c’è veramente l’anima gay di Bayard Taylor. I grandi romanzieri sono convincenti perché parlano di se stessi!

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