Raccontando un errore

Romanzi, racconti, poesie, canzoni e componimenti di ogni genere scritti dai ragazzi del Progetto
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lukecompositor
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Raccontando un errore

Messaggio da lukecompositor » martedì 24 luglio 2012, 13:54

Mi dissi che c'era tempo, che potevo aspettare... ancora. Una vita ad aspettare, ad attendere il momento adatto, a cercare un'atmosfera particolare, un luogo incontaminato, una luce perfetta. Il mondo si srotola, come un rotolino di scontrini, e cominci a leggere una lista di persone che hai incontrato, di posti in cui sei stato... la mente si prodiga in un lungo, doloroso rimembrando.
E' come quando hai un sassolino nella scarpa... qualunque cosa tu faccia, comunque tu ti muova, lui è lì e da' quel piccolo fastidio ignorabile di cui però ci si dimentica ogni cinque minuti e torna a far male ad ogni passo come se fosse la prima volta... ti dici: “sono vicino alla meta, poi lo tolgo...” ma non lo togli. Rimane lì. Perché a noi il dolore un po' piace... come quando dobbiamo toglierci un dente... lui è lì che dondola e vorrebbe venir via e noi con il dito e con la lingua stiamo a controllare... lo muoviamo fino a quando ci fa un pochino male, per ricordarci che è lì... ma per trovare il coraggio di toglierlo, ne deve passare di tempo. Come quando abbiamo una febbre sorda... dovremmo solo curarla e aspettare che passi, invece stiamo a mordicchiarla e a procurarci quel piccolo dolorino che ci ricordi che è lì... come il sassolino nella scarpa, ben attaccato sotto il piede, così custodiamo il nostro segreto, è lì, cazzo. Sempre lì. Da anni... da quando ce ne rendiamo conto, finché non ce ne liberiamo lui è lì e anche se alternativamente fa male e poi non lo sentiamo, condiziona tutta la nostra vita, anche le cose più insignificanti. Condiziona il modo in cui chiediamo il caffè al bar la mattina, fino al litigio più furibondo con i nostri genitori. E' un fardello continuo, qualcosa che ad un certo punto vuole uscire, fuggire... è una voce che ad un certo punto della nostra vita vuole cominciare ad urlare, a farsi i cazzi suoi. Ma glielo impediamo.
In quel vortice di ricordi ce ne sono tanti che vorrei cambiare, qualche rimpianto di vita vissuta che vorrei poter modificare. Quante volte ho mentito a me stesso, cazzo, quante... io a quel sassolino mi ci sono proprio affezionato, gli ho dato un nome e nella mia scarpa ha una camera degli ospiti. Gli ho costruito il parke e le tende su misura... gli ho dato alloggio gratuito a tempo indeterminato... ma mi sta sul cazzo, eccome se mi ci sta. E' un rapporto di amore-odio incontrollabile. Eh sì, perché a volte mi fa comodo averlo lì, altre mi distrugge la vita.
Marco camminava verso di me a passo svelto, un po' preoccupato. Lo credo bene: gli avevo telefonato e gli avevo detto di correre da me in un modo così isterico che si era precipitato con la camicia ancora mezza fuori dai pantaloni. Io, da parte mia, ero un fascio di nervi. Il fatto è che da qualche mese vivevo male, proprio male... costretto a raccontare bugie, a dover portare una maschera in continuazione, a dover mentire sui miei sentimenti, su quello che facevo, ad inventare situazioni mai vissute, a cambiare nomi di uomini con quelli di donne. Mi sentivo sleale non tanto verso di me, ma soprattutto verso chi mi voleva bene, e Marco era uno di questi. Durante le nostre serate passate insieme lui mi raccontava le sue avventure, le donne con cui era finito a letto, cosa aveva provato, parlava di tutto con me ed era sincero e contento di farlo... e poi si aspettava sempre che io facessi lo stesso, che mi togliessi la scarpa e lasciassi andare quel maledetto sassolino. Invece io inventavo, fuggivo, falsavo... e alla fine, da un po' di tempo, non riuscivo più a guardarlo negli occhi, non riuscivo più a inventare le cose, non volevo, non era giusto, volevo essere me stesso e non la persona che non sono, volevo essere gay e volevo che Marco lo sapesse, volevo continuare a passare del tempo con lui senza dover inventare niente, avrei voluto...
Sudavo freddo, non sapevo cosa dire, come iniziare. Marco era davvero insospettito dal mio comportamento, non capiva. Mi incitava a parlare ma io non sapevo cosa dire. Trattenevo le lacrime a stento e non riuscivo a guardarlo.
E improvvisamente non c'era via di fuga, nulla che potessi fare per evitare perché allo stesso tempo non vedevo l'ora di dirglielo e il magone che avevo nel petto andava su e giù dallo stomaco alla gola a velocità insopportabile. Avrei voluto difendermi, se avessi potuto avrei cancellato Marco dalla mia vista, invece no...
Svuotai la scarpa.
Ci fu la pausa più lunga della mia vita, e intorno a noi la città sfrecciava irrispettosa di quel momento delicato.
Marco non sapeva come reagire, cosa dire. Era molto intelligente e capii subito cosa gli succedeva: mi stava analizzando, tutte le bugie che gli avevo raccontato improvvisamente non avevano più senso e gli stavano confondendo le idee... lo aiutai cercando di spiegargli che quelle bugie erano state necessarie. La sua reazione era comprensibile ma io ci avevo pensato poco. Non avevo pensato che saperlo avrebbe creato una voragine tra di noi, non per il fatto in sé, ma per il fatto che lui si sentiva profondamente tradito... e io non riuscivo a non biasimarlo. Aveva ragione. Il problema non era più la mia sessualità, a cui lui proprio non prestò attenzione, ma alla fiducia che secondo lui avevo infranto in modo irrecuperabile. Ero stato egoista, e stupido. Egoista perché non avevo pensato ai sentimenti di Marco, stupido perché avevo pensato che il mio essere gay potesse essere un problema per lui, ma non lo era, cazzo, non gliene fregava nulla di quello.
Immediatamente avrei voluto tornare indietro di dieci minuti o di dieci anni per non dirglielo mai o per dirglielo subito, avrei voluto riprendere il sassolino e rimetterlo nella sua suite a cinque stelle con letto a materasso ad acqua, oppure tornare ragazzini e non fare l'errore di tenere tutto per me.
Ma ormai era andata. Era andata, e la nostra amicizia... finita. Marco non poteva capire.
Ho sempre saputo che un giorno mi sarei trovato ad aspettarti; quel che non sapevo è che non saresti mai arrivato.

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FreedomTower
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Re: Raccontando un errore

Messaggio da FreedomTower » martedì 24 luglio 2012, 22:55

Non so se sia una storia vera o inventata, ma hai un'abilità nello scrivere che mi ha tolto il fiato, è tutto tremendamente vicino a me mentre leggo...
A volte abbiamo così paura di una cosa che tendiamo ad ingigantirla ma non è colpa di nessun'altro che di chi ci ha fatto avere paura di dirlo.
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Re: Raccontando un errore

Messaggio da barbara » martedì 31 luglio 2012, 8:41

Davvero emozionante questo racconto. L'immagine del sassolino è ancora nella mia mente. Credo che ogni volta che mi capiterà di averne uno nella scarpa lo collegherò a questo racconto , che si allungherà nella mia fantasia , immaginando altri avvenimenti dopo quel coming out.
Un mio amico scrittore mi disse una volta che queste immagini sono molto importanti ,perché fanno sì che il racconto penetri nella vita del lettore , e là diventi ricordo. Chi di noi non ha avuto un sassolino nella scarpa? Chi non ha provato questo fastidio a tratti insopportabile ? chi non è stato indeciso tra il fermarsi e toglierlo oppure l'ignorarlo, il giocarci perfino?
Ma trovare un'immagine efficace non è per nulla facile. Deve essere semplice e immediata, proprio come questa.
Il finale poi è sorprendente , perché ti spiazza , obbligandoti a vedere le cose da un punto di vista opposto a quello del narratore. Così rimani lì, con l'amaro in bocca, colpito sotto la cintura da quelle ultime frasi.
Considerando che trovo il tuo stile davvero notevole, mi lancio a dare un unico piccolo suggerimento per migliorarlo , e cioè di togliere tutti quei puntini di sospensione. Se lo leggi senza, ti accorgi che la prosa si fa più definita e prende forza. Almeno questo è ciò che mi hanno insegnato. Ma de gustibus... ;)

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lukecompositor
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Re: Raccontando un errore

Messaggio da lukecompositor » sabato 25 agosto 2012, 14:37

Grazie!!

Mi fa piacere che vi abbia colpito. Ci tengo a dire che il racconto è inventato, ma i sentimenti e le paure che ci sono dentro, quelli purtroppo no.
Ho sempre saputo che un giorno mi sarei trovato ad aspettarti; quel che non sapevo è che non saresti mai arrivato.

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progettogayforum
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Re: Raccontando un errore

Messaggio da progettogayforum » sabato 25 agosto 2012, 19:43

Leggo solo oggi la storia ma è un piccolo capolavoro!!

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