Cattolicesimo ed omosessualità

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
whitetiger90
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da whitetiger90 » martedì 14 agosto 2012, 10:19

pavlosss ha scritto:
whitetiger90 ha scritto:... ho degli amici fortemente cattolici ... La situazione mi imbarazza e spesso vorrei cercare di farli ragionare, ma la paura di espormi mi blocca. La mia opinione è che l'omosessualità e la religione cattolica siano due cose inconciliabili, e ovviamente la colpa è tutta della Chiesa e della sua ottusaggine.
In queste frasi tocchi due punti.

1) "Vorrei farli ragionare". Per esperienza so che è molto difficile fare "ragionare" chi ha presupposti differenti dai tuoi. Da un certo livello in giù hai a che fare con chi, aderendo al Cristianesimo, lo fa per un motivo puramente identitario non profondo. Parlare con persone così è come levar loro la sedia sulla quale siedono. Minimo minimo te li fai nemici. Lascia perdere....

2) In teoria omosessualità e Cattolicesimo paiono inconciliabili. In pratica si crea una sorta di rapporto molto singolare che si puo' riassumere nel modo seguente: senso di colpa per essere gay - desiderio di espiazione - sequela religiosa o vocazionale per rispondere a questo desiderio.
Ne consegue che un certo tipo di gay, sinceramente religiosi, si prestano ad un gioco puramente psicologico (si sentono in colpa e vogliono espiare) nel quale la struttura "cattolicesimo" finisce per trarne vantaggio.
d'accordissimo, sul punto 2 vorrei aggiungere solo un appunto: sono gay, vogliono espiare, quindi magari si avvicinano a tal punto da diventare preti ecc, poi passato il momento dell'espiazione, quando si rendono conto che c'è ben poco da espiare e ti ritrovi il parroco che va a letto con un mio amico ed è un mezzo perverso :)....le gioie del cattolicesimo: tutto va bene basta che sia nascosto (gli andavano bene anche i pedofili, visto che l'unica preoccupazione era insabbiare tutto...) scusate la divagazione che tocca argomenti "diversi" da quelli del post

pavlosss
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da pavlosss » giovedì 16 agosto 2012, 21:36

whitetiger90 ha scritto: d'accordissimo, sul punto 2 vorrei aggiungere solo un appunto: sono gay, vogliono espiare, quindi magari si avvicinano a tal punto da diventare preti ecc, poi passato il momento dell'espiazione, quando si rendono conto che c'è ben poco da espiare e ti ritrovi il parroco che va a letto con un mio amico ed è un mezzo perverso :)....le gioie del cattolicesimo: tutto va bene basta che sia nascosto (gli andavano bene anche i pedofili, visto che l'unica preoccupazione era insabbiare tutto...) scusate la divagazione che tocca argomenti "diversi" da quelli del post
Sono cose molto serie perché è precisamente QUI che la gente perde gli anni migliori della propria vita.

Dirò delle cose ovvie per chi non è credente ma che ovvie non sono affatto per chi è credente.

1) Ad essere gay non c'è alcuna colpa.
Come non si deve chiedere perdono a Dio perché si è mancini, perché si ha gli occhi azzurri o perché non si è molto alti, così non esiste colpa alcuna ad essere gay! E' chi instilla dei sensi di colpa per queste cose che dev'essere curato, non un gay.

2) Come non esiste colpa così non si deve espiare nulla.
Non si nasce con presunti "debiti" nei riguardi di Dio o della società perché si è gay e quindi non si deve passare una vita infelice per fare felice coloro che non sopportano i gay (chierici o laici che siano).

3) Dal momento che non si deve espiare nulla, fare una scelta di fede o di vita (quindi entrare in religione o divenire preti) perché si è gay è il più grande errore che si possa fare.
Prima di tutto davanti a se stessi, se si pensa in questo modo di redimersi o di assumere magicamente un altro essere! Se una persona sente in se che il suo modo di realizzarsi è quello di mettere positivamente in gioco la sua omosessualità lo faccia e non abbia paura. Altrimenti rimane con un dono inespresso e inattivo.

Se alla natura non si da la sua giusta espansione, finisce poi che cerca altre "vie" e si finisce per cadere in situazioni paradossali come quelle dell'ipocrisia con cui davanti si nega e si odia quanto, per dietro, si cerca e si ama. Uno non può rovinarsi in questo modo!

Tempo fa ho sentito una soffiata dai Sacri Palazzi in cui un eminente personaggio (ma onesto) esprimeva così la sua disapprovazione alla "condanna ai gay" operata costantemente dall'attuale papa:

"Esiste questo atteggiamento proprio perché non si vuole venir meno nella propria esclusiva!".

L'eminente personaggio aveva detto giusto: fintanto che il gay è esecrato nella società e nella Chiesa, quest'ultima potrà sempre sperare di vederlo supplicare perdono e chiedere una possibile redenzione come religioso o prete.

Ma questo è un meccanismo perverso e uno se ne accorge a proprie spese molti (troppi!!!) anni dopo e c'è anche chi, pur vedendolo, non lo ammetterà mai!
E' ora di smontare questo gioco!

pavlosss
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da pavlosss » venerdì 14 settembre 2012, 12:37

Ecco il testo completo della lettera aperta all'arcivescovo Giuseppe Betori a firma di suor Stefania Baldini, don Fabio Masi, don Alessandro Santoro, don Giacomo Stinghi e sottoscritta già da molti fedeli. Si tratta di un testo molto bello e ben redatto.

"Il numero di 'Toscana Oggi' del 24 Giugno 2012 dedicava largo spazio all'argomento dell'omosessualità e delle coppie di fatto eterosessuali, con alcuni articoli del giornale e diverse lettere al Direttore, queste ultime critiche nei riguardi della posizione ufficiale della Chiesa sull'argomento.

Ci sembra che gli articoli del Settimanale diocesano non facciano che ripetere sull'omosessualità le norme ecclesiastiche di sempre, senza approfondire l'argomento che negli ultimi anni si è notevolmente sviluppato e chiarito e che ha ancora bisogno di ricerca.

Il nostro intervento vuole dare testimonianza della diversità di posizioni che ci sono oggi di fronte a questo tema, nella riflessione laica e anche nelle Chiese. Noi, e insieme a noi anche teologi, vescovi e laici cristiani, non ci riconosciamo in quell'analisi che traspare dagli articoli di 'Toscana Oggi'.

Quello che ha portato ad un cambiamento radicale nella comprensione dell'omosessualità è stato un tragitto importante. Nel passato l'omosessualità era considerata un 'vizio' praticato da persone 'etero' in cerca di piaceri alternativi, e come tale condannata. Ma allora si parlava di 'comportamenti omosessuali'; soltanto nel secolo scorso si è cominciato a parlare di 'condizione omosessuale' e non solo di 'atti', inducendo alcuni ad ipotizzare che l'omosessualità fosse da considerare non un vizio ma una 'malattia'.


In questi ultimi anni è maturato un modo di comprendere l'omosessualità radicalmente diverso, che ormai, con varie sfaccettature, è accettato da quasi tutti. Si parla dell'omosessualità come di un elemento pervasivo della persona che la caratterizza nella sua profonda identità e le fa vivere la sessualità in modo 'altro'.
E' importante che la Chiesa riconosca positivamente il cammino della scienza nella conoscenza dell'uomo e non dichiari verità assolute quelle che poi dovrà riconoscere errate, come è accaduto in passato.

Questi fatti ci inducono a vedere l'omosessualità in un orizzonte nuovo e ad affrontarla con uno sguardo morale diverso. Su questo tema la Bibbia non dice né poteva dire nulla, semplicemente perché non lo conosceva, così come non dice nulla sull'ecologia e sull'uso della bomba atomica. Comunque nella cultura biblica, come in tutta l'antichità, è totalmente assente l'idea di 'persona omosessuale', si parla solo di 'comportamenti' e non di 'condizione omosessuale', ed è chiaro che vengono condannati non solo perché infecondi, ma anche in quanto legati alla violenza o alla prostituzione sacra.

A questo riguardo sono opportune alcune precisazioni sulla Sacra Scrittura spesso citata per stigmatizzare il rapporto omosessuale. Nel Nuovo Testamento solo Paolo chiama 'contro natura' il rapporto omosessuale (Romani 1, 26-27) ma bisogna tener presente che egli si riferisce, più che all'aspetto fisico, al fatto che l'omosessualità minava l'ordine sociale di allora, quando era la donna, per natura, a dover essere 'sottomessa' all'uomo. Fra l'altro è cambiata anche la nostra comprensione del concetto di 'natura': l'idea di 'natura' come realtà già conclusa non corrisponde più al modo di sentire odierno.

Ormai è anche abbastanza chiaro che quegli episodi dell'Antico Testamento su cui ancora si basa la condanna dell'omosessualità hanno un altro significato: negli episodi di Sodoma (Genesi 19) e di quello simile di Gabaa (Giudici 19) il crimine non sta tanto nell'omosessualità, quanto nella violenza e nella volontà di umiliare e rifiutare lo straniero.

Nell'Antico Testamento invece ci sono segnali molto importanti e molto belli, non esplicitamente riferiti all'omosessualità, ma piuttosto al cammino di maturazione che il popolo ebraico compie rispetto all'emarginazione di gruppi e di persone. La Bibbia ci offre così una cornice più larga in cui porre anche questo aspetto della vita.

Dio 'sceglie' il popolo ebraico perché sia segno, in mezzo agli altri popoli, della sua volontà di giustizia che vuole salve tutte le creature. Poi Israele, con l'illusione di essere sempre più all'altezza della missione che Dio gli ha dato, al suo interno opera altre 'scelte' emarginando gruppi considerati 'impuri'. Nel Deuteronomio, per esempio, (23, 2-9) si elencano le categorie escluse dall'Assemblea del culto: gli eunuchi, i bastardi e i forestieri.

Ma il cammino verso i tempi messianici è un cammino verso l'inclusione, perché i tempi messianici sono per tutti, come si legge nel Terzo Isaia (56,1.3-5): Osservate il diritto e praticate la giustizia..... Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: «Certo mi escluderà il Signore dal suo popolo!» Non dica l'eunuco: «Non sono che un albero secco!». Perché così dice il Signore: "Agli eunuchi, che osservano i miei sabati, si comportano come piace a me e restan fermi nella mia alleanza, io darò un posto nel mio Tempio per il loro nome. Questo sarà meglio che avere figli e figlie perché io renderò eterno il loro nome. Nulla potrà cancellarlo".

Questo capovolgimento di Isaia è una pietra miliare! Non ha alcun valore davanti a Dio lo stato oggettivo di natura o di cultura in cui uno si trova: uomo, donna, omosessuale, eterosessuale, bastardo, straniero, genio o di modesta intelligenza; ciò che conta è osservare il diritto e praticare la giustizia, ciò che conta è amare il Signore e i fratelli.

Non vogliamo dire che Isaia in questo passo alludesse agli omosessuali, non poteva per i motivi che abbiamo detto prima. Ma noi non dovremmo vedere l'omosessualità in questa luce? Compito della Chiesa è allargare le braccia, includere e non emarginare, amare le persone piuttosto che salvare i principî. Ha detto il Maestro: "Il Sabato è stato fatto per l'uomo, non l'uomo per il Sabato". (Marco 2,27)

Di questo cambiamento hanno preso atto anche i Capi della Chiesa cattolica che più volte hanno dichiarato di non condannare gli omosessuali ma l'omosessualità, e questo per loro è un passo in avanti. In realtà non se ne capisce il significato! sarebbe, come dire ad uno zoppo: "Non abbiamo nulla contro il tuo 'essere zoppo', basta che tu cammini diritto o che tu stia a sedere!"

A proposito dell'essere sterili o fecondi, Gesù ha detto che è il cuore che deve essere fecondo e Paolo dirà che si entra nel popolo di Dio per fede, non per diritto ereditario. Ma allora chi può onestamente definirsi fecondo? Chi può farsi giudice della fecondità altrui o della propria? La sterilità ci può colpire tutti. [Il riferimento è diretto all'idea del Magistero per cui l'amore omosessuale non è tale in quanto non è fecondo].

Questo modo di accogliere profondamente la vita di ogni essere umano lo abbiamo imparato dalla Chiesa! Per i discepoli di Gesù non si tratta tanto di difendere principî, di custodirli rigorosamente come gli angeli con la spada di fuoco davanti all'albero della vita, ma di 'scrutare' la vita delle donne e degli uomini del nostro tempo, per farla progredire verso la pienezza. Si tratta di esser fedeli non ad un Dio noto e posseduto, ma ad un Dio 'che viene'. Ha detto Gesù: "Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete valutarlo?" (Luca 12, 56)

A noi sembra che proprio dalla Chiesa dovrebbe arrivare un riconoscimento del modo nuovo di comprendere l'omosessualità, con un segno di accoglienza e di profondo rispetto per i sentimenti di amore di chi vive personalmente questa condizione. Due persone che si amano non sono un attentato alla società né il tradimento del Vangelo. Gli scandali vanno cercati altrove!

Rifacendosi da una parte a queste fonti bibliche e dall'altra all'esperienza umana che viviamo ogni giorno con queste persone, sentiamo evangelico e naturale accogliere in pienezza di comunione queste differenti forme di amore. Le sentiamo parte integrante del nostro cammino di comunità di fede e di vita, e con loro, così come con tutti gli altri, partecipiamo insieme alla Comunione sacramentale e comunitaria.


Il Libro della Sapienza (11, 24-26) ci offre un tratto stupendo del Creatore, che dovrebbe essere 'luce sul nostro cammino': "Tu, Signore, ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita"."


http://firenze.repubblica.it/ 7 settembre 2012[/size]
Ultima modifica di pavlosss il venerdì 14 settembre 2012, 13:09, modificato 3 volte in totale.

Alyosha
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da Alyosha » venerdì 14 settembre 2012, 13:01

Pavlosss sei in un forum gay e difficilmente troveresti gente che non è d'accordo in linea di massima con quello che scrivi. Mi piacerebbe per questa ragione che riportassi ciò che hai scritto ad una formattazione colloquiale. Marchiare in rosso e ingigantire i caratteri equivale ad urlare in rete e mi da genuinamente fastidio. Sopratutto perché invece pare che tu stia cercando un confronto.
Detto ciò la mia personalissima posizione sul punto è che per contestare correttamente un punto di vista bisogna rinunciare alle premesse sottostanti. In altre parole non si può argomentare contro la morale cattolica usando quella stessa morale, perché è chiaro che se ne uscirebbe particolarmente frustrati.
In tutta sincerità di cosa c'è scritto nella Bibbia in materia di omosessualità non me ne frega nulla, come non me ne frega nulla di discutere con un gruppo di persone che mentre condanna l'omosessualità la vive al proprio interno. E' talmente palese la loro immoralità che dovrebbero solo tacere e vergnognarsi o poco più. Per il resto, io che non ho mai studiato teologia, ma filosofia morale più che parecchio, posso dirti che la morale cattolica è più che coerente e per l'appunto occorre rinunciare al punto di vista morale. Per il resto le argomentazioni che porti non sono solide e se ti trovassi gente un minimo avvezza a obiettare smonterebbe semplicemente le osservazioni che fai. E' quello il punto però. Ritengo l'accanimento contro l'omosessualità illogico, immorale e ipocrita e non ho nulla da aggiungere alle mie affermazioni, come loro ritengono di non dover aggiungere nulla alle loro. Vedi un dialogo con un credente è sempre possibile a patto che prima dica che la chiesa, ciò che scrive sull'omosessualità hanno torto. Se non c'è questa premessa, sinceramente con una persona che mi offende prima ancora di cominciare a parlare non ci voglio parlare io. Insomma può dire tutto quello che vuole, ma se acconsente all'idea che l'omosessualità sia una grave depravazione... Insomma mi sta dando del depravato e su queste premesse in genere non amo discutere.

pavlosss
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da pavlosss » venerdì 14 settembre 2012, 13:15

Alyosha ha scritto:Pavlosss sei in un forum gay e difficilmente troveresti gente che non è d'accordo in linea di massima con quello che scrivi. Mi piacerebbe per questa ragione che riportassi ciò che hai scritto ad una formattazione colloquiale. Marchiare in rosso e ingigantire i caratteri equivale ad urlare in rete e mi da genuinamente fastidio. Sopratutto perché invece pare che tu stia cercando un confronto.
Pensavo che scrivere in MAIUSCOLO significasse gridare, non aumentare i punti dei caratteri (cosa che io faccio normalmente per non affaticare la mia e la lettura di altri). Quanto riporto non è farina del mio sacco ma è una lettera aperta che, nei modi e nei contenuti in cui è scritta la ritengo assolutamente positiva e indice che nel mondo cattolico non tutti sono dello stesso parere, anzi! Prendere nota di questa corrente di revisione e di riforma è una cosa che fa solo piacere (e te lo dico io che pur essendo credente non sono cattolico).
Alyosha ha scritto: ... Vedi un dialogo con un credente è sempre possibile a patto che prima dica che la chiesa, ciò che scrive sull'omosessualità hanno torto. Se non c'è questa premessa, sinceramente con una persona che mi offende prima ancora di cominciare a parlare non ci voglio parlare io. Insomma può dire tutto quello che vuole, ma se acconsente all'idea che l'omosessualità sia una grave depravazione... Insomma mi sta dando del depravato e su queste premesse in genere non amo discutere.
A me sembra che, se leggi attentamente questa lettera, quanto da te auspicato non solo è affermato ma si va molto più in là. E' per questo che ritengo questo scritto qualcosa di ampiamente positivo e meritevole di conoscenza anche per gli amici del forum. Tutto qui.
Più che un sospetto verso i redattori della lettera (che in caso ci rimettono personalmente nei riguardi dei loro superiori) io direi un "finalmente!", non credi?

pavlosss
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da pavlosss » venerdì 14 settembre 2012, 13:26

I punti in rosso della lettera sono i passi salienti. Siccome è lunghetta ho preferito sottolineare i punti più importanti in questo modo per aiutare chi la legge.
Riguardo alla presunta "coerenza" nella dottrina morale cattolica, osservo che tale "coerenza" è tale se si da a certi presupposti determinati contenuti. Nel momento in cui a quegli stessi presupposti si iniziano a dare contenuti parzialmente diversi o li si relativizza in quanto facenti parte di un altro contesto storico e culturale allora anche la "coerenza" tradizionale viene meno.
Io ritengo il tempo attuale - pur nelle sue difficoltà - qualcosa di assolutamente utile e stimolante che spacca modi di pensare oramai totalmente insufficienti e superati. E di questi chi ne trae vantaggio sono anche i gay, per fortuna!

Alyosha
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da Alyosha » venerdì 14 settembre 2012, 13:56

Ti ringrazio, sei stato gentilissimo a riformattare, non era scontato che tu lo facessi. Ho dato una lettura veloce a quello che hai scritto, perché m'era parso di capire di trovarmi nella sostanza d'accordo, lo avevo premesso apposta. Non era affatto sul contenuto che personalmente avevo da ridire. L'idea che esiste il buono e il cattivo e che possano essere separati così nettamente in genere non mi affascia, ragione per cui ho sempre ripudiato il punto di vista morale, in ragione della pià umana etica, calibrata sulle circostanze e sull'uomo. Resto ancora convinto che l'uomo sia la misura di tutte le cose e questo no mi rende relativista, come non rendeva reltivista Protagora ai tempi. Mi fermo perché andrei troppo e inutilmente lontano. PEnso si sia capito il mio punto di vista.
Grazie ancora

pavlosss
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Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da pavlosss » venerdì 14 settembre 2012, 14:04

No il tuo non è relativismo.
Essere gay è una opportunità preziosa per capire la complessità della realtà
Se io non fossi stato gay probabilmente mi sarei "accontentato" di verità preconfezionate dal punto di vista morale e religioso e forse ne sarei stato pure paladino come lo fanno tanti.

Invece no! Essere gay mi ha letteralmente costretto a trovare delle ragioni. Mi ha fatto certamente vedere che se esite una sorta di etica generale, poi esiste pure una etica personale data dalle possibilità concrete di ognuno. E questo, come dici tu, non è relativismo ma è realismo!

Ora, purtroppo, il mondo ufficiale cattolico è per vocazione portato a difendere l'etica (meglio la morale) generale e a costringere in essa l'individuo prescindendo sulla sua possibilità concreta di realizzarla. Ed è qui che - anche - si scava una profonda voragine con il mondo attuale. Di qui l'imbarazzo e il dolore di quei religiosi e sacerdoti di "frontiera" come quelli citati nella lettera i quali devono faticosissimamente costruire dei ponti che la gerarchia gli distrugge con una frase il giorno appresso.

pavlosss
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Iscritto il: lunedì 6 agosto 2012, 14:23

Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da pavlosss » sabato 15 settembre 2012, 1:04

Vi raccomando di sentire un insieme di conferenze su cristianesimo e omosessualità assai interessanti: http://www.radioradicale.it/scheda/2565 ... lternativi

ema88
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Iscritto il: lunedì 1 ottobre 2012, 1:05

Re: Cattolicesimo ed omosessualità

Messaggio da ema88 » lunedì 15 ottobre 2012, 14:01

Questa sezione sulla religione non poteva mancare in un forum come questo ed è davvero bello vedere tante discussioni al riguardo :)

Posso dire di aver avuto esperienze con il cattolicesimo, avendo trascorso tutto il periodo delle scuole elementari e medie in istituti privati gestiti da ordini religiosi (e già sapevo più o meno consciamente di essere diverso)

Nonostante ciò ^^ io continuo ad andare a messa e a conservare la mia fede abbastanza forte.
Quello che almeno a me sembra evidente è che il cristianesimo sia cosa ben diversa dal cattolicesimo. Il secondo purtroppo è estremamente chiuso e rigido e pieno di errori, quelli della Chiesa, che penso abbia da secoli perso di vista l'obiettivo per cui è nata e non fa altro che allontanare sempre più dalla fede.

Mi rattristo sempre quando sento di chi, per colpa delle ottuse leggi della Chiesa, si allontana da Cristo.
pavlosss ha scritto: Essere gay è una opportunità preziosa per capire la complessità della realtà
Se io non fossi stato gay probabilmente mi sarei "accontentato" di verità preconfezionate dal punto di vista morale e religioso e forse ne sarei stato pure paladino come lo fanno tanti.

Invece no! Essere gay mi ha letteralmente costretto a trovare delle ragioni. Mi ha fatto certamente vedere che se esite una sorta di etica generale, poi esiste pure una etica personale data dalle possibilità concrete di ognuno. E questo, come dici tu, non è relativismo ma è realismo!

Ora, purtroppo, il mondo ufficiale cattolico è per vocazione portato a difendere l'etica (meglio la morale) generale e a costringere in essa l'individuo prescindendo sulla sua possibilità concreta di realizzarla. Ed è qui che - anche - si scava una profonda voragine con il mondo attuale. Di qui l'imbarazzo e il dolore di quei religiosi e sacerdoti di "frontiera" come quelli citati nella lettera i quali devono faticosissimamente costruire dei ponti che la gerarchia gli distrugge con una frase il giorno appresso.

Assolutamente d'accordo pavlosss!
La nostra condizione, come molte altre minoranze, ti apre gli occhi su molte realtà. Proprio per questo dovremmo capire meglio degli altri che la Chiesa può sbagliare come ogni altra istituzione.
Lo Stato Vaticano ha in ballo troppi e troppo grandi interessi per potersi occupare della fede e la posizione del Pontefice non è davvero invidiabile dato che, al di là delle sue convinzioni, che possono essere più o meno aperte, non è libero di dire una sillaba che non sia nell'interesse dello stato pontificio.
Ma tutto questo cosa ha a che vedere con Cristo e il suo insegnamento?!
E si finisce per voltare le spalle anche a quei sacerdoti di frontiera che tentano l'impossibile perché la Chiesa sia aperta a tutti, come dovrebbe.

Il Vangelo parla d'amore, di tolleranza, di perdono, e sopratutto parla in maniera diretta ad ognuno di noi, in prima persona! Per trovare le risposte ai nostri dubbi, alle nostre sofferenze non credo ci sia cosa migliore che leggerlo direttamente e confrontarsi con le parole di Gesù, che sono universali non perché calano dall'alto imponendosi alle masse, ma in quanto sono rivolte veramente ad ognuno di noi. E' questo che ne fa un testo sacro.

Non nascondo che a volte sentire certe prediche fa vacillare un po' le mie certezze, è inevitabile. Specie considerando che tra i tanti problemi che il Vangelo affronta, la questione dell'omosessualità sembra ignorata. A volte penso che probabilmente non è affrontato semplicemente perché non è un problema, ma chi lo sa?
Comunque sento che l'amore di Dio per l'uomo è troppo grande e che se noi siamo nati così ci sarà un motivo. Non credo sia quello di farci soffrire, come ho letto da qualche parte, perché la vita è una sofferenza per tutti: ognuno ha la sua croce, è una prova che dobbiamo superare.

In quest'ottica la fede può essere la più grande fonte di autostima, Landon
ed è proprio inaccettabile che per colpa della Chiesa costituisca invece un motivo di sofferenza.

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