Io e Dio

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
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lancillotto_89
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Io e Dio

Messaggio da lancillotto_89 » venerdì 21 dicembre 2012, 19:51

Tutti noi abbiamo problematiche sulla nostra sessualità, sulle nostre esperienze, sulla nostra emancipazione nella società. La mia problematica principale, è riferita al mio rapporto con la religione. Io vivo in una famiglia molto religiosa, una religiosità sana e pura (che non sfocia in ossessione e bigottaggine). Ma non sempre è stata così. Io 23 anni fa ho perso mio padre, la leucemia ha deciso di prenderselo a soli 38 anni, io avevo appena 7 mesi. Mia madre, donna di grande forza d'animo, si è trovata sola con tra figli, due adolescenti e un neonato. La salvezza per lei è giunta quando, dopo quattro anni, ha incontrato L'OFS (ordine Francescano Secolare) e lì lei finalmente ha ritrovato quella serenità che aveva perso, qualche anno prima, ma finalmente è riuscita a far si che quel dolore che provava un pò si affievolisse. Io naturalmente, essendo molto piccolo, la seguivo in ogni passo in questo cammino...andavo con lei ad ogni riunione, catechesi, incontro e ad ogni viaggio ad Assisi. Cosi, con il passare del tempo mi sono legato sempre di più alla religione, al cattolicesimo...grazie ai passi di San Francesco. Ora, a 23 anni, sono ben consapevole della religione, di cos'è e cosa invece rappresenta per molti di noi. Un giorno mi trovai a confessarmi da un prete, un esorcista, a cui confessai la mia omosessualità...e la cosa che mi stupì fu la sua risposta...mi disse che io ero figlio di Dio, così come lo era lui...che la mia sessualità non centrava con la mia religione e che Dio mai mi avrebbe cacciato dalla sua chiesa...Queste parole mi risuonano nel cuore come se me le stesse ancora dicendo. Ora il mondo sta cambiando, ma la Chiesa (come istituzione) continua a non riuscire a vedere oltre la propria visione apocalittica e terrificante di umanità. E' una chiesa fatta di stereotipi, fatta di idealizzazione...E la cosa più assurda è che non riesce a trasmettere il messaggio giusto che Dio voleva dare. Allora io chiedo a voi è possibile che quest'aspetto possa far mettere in dubbio a noi omosessuali la nostra fede? E' giusto che noi stessi rimaniamo vittime delle stupidaggini di alcuni preti e ci allontaniamo dalla nostra religione?

Nicomaco
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Re: Io e Dio

Messaggio da Nicomaco » venerdì 21 dicembre 2012, 20:10

Ciao Lancillotto_89.
Hai avuto una fortuna immensa nel trovare quel sacerdote.
E per fortuna non è l’unico credimi.
Anche altri hanno avuto fortune simili.
Per il resto hai perfettamente ragione. Purtroppo ci sono tante cose che non funzionano nella Chiesa.
Io però ho sempre pensato che come uomo credente la mia fede era qualcosa di troppo importante per buttarla alle ortiche solo per un problema di insegnamento tradizionale.
E nel mio piccolo mi sono sforzato di trovare da me stesso la direzione più opportuna da seguire per tenere insieme rispetto per me stesso e fiducia in Dio.
Ancora grazie. La tua è davvero una bella testimonianza.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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progettogayforum
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Re: Io e Dio

Messaggio da progettogayforum » venerdì 21 dicembre 2012, 21:34

Bellissima testimonianza Lancillotto! È chiaro che con un’esperienza come la tua alle spalle dai alla parola religione un senso molto francescano e ovviamente molto evangelico.

Ma ci terrei a precisare una cosa e cioè che gli atteggiamenti della Chiesa Ufficiale (il Papa su questo punto non fa che ribadire frequentemente le posizioni) sono l’esatto opposto rispetto a quello che tu hai avuto modo di provare, al punto che le posizioni tolleranti nei confronti di una omosessualità che non si riduca castità assoluta, eliminando anche la masturbazione, cioè nei confronti di qualcosa che non sia solo omosessualità negata sulla base di sensi dei colpa, non sono affatto legittime all’interno della Chiesa ma rappresentano posizioni del tutto personali in palese difformità rispetto alla dottrina ufficiale.

Vi invito a leggere e a meditare seriamente due brani della Dichiarazione PERSONA HUMANA (ALCUNE QUESTIONI DI ETICA SESSUALE) del 1975.

Relazioni omosessuali

8. Ai nostri giorni, contro l’insegnamento costante del magistero e il senso morale del popolo cristiano, alcuni, fondandosi su osservazioni di ordine psicologico, hanno cominciato a giudicare con indulgenza, anzi a scusare del tutto, le relazioni omosessuali presso certi soggetti. Essi distinguono - e sembra non senza motivo - tra gli omosessuali la cui tendenza, derivando da falsa educazione, da mancanza di evoluzione sessuale normale, da abitudine contratta, da cattivi esempi o da altre cause analoghe, è transitoria o, almeno, non incurabile, e gli omosessuali che sono definitivamente tali per una specie di istinto innato o di costituzione patologica, giudicata incurabile.

Ora, per ciò che riguarda i soggetti di questa seconda categoria, alcuni concludono che la loro tendenza è a tal punto naturale da dover ritenere che essa giustifichi, in loro, relazioni omosessuali in una sincera comunione di vita e di amore, analoga al matrimonio, in quanto essi si sentono incapaci di sopportare una vita solitaria.

Certo, nell'azione pastorale, questi omosessuali devono essere accolti con comprensione e sostenuti nella speranza di superare le loro difficoltà personali e il loro disadattamento sociale. La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; ma non può essere usato nessun metodo pastorale che, ritenendo questi atti conformi alla condizione di quelle persone, accordi loro una giustificazione morale. Secondo l'ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione.

Masturbazione

9. Spesso, oggi, si mette in dubbio o si nega espressamente la dottrina tradizionale cattolica, secondo la quale la masturbazione costituisce un grave disordine morale. La psicologia e la sociologia, si dice, dimostrano che, soprattutto tra gli adolescenti, essa è un fenomeno normale dell'evoluzione della sessualità. Non ci sarebbe colpa reale e grave, se non nella misura in cui il soggetto cedesse deliberatamente ad un'auto soddisfazione chiusa in se stessa («ipsazione»), perché in tal caso l'atto sarebbe radicalmente contrario a quella comunione amorosa tra persone di diverso sesso, che secondo certuni sarebbe quel che principalmente si cerca nell'uso della facoltà sessuale.

Questa opinione è contraria alla dottrina e alla pratica pastorale della chiesa cattolica. Quale che sia il valore di certi argomenti d'ordine biologico o filosofico, di cui talvolta si sono serviti i teologi, di fatto sia il magistero della chiesa - nella linea di una tradizione costante -, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato. La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità. A tale uso manca, infatti, la relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, «in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana». Soltanto a questa relazione regolare dev'essere riservato ogni esercizio deliberato sulla sessualità. Anche se non si può stabilire con certezza che la Scrittura riprova questo peccato con una distinta denominazione, la tradizione della chiesa ha giustamente inteso che esso veniva condannato nel nuovo testamento, quando questo parla di «impurità», di «impudicizia», o di altri vizi, contrari alla castità e alla continenza.

Le inchieste sociologiche possono indicare la frequenza questo disordine secondo i luoghi, la popolazione o le circostanze prese in considerazione; si rilevano così dei fatti. Ma i fatti non costituiscono un criterio che permette di giudicare del valore morale degli atti umani. La frequenza del fenomeno in questione è, certo, da mettere in rapporto con l'innata debolezza dell'uomo in conseguenza del peccato originale, ma anche con la perdita del senso di Dio, la depravazione dei costumi, generata dalla commercializzazione del vizio, la sfrenata licenza di tanti spettacoli e di pubblicazioni, come anche con l'oblio del pudore, custode della castità. …
_____

Vi invito anche a leggere un post SAN PIER DAMIANI E L'OMOSESSUALITA' viewtopic.php?f=73&t=2521 e i commenti che lo accompagnano, in questo modo potrete rendevi conto che il più di mille anni non è cambiato nulla e nulla cambierà nella Chiesa nonostante la presenza di personaggi degni del massimo rispetto (MARTINI E IL RISPETTO DELL’ALTRO viewtopic.php?f=73&t=2737).

Il problema è tutto nel capire che cosa si debba intendere per Cristianesimo, se il Cristianesimo è quello del documento Persona humana, in piena coscienza non posso più dirmi cristiano, e non si tratta di una fuga ma di una scelta morale sofferta quanto doverosa.

lancillotto_89
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Re: Io e Dio

Messaggio da lancillotto_89 » sabato 22 dicembre 2012, 3:16

Io credo in un cristianesimo puro...che prescinda dalle idee di sesso della Persona Humana ma che soprattutto si distacchi dalla terribile e (passatemi il termine) disgustosa visione di San Pier Damiani...la religiosità per me è nella persona, è presente e viva in essa...amatevi gli uni agli altri come io ho amato voi...io credo in questo, credo in un'amore vero puro e reale...un amore che la Dio riconosce, che Gesù ha riconosciuto...credo che l'omosessualità va vista sotto questo aspetto...l'omosessualità non è masturbazione, non è sesso...è vita così come lo è l'eterosessualità. Del resto venivano condannati a quel tempo gli adulteri, i sodomiti, la prostitute...ma la Chiesa non si rende conto che l'omosessualità è vita...non condizione sessuale o sociale...Perchè Gesù avrebbe dovuto perdonare la Maddalena e non un'omosessuale??? Secondo la Chiesa qual'è la differenza a livello di peccato? Forse dovrebbe capire che la prostituzione E' PECCATO...l'omosessualità no! Io faccio mie le parole di quel sacerdote...e continuerò a professare la mia cristianità, quella pura di San Francesco...Non ho fiducia nella Chiesa...xkè non è quella creata da San Pietro...ma ho fiducia in Dio e nelle persone che ci credono davvero...credo che questo cambierà il mondo...cioè il credere davvero in Dio a quello che ci è stato insegnato tempo fa...e non a quello che ci viene proposto ora. Vi ringrazio per le risposte fa bene parlarne perchè purtroppo noi omosessuali viviamo male questa condizione e in automatico ci allontaniamo non solo dalla Chiesa ma da tutto ciò che riguarda la nostra religione, la nostra credenza...e finiamo per non credere più a nulla...ma nella vita c'è bisogno di credere in qualcosa.

Alyosha
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Re: Io e Dio

Messaggio da Alyosha » sabato 22 dicembre 2012, 5:37

Caro lancilotto_89 penso che la spiritualità sia il vero fondamento di ogni fede e che la comunichi nelle tue parole, sono anche contento tu abbia trovato un prete come si deve che ti ha risposto nel modo giusto, perché questo innegabilmente ha dato froza alla tua fede, ma se non lo avesse fatto? Penso che per quanto la voce dei singoli sia importante e personalmente ho conosciuto preti e uomini di fede pieni di uno spessore morale che semplicemente si comunica all'altro, le posizioni ufficiali abbiano un senso. Queste ultime non hanno un senso filosofico o di puro ragionamento, ma un senso pratico, praticissimo, hanno la capacità di condizionare l'opinione pubblica e condizionare la chiara discriminazione dei gay, questo non accetto e non lo accetto da cittadino italiano non da credente. Se le idee della chiesa non avessero questa capacità mediatica infondo resterebbero idee tra le altre, ma ce l'hanno e hanno condizionato per secoli sefferenze silenziose, lamenti sensa sosta. Non tutte le opinioni sono uguali, non tutte le parole pesano allo stesso modo e chi sa di avere influenze precse sulle persone dovrebbbe misurare le parole e i gesti. La sofferenza silenziosa che non ha voce è la peggiore perché pare non avere nemmeno titolo. Te lo dico per come lo penso apprezzo e ammiro questi preti, ma per ragioni di coerenza dovrebbero tirarsi fuori dalla chiesa che rappresentano, perché le parole che ha per noi sono delle peggiori, offensive e fuori ogni misura. L'omosessualità non è patologica in sé, lo è il trattamento sociale che ci viene riservato di cui è responsabile in grande misura (non solo) un certo signore che parla in questi termini di noi,. Non sono mai stato uno specialista in questo, tempo fa mi chiesi se poteva esistere una fede senza chiesa, la mia di sicuro non riconosce alcuna autorità a certi signori, ma la mia formazione è particolare (sono di origini protestanti) per cui non faccio alcuna fatica a non immedesimarmi in certe posizioni, non ho idea di come faccia un gay ad essere anche cattolico, ma mi rendo onto della immensa difficoltà che comporta conciliare le due cose e ne ho il massimo rispetto. Per un credente il problema si pone e come, perché quella chiesa e quelle parole rappresentano il medio di Dio presso gli uomini e forse un giorno saranno benevole nei nostri confronti, ma al momento condannano i nostri atti come intrinsecamente distorti e contronatura e questa cosa viene continuamente ribadita. Personalmente non riesco a trovare compromessi son fatto così certe posizioni sono illeggittime e non so se ciascuno di noi può farsi un Dio fatto in casa cui far dire quello che crede più opportuno al momento resta cjhiara la condanna in parole e gesti pesantissimi, cui bisogna opporsi con forza e convinzione. Mi sarei aspettato quanto meno che il papa in mezzo a tanti discorsi sottolineasse il diritto alla vita dei gay e condannasse certe leggi assurde in certi paesi, meglio peccatori che morti o carcerati almeno questo doveva precisare. Invece vedo fiumi di ipocrisia affligere le carcasse dei morti, difendere il diritto alla vita di dolci fanciulle (Eluana) e avviliti guerrieri come Guelbi, vedo questa difesa folle rispetto ad una vita che non si rassegna alla morte e poi insomma... Certe posizioni mi paiono il tramonto della ragione e ostili ad ogni ragionevolezza e su questo dico fuori da ogni dubbio che la fede non centra nulla! Lo dico nel rispetto di tanta gente che crede e che ha la mia stima e anche nel rispetto delle tuue parole che sento vive e piene di umanità, molto ma molto distanti da quelle ascoltate altrove..

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Re: Io e Dio

Messaggio da progettogayforum » sabato 22 dicembre 2012, 23:54

Credo che Alyosha abbia perfettamente ragione.

lancillotto_89
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Re: Io e Dio

Messaggio da lancillotto_89 » domenica 23 dicembre 2012, 20:17

Io anche credo che Alyosha abbia detto delle cose giuste...e soprattutto sensate che si basano su fondamenti corretti...Io rispondo con questo concetto...è un brano noto a tutti, tratto dal vangelo secondo Matteo...alla fine c'è speranza per tutti, indipendentemente dal sesso e dalla sessualità:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli
(Matteo 5,3-12)

Torrismondo
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Re: Io e Dio

Messaggio da Torrismondo » domenica 23 dicembre 2012, 22:29

lancillotto_89 ha scritto:E' una chiesa fatta di stereotipi [...] che non riesce a trasmettere il messaggio giusto che Dio voleva dare. [...] E' giusto che noi stessi rimaniamo vittime delle stupidaggini di alcuni preti e ci allontaniamo dalla nostra religione?
No, non è giusto, perché se si crede in qualcosa l'istituzione, che spesso veicola messaggi non in linea con l'insegnamento evangelico, non dovrebbe portarci a disconoscere tutto quello in cui s'è creduto. Però è comprensibile che accada, e non mi sento di giudicare. E' da considerare caso per caso, per quanto mi riguarda la vedo come te: credere in un «cristianesimo puro»; infatti ormai non mi definisco più cattolico, o magari luterano, o chissà cosa. Mi basta credere :)
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

Lz_90
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Re: Io e Dio

Messaggio da Lz_90 » lunedì 1 aprile 2013, 14:32

Anche io sono cattolico praticante (coi miei limiti ovvio).
Sono d'accordo con chi scrive che è una bellissima testimonianza così come le parole del confessore.
Io stesso però capisco e condivido l'opposizione della Chiesa al matrimonio gay e all'adozione di figli. Riguardo una normale convivenza invece non ho niente in contrario di per se'.

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Tom
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Re: Io e Dio

Messaggio da Tom » lunedì 1 aprile 2013, 18:09

Ciao Lz_90, benvenuto nel forum!
Mi incuriosisce sapere perchè condividi l'opposizione della Chiesa ai matrimoni e alle adozioni omosessuali. Io ritengo che in uno stato laico le ostruzioni opposte dalla Chiesa non solo ai diritti degli omosessuali ma anche per esempio all'eutanasia e ad altri temi siano profondamente inopportune nonchè esecrabili. Non penso di esagerare. Quei diritti riguardano tutti i cittadini italiani, sia cattolici che non cattolici e trovo oltraggioso che la Chiesa voglia imporre indistintamente a tutti i suoi dogmi ormai obsoleti, irrazionali, antiquati e ciò che è peggio antiscientifici e che alcuni politici siano addirittura disposti ad assecondare i biechi diktat vaticani. Se preti, vescovi, cardinali e papi omosessuali (che come ho mostrato in un recente post non sono certo mosche bianche) non desiderano sposarsi o adottare figli con un altro uomo non sarò certo io a imporre loro la mia visione del mondo; non capisco invece perchè dovrebbe essere considerato legittimo il viceversa ovvero che un religioso cattolico si arroghi il diritto di scegliere per i non cattolici. Per fare un esempio banale, potrei accettare (seppure con delle riserve che motiverò dopo) che un imam islamico si rivolga ai fedeli musulmani invitandoli più o meno forzatamente al tradizionale digiuno durante il mese di Ramadan ma troverei assurda l'imposizione della chiusura dei ristoranti dall'alba al tramonto; è infatti ingiusto imporre i dogmi musulmani a chi non è musulmano. Allo stesso modo sarebbe sebbene ugualmente ignobile un po' più ragionevole se la Chiesa decidesse di scomunicare i fedeli cattolici e omosessuali che decidono di usufruire delle leggi su matrimoni e adozioni omosessuali lasciando liberi i non cattolici, ma è invece molto offensivo e scorrettissimo che la Chiesa voglia intimare come obblighi tassativi le regole del suo gruppo a chi essendo non cattolico non le ha mai sottoscritte. In uno stato laico tutte le concezioni relgiose e filosofiche del mondo, anche se minoritarie, se non contrastano con le leggi dello stato devono avere la stessa dignità. Nella mia religione personale il mio Dio urla a gran voce i diritti degli omosessuali e aborre gli omofobi e coloro che contestano tali diritti prescrivendo loro l'inferno: come la mettiamo? Questa mia religione, benchè sia solo un esempio fittizio, agli occhi di uno stato veramente laico e imparziale dovrebbe essere trattata e rispettata al pari della fede cattolica. Purtroppo in Italia la laicità dello stato è solo formale e astratta, è ancora un miraggio mendace e inarrivabile e l'effetto di tutto questo è che i non cattolici, che siano seguaci di altre religioni o peggio ancora non credenti sono cittadini di serie B.
E non ho finito! Per quanto sono convintissimo che i gruppi religiosi dovrebbero limitarsi a estendere le loro regole e il loro codice comportamentale esclusivamente ai loro seguaci, ho delle riserve anche su questo. Che dire ad esempio di un imam che impone ad un fedele musulmano di 90 anni con il Ramadan che cade in piena estate e una temperatura media di 35 gradi all'ombra di non bere nemmeno un sorso d'acqua fino al tramonto? Analogamente è ampiamente documentato che la repressione della sessualità secondo i canoni cattolici ha effetti profondamente negativi sulla psiche. Pochi lo sanno ma esiste una ricchissima produzione scientifica sull'omosessualità, la sessualità e temi afferenti; giusto per dare una vaga idea qui di seguito linko la lista di giornali accedemici sulla sessuologia:
http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_ac ... n_sexology
Esiste perfino un Journal of Homosexuality, trovo pertanto assurdo che nel 2013 una qualsiasi gruppo religioso proponga un'idea dell'omosessualità e della sessualità in generale che agli occhi non dico di un esperto dell'argomento ma di qualunque persona di buon senso mediamente istruita è caricaturale, volgare e ridicola. Vorrei ricordare con quale esacerbato parossismo di passione la Chiesa ha sostenuto nei secoli passati crasse idiozie come la cosmologia aristotelico-tolemaica e il creazionismo e questo anche e soprattutto quando le prove scientifiche a favore dell'astronomia moderna e della teoria dell'evoluzione erano ormai lapalissiane, autoevidenti e tautologiche.
In un recente post nella sezione "Gay e lacità" Project ha descritto benissimo il tipico effetto di una morale religiosa molto rigida dalla quale, pur se inconsciamente lo si vorrebbe, non ci si riesce a liberare perchè il condizionamento è ormai molto radicato:
Quando il codice morale assimilato dall’esterno non è adeguato alla vita del singolo sorge un conflitto, questo conflitto potrebbe essere risolto con l’omologazione del comportamento individuale alla norma morale interiorizzata ma siccome questo procedimento tende a ridurre la libertà individuale si cerca una strada diversa e si arriva al depotenziamento della norma morale, alla sua interpretazione elastica, che crea una minore sensazione di disagio, ma in realtà si lascia sopravvivere l’intero edificio della morale normativa che costituisce la ragione stessa del disagio, proprio perché la norma si impone forzando la libertà morale individuale.
Mi è capitato ad esempio di ascoltare un fedele musulmano di una certa età che durante un Ramadan estivo sosteneva che benchè secondo il Corano non si potesse bere, nulla vietava di bagnarsi le labbra. La mia impressione è che con la scusa del bagnarsi le labbra bevesse damigiane d'acqua. :D
Nel film documentario satirico Religiolus di Bill Maher, vediamo il rabbino Shmuel Strauss che mostra marchingegni complicatissimi e fantasiosi per aggirare i divieti dello Shabbat. Vi invito a guardare il video che segue a partire dal tempo 02:12 http://www.youtube.com/watch?v=HRva6XrfXH4
Per quanto riguarda il tema "cattolicesimo e omosessualità" di recente abbiamo letto in molti sul forum un altro esempio tipico (secondo me) del comportamento di tenere il piede in due scarpe indotto da obblighi religiosi irrazionali. Pur se lo trovo un modo di pensare molto bizzarro non mi sento di giudicare chi adotta queste soluzioni perchè di certo sono scelte molto sofferte e si vive in una situazione di perenne tensione irrisolta. Trovo però ipocrita e insopportabile chi adotta questi escamotage per se stesso ma pretende dagli altri il rispetto inderogabile. Penso ad esempio a persone come il reverendo evangelico Ted Haggard che tuonava contro i matrimoni omosessuali fino a quando si è scoperto che si intratteneva con prostituti oppure al pastore battista George A.Rekers, noto sostenitore delle terapie riparative, scoperto in vacanza con un ragazzo a pagamento.
Vorrei dire tante altre cose ma forse è meglio che mi fermo e tengo qualcosa in serbo (o in croato :mrgreen:) per eventuali messaggi futuri. Questo argomento mi sta molto a cuore, mi scuso se sono sembrato aggressivo o eccessivamente sfacciato, è stato uno sfogo, prometto che la prossima volta cercherò di essere più delicato.
"La vita giusta è quella ispirata dall'amore e guidata dalla conoscenza"
(B.Russell)

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