Mi descrivo a tappe...

Presentazioni dei nuovi utenti - benvenuto ai nuovi utenti
Rispondi
tatos76
Utenti Storici
Messaggi: 152
Iscritto il: venerdì 23 ottobre 2009, 22:16

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » mercoledì 30 dicembre 2009, 2:35

Per concludere l'anno e qualcosa di iniziato...

26 – 28: la ricerca del lavoro

Dopo la laurea doppio dilemma: lavoro e servizio militare. Come al solito, in preda alle mie insicurezze non avevo provveduto a limitare il secondo problema, perché sarebbe bastato un servizio civile da conciliare con i tempi universitari. Una spiegazione in verità c’era, volevo lasciare la questione al caso, forte del ritenere il servizio militare risolutore delle mie domande (vita in caserma, tutti uomini…), quindi facendolo o mi abbattevo definitivamente o sarei uscito un po’ rinforzato dall’esperienza.
Inizio l’invio dei curricula e passo sempre più tempo al pc, cercando aziende ed inserzioni di lavoro. L’effetto collaterale di questa attività era che, stando più tempo su Internet, visionavo “altro” materiale, sebbene tutto sommato in versioni più soft (ricordo che porno un po’ più completi, diciamo così, li ho visti in seguito). E proprio questo alimentare la mia mente con tali messaggi mi ha portato anche ad aumentare in quel periodo uno stato (semplifico) depressivo che ha fatto preoccupare mia madre per cui alla fine ho deciso di ritornare in terapia ed affrontare i miei scheletri. E se inizialmente l’input è venuto da mia madre con supporto del medico curante, ora continuo ad andarci a sua insaputa.
Per il lavoro, ogni giorno era un aspettare che il telefono squillasse, e poi ha iniziato a squillare. Ma qua è iniziato il bello: il colloquio di lavoro! Mostrare te stesso o almeno il meglio di te stesso o quello che vorresti vendere come il meglio. Insomma, l’arte del venditore di me stesso non andava proprio. L’iter era sempre lo stesso: test psico attitudinali, colloqui di gruppo, colloquio individuale. Ovviamente dovevi passare uno step per arrivare a quello successivo. Con i test, qualche delusione nel non averne saputi fare alcuni…ma i problemi arrivavano con il colloquio individuale.
Sicurezza, mi verrebbe da suggerire come parola d’ordine. Ma il mio mondo interiore era così confuso che la sicurezza era difficile lasciarla trasparire. Emblematica una frase dettami da una selezionatrice, dove eravamo io ed un altro candidato e ci presentò un case study (in pratica una situazione aziendale) e voleva sapere come ci saremmo comportati. La risposta al mio intervento fu: lei è buono (nel senso di bonario). Quello che mi costa nei colloqui è il dovermi vendermi anche per quello che non sono, e alla fine non ci riesco sempre. Ho mancanza di autostima, che in modo schizofrenico associo al non volere essere giudicato!
Fortunatamente, quando sei neo – laureato attrai…soprattutto per stage. Ma la situazione militare sospesa diventava un problema. Alla fine mi decido: scelgo il servizio civile, almeno avrei potuto continuare a formarmi. Altro problema, fare la domanda di servizio civile significava essere chiamato almeno dopo nove mesi! Per farla breve, mi suggeriscono un escamotage per evitare servizio civile e militare, facendo leva sul mio sovrappeso, sebbene nel frattempo abbia dovuto rinunciare a delle opportunità, specie formative.
Alla fine, servizio civile scampato, colgo un’opportunità, che fra formazione e stage mi consente di iniziare a lavorare a tutti gli effetti (tempo indeterminato) a 28 anni nel campo informatico. Un po’ in ritardo, insomma…
Durante gli anni dell’università si pensa in grande; nella realtà, se non si è tenaci e ci si concentra in fare scelte mirate, non si riuscirà a concretizzare quei desideri: mi sarebbe piaciuto fare un lavoro sfidante, che ti mette sotto stress, per cui devi risultare vincente ma ogni volta che mi ci ritrovo a pensare mi ripeto che non posso e non avrei potuto farcela, per il mio carattere e per le mie paure ed incertezze legate anche alla mia sfera sessuale. Un po’ mi ritornano in mente le parole di un medico nei miei confronti, “deve ancora crescere”, forse è per quello che non ho saputo/so lottare per realizzare ciò che volevo, ma il punto è: cosa voglio? Ma questa sarebbe un’altra storia.
Non mi nascondo dietro ad un dito (non ce la farei ;-D) ma finora non ho mai parlato di accettazione e penso che tuttora non ne possa parlare. Forse se riuscirò a realizzare chi sono e cosa voglio potrò sentirmi più realizzato anche dal punto di vista professionale.

28 – 33: la città e l’indipendenza economica

Con il lavoro, si realizza quello che era un mio piccolo desiderio: andare a vivere fuori per lavoro e abbandonare il nido familiare.
Ebbene eccoci nella città ormai da cinque anni. Pensavo che qui sarebbe cambiato qualcosa.
Mi piace il dovermi accudire (cucinare, ecc.), quindi quello non mi pesa. Però associavo alla grande città l’opportunità di sperimentare il mio lato affettivo/sessuale, ad essere sincero il pensiero andava solo sul sessuale. Ma non ci sono riuscito. Le possibilità ci sono (i famosi luoghi di incontro), le chat, gli annunci. Ma la cosa più ‘trasgressiva’ che ho fatto è passare qualche volta davanti a questi luoghi di incontro (dei bar) con il cuore a mille senza riuscire a guardare dentro.
Alla fine anche in città, ho ripiegato sul virtuale e sui falsi miti che lo accompagnano ma che tanto mi attraggono.
Non generalizzo, quello che segue riguarda solo me. La voglia di cambiare, contrariamente a quanto pensavo, la si deve avere dentro. Certo cambiare aria aiuta a superare piccolo blocchi interiori, ma cambiare veramente o avere il coraggio delle proprie decisioni non si conquista solo andando a vivere in città. La differenza fra città e paese sono le amicizie, quelle del lavoro in città (che potrebbero essere più conoscenze) e quelle di una vita in paese (che a volte ti possono deludere) oppure le opportunità (in senso lato, dal cinema al lavoro agli incontri), in città tante ma nel paese poche, a meno che non si è creativi ed intraprendenti, capaci di vedere oltre.
Forse il vivere lontano mi consente di stare male quando voglio, senza avere l’occhio indagatore dei familiari che vorrebbe capire il tuo stare male… mentre, parlando di cose più carnali, la possibilità di autoerotismo con meno sensi di colpa (diciamo che ho provato di più a sperimentare determinate sensazioni) o la decisione di andare da un andrologo. Anche se in casa sono con altre persone, e la convivenza può essere un problema. In merito io mi adeguo e forse mi faccio mettere i piedi in testa in alcuni casi (sebbene anche io rompa le scatole), ma è questione di pratica e poi si impara anche a reagire. Un episodio legato a sessualità ed inquilini, oltre ad essere colto mentre cercavo di ricorrere all’autoerotismo, è che un mio coinquilino a mia insaputa usò il mio portatile (me lo disse dopo) e secondo me ha visto dei filmati porno – gay che ingenuamente avevo sul desktop. Non sapevo come avrebbe reagito e non ne ero sicuro. Non ha reagito (ma stava già per cambiare casa). La situazione non fu piacevole, se mi avesse chiesto qualcosa avrei risposto sinceramente, che vedevo quei filmati per comprendere meglio le mie inclinazioni sessuali. Sebbene ora chiedo a me stesso, ma fino a quando voglio continuare a vederli e sono ormai cosciente che non è quella la strada giusta?
Nemmeno in città ho avuto il coraggio di iscrivermi in palestra, però sono stato ‘costretto’ dai miei ex-colleghi a fare una avventura insieme, che ha significato anche fare la doccia insieme. Il mio dramma. Non so se fortunatamente o meno, nell’area docce c’erano anche persone esterne al nostro gruppo. Sono arrivato in doccia tutto bardato e con costume, e stavo pure scivolando per l’imbarazzo. I miei occhi cercavano corpi, schivando quelli dei miei colleghi. E la visione di tanti corpi nudi maschili mi ha scombussolato non poco. Soprattutto perché poi allo specchio quel corpo non lo rivedo, ma lì erano tutti tipi atletici.
Con il lavoro, nonostante la mia ‘impacciataggine’ iniziale, mi sono trovato bene, ma per migliorare la mia situazione economica (essere un fuori sede costa!) ho provato a cambiare lavoro e ho avuto modo di scoprire come con la sola esperienza lavorativa sul curriculum, divenivi più appetibile e la trafila cambiava, non più test e colloqui a raffica, ma spesso colloquio individuale direttamente, sebbene di più nelle piccole aziende. Mi sono messo alla prova anche con i famigerati concorsi, e a dispetto delle varie credenze a riguardo (le famose raccomandazioni) non ne posso parlare male! Anzi, il mio attuale lavoro (ho cambiato) ne è una conseguenza.
In genere trovo più semplice comunicare con le donne, dai professori ai superiori ai commessi, ma con mia sorpresa nell’ambito lavorativo sono riuscito a superare questo ostacolo (per forza di cose altrimenti il lavoro si complicava ;-D).
La sensazione che un po’ si è affievolita con il raggiungimento dell’indipendenza economica, è del non meritarsi le cose, specie dai genitori. Un esempio, festa di laurea. La festa di laurea (comunque l’ho fatta), non mi sentivo di affrontarla, mi giustificavo dicendo che non c’era niente da festeggiare, non è che mi fossi laureato in tempo. Mi sentivo ipocrita nel festeggiare e farmi festeggiare senza dire le cose come stavano, cioè che probabilmente quel neo dottore sarebbe stato/è (?) un omossessuale. ALT! Non vorrei che qualcuno leggendo questa frase si sentisse offeso, ma era per rendere l’idea della reazione che mi aspetterei… In ogni caso provo ancora quella sensazione, quando i miei accennano all’idea di volermi aiutare a comprare casa…ed io penso che prima dovrei chiarirmi con loro sul mio essere.
Nella città nessuno ti conosce bene ed allora cerco di fissare qualche ragazzo/uomo, ma non ne ho il coraggio più di tanto…ma soprattutto il mio sguardo corre subito alla mano sinistra per vedere se hanno la fede! E cambio direzione. A volte cammino, specie nei wend in cui non ritorno al paese, fra la folla e mi sembra di vedere tutti gay o tutti sposati. E mi ripeto come faccio a capire?
La solitudine e la confusione sono però sempre dietro l’angolo, anche se sei nella folla cittadina, ed in una di quelle sere decisamente NO, clicco “conoscere gay” e il tasto “Mi sento fortunato” su Google e compare il sito di Project. Con le mie paure ho iniziato a leggere ed a rispondere a qualche post. E’ solo un piccolo passo per riuscire a capire e forse a cambiare atteggiamento verso la vita, per finire di dare la colpa dei miei “malesseri” alle sole pulsioni omosessuali e riuscire ad interpretare tranquillamente la propria affettività e sessualità.

Appendice

Alcune considerazioni e ricordi sparsi…

Forse non sono mai cresciuto…

…sarà per questo che con bambini ed adolescenti mi trovo!
Mi sono sempre piaciuti i bambini, anche se mi accorgo che sto diventando più intollerante.
I miei colleghi mi prendono in giro dicendo che mi vedono papà. Per me è come una batosta, perché non possono nemmeno immaginare quanto tutto il mio vissuto, penso, non mi porterà mai ad essere papà. Ma a volte mi dico forse meglio così…Non so nemmeno giocare a calcio, con un figlio maschio potrebbe essere un problema ;-D
Però nei confronti dei bambini spesso ho avuto paura, perché sono anche arrivato a pensare, nel mio periodo di massima confusione, di poter avere attrazione nei loro confronti, e qui la psicoterapia è stata un toccasana perché mi ha permesso di fugare queste paure.

Il calcio
Il calcio! Un dilemma: passione per tutti, odio per me! Non ci sapevo giocare, non mi attirava (tanto per cambiare preferivo pallavolo…che era giudicato per femminuccie).
Certo la raccolta figurine c’è stata…ho osato, nel senso letterale del termine, frequentare una scuola calcio. E’ stato un trauma! Dalla doccia (che mi guardavo bene dal fare, ma la facevano gli altri e mi prendevano in giro)…al gioco. Sono stato “colpevole” di una perdita (o di pareggio?) di una partita per avere giocato gli ultimi cinque minuti. Ma se ci rifletto era una scuola per chi sapeva già giocare…Io non sapevo/so nemmeno calciare! Mi ricordo che quando tornavo a casa mi rifugiavo nei cartoni animati…e magia delle magie, a quel tempo e a quell’ora c’era ‘Milly e il giardino segreto’ (o qualcosa del genere), cartoon triste, da femminucce. ma mi piaceva!
Però ho dovuto accontentare i miei compagni di classe al quinto anno delle superiori, che prima del congedo per il diploma, volevano fare una partita di calcetto…non mi sono sottratto ma ho ancora i flash dei ragazzi nello spogliatoio che si toglievano i vestiti come niente fosse, mentre io già guardavo degli adulti che uscivano dallo spogliatoio dal turno precedente…e mi sentivo a disagio, specie perché l’occhio cadeva sempre lì dove non batte il sole. Alla fine…scopro che lo spogliatoio femminile è vuoto e andiamo lì per velocizzare con un piccolo gruppetto. Io doccia in costume! Alla fine viene pure la sorveglianza perché al turno successivo c’era una signora a cui serviva lo spogliatoio!
Poi nel tragitto per andare all’università, per qualche anno, ho assistito ai discorsi che definivo di ‘filosofia del calcio’, ovvero disquisizioni approfondite sulle partite domenicali e sul calcio in genere. Avrebbe dovuto stimolarmi l’interesse, invece ascoltavo inebetito! Perché tanto disquisire? Si vince o si perde.
Ma alla fine è la passione che fa parlare tanto ed infervora gli animi, passione che mi manca.

Natale e Pasquetta…
Durante il Natale, specie negli ultimi anni, avverto una sorta di malinconia e depressione, legato anche all’anno che passa e al non avere nessuno vicino, non nel senso di famiglia ma di quel legame unico che hanno le coppie.
Natale è stato spesso anche disperarsi per lo stato di cose che provavo e risolverlo poi con un atteggiamento masturbatorio che peggiorava le cose, perché farlo nel periodo natalizio era più colpevolizzante di quanto non lo fosse già normalmente.
Pasquetta, invece, la ricordo puntualmente perché accadevano degli episodi per cui venivo deriso da persone del paese incontrate nei tragitti delle scampagnate…una derisione subdola che unito al mio essere permaloso…limitava la mia spontaneità. Sarà per questo che sembro rigido e glaciale? Alla fine, di recente,ho risolto standomene a casa o facendo dei percorsi alternativi a dove c’è più gente in paese.

Ora non va

Il punto è che, specie con alcuni episodi che mi sono accaduti di recente, sento che sto peggiorando: odio ed invidia (dal vedere tutti spensierati, tutti fidanzati, tutti sicuri di se, con tante passioni, con il calcetto settimanale…) alimentano una rabbia repressa che sfocia in pensieri che vorrei rimuovere dalla mia testa ma che puntualmente, all’occorrenza, si ripresentano… e specie nel nuovo lavoro questo atteggiamento mi capita spesso il che si traduce in maggiore tensione con i colleghi.
Mi sento pure poco considerato a lavoro (sarà egocentrismo represso) e a volte, internamente, ma spesso forse anche nelle mie reazioni, mi sembro quello che si dice (nello stereotipo offensivo) una checca isterica e mi capita di trattare male chi mi è vicino…alla faccia del bonaccione, come mi descrivono…
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

tatos76
Utenti Storici
Messaggi: 152
Iscritto il: venerdì 23 ottobre 2009, 22:16

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » mercoledì 30 dicembre 2009, 2:39

Silvano grazie per l'incoraggiamento.
Ancora non riesco a vedere tra le mie righe, ma certo non mi dispiacerebbe vederci quello che hai trovato.
Ricambio l'augurio di Buon Natale anche se in ritardo!

Sono in anticipo per il Buon Anno :D

tatos76
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5980
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 30 dicembre 2009, 3:55

Tatos,
il post è bellisismo, l'ho letto tutto di un fiato e penso che potrà essere utilissimo a tanti ragazzi perché racconta una vita vera. Grazie anche dell'enorme lavoro che hai fatto per scriverlo, ne è valsa la pena!

tatos76
Utenti Storici
Messaggi: 152
Iscritto il: venerdì 23 ottobre 2009, 22:16

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » lunedì 4 gennaio 2010, 22:11

Il "grazie" lo devo io a te!
Il post è stato come sfogarsi, quindi non mi è costato molto...

A presto
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

Avatar utente
konigdernacht
Moderatore Globale
Messaggi: 939
Iscritto il: giovedì 25 giugno 2009, 0:27

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da konigdernacht » mercoledì 6 gennaio 2010, 19:25

Che storia! :shock: ti fa davvero pensare! grazie per averla condivisa! :D
Zerchmettert, zernichtet ist unsere Macht
wir alle gestürzt in ewige Nacht

Avatar utente
Sciamano
Utenti Storici
Messaggi: 535
Iscritto il: martedì 4 agosto 2009, 14:35

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da Sciamano » giovedì 7 gennaio 2010, 15:37

Queste storie vere sono una condivisione di esperienza importante sia per i ragazzi che per adulti più stagionati. Apprezzo il tuo post.

Mi dispiace leggere una vita un po' tormentata come la tua... cmq da come hai scritto il post e da quello che racconti, mi sembri una persona molto seria, "seria" nel senso che ti impegni nel volerti capire, nel voler "mettere a posto le cose" e con questo intendo a superare tensioni, arrivare ad un'accettazione serena, trovare amicizie e magari anche un compagno. Devo esser sincero, io non saprei bene come agire, anche perché penso di poter dire di non avere vere amicizie, sono molto superficiali, nessuno sa del mio orientamento, e ogni tanto un po' di confusione (non tanto sull'orientamento, ma su cosa fare) o umore malinconico mi viene... l'unica cosa che so è che non è facile vivere queste situazioni.

Io non sono uno psicologo, però da quello che scrivi emergono timori, paure, che a lungo andare si son trasformati in fastidi, quasi rabbia (come dici anche tu). Sarebbe stupido dirti di "cambiare carattere", o trovare il coraggio di fare certe svolte significative, perché io so bene quando uno vorrebbe qualcosa di diverso e per vari motivi o proprio per mancanza di coraggio (coraggio di stravolgere le cose) non riesce a far niente, rimane nello stato in cui è, magari finisce con l'arrabbiarsi tra sé e sé, e questo te lo dico perché mi è successo. Forse puoi provare a pensare ad un obiettivo che vuoi raggiungere, e poi creare le condizioni per rendere inevitabile (ma non immediato) l'accadimento dell'evento che può portarti a quell'obiettivo. Così diventa più soft fare certe modifiche...

In bocca al lupo!
Se mi viene altro da dire te lo dirò...
Cercare la felicità rispettando gli altri, sarebbe una grande conquista per l'umanità!

tatos76
Utenti Storici
Messaggi: 152
Iscritto il: venerdì 23 ottobre 2009, 22:16

Re: Mi descrivo a tappe...

Messaggio da tatos76 » mercoledì 13 gennaio 2010, 21:40

Sciamano, apprezzo la tua sincerità.

Il tormento interiore senza dubbio non me lo toglie nessuno :D , ma non vorrei definire la mia vita 'tormentata', nel senso che sono stato fortunato sotto molti altri aspetti.

Ho approfittato del forum e della presentazione per portare fuori un mondo che forse le persone con cui sono ogni giorno non si aspetterebbero...e per fare un pò di (dis)ordine fra le mie idee a riguardo. ;)

A presto
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)

Rispondi