A voi la parola, se volete raccontarne qualcuno!
Io, qualche mese fa, ne feci uno davvero incredibile, tanto incredibile per me che me lo sono segnato.
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Mi trovavo in una chiesa: di fronte a me si apriva un'unica navata dai muri d'intonaco intervallati da decorazioni (lesene?) in pietra serena. Vi erano ampie finestre gotiche (senza vetrate colorate) che proiettavano luce su di un pubblico di fedeli che stava in piedi, immerso nella luce intensa delle finestre. Io mi trovavo in posizione rialzata, nell'abside, la quale altro non era che il fianco di una montagna color grigio scuro e coperta di muschi: qua e là logge, scale a chiocciola e terrazze si aprivano facendo vedere sacerdoti dai costumi coloratissimi che si sporgevano guardando la navata e i fedeli. L'immensa montagna, le cui pendici iniziavano proprio dietro l'altare, costituiva da sola la parte absidale e si alzava tanto in alto che non se ne vedeva la cima, la quale era persa nel buio. A gruppi di due o tre, i sacerdoti colorati parlottavano, e io sapevo, non so bene come, che sarebbe iniziata una messa, al termine della quale ognuno avrebbe dovuto rifugiarsi sulla montagna poiché una colata di lava avrebbe sommerso la chiesa. Sapevo tutto questo, ma non conoscevo chi ero, la mia identità, sebbene tutti mi guardassero con rispetto e stessi vicino all'altare.
La messa inizia, è un rito cattolico. Ad un certo punto il prete, vestito di viola, parla ai fedeli dicendo: "oggi, nel giorno della riconciliazione delle religioni, è qui presente il rabbino capo della nostra città. Lo invito a venire a parlare!"
Io mi alzo e, senza capire come, mi accorgo di essere io il rabbino: vecchio, con la barba e vestito di nero, mi avvicino all'altare e inizio a parlare. Sento di dover fare un'apologia della fede ebraica, voglio accusare i cristiani di peccato (e tutto ciò è stranissimo, visto che nella realtà sono agnostico e con la religione ebraica non ho mai avuto contatti) ma, dopo aver preso fiato, le parole mi mancano ed inizio a piangere. "No!" urlo, "siamo noi ebrei che abbiamo sbagliato, siamo noi che non abbiamo saputo accogliere il Messia, il suo messaggio d'Amore, la Buona Novella. Ci siamo sbagliati per duemila anni, per duemila anni non abbiamo compreso che il Salvatore era già arrivato!"
Sono scosso. La messa finisce, così mi avvio per una scaletta che sale sulla montagna e, dopo un po', arrivo su di una terrazza che dà all'esterno. Non so se vi è mai capitato di vedere alcune cattedrali svizzere o tedesche: tipicamente esse hanno due torri simmetriche sulla facciata e una terrazza che le collega. Esattamente su una terrazza di quel tipo, tra due torri, in quel sogno mi ritrovo io. Ad un certo punto sento di aver scordato qualcosa di sotto, e ridiscendo nella chiesa. Quando arrivo la navata è vuota e c'è meno luce. Per terra il pavimento è cosparso di lumini di cera spenti, alcuni mezzi consumati, altri mai accesi. Non se bene come mai, ma mi metto a correre sui questi lumini, saltando dappertutto nella navata, per poi risalire sull'abside. Ed è lì che, voltandomi, vedo il portale aprirsi e la lava entrare nella navata. Terrorizzato, risalgo sulla terrazza. Ma so che potrebbe non essere abbastanza in alto per sfuggire alla lava, bisogna salire su una delle torri. Una è diroccata, non ci si può salire, l'ingresso è sbarrato dalle transenne. L'altra è normale, c'è gente che fa la fila per salirci, con un bigliettaio che regola il flusso. Io so bene che non dovrei ma, quatto quatto, sposto una transenna e comincio a salire nella torre diroccata, senza che alcuno mi veda. Mi ritrovo a strisciare su un costolone, un arco rampante gotico, tutto pieno di muschio ed enorme, gigantesco. Ad un certo punto guardo sotto e vedo l'oscurità, al fondo della quale so bene che c'è la lava. Mi sento i muscoli irrigiditi e mi blocco, sudando freddo. "No" mi dico "non devo far l'errore della scorsa volta, quando sono caduto e finito nella lava!" Quindi, tutto inteccherito e coi muscoli contratti, scendo e mi ritrovo sulla terrazza. Lì mi chiedo che devo fare: riprovare sulla torre diroccata, salire con gli altri facendo la fila o restare lì col rischio di essere sommerso dalla lava? E con questo senso di indecisione, mi sveglio.
Me lo sono scritto subito, questo sogno, poiché mi aveva colpito. Mi accorgo ora che, a raccontarlo, sembra davvero folle. Ma probabilmente la maggioranza dei sogni lo è.
