Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

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Marcolino
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Marcolino » domenica 21 giugno 2009, 0:38

io ne ho 18 e molto da insegnare a tante persone...

Marcolino
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Marcolino » domenica 21 giugno 2009, 0:40

nooo raga meglio ke mi fermo qui ..perkè poi divento nn cattivo ma proprio stronzo anke io...e voglio evitarlo

Marcolino
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Marcolino » domenica 21 giugno 2009, 0:42

e sii fare gli stronzi paga sempre nella vita...bakuman nn è rivolto a te..

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progettogayforum
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da progettogayforum » domenica 21 giugno 2009, 1:00

Per favore, cerchiamo di chiudere l'incidente! Grazie.

Marcolino
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Marcolino » domenica 21 giugno 2009, 1:23

si kiedo scusa..nn volevo...grazie pro..

Ferro
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Ferro » domenica 21 giugno 2009, 12:07

Il discorso è interessante riprendiamolo e chiudiamo questa polemica.....

Io penso che in parte ci sia la paura del diverso e l'omosessuale è un diverso e come tale nella storia è stato temuto.

Il fatto che oggi grandi intellettuali siano omosessuali non significa che non esista l'omofobia, idem nel periodo classico.......

Che sia Socrate che sia Adriano che sia Platone o Virgilio non dobbiamo pensare che a Roma o in Grecia l'omosessualità fosse una cosa normale e accettata, al massimo tollerata (grandissima cosa che per il tempo per carità) ma sarebbe un errore confondere il mondo della cultura del tempo con quello di un suo popolo.

Vengo al dunque se leggi le opere di Adriano al suo amore, sono struggenti e anche un etero ne rimarrebbe colpito, perchè i sentimenti sono quelli e sono universali.
Però la paura del diverso c'è sempre e sempre ci sarà non illudiamo, penso però che la trasformazione della "omopaura" in "omofobia" avvenga con la diffusione del Cristianesimo.

E' inutile girarci intorno, la nostra è una religione repressiva e sessuofoba e il Cattolicesimo ancora di più.

Qualsiasi discorso di questo tipo non può essere affrontato senza toccare l'intolleranza distruttiva di questa religione che ha avuto nella storia.

Marcolino
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Marcolino » domenica 21 giugno 2009, 13:07

hai ragione ferro...solo ke nn volevo tirare in ballo il discorso del cristianesimo..ke davvero mi dà noia...mi sta conducendo all'ateismo purtroppo

Marcolino
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Marcolino » domenica 21 giugno 2009, 13:09

ma nn è vero ke nn si può parlare di religione qui ?

Ermes
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da Ermes » martedì 23 giugno 2009, 0:07

Carissimo Marcolino,
sei un ragazzo veramente splendido, affettuoso, affabile, amichevole, garbato, delicato, gentile. Tu, insieme a qualche altra persona, sei stato un vulcano di gentilezza nei miei confronti. Sei stato molto affettuoso, poetico e ho notato che tutte quelle belle espressioni che hai emanato verso di me ti sono sgorgate dal cuore di getto, con sentimento. Se non ho capito male, sei un liceale di 18 anni, quind, frequenti la IV o la V classe. Per l'età che hai mi sembri molto maturo, responsabile, equilibrato e studioso. Come avrai letto su di me, io sono un povero insegnante di un liceo e da domani sarò in commisione per gli esami di Stato come commissario esterno in un'altra città. Ho 35 anni, quasi il doppio della tua età, ma oggi posso affermare di aver imparato da te, almeno teoricamente, a pensare una soluzione. Spero che il Signore mi illumini. Inlotre desideravo dirti che anche io non ho avuto un papà amorevole. Con me è stato autoritario; ha esercitato un potere assoluto e incondizionato. A lui si doveva cieca obbedienza e la sua parola era insindacabile. Di carettere è poi fortemente impulsivo: ogni tanto c'erano e ci sono ancora oggi violenti litigi: piatti che volano per aria, urla e così via. Forse anche per questo sono divetato remissivo di carattere. Tu mi puoi capire.
Abbi tu il coraggio che non ho avuto io di rompere gli schemi mentali e di trovare la felicità a cui anela la tua anima.
Un abbraccio affettuoso.
Ermes

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konigdernacht
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Re: Analfabetismo emotivo o inattismo dell'omofobia?

Messaggio da konigdernacht » giovedì 25 giugno 2009, 12:24

Ciao marcolino,
Scrivo il mio secondo intervento (dopo quello dei libri) su un altro ramo della conoscenza a me molto cara: la filosofia. Quello che scrivi è in parte vero, però vorrei fare delle precisazioni (già preannunciate in modo velato).
Il mondo greco lascia una fortissima impronta omosessuale al mondo romano, con due specifiche:
il rapporto omosessuale era solamente concepito come un rapporto di conoscenza (idea platonica da te esposta), nell’idea pedagogica del rapporto tra un allievo giovane ed un maestro adulto. Questo è un sentimento nobile, e solo i"nobili" potevano e provarlo e praticarlo!
L’idea di due uomini adulti omosessuali non solo veniva rigettata ma anche ostracizzata.
Ricordo un simpatico episodio di Socrate che dormì una notte intera con uno dei suoi allievi più belli, senza nemmeno sfiorarlo. L’allievo ci rimase male!
L’altra specifica era che oltre ad avere moglie, l’uomo greco aveva gli schiavi (maschi e femmine) ed i bordelli.
Il mondo romano eredita solo questo secondo punto (tirando le somme), e c’è una prescrizione forte nella concezione della donna come procreatrice/fonte del massimo piacere e dello schiavo da sodomizzare (ricordo un epigramma di marziale in cui piange la perdita di uno schiavo col pene di due spanne - povero marziale!). Penso che già con i Romani abbiamo un germe omofobo che poi esploderà con la dissoluzione dell’impero.
Quindi, la nostra società, degna figlia italiana dei suoi antenati,ha già fatto un (minimo) passo avanti verso il riconoscimento di omosessualità nel termine più ampio, a mio avviso.
Che gli italiani siano omofobi è un dato che, più che al singolo, ricondurrei alla stupidità della (pseudo)cultura ufficiale, che genera scarsa criticità e sensibilità nei singoli, e spesso mi piacerebbe davvero essere stupido per non avere le mille preoccupazioni di chi pensa.
Anche se non baratterei nemmeno le cose peggiori per un modo inutile di vivere la vita come il non-pensare! J
Quindi, pensiamo pensiamo pensiamo. E ovviamente agiamo agiamo agiamo!
Un saluto

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