IL TORMENTO DI UN ALTRO CUORE-una favola

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aleksandro
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IL TORMENTO DI UN ALTRO CUORE-una favola

Messaggio da aleksandro » sabato 30 aprile 2011, 13:31

Sirene.
Così chiamavamo le creature che abitavano nelle profondità del mare. Corpi di donna che terminavano in un ampio paio di pinne. Tutti ne eravamo affascinati,specialmente il mio amico marinaio.
R. aveva letto qualcosa sul popolo degli abissi in alcuni vecchi libri. Leggende,nient'altro. Ma per un romantico come lui,che si era nutrito di sogni consumando L'isola del tesoro e che era scappato di casa in una notte di tempesta, storie come quella erano stelle su di una volta notturna. Qualcosa che spingeva l'animo a raccogliersi.
Me lo ricordo ancora il suo sguardo perduto.
IL ragazzo era fuggito dopo l’ennesimo gesto violento di suo padre,schiaffi più taglienti di una lama. L’amarezza con cui era cresciuto gli aveva strappato la spensieratezza infantile,ma non il suo grande sogno: solcare il mare a bordo di una grande nave. E magari..
"Quindici uomini,quindici uomini.."
Anche la bottiglia di rum si era portato!Ma non era che un diciottenne,guance arrossate dal sole. Si era imbarcato su una nave diretta a Suez solo da qualche giorno..eppure era già un lupo di mare. Perchè le maree le aveva dentro da sempre.
Io gli volevo bene. Così,senza un motivo particolare.
Ogni sera,mentre gli altri erano già in coperta, R. si attardava a guardare il mare e bere un sorso,osservando le fasi della luna e domandandosi cosa ne sarebbe stato di lui. In fondo,sentiva d'aver già fallito,di aver già vissuto tutto quello che avrebbe potuto vivere,eccetto la sola cosa desiderata: avvistare una sirena.
Anche se..no,si ripeteva,sciocchezze! Fumi dell’alcol.
Invero gli era sembrato più volte di udire un canto. Non era come quello di un essere umano. Sembrava emesso direttamente dal cuore. Quando gli sembrava di sentirlo,guardava immediatamente verso il mare scuro,ma poi finiva col sentirsi un idiota. Così non ci pensava più.
Ma nei suoi sogni quel canto tornava ogni volta.
Se solo il marinaio avesse guardato più attentamente attraverso quell‘oscurità,si sarebbe accorto che, in prossimità della superficie dell'acqua, vi era qualcosa che si muoveva come in una danza..
Il tormento di un altro cuore.
Delfino era il nipote preferito del re Nettuno. Il più coccolato. Era fortemente ispirato e sembrava davvero possedere l’anima leggera del mammifero marino.
Suo nonno aveva deciso di cedergli lo scettro il giorno in cui si fosse sentito troppo vecchio per regnare sui mari. Era un compito arduo,che richiedeva forza d'animo,qualità che vedeva solo in lui. Ma il saggio Nettuno ancora ignorava un altro aspetto del suo diletto..
Il tritone era incredibilmente attratto dalla vita fuori dal mare. In particolar modo era affascinato dagli esseri umani e voleva scoprirne il mistero.
Nei mari,però, vigeva una legge sacra: mai alcun tritone o sirena doveva entrare a contatto con gli uomini,pena l‘esilio. Sugli esseri umani gravava la colpa di essersi resi profanatori della santità del mare attraverso l‘inquinamento. Nettuno questo non lo avrebbe mai perdonato.
Delfino non poteva raccontare a nessuno della sua passione,per questo se ne stava spesso in disparte,contando le ore che lo separavano dalla mezzanotte,ora in cui sarebbe salito quasi fino alla superficie,per guardare da lontano un uomo che lo incantava..
Un marinaio dagli occhi tristi.
A lui solo rivolgeva il canto del suo cuore.
Alle creature del mare non era concessa la voce. Esse non parlavano attraverso la parola,bensì attraverso la voce del cuore,che sapeva intonare melodie dolcissime,ma anche altre strazianti o feroci.
La vita procedeva così per il tritone e il marinaio: l’uno sospirava d’amore e l’altro soffriva di delusione. Finchè..
Una notte la luna si oppose al sole,come soleva fare una volta al mese.Era stata una giornata caldissima,che aveva messo a dura prova i nervi di noi naviganti. Anche il mio amico si sentiva stranamente inquieto.
L’energia algida emessa dalla luna accarezzò l’acqua e intensificò le sue maree. R. prese l’immancabile bottiglia di rum e si mise a guardare il mare. Aveva una terribile voglia di bere fino a perdersi del tutto.
Ad un tratto gli sembrò di cogliere un movimento nell’acqua. Chiuse gli occhi e buttò giù un altro sorso,che gli bruciò le pareti della gola. Si sentiva attratto dall’oscurità del mare come mai prima. Questa potrebbe anche essere la mia ultima notte, la mano sinistra sulla fronte, che vada tutto in malora! Si sporse sempre più.
Delfino come sempre era lì,a guardarlo,ma questa volta avvertiva una forza proveniente dagli abissi che lo induceva a sfidare i limiti,a superarli. Il marinaio era vittima della stessa energia inesorabile,che lo spingeva verso il basso.
Trenta minuti dopo la mezzanotte,il ragazzo diede una sorsata violenta. L’impatto fu compulsivo e lo fece tremare,fino a fargli perdere l’equilibrio. Cadde in acqua.
Il tritone sentì un tonfo e finalmente si spinse oltre la superficie del mare. Per la prima volta respirò l’aria della terra. Era così intensa..
Ma!..il marinaio aveva perso i sensi e rischiava di affogare!
Delfino accorse e lo prese tra le braccia.
Il suo cuore emanò un canto potentissimo.
R. fu svegliato da quella melodia che tante volte aveva creduto di sentire. Aprì gli occhi. E restò ammaliato: davanti a lui non c’era una sirena,bensì un tritone! Era bello come l’aurora, sguardo d‘ambra.
Delfino sentì il cuore esplodergli. Allora non riuscì più a trattenersi e lo baciò.
I due mescolarono i propri umori durante minuti che sembrarono immensi, come il mare che li aveva fatti incontrare.
Ad un tratto,però, si udirono delle grida. Il nostromo aveva visto il mozzo affogare e aveva lanciato l’allerta. Tutti i marinai presero le torce e lasciarono le cabine. Io rimasi fermo a guardare,sapendo che non era ancora il momento di spezzare l’incantesimo. Tuttavia tre uomini si lanciarono in acqua.
R. fu condotto in salvo.
Delfino si dileguò,fortunatamente senza essere visto. Tuttavia, doveva affrontare ora il pericolo più grande: l’ira di suo nonno.
Nessuno poteva mentire al cospetto del re dei mari. Non appena vide suo nipote, Nettuno capì tutto. E provò una sensazione dolorosissima..
Si sentì tradito.
Proprio il suo prediletto aveva infranto la legge sacra!
Il tritone scelse di non negare. Lui amava un essere umano e non provava vergogna verso quel sentimento. Alla domanda di suo nonno,lui rispose di sì.
“Io amo un uomo.”
Nettuno convocò il consiglio. Non poteva,anche se a malincuore,esimersi dal punire suo nipote secondo la legge. Il giovane ricevette il verdetto: doveva abbandonare il mare ed esiliarsi sulla terraferma.
Il re sollevò il tridente e donò al nipote la capacità di respirare sulla terra.
Nettuno fece riferimento a tutto il suo potere e spinse il nipote sulla terra,generando un violento maremoto.
La nave su cui viaggiavamo fu avvolta dalle onde maestose e trascinata verso l’inferno. Quasi nessuno sopravvisse.
Delfino si risvegliò su una spiaggia bianca.
Ora non aveva più le pinne,ma due piedi dalla forma perfetta.
Si sollevò da terra,si guardò attorno e cercò di capire dove si trovasse. Ad un tratto vide qualcosa sulla riva. Cercò di camminare, barcollando,e si avvicinò. Si trattava di un indumento..
La casacca blu del suo marinaio.
La riconobbe istintivamente dall’odore. Provò una fitta al petto nel comprendere l’accaduto: il suo amato era morto. Era disceso negli abissi.
Le anime dei morti,infatti, finivano in mare,dove si radicavano sul fondale,trasformandosi in alghe. La vita nasceva dall’acqua e all’acqua ritornava tutte le volte.
Se solo fossi ancora un tritone, Delfino si asciugò una lacrima, potrei ritrovare l’anima del marinaio e benedirla ogni giorno.
Ma il suo sogno era impossibile.
L’angoscia si impossessò di lui,fino a soffocarlo. Fu allora che il ragazzo parlò per la prima volta. La sua prima parola fu urlata con disperazione. Fu un‘invocazione.
La sua prima parola fu “Dio”.
Fu così che,pregando, Delfino comprese finalmente la natura di noi uomini. E sentì uno sconfinato vuoto dentro di sé.
Ancora oggi,quando guardo il mare durante un giorno di pioggia,mi sembra di vedere gli occhi umidi di R. E per pochi istanti mi pare di sentire sulle labbra il sapore del rum bevuto da quella sua vecchia bottiglia.
E’ in momenti come quelli che ringrazio la sorte di avermi lasciato la consolazione del ricordo.
ti stringo le mani,rimani qui..cadrà la neve a breve..(niccolò fabi)

barbara
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Re: IL TORMENTO DI UN ALTRO CUORE-una favola

Messaggio da barbara » sabato 30 aprile 2011, 13:51

:cry: ..............................................................................................
.....................................................................................................
............mamma mia, aleksandro, che incanto struggente.........................

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Baluginio
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Re: IL TORMENTO DI UN ALTRO CUORE-una favola

Messaggio da Baluginio » sabato 30 aprile 2011, 14:45

Che bello... è come un'unione tra l'atmosfera marittima di certi racconti di Poe e una vicenda delle Metamorfosi di Ovidio. Si sente che avevi la giusta ispirazione quando l'hai scritto, fin dalla primissima parola, grazie per averlo condiviso. Che voglia di scrivere che mi è venuta adesso. :D
Nessun uomo è un'isola.

Felix
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Re: IL TORMENTO DI UN ALTRO CUORE-una favola

Messaggio da Felix » sabato 30 aprile 2011, 14:54

Mamma mia Aleksandro!!!

Non ho parole per esprimere la bellezza che ho trovato in questo tuo racconto. e' semplicemente splendidamente splendido!!!


Grazie di cuore!!!
E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare, perché mi piace ciò che pensi e che dici, perché in te vedo le mie radici.
...
E ti vengo a cercare perché sto bene con te.

Perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te


(F. Battiato, E ti vengo a cercare/La cura)

Torrismondo
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Re: IL TORMENTO DI UN ALTRO CUORE-una favola

Messaggio da Torrismondo » sabato 30 aprile 2011, 15:50

:o Caspita... bellissimo :shock:
Mi è piaciuto assai, delicato, semplice...
Ne hai altri?? ;)

Versificalo così te lo traduco in esametri latini (visto che citiamo Ovidio)
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

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progettogayforum
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Re: IL TORMENTO DI UN ALTRO CUORE-una favola

Messaggio da progettogayforum » sabato 30 aprile 2011, 16:14

Che bello aleksandro!!! La fine è malinconica ma l'atmosfera è magica e sa tanto d'amore.

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