“Save me” è un film statunitense del 2007 diretto da Robert Cary che tratta il tema della presunta “guarigione” dall’omosessualità.
Sud degli Stati Uniti. Il protagonista Mark (Chad Allen), omosessuale, conduce una vita sregolata dedita al sesso occasionale e al consumo di droghe. Dopo un tentato suicidio, su decisione del fratello, entra in una comunità di recupero di ispirazione religiosa chiamata “Genesis House”, specializzata nella cura delle “devianze” sessuali. Gli ospiti che vi entrano (si tratta di soli maschi) sono accompagnati in un progressivo percorso di liberazione dai loro impulsi, giudicati sbagliati, grazie alla forza della sola fede, ossia accogliendo in sé il messaggio di Cristo. La comunità è guidata da Gayle (Judith Light) e Ted, il suo secondo marito. Gayle, donna rigida, carismatica e profondamente convinta della sua opera “filantropica”, anni prima ha perso Ryan, il figlio omosessuale che aveva ripudiato in seguito al suo coming out. In Mark Gayle finisce per rivedere il figlio morto, di conseguenza sviluppa per lui un attaccamento eccessivo con cui, più o meno inconsapevolmente, punta a mettere a tacere il suo senso di colpa.
Mark stringe una sincera amicizia con Scott (Robert Gant, attore gay dichiarato noto per aver recitato in “Queer as Folk”), che presto si trasforma in amore. Gayle non vede di buon occhio la loro intesa e in particolare l’influenza di Scott su Mark, pertanto interviene a porre distanza tra i due.
Film da vedere per la tematica affrontata, dato che seminari analoghi sono stati organizzati anche in Italia. Quella che viene mostrata è un’America di provincia in cui tutto sembra rimasto fermo agli anni Novanta, in cui dominano il puritanesimo e l’ottusità dei benpensanti. Vivere secondo il costume di Cristo significa non poter amare un altro uomo, bensì prepararsi all’incontro con una donna. Significa inoltre non poter accavallare le gambe in un certo modo, non poter vestire con una camicia a strisce di un rosso che somiglia a un rosa, non poter abbracciare un amico perché, per stare sicuri, tra uomini è meglio evitare ogni contatto.
La locandina del film, alquanto iperbolica, mostra il protagonista che si punta un crocifisso alla tempia. In verità il film scorre tranquillo senza particolari strattoni. Il regista punta più che altro sull’effetto straniante provocato nello spettatore dal racconto della vita in comunità e delle sue regole. Nella sceneggiatura emergono gli incastri e le fioriture che si danno alla realtà per poterla tradurre in chiave cinematografica. Non c’è stato doppiaggio, perciò servono i sottotitoli (disponibili in italiano).
Trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=C4l1qzffGQMInchiesta di Saverio Tommasi e Ornella De Zordo sui gruppi di guarigione dall’omosessualità in Italia:
https://www.youtube.com/watch?v=lXoOJQtLLXMhttps://www.youtube.com/watch?v=Hom99ZQXA5U