Mi descrivo a tappe...

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tatos76
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Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » domenica 29 novembre 2009, 2:49

Ciao a tutti!
Ho avuto modo di riscontrare che in genere ci si presenta.
Con Project ho avuto il coraggio di “confessare” il mio stato d’animo (Grazie per la pazienza!).
Leggendo i post, in questi giorni, oltre al solito senso di solitudine, mi sono ritornati in mente situazioni, atteggiamenti, ricordi che forse avevo un po’ seppellito.
L’attuale psicologa dove vado (a cui dico cose che non sarei capace di dire fino in fondo ad altri), mi ha consigliato spesso di provare ad avere qualche contatto, anche nel mondo virtuale, con altre persone omosessuali…
Omosessuale, gay, etc. questo uso di etichette mi turba ed infastidisce, vorrei essere semplicemente io, ma per descrivere chiaramente alcune situazioni userò questi termini.
In sintesi ho deciso di riunire un po’ le mie sensazioni del passato e del presente, per avere un confronto a riguardo, forse anche per sentirsi parte di qualcosa, forse anche per mania di protagonismo…repressa :?
Soprattutto sono le mie sensazioni ed i mie sbagli, quindi non giudicatemi troppo severamente…anche perché è come mi vedo e mi sono visto io, gli altri forse (spero) non mi descriverebbero così (il problema è farebbero peggio o meglio?).

Premessa

Ho 33 anni, sono impiegato ma con laurea tecnico – scientifica (il quadro di insieme è dato :) ).
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

tatos76
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Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » domenica 29 novembre 2009, 2:50

Età 0 - 13

Sono ultimo nato, a distanza di qualche anno, dopo due sorelle, il figlio maschio venuto per ultimo…La mia infanzia non è contraddistinta dalla presenza 24/24 dei miei genitori per motivi di lavoro, ma l’affetto di chi mi circondava non mi è mancato,
Se devo avere un ‘primo’ ricordo omosessuale legato alla mia infanzia, secondo quello che potrebbe essere uno stereotipo (gay – abiti femminili), è l’essere stato fortemente attratto da un abito da carnevale da dama di una mia cuginetta.
Nelle mille spiegazioni che a volte ho cercato di dare alle pulsioni omosessuali, c’è anche il fatto che quando ero piccolo, spesso, mi svegliavo nella notte e andavo nel letto dei genitori. Mia mamma non vedeva di buon occhio la cosa, mentre mio padre mi faceva entrare nel letto e mi coccolava. Allo stesso modo pure il fatto di avere due sorelle mi ha fatto pensare ad una sorta di idealizzazione della figura femminile e non riuscire a vedermi coinvolto sessualmente con le donne.
Ma è nel cortile dove noi bambini ci riunivamo per giocare che ho dovuto iniziato a fare i conti con qualcosa che non andava. Ricordo un bambino un po’ ribelle in costume da bagno che giocava su una montagna di terra ed io che lo fissavo. Risultato, mi dice ‘che ti guardi’ e si abbassa il costume. Non ricordo nitidamente altre episodi, se non che con i maschi non riuscivo a legare, per cui finivo a giocare ‘a mamma e figlio’ con le bambine. Forse per un fatto caratteriale, con i maschi non sapevo reggere l’aggressività/competitività (ed è ancora così, mi trovo più a mio agio con professoresse, commesse, amiche…mentre a disagio con professori, commessi, amici, ecc.).
Altro stereotipo (gay –movenze femminili)…rimanevo colpito dal fatto che le ragazze quando correvano avevano i capelli che si muovevano e penso che correndo muovevo la testa per avere un effetto simile…Altro stereotipo (gay – perché poco dotato)…le dimensioni del mio pene. Non sono affatto dotato in quel senso. E questo un po’ fin da piccolo mi ha condizionato. Tanto è che vedere uomini in costume o in pantaloncini da ciclista, dove le forme si percepiscono, mi inebetiva (ancora oggi). Ricordo che già da piccolo sognavo figure maschili e spesso mi sognavo come una sorta di schiavo dell’attributo maschile: ad esempio, in una fiaba c’era un gigante ed immaginavo che io ero nei suoi pantaloni, oppure di avere un processo di simbiosi (come avveniva in alcuni cartoni animati di robot) per cui sarei diventato uguale ad un calciatore (anche fisicamente).
Anche il ballo mi ha sempre attratto: forse perché ci sono uomini in calzamaglia? Le Olimpiadi a volte penso di averle viste per questo motivo. Ritornando al fattore danza, sono cresciuto vedendo il telefilm di Saranno Famosi con Leroy, Coco, Amatullo, Bruno Martelli, Doris…e ancora oggi quando sento la sigla di Fame mi fa un certo effetto! Comunque per il ballo non ho avuto il coraggio di capire se fosse la mia passione, anche perché venti anni fa Maria De Filippi non era così in voga e fare il ballerino significava segnarsi la condanna nel paesello. Però ho avuto modo di esprimere questo mio interesse in altri contesti , sebbene anche lì l’occasione non mancasse per essere deriso anche dalla ragazze (quando bisognava ballare in coppia non ero certo la prima scelta).
Insomma, a mente fredda da adulto, mi rendo conto di avere posto tutte le basi per alimentare un insieme di prese in giro che per me è stata sofferenza ed è stato difficile elaborare, il cui pensiero, tuttora mi fa stare male.
Inoltre ho dato (tuttora) sempre molto peso a quello che pensavano e dicevano gli altri, legandomi ad un discorso di immagine da dare che può andare in conflitto con quello che si è.
Oggi si parla di bullismo, mi chiedo se quello che ho subito una ventina di anni fa ne era una forma embrionale. Insomma: femmina, ricchione, frocio, Boy Gorge (a seconda del periodo della mia vita)…sono le tipiche frasi che mi venivano dette…per prendermi in giro per gioco o per divertirsi (loro) o quando si litigava. Per non parlare della canzone ‘Mala femmina’ di Totò che usavano per prendermi in giro…
Mi chiedo se ero davvero così indefinito. Nel senso che spesso anche bambini/ragazzi che non conoscevo mi chiedevano ‘sei maschio o femmina’, domanda tipo quando ero ai videogiochi, forse perché qualche volta pure lì cedevo al lato femminile giocando al serpentone (qualcuno ricorda?).
A scuola ero bravino…non so se questo poteva suscitare invidie per cui essere deriso di più.
Certo in prima e seconda elementare avevo legato con alcuni bambini con cui tutto quello che ho descritto sopra non esisteva…
Quindi diciamo, gli insulti di cui sopra erano collegati di più all’ambiente del gioco pomeridiano ma, dagli otto anni in poi, si trasferirono anche nel mondo scuola.
Tra l’altro mi piaceva disegnare, specie figure femminili tipo stilista: ed infatti mentre i bambini di solito desiderano essere calciatori, io aspiravo allo stilista e ballerino! Diciamo che la fantasia e la creatività non mi sono mancate fino ai tredici anni.
In quarta elementare iniziai a frequentare un gruppo religioso (percorso che mi ha accompagnato fino ai primi anni di università). Anche qui…alla fine le persone erano le stesse. E il confine fra amicizia e prendersi in giro praticamente non c’era. La cosa che faceva male era quando ti prendeva in giro chi non consideravi amico e l’amico rideva o, peggio, scoprivi essere la causa di quel prendere in giro.
Le scuole medie pure sono costernate da ricordi un po’ traumatici, forse in parte me li sono cercati. Se penso che in prima media scelsi una cartella che mi piaceva ma di un violetto tendente al rosa…beh, oggi fa moda vedere ragazzi indossare il colore rosa, viola. Ma all’epoca significava sentirsi dire ‘che bella cartella rosa’ con la voce stridula per simulare una femminuccia. Avevo il terrore di andare in bagno perché sapevo che qualcuno mi avrebbe aperto la porta (non ricordo se ci fossero chiavi per chiudersi). Era una sorta di gioco che facevano a quelli un più deboli, anche perché non avevo il coraggio di usare gli orinatoi (non volevo mostrare le mie parti intime, mi imbarazzava…ed è ancora così).
Il rapporto con i professori di educazione fisica pure rimandava in tilt, erano bellocci e giovani e mentre per gli altri ragazzi erano dei ‘mister’ per dirla in gergo calcistico, per me erano fonte di interrogativi.
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

tatos76
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Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » domenica 29 novembre 2009, 2:50

Età 14 - 19

Alla fine delle medie: scelta della scuola superiore.
Non scelgo la soluzione facile, vado in una città più lontana al tecnico industriale, un po’ seguendo uno dei ragazzi del cortile dei giochi (che consideravo all’epoca il mio migliore amico) un po’ perché avevo il terrore di spostare tutte le prese in giro nell’ambito delle superiori andando come tutti in un paese più vicino. In pratica: scelsi di cambiare aria (ma questo l’ho compreso molto dopo).
Non è stato facile, perché i bulli c’erano pure alle superiori e alla fine mi sono trovato in classe senza amici del paese o della mia zona . Ma cosa strana lì almeno non mi sono portato il ricchione e tutte quegli appellativi. Cinque anni tranquilli, da quel punto di vista, in classi però di soli maschi (purtroppo le presenze femminili erano poche e quindi si preferiva metterle insieme).
Certo nell’autobus qualche eco degli sfottò, nei cinque anni, c’è stato (e sempre da persone che io non conoscevo direttamente ma che frequentavano il mio paese) ma non ai livelli a cui ero abituato. Per cui quella scelta, a mente fredda, non è stata del tutto sbagliata. Mi sono perso il mondo emozionale delle mie amicizie che potevano vedersi 24 ore / 24 andando a scuola tutti nello stesso paese ed anche nelle stesse classi.
Però superiori significa adolescenza. Associo a quel periodo la diminuzione della creatività, forse perché non ho saputo canalizzarla: la cultura tecnica pure consente di essere creativi, ma, e questo mi fa male dirlo, non ho il fuoco sacro del tecnico sebbene abbia frequentato anche un facoltà universitaria tecnico scientifica.
Non so se era questo o la mancanza degli amici, più volte pensai di cambiare scuola e andare allo scientifico, ma poi ho proseguito al tecnico industriale e di matematica, sapevo di più io rispetto ai miei amici del liceo! E questo in seguito mi ha aiutato.
Dicevo adolescenza…bel problema! Gli ormoni erano in fermento, e se ricordo alcuni comportamenti dei ragazzi del gruppo religioso, ovvero della cerchia di amici…le prime cotte, le barzellette spinte, le prime confidenze sulle esperienze…di ricordi miei ho il buio assoluto, se non il fatto che percepivo qualcosa che non andava. Anzi, forse i ricordi ci sono…in estate se davo una mano nell’attività commerciale dei miei ed entravano ragazzi/uomini in costume mi rendevo conto che mi attraevano fisicamente. Una volta mi capitò di fissare il fondoschiena del cugino di un mio amico e la cosa mi riturbò tanto che poi penso di essermi confidato con qualcuno e l’amico in questione seppe e voleva capire di più. Il fatto è che nemmeno io riuscivo a capire.
Dai sedici anni in poi ero come un fiume in piena e appena entravo in confidenza di più con qualcuno gli raccontavo di queste mie perplessità sulla tendenza sessuale…non esplicitamente, ma comunicavo che qualcosa non andava.
Per il motivo su citato non ho mai frequentato palestra. La doccia sarebbe stato un incubo.
E poi l’impatto con la figura maschile mi ha messo sempre un po’ sottosopra.
La fase dell’adolescenza, importante per la formazione del carattere, personalità, ecc., pure è stata contraddistinta, nell’ambito del paese, dagli sfottò. Ci andavano a nozze quando uscivo con un mio amico che veniva preso in giro allo stesso modo. Lui è stato più coraggioso, ha preso decisioni in merito alle proprie scelte, e dava per scontato che anche io dovessi fare così. Ma così non è stato per le scelte fatte in seguito! Anzi, io ipocrita, spesso attribuivo a lui l’aumento degli sfottò. A volte quando lo incontro parliamo dei tempi andati…lui ne ha un bel ricordo, io no.
Insomma il fisico maschile mi colpiva e mi colpisce, ma non ho fatto mai niente per valorizzare il mio fisico. Anzi, per fare un esempio stupido, se mi può attrarre vedere la peluria sul petto maschile, cerco di nascondere il più possibile la mia…In ogni caso, dalle scuole superiori in poi sono pure esploso fisicamente, nel senso che sono ingrassato. Ora non ricordo a che età l’attrazione sessuale verso il corpo maschile sia diventato un problema. Mi spiego. Per un periodo avevo pulsioni verso il corpo femminile e volevo imitare quello che i maschi facevano con le donne nei film erotici (film porno e masturbazione sono arrivati dopo i diciotto anni…). Però ho associato il mio ingrassare al periodo in cui la presenza degli uomini nella mia testa aumentava, come aumentando di peso riuscissi a nascondermi e a costruire una figura asessuale (ingrassando non mettevo su muscoli - beh qua dietro c’è pure un po’ di psicologia frequentata…ma questo sarà chiaro in seguito).
Verso i diciotto anni i pensieri omosessuali, di uomini nudi in pratica, più che altro, erano presenti e non ce la facevo (o non volevo?) più combatterli, tanto è che al posto di averli per caso me li procuravo…così facevo prima. In pratica mi addormentavo così…Però era sempre e solo un discorso sessuale e non affettivo.
Ero spaventato, quindi per tanto tempo ho provato a contro bilanciare, mi immaginavo la stessa situazione sia con un uomo e poi con una donna, per capire quale era la mia vera tendenza. Risultato, atteggiamento passivo con entrambe le figure, con la donna quasi sempre la frase di scusante per non essere dotato. “Ovviamente” sempre e solo sesso immaginato.
Affettività niente. Per me l’affettività era l’amicizia, soprattutto con le ragazze. Con i ragazzi non riuscivo (forse per paura) ad entrare in confidenza e avevo interessi troppo diversi (ovvero non avevo tanti interessi). La domenica a messa non ci andavo perché credente ma per quell’insieme di sensazioni che era lo stare tutti insieme lì e dopo in giro. Eravamo un bel gruppo, nonostante poi tutti gli aspetti positivi e negativi. Nel frattempo tutti del gruppo religioso si erano quasi fidanzati fra loro ed in pratica ero il single/candela (spesso reggevo il moccolo alle coppie nel senso che per non restare solo uscivo con loro) della situazione. Ho avuto un certo feeling con una ragazza, che mi corrispondeva pure…apertamente mi diceva perché non ci mettiamo insieme. Alla fine invece di provarci (in modo da capire cosa potesse significare per me), l’aggiorno sui miei dubbi e preferisco che di lì a poco si fidanzi con un altro ragazzo. La cosa non mi è indifferente, però ho preferito così.
Del periodo dell’adolescenza rammento il mio volto allo specchio: mi capitava di fissare nello specchio il mio volto ed era come se mi perdessi in quell’immagine, mi dicevo che quello non ero io ed avvertivo una sorta di sdoppiamento.
E da parecchio che non provo questa sensazione ma, ora, mi fermo davanti allo specchi poco tempo.
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tatos76
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Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » domenica 29 novembre 2009, 2:52

Età 18 -26

Diciotto anni. Diploma. Iscrizione all’università. Continuo l’iter tecnologico: ingegneria elettronica. Ancora oggi qualcuno mi dice ‘ah, difficile’, il che mi mette un po’ a disagio, non perché non avesse le sue difficoltà, ma a me sarebbe risultato difficile fare giurisprudenza, ad esempio.
Però è con l’inizio dell’università che crollo!
Diciamo che durante le superiori usavo lo studio come fuga dalla realtà. In pratica niente vita sociale infrasettimanale, se non sabato e domenica con il gruppo religioso (facevo anche l’animatore con i più piccoli ed è una delle esperienze più care che ho).
Con l’università aumenta il tram tram dell’andare e venire da casa. Scelgo una soluzione da non fuori sede, non volevo gravare ulteriormente sui miei. Potevo lavorare, ma non ne sono stato capace. Almeno nei primi anni. La mia ambizione era darmi da fare, avere bei voti, ecc.
Ma non avevo fatto i conti…con me stesso!
Al luglio del primo anno STOP! Il mio IO si fa sentire!
In estate, dopo lo studio, facendo orari non compatibili con chi la mattina invece doveva andare a lavorare, avevo preso l’abitudine di fare un giretto la sera con un anziano prete a cui faceva piacere fare due passi ed era un mio modo per farmi ben volere da lui, invidiando come gli altri fossero ben accetti da lui (l’invidia è un po’ una mia costante ).
Una sera, dopo avere provato a fare un po’ di movimento e mangiato poi dell’anguria fredda, scendo per il solito giro, vedo i miei amici “accoppiati” in giro…in pratica ad un certo punto incomincia a darmi fastidio la luce e devo sedermi. Lascio il prete ad un’amica che incontro, trovo i miei i genitori e mi faccio portare al pronto soccorso. Pressione 160.
Sarà stata una congestione o sarà stato il mio crollo psicologico?
Da qui inizia un periodo buio, fatto di medico generico, cardiologo, neurologo, psichiatra, psicologo (diciamo iter di una volta all’anno) perché da quella sera avrò tachicardia, attacchi di panico, ecc. che mi porteranno a dover fare i conti con me stesso. Il punto è che i conti non li volevo fare!
Ufficialmente, mi veniva diagnosticato ‘affaticamento da superlavoro universitario’ (su alcune ricette mediche c’era scritto così), perché specie con i medici, appurato che il contesto fisiologico era ok, arrivava la fatidica domanda: cosa è che non va? E che gli dicevo? Di un dottore in particolare ho un ricordo sgradevole, forse aveva centrato il problema globalmente ma fu di una freddezza…”deve crescere, ancora non si è formato il carattere” disse ai miei genitori.
In effetti, aveva ragione. Però il problema non era così semplice.
Alla fine crollai quando un neurologo fece uscire i miei genitori e mi chiese di dirgli cosa non andava. Poi mi mandò da uno psicologo. Il primo di tre: negli anni, a più riprese, mi hanno indirizzato ad un supporto psicologico perché il risvolto di quanto sopra riassunto è (tuttora) un atteggiamento tendente alla depressione.
Non scendo nei dettagli del periodo buio, di cui ancora ho strascichi che, in parte, ho condiviso in privato con Project.
Dico solo che avrei potuto studiare con più serenità e che ho contribuito a ‘curare’ questo stato con la televisione, forse perciò sono ancora teledipendente. Ancorarmi alla sicurezza ‘settimanale’ di telefilm come ER, Roswell, Dawson’s Creek…un po’ mi faceva evadere ed un po’ mi faceva ripiombare nei miei tormenti, chiedendomi se l’attore o l’attrice di turno suscitassero in me particolari emozioni, ma soprattutto invidiando quelle emozioni che avevano (anche se recitate!). Anche Amici di Maria de Filippi ha avuto la sua parte ;-), nel senso che vedere un programma che riprendeva il telefilm Saranno Famosi mi intrigava! Peccato che poi sia degenerato più in un reality… Comunque televisione e pop corn sono stati il mio rimedio ‘naturale’ per calmarmi…ma c’è stato anche quello farmacologico.
Avrei potuto avere più fede…Invece, con la religione, dopo 12 circa passati in un gruppo religioso, ora sono in combutta. Vado a messa, ma non faccio la comunione. La cresima, ho frequentato il corso ma non l’ho fatta. Il sacerdote su alcuni argomenti (dall’omosessualità al divorzio) aveva pareri, quelli della chiesa istituzione, che non riuscivo a condividere. Un pò ora posso comprendere: come istituzione vanno date delle regole. La mia non condivisione mi ha portato molta rabbia nei confronti di Dio e di preti e suore (anche molto giovani) che cantavano, ballavano, erano sorridenti, professavano un amore che io non sentivo. Spesso parlavano dei loro percorsi per riconoscere la vocazione ed erano percorsi tormentati…ma alla fine cedevano a questo amore di Dio. Dio ci ama, Dio ha un disegno su di noi…queste frasi erano ricorrente in alcuni incontri con il nostro padre spirituale ed io rispondevo, in modo ironico, “su di me ha fatto uno scarabocchio” (nel mio dialetto suona meglio). So che molti non approvano, perché la vita è un dono, l’essere omosessuale non è così tragico…ma ognuno ha i suoi tempi per capire il proprio orientamento, elaborarlo ed accettarlo. Certo i miei sono troppo lunghi!!!
Del periodo universitario, ricordo di un estate all’acqua park: “venghino signori venghino” mi verrebe da dire! Uomini in costume, ma soprattutto i bagnini muscolosi ed in costume stile slip. Ritornato a casa, sebbene con gli amici ho retto la maschera del divertimento, ho dovuto fare i conti con le sensazioni che avevo provato. Tanto che ho fatto spaventare mia sorella perché in bagno non rispondevo, ma mi ero chiuso in una sorta di rabbia e voglia di capire…che all’epoca si associava anche a voglia di farla finita…ma fortunatamente non ho mai agito in tal senso, sebbene in un certo qual modo un po’ mi sento morto perché non vivo pienamente.
C’è tutto il lato emozionale che è totalmente assente!
Durante il periodo dell’università, spesso la sera indugiavo fino a tardi davanti alla televisione in attesa di vedere su delle reti private (che si vedevano pure male) filmati ‘quasi’ porno (diciamo che gli attributi sessuali non erano in vista ma si capiva molto bene cosa facevano ;-D) o la pubblicizzazione di chat line…Una volta, in cui la confusione e la depressione la facevano da padrone, provo a chiamare anche ad una chat line gay…mi rispose qualcuno, il tempo di una sua frase a sfondo sessuale (descriveva come era vestito e cosa si apprestava a fare) e chiudo senza fiatare. Spesso, pensavo, “perché non prendo l’auto a vada a sperimentare il sesso con una prostituta…oppure mi prostituisco?” Tutto questo marasma, per fortuna, erano solo pensieri!
Oggi però mi capita di pensare ancora al fatto che se non ho il coraggio di osare forse dovrei provare con chi sa essere esperto a pagamento (escort) ma ancora mi rifiuto…spero di riuscire ad tirare fuori qualche emozione in più e debellare queste ipotesi.
A questo periodo devo anche associare, purtroppo, l’autoerotismo. ‘Purtroppo’ perché, senza scendere in particolari morbosi, il connubio internet e autoerotismo sono diventai con il tempo una sorta di valvola di sfogo che alimentava però uno stato di insofferenza e sentirsi colpevole.
Con la cerchia di amici, la sera il sabato si usciva. E qui rammento l’effetto “porte in faccia”...Non riguarda provini o assunzioni mancate, ma è il modo con cui riesco a descrivere una sensazione. Si usciva il sabato sera tutti lindi e pinti, ma sapevo che mi aspettava puntuale questa sensazione. Vedere tanta gente che non conoscevo e tanti ragazzi che non conoscevo…Ogni ragazzo che vedevo era come avere una porta in faccia. Ho legato la mia sensazione alla mia scarsa autostima, nel vedere tutti più belli, con modi più affascinanti, più sicuri ecc. o era semplicemente attrazione? Poi tutti fidanzati, mano nella mano…ed io lì a sentirmi strano.
Nei primi anni dell’università penso di avere avuto una cotta anche per quella che oggi è una delle mie amiche intime, nel senso che ricercavo la sua compagnia e ne sentivo la mancanza. Anche qui però sono stato contento del fidanzamento con un altro ragazzo (ora marito), anche se lo invidiavo!
Alla fine riesco a laurearmi e per me è stata una piccola conquista, nonostante la mia guerra interiore. (to be continued)
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konigdernacht
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Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da konigdernacht » domenica 29 novembre 2009, 20:52

Ciao tatos76, anche se la tua storia non è ancora finita, ci tengo a dirti che mi è piaciuta tantissimo e in molte cose mi ci sono ritrovato.
Veramente, un racconto molto profondo e travagliato; aspetto di leggere il seguito.
ciao
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Gingko
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Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da Gingko » lunedì 30 novembre 2009, 0:02

Carissimo, la tua storia mi è piaciuta tantissimo, e non vedo l'ora di leggere il seguito!! Mi ritrovo moltissimo in alcuni dettagli (solo dettagli, ma di quelli rilevanti!) di quello che scrivi!! Però c'è una cosa che qui dentro condividete tutti, tu compreso, ma nella quale io non mi ritrovo proprio: la paura di essere gay. Io più che il terrore di essere gay, ho, periodicamente, il terrore di non esserlo! :shock: Terrore grazie al cielo infondato, infatti ogni perido di ansie in tal senso l'ho sempre risolto in fretta e con facilità, tranne l'ultimo che mi ha fatto quasi ricadere in depressione prima di rendermi conto che mi sbagliavo ancora!! :mrgreen:
(tra l'altro penso che dovrei aprire un post nel forum a tal proposito, ma non credo che ne avrò mai il coraggio, già è tanto se riesco a scrivere a te, dato che scrivo pochissimo nel forum perchè ho sempre l'impressione di scrivere qualcosa di inappropriato o che cmq a chi legge non piace e allora ogni volta scrivo ma poi clicco Annulla invece che Invia) Ma l'essere gay è l'unica cosa che accetto pienamente di me, e che mi piace veramente di me... non ho mai dovuto passare tutti quegli anni di dubbi e paure e infelicità per l'essere gay (ma li ho passati per tutto il resto, e ho cominciato a uscirne solo alla fine dei 16 anni proprio quando ho scoperto di essere gay, e ancora non ne sono del tutto uscito...) ...sì, è vero, sono proprio strano!! :lol: ;)

Gingko.

tatos76
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Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » lunedì 30 novembre 2009, 21:09

Che dire! Non mi aspettavo queste reazioni!

Anzi, mentre leggevo le risposte sudavo, perchè in un certo senso so di avere scritto cose che in passato ho annotatosolo su alcuni quaderni (ovvero mai confidate), però è anche vero che mi sono detto se non ne parlo in questa sede, dove posso parlarne? (vabbè psicologa a parte :D )

A presto
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clark68
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Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da clark68 » lunedì 30 novembre 2009, 22:08

:) Ciao Tatos,
Ho letto la tua storia e che storia!!? mi piace come scrivi, è molto complessa pieni di aspetti emotivi e di sensibilita non mancano i colpi di scena, bravo continua cosi: volevo anch'hio darti il benvenuto nel forum qui ti troverai bene e troverai tanti amici con cui parlare e confrontarti è un punto di riferimento al quanto speciale e non è poco sicuramente questo grazie a PG. Nella tua storia un po mi ci ritrovo quello che hai passato tu è un po quello che molti hanno vissuto nella propria adolescenza ti capisco non e stato facile ma da quello che scrivi mi sembra che punti di riferimenti ne ha avuti molti e questo non è stato poco ;) e che ahi superato abbastanza bene i vari passagi e le difficolta della vita, certo quello che vivi da piccolo te lo ritrovi da grande ma mi sembra che sei stato in gamba e c'e l'hai fatta,bravo!continua cosi!!
La solitudine e brutta ma ricordati che c'e sempre qualcuno che ti sta vicino anche se non lo vedi e che soffre assieme a te quindi non sei solo ;)
Per l'amore , bellissima parola ma scovolgente e complicataa, se non c'è si vede che non è il momento che che ci sono molte altre prioritè come gli amici gli studi ed altro: la vita gay non è sicuramente facile ma molto bella e sicuramente ti darà molte soddisfazioni poi in effetti e molto piu facile che quella etero quindi stai tranquillo che va del tutto normale, l'importante e vivere pienamente la vita
e vivere il presente basta prendere la vita come viene questo è un piccolo segreto per la felicità.
Sei molto sensibile e molto coraggioso questo è un pregio e non è poco eh ;)
Mi fermo qui vedo che la tua storia continua, magari ci sentiamo in chat, t i auguro il meglio di ogni cosa te lo meriti grazie perche ci sei!! un abbraccio
Clark

tatos76
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Iscritto il: venerdì 23 ottobre 2009, 22:16

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » martedì 1 dicembre 2009, 23:57

Grazie Clark!
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

silvano
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Iscritto il: martedì 8 settembre 2009, 12:47

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da silvano » mercoledì 23 dicembre 2009, 9:55

Caro "mi descrivo a tappe",
anzitutto Buon Natale, e detto sul serio non perchè, in questo periodo "si fa"!
Prima cosa via i sensi di colpa! in una vita complessa tutto ci può stare e se non capisce Chi ci ha fatto allora chi ha da capire?
Fortunatamente non tutti i preti sono come quello che hai incontrato.
L'Amore è ciò di cui non possimao fare a meno, anche se la ricerca di darlo e riceverlo passa per strade che qualcuno può giudicare "deviate". Fregatene!
Mi dispiace solo la sofferenza che spesso queste strade portano come ho letto in tanti passaggi del tuo rivelarti a tappe. Ma in questa rivelazione non hai detto le cose più belle che ho letto solo tra le righe (sai sono abituato a leggere tra le righe!) che sono la tua voglia di amare ed essere amato, il desiderio di non doversi nascondere, una fede che non ti emargini (non per nulla dici che il periodo in cui hai fatto l'animatore dei più piccoli nel gruppo parrocchiale è stato uno dei più belli: credo che tu abbia dato molto a quei ragazzi perchè hai molto da dare).

Ho cominciato dicendoti "buon Natale": ora vogluio augurarti che il Natale ti porti almeno una delle cose che desideri profondamente. Se andrai in chiesa quel giorno vorrei che pensassi che quel bambino speciale non ti condanna, perchè non è venuto per condannare ma per amare, e solo per amare, perchè è l'Amore.
Auguri e, se posso permettermelo, un amichevole abbraccio.
Silvano

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