Il mio rapporto con Dio

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
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holden78
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Re: Il mio rapporto con Dio

Messaggio da holden78 » domenica 17 marzo 2013, 23:09

L'argomento mi interessa non poco, per cui dirò qualcosa riguardo la mia esperienza. Sono ateo, ma sono letteralmente cresciuto all'interno di una
comunità parrocchiale, instaurando un legame così forte da non avere paura
di chiamarla la mia famiglia, una famiglia dalla quale mi sono allontanato
ma che non potrà non continuare a esercitare la sua influenza sul mio modo d'essere... la figura di Gesù Cristo ha plasmato profondamente la mia morale e l'idea del mio rapporto con gli altri, e pur non credendo in dio rimarrò comunque figlio della culura in cui sono cresciuto e negare questa perdurante influenza sarebbe una semplificazione errata; con i genitori occorre continuare a rapportarsi, anche quando li si è rinnegati c'è una scintilla dentro di noi che ci spinge ad amarli, a tornare indietro per riabbracciarli; per questo sono convinto che il mio essere ateo è in realtà una tensione costante tra il bisogno di credere rimasto immutato e una scelta di non credere che continuo a riformulare ogni giorno con molta fatica;

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marc090
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Re: Il mio rapporto con Dio

Messaggio da marc090 » lunedì 18 marzo 2013, 18:45

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Marc090
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
Martin Niemoller


Marc090 -- Amministrazione di ProgettoGay

Zetsuen
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Re: Il mio rapporto con Dio

Messaggio da Zetsuen » martedì 19 marzo 2013, 14:08

Forse quello che sto per dire sarà banale, ma essere atei non significa non credere in nulla. Anche un ateo forma nel tempo una sua morale, e questa potrebbe avere anche molto in comune con quella di un credente, ma semplicemente giunge a formarla seguendo la sua razionalità. Nella mia vita sono stato profondamente credente per un lungo periodo, credevo con grande forza in quello che la chiesa e la religione rappresentavano. Ad un certo punto però, crescendo, ho incominciato a pormi delle domande, domande che spesso non trovavano risposta. Mi sono reso improvvisamente conto che buona parte di ciò in cui credevo era qualcosa che avevo accettato senza mai metterlo in dubbio. In parole povere la società in cui ho vissuto per molti anni mi ha influenzato in modo palese ed ho impiegato parecchio tempo per accorgemene. Ora la mia unica preoccupazione in fatto di fede sta nel fatto che qualcuno la accetti senza riflettere, che la gente accetti il concetto di fede obliterando quello di ragione e scetticismo.
Ogni individuo in questo verso percorre una strada, per alcuni il percorso è simile, per altri diversissimo, ma difficilmente ne ho visti due uguali. Se questo percorso conduce a credere in un Dio, in molti dei o in nessuno, questo è un fatto di chi ci crede, purchè questo non vada a influenzare negativamente la vita altrui. Personalmente trovo il concetto di fede dannoso in quanto instaura una mentalità potenzialmente (e sottolineo potenzialmente, non per forza) priva di discernimento logico. Nel mio caso seguendo molti dibadditi e leggendo molti libri sull'argomento sono giunto ad escludere Dio dalla mia vita, anzi sono giunto a non sentire la sua necessità all'interno dell'universo. A tal proposito mi sento di suggerire un paio di fonti: in primis Richard Dawkins "l'illusione di Dio", un libro veramente ben strutturato a mio parere, anche se non leggerissimo :D, in secondo luogo un personaggio che io stimo moltissimo ma che, disgraziatamente in poichi conoscono Carl Sagan (ora non ricordo il nome del libro, al massimo se interessa a qualcuno lo recupero). Spero che vengano presi per quello che sono, uno spunto alla riflessione, e non un tentativo coatto di convertire qualcuno.

holden78
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Re: Il mio rapporto con Dio

Messaggio da holden78 » martedì 19 marzo 2013, 15:51

Sogno un mondo dove la libertà non sia utopia, dove la tolleranza diventi
la vera fede, tolleranza verso l'altro... "Ama il prossimo tuo come te stesso",
l'ultimo comandamento che ha lasciato Gesu' Cristo all'umanità, e per come
la vedo io è un comandamento universale, punto di incontro per tutti,
luogo di ritrovo per tutta l'umanità. I miei fratelli e le mie sorelle che
credono in Dio hanno il diritto di vivere questa fede senza essere
discriminati, e noi abbiamo il dovere di lottare contro ogni discriminazione,
anche contro quelle che vengono consumate all'interno delle istituzioni
religiose, benchè possiamo non credere in quelle istituzioni in quanto atei;
Chi è cattolico e vuole continuare ad essere cattolico ha il diritto di non
essere discriminato all'interno della propria comunità religiosa, e di essere
accolto all'interno di quella comunità proprio come chiunque altro;
Sarebbe sufficiente leggere i "Vangeli" per comprendere che il cristianesimo
è incompatibile con qualsiasi forma di discriminazione e di intolleranza, chi
si ostina a sostenere il contrario lo fa andando contro l'unica verità che
esiste a questo mondo, l'amore per l'altro e il dolore per la sofferenza dell'altro;

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