Perché io, perché questo, perché ora?

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IsabellaCucciola
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Perché io, perché questo, perché ora?

Messaggio da IsabellaCucciola » venerdì 15 novembre 2013, 18:09

Ero indecisa se creare questo Topic o meno...
Premetto che se per un qualsiasi motivo quello che trovate scritto dovesse offendervi, darvi fastidio, disturbarvi, ecc... per favore, fatelo presente ai moderatori, in modo che elimino questo Topic...

Ieri sera mi è venuto in mente un libro che avevo letto un po' di anni fa... Avevo 21 anni, e mi ero presa la prima cotta seria per un ragazzo gay, e purtroppo il mio sentimento era a senso unico... oltretutto a Luglio il nostro “rapporto” si deteriorò a tal punto che ognuno prese una strada diversa... fu un periodo veramente tosto per me, piangevo continuamente, non mi importava più di nulla, e ci misi parecchio tempo per far rimarginare la ferita... durante quel periodo comprai un libro, Guarire coi perché, di Robin Norwood (il titolo del Topic è la traduzione del titolo originale del libro: Why me, why this, why now?)...
Quando stiamo male ci chiediamo sempre il perché del nostro dolore. Pensiamo al caso più banale possibile, il classico prendersi una cotta per un ragazzo, che, nel caso peggiore, può produrre, di solito, sofferenza… sappiamo tutti che l’amore a senso unico fa male, così come fa male il rimanere sempre single mentre sembra che gli altri riescano tutti a trovare un fidanzato… e molte volte passiamo il nostro tempo chiedendoci come mai questo succeda, e il perché… quello che ho trovato nel libro, Guarire coi perché, potrebbe essere una possibile risposta a molte domande…

“Perché uno nasce in un ambiente ottimale per un sano sviluppo mentre altri vengono alla luce dovendo fronteggiare circostanze tali da rendere inevitabili i traumi? Perché le condizioni di vita [...] sono assegnate in modo così iniquo?
[...]
Ovunque noi vediamo un’avversità, l’anima vede un’opportunità di guarigione, espansione e illuminazione. [...] l’anima non ci lascia possibilità di scelta. Sa di quali esperienze abbiamo bisogno e concepisce i corpi fisici, astrali-emotivi e mentali che assieme costituiranno il nostro prossimo veicolo per l’esistenza sul piano terrestre. Questi corpi fanno sì che noi attiriamo senza il nostro consapevole consenso le esperienze che ci sono necessarie. L’anima sa anche che alla fine, anche se possono volerci molte vite, le lezioni che abbiamo imparato e la consapevolezza che abbiamo acquisito supereranno di gran lunga le sofferenze patite.”

“La guarigione arriva quando ci scrolliamo di dosso la nostra idea di quali avrebbero dovuto essere le nostre condizioni di vita e ci disponiamo ad accettare, e magari apprezzare, ciò che semplicemente è.”

“[...] l'anima […] non si cura affatto delle sofferenze personali, ma solo dell'affinamento, del rafforzamento e della purificazione della personalità necessari a farne un veicolo degno dei fini dell'anima stessa. Il benessere, la tranquillità, la sicurezza e lo status non purificano, non rafforzano e non affinano.
Venire temprati dal fuoco sì.”

N.B.
Quelle che sono scritte sopra non vanno prese per oro colato, sono delle frasi che mi hanno colpito, e che mi sembrano risposte meno impersonali fra quelle di solito ci vengono dette:
“Il tempo guarisce ogni cosa.”
“Adesso sei disperato ma poi ti sentirai meglio.”
“È il volere di Dio e non sta a noi metterlo in discussione.”
“È il Destino.”
“Sono cose che succedono.”


Non vorrei che pensaste che ho riportato quegli stralci perché non ho mai avuto problemi nella vita, e quindi mi è facile proporre questioni esoteriche da usare come un banale palliativo…
Ogni sera quando mi ferisco una parte di me si chiede cosa stia facendo, ma io non so cosa risponderle. Guardo il sangue colare dalla ferita, colare a terra, goccia dopo goccia, come una clessidra.

barbara
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Re: Perché io, perché questo, perché ora?

Messaggio da barbara » venerdì 15 novembre 2013, 19:00

Non è affatto banale la tua riflessione, anzi è molto profonda e attuale.
Il pensiero occidentale ci ha forgiato a un modo di vivere che concepisce la felicità come un diritto e il dolore come un'eccezione.
La realtà è però diversa. Il dolore fa parte della vita ; le avversità fanno parte della vita.
Chiedersi il perché di un evento ha senso se questo ad esempio ci serve a comprendere cosa avremmo potuto fare per evitarlo, ma la domanda "Perché proprio a me?" non è una vera domanda. E' un grido di protesta, una ribellione di fronte a una realtà che tuttavia non possiamo modificare.
Paradossalmente il vero cambiamento verso una soluzione dei problemi che ci affliggono c'è quando accettiamo ciò che non possiamo cambiare e ci diamo da fare a migliorare le cose che possiamo cambiare.
Ostinarci in una direzione che non è in nostro potere percorrere o rimpiangere ciò che non si può avere può solo toglierci energia.
Finchè ci rifiutiamo di accettare ciò che ci sta accadendo , non potremo cogliere le opportunità che anche un presente difficile ci offre.

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