La cosa in sé

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Prometheus
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La cosa in sé

Messaggio da Prometheus » venerdì 21 dicembre 2012, 0:39

I ragionamenti della mente umana rispetto all'inconoscibile portano inevitabilmente o alla rinuncia, o alla pazzia. Ecco un soliloquio immaginato nella mente di un pazzo (ma poi quanto veramente?) che racconta a sé stesso le proprie riflessioni riguardo il concetto della "Cosa in sé", incognita noumenica particolarmente evidente nel pensiero del filosofo illuminista Immanuel Kant. Un esperimento ai limiti dell'immaginazione:

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Accadde un pomeriggio qualsiasi della mia vita che io desiderassi in particolar modo conoscere la Cosa in sé.
Ritenendo la relazione che Io avevo impostato con il Mondo (così siam costretti a chiamarci per identificare la nostra sostanza) non sufficiente a consentirmi di conoscere l'essenza X della Cosa, mi chiesi se valesse la pena ricadere nelle misure umane e dare forma alla scrittura di qualche riga per decidere come agire, piegando però di nuovo la testa all'insostituibile filtro dell'Io soggetto, imprigionato in sé stesso, e ricadendo nel giudizio di un possibile discente o lettore.
Scrivendo dell'Intangibile fallisco prima di cominciare, dunque ho già perso la sfida; io ritengo, però, di evidenziare così facendo il mio testardo tentativo di voler prosciugare l'oceano infinito di cui sono naufrago, l'essenza dell'Umano, raccoltasi già da tempo nell'evidenza di Sìsifo che spinge il suo masso su per la montagna dalle infinite pendici.
L'Intangibile affonda nella palude della Non Conoscenza solo qualora si ritenga oggettiva l'esistenza di questa palude, ma questa certezza altro non è che un'imposizione, da cui nasce l'albero della falsa "chiarezza", che con le sue dannate ramificazioni in ogni sapere frammenta il cielo dell'Universo. L'albero è radicato con le sue radici nel suolo, e il suolo è il motivo per cui noi non contempliamo il cielo tutto intorno a noi ma solo sopra di noi, irraggiungibilmente.
Dunque dobbiamo eliminare, distruggere la terra, poiché la terra è il grembo del sé e il filtro del sé non permette all'Umano di contemplare il cielo dell'essenza X, poiché lo porta a ricadere su se stesso, come i rami si innalzano verso le stelle per poi curvarsi al suolo. Ritengo che l'essenza X sia offuscata dalla nascita e natura dei giudizi nati dal sé, sottile involucro che tenta di sembrare, rinunciando ad Essere veramente. Come un terrorista, io voglio ammazzare quei giudizi, strappare quelle foglie che nascono, oscurano di nero il cielo e volano via relativisticamente, desidero che i loro cadaveri scompaiano inghiottiti dalle onde inconsistenti del Nulla che si ricrea costantemente, e che rientrerebbe nella Conoscenza solo con la morte dell'Uomo, con la morte del sistema di misura della Conoscenza che questo ha dovuto sviluppare.
Sento un urlo sottile: libertà! Libertà! E' libertà quella di questo cuore senza più sede e metrica, la cui dimora è il vento che sparpaglia i suoi pezzi nelle dolci e asettiche correnti dell'Infinito?
Affermo che, senza un corpo che rimembri le misure incontenibili dell'Intangibile, le barriere invisibili di questo stesso potrebbero vacillare, costrette dall'annichilimento del centro di misura a rivelarsi, nel Tutto, anche se le immagini registrate dagli occhi spalancati e lucidi del Soggetto Uomo che osserverà ciò, potranno inviare le proprie preziose informazioni solamente ad un cervello distrutto, e il Soggetto non potrà quindi che essere decaduto in una pozza di purpureo sangue o fluido esistenziale; dunque sarà possibile l'assoluzione dalla condanna alla ristrettezza conoscitiva solo dalla sentenza ritmata dei suoi stessi singulti agonizzanti.
Io sono pronto a piegarmi devotamente in ginocchio rispetto alla Distruzione che ho in mente, consapevole che il fuoco che appiccherò purificherà quella X del Mondo di ogni soggettività; le stesse lande nebulose dell'Intangibile mi consentono di usare questo strumento, che da loro stesse deriva, considerato talvolta "suicidio", tentazione umana, falso giudizio.
Appiccherò il fuoco alla base dell'Albero e lo guarderò danzare fino ai suoi rami più alti; lo sfrigolare silenzioso della sua legna urlerà così le sofferenze della mia carne sacrificata, e gli affanni orgasmici della mia piccola mente che sarà distrutta, poi aperta all'Universo.

barbara
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Re: La cosa in sé

Messaggio da barbara » sabato 22 dicembre 2012, 21:55

Brrrr....ho sentito un brivido nel leggere questo scritto. Devo dire di essere entrata appieno nella lucida volontà di annientamento del protagonista.
O volontà di perfezione..., potremmo anche dire. In fondo , come predicano alcune religioni, il nostro corpo è solo un involucro , liberandoci dal quale è possibile ricongiungerci con l'Assoluto.
Questo discorso interiore del personaggio che hai dato vita sembra una Sharia in nome della sete del Sapere. Del resto hai anche usato la parola "terrorista", forse non a caso. Il personaggio mi ha ricordato vagamente il protagonista di un film "Beautiful Mind". L'hai visto?

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