La vera cosa da curare è l'omofobia

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
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serpentera
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da serpentera » domenica 26 febbraio 2012, 12:18

Quanto più una persona aderisce a valori tradizionali , dove la donna ha un ruolo subalterno all'uomo , tanto più è probabile che sviluppi una mentalità omofoba.
Nel caso si tratti di persona omosessuale, vi sarebbe analogamente una maggior propensione all'omofobia interiorizzata.
E' verissimo:non a caso,il sud d'Italia,tradizionalista per antonomasia,è quella parte della penisola che pullula maggiormente di omofobi e gay repressi(stessa cosa vale per i paesi arabi o dell'est Europa,molto legati alle loro tradizioni...).
Project,questi,dunque,bisogna lasciarli nella loro ignoranza,tenendo conto del fatto che la quasi totalità dei nostri connazionali ci rimanda al punto 3?Ma così possiamo sognarceli i riconoscimenti dei diritti civili(non parlo di matrimonio,figli:intendo,ad esempio,la possibilità di assistere il proprio ragazzo durante un ricovero in ospedale,ecc...)!

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progettogayforum
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da progettogayforum » domenica 26 febbraio 2012, 17:05

Ciao Serpentera,
sono contento di rivederti qui. Quanto al lasciare gli altri nella loro ignoranza posso solo dire che quando un dialogo non è possibile perché manca da una delle due parti qualunque forma di apertura nei confronti delle ragioni dell’altro, evitare il dialogo non è un lasciare gli altri nella loro ignoranza, ma un prendere atto che il dialogo è impossibile ed evitare di perdere tempo.

Machilosa
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da Machilosa » domenica 26 febbraio 2012, 18:15

Partendo dal tema “omofobia”, vorrei chiedervi cosa ne pensiate del rapporto tra omofobia e omosessualità repressa; è una leggenda metropolitana quella secondo cui molti omofobi sarebbero omosessuali repressi? Avete avuto contatti diretti con omosessuali-omofobi?
Io, forse, una volta, ma non ho ancora avuto riscontri certi.
Il ragazzo in questione era un mio coinquilino durante i primi anni di università; chiamiamolo “P”; in base ai modi di fare (muoversi, parlare, gesticolare), potrei classificarlo come “sospettabile”, ma questo non costituisce certo una prova; ciò che subito mise una pulce nell’orecchio a me ed al mio altro coinquilino (quello famoso, bisessuale, che mi ha poi trascinato in un’orribile pseudo-relazione… ma questo accadde più di un anno dopo), fu il suo curioso atteggiamento nei nostri confronti: sin da subito molto (troppo) affettuoso, cercava spesso il contatto fisico; per esempio, alla sera, se guardavamo insieme un film alla TV, tendeva ad adagiarsi lentamente sulle nostre spalle (soprattutto sulle mie).
Non sembrava aver mai avuto una storia seria con una ragazza; raccontava di mirabolanti avventure con femmine sconosciute, scomparse nel nulla dopo una notte di sesso furente.
Aveva una vita piuttosto misteriosa: non ci aspettava mai per andare insieme in facoltà, ma, con una scusa o con l’altra, partiva sempre con almeno mezzora d’anticipo; restava fuori tutto il giorno, dicendo d’essere in biblioteca, ma spesso capitava di non trovarlo, nella famosa biblioteca dove avrebbe dovuto essere; usciva molto spesso, ma, benché noi lo invitassimo quasi sempre con noi e il nostro gruppo, lui non contraccambiava mai l’invito; una volta, per scherzo, gli abbiamo detto che quella sera saremmo usciti con lui: è sbiancato, strabuzzando gli occhi: “Ma-ma… non so, è gente che conosco da poco, alcuni sono francesi… non so se posso portarvi…” ed altre scuse patetiche.
Cito un episodio molto sospetto: il quarto coinquilino, un bulletto piuttosto macho che ci spronava tutti quanti a trombare a più non posso, apostrofandoci “buliccetti” o “finocchietti” (beh, non si allontanava dal vero!), insisteva particolarmente con lui, poiché lo conosceva da più tempo; P., dunque, sotto le pressioni del bulletto, ha ceduto alle lusinghe di una ragazza che ci provava spudoratamente da tempo; ha poi raccontato di una notte focosa, ma non sentendosi adatto per una relazione seria, l’aveva già scaricata; tuttavia, lei, avendo una certa confidenza con noi, ha detto d’averci provato in tutte le maniere; secondo la sua versione, però, P. si sarebbe in realtà addormentato come un sasso nel letto di fianco…
Qualche volta capitava che facesse apprezzamenti sulle ragazze, ma erano sempre così goffi e stereotipati, che sembravano buttati lì apposta.
Comunque, questi sospetti non erano solo frutto della mente di noi tre coinquilini, ma anche di quella di alcune amiche che l’avevano conosciuto.
Per quanto riguarda l’omofobia,il suo non era un semplice scherzare: “guarda sto’ frocio” o inezie simili; quando appariva un omosessuale in TV lo inondava di insulti, gli diceva d’andarsi a nascondere, di farsi curare e altre amenità del genere. Un giorno, stanco del suo fare, gli dissi che gli omofobi più accaniti sono quelli che vogliono mascherare la propria omosessualità; ci rimase di sasso e non tirò mai più fuori l’argomento. L’ultima volta che lo reincontrai, lo scorso Novembre, a distanza di tre anni da questi episodi, mi chiese se il nostro ex coinquilino si era trovato la ragazza; io gli risposi che conviveva felicemente con un ragazzone londinese di colore; fece una smorfia orribile e commentò: “Che schifo!”
Spero per lui che sia solo un etero omofobo, perché se fosse davvero gay, vuol dire che ha una marea di problemi…

Alyosha
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da Alyosha » lunedì 27 febbraio 2012, 3:10

MAchilosa allora il gay radar ce l'avevi un attimo inceppato si vede :lol:. Non so visto le vicende trascorse e gli anni che ti separano, probabilmente non è neanche importante sapere cosa fosse sto ragazzo (sicuramente un cafone), capita temo che l'omosessualità si reprima anche in questo modo goffo alla fine, come anche può succedere che questo ragazzo non sia affatto gay e per sottolinearlo, visto che "i sospetti" c'erano, ha pensato bene di insultarci ad ogni occasione pubblica, in modo vistoso cosicché tutti potessero recepire. Io noto con sempre più convinzione invece che il dannato problema resta la cara vecchia "effemminatezza", che di danni riesce a combinarne tanti. Ad ogni modo trovo importante che tu possa ritornare alle tue cose e rivederti i periodi passati. Lo vedo come un tentativo di dare una forma nuova alle cose e di chiudere un periodo senza però rinnegarlo. Sono processi fondamentali che non è scontato che tutti facciano. Questo te lo dico ovviamente a prescindere dal tema proposto.

SenzaPeso
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da SenzaPeso » sabato 10 marzo 2012, 6:47

Aggiorno questo post a fronte di nuove conclusioni raggiunte dopo aver parlato per un po' di tempo con individui omofobi. Non so se può essere utile a qualcuno capire che tipo di rapporto si instaura tra l'omosessuale e l'omofobo nel contesto di un dialogo, o di uno scontro. Sono solo mie conclusioni, nulla di infallibile né di accademico.

Dunque, il rapporto lo si può descrivere all'incirca in questa maniera:

omofobo (soggetto) ----> omosessuale (oggetto)

O, più nello specifico (anche se sembrerà assurdo):

omofobo (vittima/carnefice) ------> omosessuale (carnefice inconsapevole/vittima)

In breve, quella dell'omofobo è una difesa più che un'aggressione. Ma andiamo con ordine. Non c'è un solo tipo di omofobia, io ne ho distinte due:

- Una che deriva da pregiudizio, preconcetti, disinformazione. In questo caso sarebbe bene contare fino a 20 prima di saltare sulle spine, non si tratta di omofobia vera, ed un'eventuale "aggressione" può anche nascondere semplicemente il desiderio di capire. L'individuo può anche barricarsi all'apparenza nei suoi pregiudizi, a seconda del carattere, ma potrà ugualmente metterli in dubbio e capire. Per questo tipo lo schema sopra non è valido. Credo sia la più diffusa, importante è MAI giudicare queste persone perché si metteranno sulla difensiva. Meglio mostrarsi aperti.

- L'altra la si può definire omofobia vera, parte da un'emozione interiore di disagio, repulsione, disgusto per l'omosessuale e/o l'atto omosessuale che può dipendere da vari fattori che comunque riguardano l'individuo e non noi. Per questo tipo, lo schema sopra è valido: ovvero l'omofobo è soggetto e l'omosessuale è oggetto, l'omofobo è vittima in quanto l'omosessuale gli provoca uno stato di malessere che lo può portare ad una reazione anche aggressiva.

Questa ultima categoria ha la tendenza a giustificare il proprio disagio e la propria volontà di distruggere chi glielo provoca, e lo giustifica rafforzando i propri sentimenti con convinzioni provenienti dall'esterno (come, ad esempio, le leggi Bibliche, Coraniche, l'associazione di pedofilia e omosessualità, l'idea che l'omosessuale sia malato etc..) A differenza della prima categoria, non si tratta di pregiudizi, ma di giustificazioni a cui la persona è così aggrappata che anche davanti ad argomentazioni ben strutturate e supportate non le metterà mai in dubbio (partendo appunto dal presupposto di parlare con un deviato o con un malato.) Adesso, parlare e far ragionare questi individui ha il solo risultato di rafforzare le loro convinzioni, poiché potranno arrivare a considerare la persona con cui parlano "carnefice", irrispettosa delle sue opinioni, prepotente, tutto ciò alimenterà la pessima considerazione che già hanno degli omosessuali. Anche in questo caso sarebbe meglio astenersi dal giudicare ma fare, invece, buon viso a cattivo gioco. Ho visto che rimangono spiazzati se gli si "concede la dignità di esistere ed affermare la propria individualità" pur non facendosi mettere i piedi in testa.

Ciò che hanno in comune, ho notato, è il desiderio di esprimere la loro opinione. La differenza è che i primi sono un po' meno "violenti" nell'esprimersi dei secondi. Sicuramente tra queste due categorie ci sono mille sfumature (una ragazza mi ha candidamente detto "io, purtroppo, sono affetta da omofobia" ad esempio.)

Importante sarebbe evitare di interiorizzare i giudizi che queste persone danno, non facendosi influenzare.

Quello che si sta instaurando tra pro-omosessuali ed anti-omosessuali è un giochino perverso che non conduce a nulla di buono, dato che si basa sul reciproco giudicarsi malati, cattivi, sbagliati.

SenzaPeso
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da SenzaPeso » sabato 10 marzo 2012, 7:58

Machilosa ha scritto:Partendo dal tema “omofobia”, vorrei chiedervi cosa ne pensiate del rapporto tra omofobia e omosessualità repressa; è una leggenda metropolitana quella secondo cui molti omofobi sarebbero omosessuali repressi?
Si, c'è una relazione secondo alcuni studi. Gli omofobi sono quelli che, in un esperimento tra due gruppi di uomini uno non omofobo e l'altro si, hanno manifestato un eccitazione sessuale davanti ad immagini porno con uomini.

"Ormai è praticamente un segreto di
Pulcinella: l’omofobia, il rigetto verso l’omosessualità, altro
non è che omosessualità stessa, repressa ad arte da chi ha
paura di ritrovarsi con un compagno di vita dello stesso
sesso. Insomma, i principali oppositori dell’omosessualità
altro non sarebbero che omosessuali mancati, che limitano
le proprie pulsioni per paura di guardarsi allo specchio. E’
uno studio di Psychology Today a rinverdire la vecchia teoria.
OMOFOBIA E OMOSESSUALITA’ – Che l’omofobia altro
non sia che paura di essere omosessuale lo dice persino
Wikipedia. Ma ora una fonte ben più qualificata conferma
questo tipo di impostazione: e il livello di certezza scientifica
che si è in grado di raggiungere questa volta è davvero
rilevante, visto che si tratta di indagini che coinvolgono la
fisiologia dell’apparato sessuale.
Uno studio ha chiesto agli eterosessuali come si
rapportassero in termini di disagio ed ansia con gli uomini
gay. In base a questi punteggi, gli uomini sono stati divisi in
omofobici e non-omofobici. Agli uomini sono stati mostrati
video da tre-quattro minuti: uno di essi con sesso etero, un
altro con sesso lesbico e un terzo con sesso gay. Mentre
questo accadeva, un dispositivo era attaccato al pene dei
partecipanti. Questo dispositivo misurava l’eccitazione
sessuale degli uomini.
Il risultato? Agli uomini classificati come “omofobici” il pene
si ingrossava anche alla vista del video di sesso omosex. A
dimostrazione che tante chiacchere si infrangono davanti
alla naturalità del comportamento umano.
FREUD – Sentenza definitiva, dunque.
Gli eterosessuali con le più spiccate caratteristiche anti-gay,
a domanda, rispondevano di non essere eccitati da video
sessuali maschili. Ma i loro peni raccontavano una diversa
verità. Gli uomini omofobici erano i più eccitati
sessualmente da atti omosessuali maschili.
D’altronde, e PT lo ricorda, è stato per primo lo stesso
Sigmund Freud a teorizzare che le nostre paure altro non
sono che desideri nascosti e repressi per paura, appunto, di
realizzarlo. Applicato alla psicologia sessuale, i dati
mostrano un quadro abbastanza ben definito."

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... -represso/

Alyosha
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da Alyosha » sabato 10 marzo 2012, 11:50

Senza peso ho trovato le osservazioni davvero interessanti. In particolare su uno dei possibili sensi in cui l'oppressore è anche oppresso o la vittima è anche carnefice come scrivi tu. Possono sembrare giochini e invece questo ribaltamento continuo della prospettiva da un lato all'altro aiuta a capire la complessità della relazione. Anche quando ci sono vittime ben definite come in questo caso è importante capire bene cosa succede, nel movimento di andata in cui l'oppressore dirige la sua aggressione e in quello di ritorno in cui ne ha subita una.
Due sole considerazioni sull'approccio.
Direzione dominante:
omofobo (soggetto) ----> omosessuale (oggetto)
Se la vuoi rappresentare così una relazione, cioè come soggetto e oggetto, devi anche scrivere questo come secondo momento:
Direzione complementante:
omofobo (oggetto) <---- omosessuale (soggetto)
Che è il movimento di ritorno della relazione.
Nel primo senso l'omofobo è oppressore, nel secondo senso oppresso. Dovresti anche collocarli dentro un ambiente, perché è quello in definitiva che li rende entrambi vittime ed è l'ambiente omofobo, che descrivi benissimo. Infine la relazione è sbilanciata l'omofobo è in posizione up (non in tutti i contesti ormai) l'omosessuale in posizione down, altrimenti i ruoli di oppresso e oppressore non sono tracciabili in maniera chiara sia nella direzione dominante, che in quella complementante.
Questo tipo di approccio può dare la possibilità di avere una visione più complessiva del problema, se uno si pone solo dal suo lato della relazione, marginalizza il punto di vista dell'altro estremizzando il proprio. Condivido molto la conclusione in particolar modo:
Quello che si sta instaurando tra pro-omosessuali ed anti-omosessuali è un giochino perverso che non conduce a nulla di buono, dato che si basa sul reciproco giudicarsi malati, cattivi, sbagliati.

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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da SenzaPeso » sabato 10 marzo 2012, 12:37

Boy-com ti ringrazio per le precisazioni, però non saprei come riordinare il tutto... Non sono un esperto in materia di psicologia purtroppo, mi baso molto sull'osservazione e intuizione. Se le mie considerazioni possono essere riordinate in modo da diventare più chiare ed utili, prima di fare casini invito altri a farlo.

La sola cosa rilevante che ho notato e che è utile a rompere il circolo vizioso è l'accettazione non passiva e non remissiva del disprezzo che l'omofobo nutre e per il quale, a conti fatti, se non affronta apertamente con se stesso, poco ci può fare. Riconoscerli il diritto di odiare, pur non condividendo, senza soffermarsi sull'ingiustizia che si sente di subire, di fatto li destabilizza. In breve, una frase del tipo: "ok, tu la pensi così, io, in base al mio vissuto interiore, la vedo in altro modo. Hai diritto ad esprimere la tua opinione, benché io non esista per compiacerti" ad esempio li manda abbastanza nel pallone. Però non ho idea di come potrebbero reagire in una situazione reale, poiché i miei approcci sono stati incompleti e tramite internet.

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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da Alyosha » sabato 10 marzo 2012, 14:06

Senzapeso non sei uno psicologo, ma secondo me hai intuito bene la questione. Neanch'io lo sono, le relazioni umane le ho studiate parecchio, ma con un approccio comunque diverso da quello psicologico, quindi non mi sento di dare nessun parere "tecnico", in questo senso. Le sovrapposizioni tra psicologia e filosofia sono enormi, ma non tali da determinare sconfinamenti, sopratutto quando si pretende che la filosofia abbia finalità terapeutiche che le sono completamente estranee, Solo leggendo quello che hai scritto mi paiono riflessioni più che sensate. Il problema che vedo è anch'io un negarsi a vicenda, ovviamente la cosa più auspicabile sarebbe che chi ha posizioni omofobe si rendesse conto dell'assurdità delle sue posizioni, però lasciargliele esprimere senza aggredirlo forse è la prima condizione perché ciò avvenga. Io facevo sempre così quando mi vomitavano addosso robbacce, su immigrati, Rom, ladri, ecc. ecc. E' chiaro che non essendo nessuna di queste cose, mi veniva più semplice. Sentirsi aggrediti sul vivo quando è di te che si sta parlando è molto più complicato lo capisco perfettamente questo, però ci si può almeno provare. Ovviamente c'è sempre il fatto che l'altra persona può dimostrarsi ottusa e contro l'ottusità vere cure non ne esistono, quindi conviene proprio lasciare perdere se uno, nonostante lo sforzo, si accorge che la discussione non è produttiva. Mi capitava spesso anche questo.

P.S: Ho trovato questa fa al caso nostro:
https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hp ... 3180_n.jpg

:)

SenzaPeso
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Re: La vera cosa da curare è l'omofobia

Messaggio da SenzaPeso » sabato 10 marzo 2012, 23:46

boy-com ha scritto:Senzapeso non sei uno psicologo, ma secondo me hai intuito bene la questione. Neanch'io lo sono, le relazioni umane le ho studiate parecchio, ma con un approccio comunque diverso da quello psicologico, quindi non mi sento di dare nessun parere "tecnico", in questo senso. Le sovrapposizioni tra psicologia e filosofia sono enormi, ma non tali da determinare sconfinamenti, sopratutto quando si pretende che la filosofia abbia finalità terapeutiche che le sono completamente estranee, Solo leggendo quello che hai scritto mi paiono riflessioni più che sensate. Il problema che vedo è anch'io un negarsi a vicenda, ovviamente la cosa più auspicabile sarebbe che chi ha posizioni omofobe si rendesse conto dell'assurdità delle sue posizioni, però lasciargliele esprimere senza aggredirlo forse è la prima condizione perché ciò avvenga. Io facevo sempre così quando mi vomitavano addosso robbacce, su immigrati, Rom, ladri, ecc. ecc. E' chiaro che non essendo nessuna di queste cose, mi veniva più semplice. Sentirsi aggrediti sul vivo quando è di te che si sta parlando è molto più complicato lo capisco perfettamente questo, però ci si può almeno provare. Ovviamente c'è sempre il fatto che l'altra persona può dimostrarsi ottusa e contro l'ottusità vere cure non ne esistono, quindi conviene proprio lasciare perdere se uno, nonostante lo sforzo, si accorge che la discussione non è produttiva. Mi capitava spesso anche questo.

P.S: Ho trovato questa fa al caso nostro:
https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hp ... 3180_n.jpg

:)
Chiaramente se si può evitare di averci a che fare è la cosa migliore, ma spesso sono loro a cercare lo scontro in continuazione, e in quel caso: se non reagisci sei un debole e rafforzi la loro posizione, se reagisci male sei un tiranno perché non gli permetti libertà di espressione. Quindi la via più saggia è la terza.

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