Spiritualità e omosessualità

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
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Totoro
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da Totoro » mercoledì 20 marzo 2013, 12:10

Immagino che questo post sia piú o meno rivolto a tutti coloro che si trovano divisi tra carnale e spirituale non riuscendo a conciliare le due cose. Non ho intenzione di sollevare polemiche nè altro, sono consapevole di non poter capire le esigenze spirituali non avendone mai avute, eppure nonostante la serenità che trapela nel tuo scritto a me resta una domanda fondamentale: perchè? È un perchè che copre moltissimi campi a partire da "perchè dovrebbe essere peccato ogni espressione d'amore che vada oltre l'abbraccio" e si estende a tutto ció che ho letto. Non voglio una risposta, so in partenza che qualsiasi risposta mi solleverebbe la stessa domanda e si andrebbe avanti all'infinito. Fintanto che una persona è in pace con se stessa puó fare quello che vuole.
 


"La capacità di stare da soli è la capacità di amare. Può apparirti paradossalle, ma non lo è. E' una verità esistenziale: solo le persone in grado di stare da sole sono capaci di amare, di condividere, di toccare il nucleo più intimo dell’altra persona, senza possederla, senza diventare dipendenti dall’altro, senza ridurla a un oggetto e senza diventarne assuefatti."

Prometeo
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da Prometeo » mercoledì 20 marzo 2013, 13:39

Non sono irritato per quanto è stato scritto, non sono offeso, anzi Ringrazio tutti per le vostre riflessioni che mi aiutano a pensare sempre di più su quanto vivo, il confronto credo sia sempre una grande opportunità. Tutto quanto avevo da dire l'ho scritto nel mio primo post, non voglio convincere nessuno, non ho da difendere nulla, non sono l'araldo di nessun messaggio profetico, sono solo un uomo che ha pensato di comunicarvi una sua personalissima esperienza, senza la pretesa e la presunzione di dire che sia giusta, che sia la migliore, è solo la mia.
E' sbagliata, è un orrore, è un abominio, va bene, accetto la vostra posizione e rifletto su quanto mi dite.
Volevo solo mostrare cosa porto in cuore, spero per qto di non venire condannato.
Magari un giorno qualcuno leggendo il mio scritto si ritroverà, magari sentirà gli stessi desideri, se così fosse sarà per me una grande Gioia, non avrò scritto invano.
Ancora mi scuso con coloro che possono essersi offesi, lungi da me una simile intenzione.
Grazie.

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riverdog
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da riverdog » mercoledì 20 marzo 2013, 15:50

"Tuttavia credo anche che alla maggior parte delle persone (me inclusa) la tua scelta non sia applicabile.
Quindi quando sostieni che questa scelta è possibile, direi che forse lo è, ma direi anche che le condizioni necessarie ad evitare che essa non si traduca in una autopunizione forse sono veramente eccezionali e quindi non può essere considerata una soluzione praticabile in generale"


Il primo pensiero che mi è venuto leggendo il post iniziale è proprio riconducibile a quello poi sostenuto da Barbara qui sopra, ovvero una distinzione in base ai tratti soggetivi di una persona che possono far propendere o meno verso determinate scelte di vita.
(Esempio personale: mi sentivo una persona molto rispettabile quando non facevo alcun minimo cenno di pressione alla mia ragazza (di secoli fa, e per la quale provavo un sentimento molto forte) per consumare il nostro primo rapporto sessuale.... tempo dopo ho capito che quel mio rispetto fosse comunque fortemente avvantaggiato dalle mie pacate pulsioni eterosessuali, che di fatto anni dopo hanno lasciato spazio alla mia vera sessualità).

Ma quanto detto in fondo riguarda solo la replicabilità di altri al vostro modello di vita, mentre per quanto riguarda Te ed il tuo Amico non credo ci sia molto da aggiungere....

Dal mio punto di vista di individuo con totale indifferenza per quanto sostenuto in materia dalla Chiesa, potrei avere mooolto da ridire.... ma poi penso che non avrebbe alcun senso: se per esempio (molto molto ipotetico) qualcuno ti convincesse della non necessità del vostro sacrificio, una volta poi ceduto, siamo sicuri che ciò porterebbe ad un incremento del vostro benessere? Non credo proprio francamente.
Da tempo ho abbracciato la politica del "Basta che funzioni".... se il vostro stile di vita vi permette di stare bene con voi stessi (come si presume evidentemente dalle tue parole) credo che non ci sia proprio nulla da dire.... se non che rispettare il sentimento che vi unisce.

Sperando di aver sparato un numero contenuto di sciocchezze.... grazie per la testimonianza contro-corrente (e quindi in un certo senso coraggiosa), e.... benvenuto Prometeo!

barbara
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da barbara » mercoledì 20 marzo 2013, 20:19

Ricollegandomi all'intervento di Alyosha, provo a riprendere il concetto di libertà a cui accennavo per declinarlo meglio.
A volte è necessario trovare un equilibrio non facile tra il diritto alla libera espressione e l'esigenza di informare correttamente le persone ad esempio , specie se si tratta di persone giovani e confuse.
Comprendo in questo senso la preoccupazione di Alyosha che certi messaggi possano accentuare una repressione sessuale che molti ragazzi già tendono ad autoimporsi per effetto della non accettazione della propria omosessualità.
Sono state davvero tante le storie che ho letto e altrettanti i ragazzi che ho conosciuto , che sono rimasti molto segnati da questo atteggiamento .
Persone che hanno sviluppato sintomi assai importanti di nevrosi e hanno convissuto con una sofferenza spesso insopportabile , considerata la giovane età.
Se è stato toccante per me conoscere questa realtà dall'esterno, figuriamoci cosa non deve essere il punto di vista di chi la repressione l'ha sfiorata o ci ha dovuto fare i conti a lungo prima di liberarsene.
Quindi credo che alcuni interventi muovano proprio da questo senso di difesa e di tutela nei confronti di tanti ragazzi, i quali , diversamente da te, Prometeo, potrebbero non essere fatti per questa scelta, ma imboccarla come una via d'uscita al senso di colpa e alla vergogna , facendo violenza a se stessi e pagando un prezzo veramente alto in termini di equilibrio psichico, per poi ritrovarsi anni dopo a rimpiangere di non avere veramente vissuto.
Ecco, credo che sia importante far sì che ogni scelta sia davvero tale , ma per esserlo è necessario che al centro di quella scelta sia la persona che la fa e non qualcun altro , nè una qualunque istituzione.
Credo che questa discussione offra comunque , proprio per le diverse posizioni, la possibilità a chi legge di farsi un'idea non superficiale di una questione assai complessa .

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progettogayforum
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 20 marzo 2013, 21:56

Mi permetto di riportare qui di seguito un brano di una mia mail inviata a Prometeo:

“Bisogna fare un distinguo: se la fede è l’adesione spontanea al messaggio evangelico così come proviene dalla lettura immediata dei Vangeli, beh, allora almeno nel mondo occidentale, ben poche persone potrebbero non dirsi cristiane e io non sarei di certo di quelle persone, ma se per Cristianesimo si deve intendere l’intero corpus del magistero ecclesiastico, beh, a quel punto i rapporti si invertono e quelli che possono dirsi onestamente Cristiani in questo senso sono certamente una ristretta minoranza. Se poi si analizza la dottrina della morale sessuale della Chiesa c’è da restare di sasso, lì francamente del messaggio evangelico non c’è proprio nulla e qualche volta si leggono affermazioni che sono contrarie al minimo buon senso. Alcune affermazioni relative alla omosessualità che si riscontrano in documenti pontifici (in modo molto sottolineato e reiterato) o derivano dalla assoluta ignoranza circa ciò di cui si sta parlando o derivano da malafede e da un tentativo di indurre le persone alla sottomissione attraverso i sensi di colpa, cosa che sa veramente di farisaismo e non di Cristianesimo. Io penso che la morale sessuale così come la Chiesa la presenta sia solo il risultato di pregiudizi di origine medievale o tardo-antica che sono stati incollati ai Vangeli, coi quali sono in radicale dissonanza. Avrai notato che cito spesso il cardinale Martini, se leggi le cose che ha scritto in tema di omosessualità noterai che sono decisamente molto più evangeliche, ma Martini è rimasto una voce che grida nel deserto. Perché nella grande maggioranza i gay non si sentono cattolici? La riposta è una sola, dalla Chiesa hanno ricevuto solo condanne e linguaggio di violenta discriminazione. Ma questo anche di recente. Il cardinale Bertone incredibilmente sovrappone i concetti di omosessualità e di pedofilia, ma è possibile che un personaggio di quel livello avalli per ignoranza l’equazione gay = pedofilo ? Ora che cosa ha a che vedere l’amore del prossimo con la richiesta della castità assoluta per gli omosessuali? Si tratta di una richiesta palesemente contro natura, eppure è l’omosessualità che è bollata col marchio di contro-natura, naturalmente il tutto è basato su un concetto di natura che appare pregiudiziale perfino a uno studente del primo anno di scienze. Ho francamente l’impressione che si stia abbassando il valore del Cristianesimo, che lo si stia riducendo all’obbedienza alla gerarchia, cosa che col Vangelo ha ben poco a che vedere. Lo zelo che papa Ratzinger ha speso nello lotta contro l’omosessualità, con documenti che ripugnano alla coscienza di una persona libera, poteva essere speso nel diffondere il Vangelo più che nell’istigare la gente alla caccia alla streghe in versione XXI secolo. A Roma un ragazzo di 15 anni si è suicidato perché fatto oggetto di bullismo violento perché sospettato di essere gay. Si può pensare in tutta coscienza che la Chiesa non abbia avuto nessuna responsabilità in questo e in tantissimi casi simili? Ma non è solo una questione della Chiesa cattolica, ho seguito le situazioni di alcuni ragazzi gay testimoni di Geova, e questi ragazzi hanno subito dalle famiglie e dalla comunità religiosa forme di violenza psicologica e di segregazione (niente computer, niente telefono, mai uscire di casa, praticamente la galera) che sono la versione moderna delle torture medievali. In questi casi il moralismo ipocrita delle famiglie era condizionato non dall’amore del figlio ma dalla paura che si sapesse in giro che il figlio era gay. Capisco che il mio punto d vista potrà sembrarti molto rigido ma io penso che sia proprio la coscienza morale ad avere un sussulto quando la dignità delle persone è subordinata a visioni non solo restrittive ma distruttive del messaggio evangelico. Ho conosciuto ragazzi che hanno abbandonato la Chiesa cattolica e sono diventati valdesi perché lì hanno trovato una forma di cristianesimo compatibile con la loro coscienza. Ho scambiato corrispondenza in Inglese con una ragazzo svedese di 24 anni (della chiesa luterana svedese) che sposerà il suo ragazzo in chiesa e che da anni entra in chiesa col suo ragazzo mano nella mano, ma non come segno di disprezzo ma come manifestazione di un amore vero e pulito. Questo ragazzo si stupiva dei problemi di accettazione della omosessualità che ci sono in Italia e che leggeva sul forum perché non aveva mai subito nessuna forma di bullismo o di discriminazione. Io, in Italia, ho visto un ragazzo gay 30enne che ha saputo da estranei che il fratello si era sposato, perché lui non era stato invitato al matrimonio, ma su queste cose la Chiesa non si pronuncia ed arriva addirittura a votare contro le proposte di depenalizzazione della omosessualità. Se leggi i rapporti documentatissimi di Amnesty International circa le impiccagioni pubbliche dei gay in Iran e vedi le foto raccapriccianti pubblicate dall’agenzia stampa iraniana, di ragazzi di 16 e 17 anni impiccati in piazza per atti di omosessualità “consensuale” allora ti chiedi che cosa è la morale e non puoi che risponderti che la morale, almeno in materia sessuale, non ha niente a che vedere con l’insegnamento ecclesiastico.
Mi spiace di essere molto netto, non ce l’ho certamente con te e ti rispetto in modo totale, ma proprio per questo devo dirti quello che penso. Che c’entra tutto questo con l’amore del prossimo che dovrebbe essere l’essenza del Cristianesimo?”

Alyosha
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da Alyosha » mercoledì 20 marzo 2013, 21:58

Prometeo c'è solo una cosa che voglio aggiungere. Io mi sono represso per 28 anni anche se ho avuto molte storie. Da etero non lo capivo perché il contatto con il corpo femminile era più freddo e distaccato. Da gay posso dirti con certezza che anche una stretta di mano può essere profondamente erotizzata, che quando il tuo corpo impara a farsi ascoltare il semplice contatto ti fa vibrare. Mi succedeva proprio all'inizio perché non c'ero proprio abituato a quel tipo di contatto, quando un ragazzo mi si avvicinava. Posso dirti con certezza che stare abbracciati con il proprio ragazzo è la forma più alta di intimità e proprio non riesco a vedere la differenza rispetto all'avere rapporti sessuali con lui. Proibirsi di fare le cose per la semplice ragione che qualcuno te lo vieta non ha senso. Negarsi questa forma estrema di spiritualità ancora meno. Quando ho letto il titolo "spiritualità e omosessualità" ho pensato finalmente c'è qualcuno che capisce che una relazione omosessuale può avere alte forme di spiritualità e purtroppo sono stato costretto velocemente a ricredermi. La vostra è un a pessima testimonianza lo ripeto, ma non c'è ragione perché tu ti scusi di nulla. Mi spiaccio profondamente piuttosto perché mi sarebbe piaciuto criticare la vostra scelta senza criticare voi, ma una persona è anche le scelte che fa e purtroppo non posso che contestarle radicalmente. Mi avessi detto che non senti l'esigenza di fare sesso con lui perché non la senti e basta, avrei anche capito (l'asessualità da alcuni è definito un orientamento sessuale), ma espliciti chiaramente le ragioni di quessto divieto, permettimi di trovarle inacettabili. Spero siano veramente poche le persone che seguano il vostro esempio.

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candido
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da candido » mercoledì 20 marzo 2013, 23:06

Io non vorrei che, leggendo questa "testimonianza", dei giovani omosessuali in difficoltà che cercano di conciliare la loro sessualità con il loro forte credo religioso siano portati verso la repressione della loro sessualità.
Lo dico perchè a 17,18 anni ho subito pressioni di questo genere,ho fatto cose che mi hanno fatto stare profondamente male,e che ancora oggi mi condizionano e ostacolano il mio percorso di accettazione,e vorrei che non succedesse ad altri.

Il messaggio che ne esce fuori,nonostante Prometeo ripeta più volte il fatto che non rappresenti altro che la sua esperienza, è fortemente negativo e potenzialmente pericoloso. Soprattutto nei confronti di chi,cattolico praticante o meno, vive male la sessualità e fatica ad accettarsi. Sostenere,anche se pacatamente e con toni gentili, che la repressione della propria sessualità e fisicità sia una soluzione come tante e che porti pace,serenità,gioia nel cuore è inammissibile e pericoloso.

E’ uno schiaffo a scienziati,psicologi e psichiatri che hanno riconosciuto l’omosessualità come un qualcosa di naturale e non patologico o “disordinato”,è uno schiaffo a chi sta lottando per accettarsi e per trovare una dimensione serena con i propri sentimenti e le proprie naturali pulsioni,è uno schiaffo a chi,in cerca di conciliare la sua fede e la sua natura,leggendo quelle parole si affiderà a soluzioni di quel tipo e si condannerà a una vita di repressione e automutilazione,come in passato ho fatto anch’io.

Nel leggere quelle parole ho provato cattive sensazioni. Ho ricordato le sofferenze passate, che ancora oggi in situazioni come queste tornano con prepotenza a farsi vive. E ho pensato a chi,nel forum, si trova oggi nella condizione psicologica dei miei 17,18 anni e a cui l’esperienza di Prometeo sembrerà un’àncora di salvezza. E quali sofferenze ciò produrrà in loro.

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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da Prometeo » giovedì 21 marzo 2013, 1:10

Faccio molta fatica a capire perchè dovete pensare e parlare di violenza, repressione, frustrazione, non libertà etc...
Nel mio scritto ho detto chiaramente che la nostra scelta si è basata su un discorso di fede e di appartenenza ecclesiale, quindi nessuna violenza o repressione.
Non generalizziamo le esperienze personali, fossero anche negative.
Un giovane che dovesse leggere le mie parole non penso proprio che si sentirebbe portato a condividere quanto ho scritto solo per vergogna o paura o altro, lo condivide chi già si porta dentro una certa prospettiva.
Fare una scelta diversa dalla vostra o dai più non significa essere dei minorati o dei bloccati, insomma credo che nessuno di voi possa leggere nel cuore di una persona.
Ogni scelta porta con sè dei rischi, anche camminare per la strada, ma non per qto stiamo tutto il giorno chiusi in casa.
Francamente tutto qto accanimento lo capisco poco, mi sembra una iper reazione, una sorta di leucemia, contro cosa? Quale virus immondo è passato sotto i vostri occhi?
Mi sembra di ritrovare lo stesso atteggiamento che si incontra quando ci si sente gay in un mondo di etero: essere diversi, pensare in modo diverso non vuol dire essere un pericolo per qualcuno, essere dei malati, essere soggetti da psichiatria.
Avevo detto all'inizio che non mi sarei cimentato in discussioni sulla Chiesa, sulla morale, sul Magistero e resto fedele a qto proposito perchè non voglio fare polemica, non mi interessa portare il discorso sulla diatriba Chiesa si Chiesa no, Chiesa buona o cattiva, nonostante avrei tante cose da poter dire al riguardo.
Ripeto, ho scritto solo per raccontare, condividere una scelta, per voi è sbagliata, va bene, però non mettete il male dove non c'è, non sovradeterminate le intenzioni di chi vi scrive. Non mi sembra di aver mostrato acredine, nè violenza verso nessuno, non mi sembra di avervi parlato come un represso ipnotizzato da una istituzione.
Posso, possiamo aver scelto liberamente una strada, senza per qto essere dei fuori di testa? Credo proprio di si!
Si può credere che le vostre esperienze negative nominalmente simili alle categorie da me usate, non debbano per forza essere uguali anche nei contenuti? Credo proprio di si!
Cioè, aver vissuto della repressione per ragioni religiose, vuol dire che le ragioni religiose devono per forza condurre alla repressione? No!
A me spiace tanto per il dolore che avete sofferto o che soffrite, ma non c'è motivo di vendicarlo contro coloro che come voi stanno solo cercando un modo per vivere sereni.
Noi abbiamo accettato la nostra condizione, siamo sereni.
Nel contempo stiamo cercando di vivere la nostra appartenenza alla Chiesa, solo qto.
Lasciamo aperta la porta alla diversità, senza paure.

Permettetemi un inciso.
Ho lavorato per molti anni coi malati terminali di AIDS, non so dirvi quanti ho accompagnato alla morte, tanti di loro erano gay.
Potrei raccontarvi i momenti profondissimi che ho vissuto con loro, cose che spaccano il cuore tanto sono vere, tanto sono umane, tanto sono ricche nonostante la drammaticità della situazione.
Con qualcuno di loro, con il quale avevo stretto un'Amicizia profonda, ho anche io aperto il mio cuore, ho detto chi ero fino in fondo, ho fatto CO perchè sentivo che dovevo condividere anche io tutta la mia vita come facevano loro con me.
Ho detto tutto, ho raccontato tutto, esattamente le stesse cose che vi ho scritto nel primo post. Loro mi guardavano, in silenzio mi ascoltavano, ed io mi aspettavo sempre qualche reazione forte, magari di stizza, quasi volessi passare come il santino in mezzo ai dannati. E invece?
Dio! Quanta dolcezza, quanta comprensione, quanta saggezza mi hanno donato.
Dopo la mia apertura il rapporto si faceva intensissimo, non so perchè, ma è sempre stato così.
Qualcuno prima di morire mi ha chiesto di salutarlo con un bacio sulla bocca, mi ha detto: "come hai fatto con il tuo Amico XY, io non ho mai avuto qto, ti prego non negarmelo". L'ho sempre fatto, la prima volta con molto timore, ma non ho resistito alla forza di quella richiesta. Vedevo la morte, la sua ombra maligna sul loro viso, sulle labbra screpolate e riarse, su quella pelle piena di psoriasi, di eczemi, di herpes, ma non potevo lasciarmi vincere. Uno è morto poco dopo il nostro bacio, quando ho riaperto gli occhi ho potuto vedere solo una lacrima scendergli dall'occhio destro.

La scelta che stavo facendo con XY, eravamo a quei tempi all'inizio, ci è costata e ci costa moltissimo, ma mai abbiamo avuto la sensazione che fosse generata dalla repressione, dalla castrazione, dal male. E mai in quei giovani ho sentito rivolgermi parole che mi portassero a pensare così. E vi garantisco che quando si sta così male non si ha voglia e tempo di mentire.
Eravamo diversi, molto diversi, soprattutto perchè loro stavano morendo e io no, eppure quando hanno saputo, la nostra grande diversità è stata solo occasione di maggiore comunione e rispetto.
Mai ho detto loro il nome di Dio, mai ho forzato loro la mano su questioni religiose, rispetto assoluto da entrambe le parti, del resto quando la morte bussa, ho imparato, non c'è tempo per i dettagli, e gli orpelli, si va al sodo e Dio sta proprio lì, anche se non lo si nomina.

Alyosha
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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da Alyosha » giovedì 21 marzo 2013, 2:23

La difficoltà evidente che ho avuto è che si vede proprio che sei una brava persona. Te la dico chiara così ci intendiamo. Saresti la prova che le indicazioni della Chiesa sono giuste, che danno ottimi consigli, te l'ho anche scritto che la testimonianza conta molto più della parole ai miei occhi.
C'è un'altra cosa Prometeo però, se avessi voluto solo raccontarci la tua esperienza avresti potuto fare quello che dici di aver fatto con i malati di AIDS, postare la tua storia in un'altra sessione e prenderla molto alla larga, senza nominare Dio. Quello che ti ha permesso di costruire ponti con loro, lo avrebbe permesso anche a noi. Perché l'amore come l'intimità della morte ha dei codici universali e avremmo tutti capito che sei innamorato, perché si vede proprio da come scrivi. Se avessi detto che vivi questa amicizia molto intensa, che sei sicuro di amarlo, ma che non hai rapporti con lui, la tua storia non sarebbe stata neanche troppo diversa dalle altre (tant'è che io penso che il divieto della religione non centri nulla è che questo equilibrio che hai raggiunto ti stia bene a prescindere per come sei fatto tu). Qualcuno ti avrebbe detto che sei un represso sessuale perché hai paura e non ti sei accettato, qualche altro avrebbe trovato estremamente romantico l'idea di un amicizia così particolare e insomma ognuno si sarebbe fatta la sua opinione. Insomma se avessi descritto questa relazione in modo diverso, l'avrei trovata anche tenera pper quello che mi riguarda. Due amici che mantegono il rapporto a livello di amicizia per paura di rovinare tutto ma che restano legati assieme per la vita. Mi ricorda "Maurice" film stupendo, ma quei due non copulavano perché in Inghilterra li arrestavano. La loro storia è meravigliosa, ma le ragioni per cui non facevano sesso sono tremende e deprorevoli (che poi è quello che ho cercato di dire a te).
Però posti questa storia nella sessione "gay e religione" e lo fai dopo che ci dici di aver letto delle discussioni intorno alle posizioni del papa (almeno le ultime erano tutte incentrate su quello). Capisco che vorresti trovare qualcuno con cui condividere questo genere di esperienze, ma nel frattempo io che sono maligno perché fornico con altri uomini non posso fare a meno di pensare che dietro ci sia la voglia di sostenere che il messaggio della Chiesa non sia poi così sbagliato e talmente non lo è che tu ti ci trovi benissimo dentro. Potevi porla così e separare la tua esperienza intima e delicata dalle tue opinioni in modo che noi ce la saremmo presa con le tue opinioni e non con la tua esperienza, che almeno per me va assolutamente rispettata.
Non posso non dirti che è un brutto messaggio quello che dai purtroppo, quando precisi che il motivo per cui non lo fai è il divieto che ti impone la chiesa, perché quel divieto è assurdo e perché, anche se non era assolutamente nelle tue intenzioni, purtroppo avalli e dai il tuo consenso con il corpo (che è peggio che darlo con le parole) alle posizioni discriminatorie e "violente" nell'espressione che riserva per noi la Chiesa.
Perché precisi che lo fai per prendere la comunione senza provare fastidio se non perché pensi che sia giusto farlo? Che questo dovrebbe essere il comportamento di ogni buon cristiano, o fai le cose pensando che sia sbagliato farle? Sarebbe da schizzati fare una cosa portare una motivazione e pensare che quella motivazione è sbagliata, no? Se rispetti quei divieti è perché li trovi corretti e così pure la descrizione che la Chiesa da degli atti omosessuali immagino o li rispetti anche se pensi che siano divieti senza senso, solo per timore della punizione divina? Bene sono quei divieti che sto condannando le ragioni per cui ti astieni dal sesso, non il fatto che ti astieni dal sesso (fatto di cui ti assicuro non può fregarmene di meno).
Che valore dai al sesso tra due uomini per astenerti dal praticarne in questo modo qui? Pensi che il tuo amore per il tuo ragazzo, chiaro come il sole anche per me che leggo, sia un grave disordine affettivo? Tentazione del diavolo? Senti che il tuo amore è innaturale, oppure che è la cosa più naturale, vera e reale che tu abbia mai vissuto in vita tua? Questo è il punto almeno per me. Non sono solo le parole ad implicare dei giudizi di valore, ma anche e sopratutto i comportamenti e purtroppo per te sei testimone di verità che non solo non condivido, ma che giudico sopratutto dannose.
Ti senti apposto perché non consumi il tuo rapporto, ma l'hai già consumato con tutto te stesso quel rapporto, anzi ti ha proprio consumato, hai goduto fino alla radice di quell'amore e ne sei talmente sazio che riesci a stare nell'astinenza senza soffrirne. Aggiungo solo beato te, perché è chiaro che hai ragiiunto un livello di intimità con questa persona tale per cui qualsiasi condizione vi sta bene. Ma è per quello che sei felice, perché sei innamorato, non perché stai assecondando quello che ti dice la Chiesa. Sei felice perché lui ti permette di conciliare le due cose. Lui e solo lui tra l'altro, perché non so quanti uomini esistano sulla faccia della terra disposti a legarsi ad una persona e non farci sesso (con tutto il troiame che gira tra l'altro). Ma se lui non fosse stato daccordo? E non si fosse saputo trattenere, ci avesse genuinamente provato, ma proprio non sarebbe riuscito, che avresti fatto? E se fosse successo che lui provandoci, tu non ti fossi saputo trattenere, che avresti fatto? Amor, ch'a nullo amato amar perdona, avreste fatto compagnia a Paolo e Francesca per tutta l'eternità se vi finiva bene, oppure giù in compagnia degli altri sodomiti se il vostro non fosse stato riconosciuto come amore. Che avresti fatto, avresti lasciato andare l'amore della tua vita per uno stupidissimo comandamento? Che Dio è uno che ti fa scegliere tra l'amore per Lui e quello per il tuo ragazzo? L'amore non è tutto uguale? Non è lui amore?

Non so se riesci a capire il punto, mi rendo conto che sono tutti passaggi poco scontati, ma questa è la ragione della mia irritazione. Se volevi condividere semplicemente questa tua esperienza c'erano modi che probabilmente avrebbero sollevato meno polemiche. Daccordissimo sui modi, non li sto giudicando in sé, ognuno è libero di fare quel che gli pare, però insomma daccordo anche sulle polemiche. La reazione tutto sommato mi pare scontata e facilmente prevedibile, per quanto non esito a credere che fossi in assoluta fede. Capita di irritare gli altri partendo da intensioni estremamente contrarie. Ma ci sono luoghi e luoghi. Il contesto cambia molto le possibili reazioni (sperimentato sulla mia pelle). Probabilmente se questa cosa la confessassi in parrocchia riceveresti 90 minuti di applauso, ma là ti toccherebbe dichiarare la tua omosessualità e non so se proprio tutti tuti la prenderebbero bene.
Spero davvero di aver reso chiaro quello che intendo, perché purtroppo per me e per quelle quattro cose che hai scritto su di te, a pelle mi stai pure simpatico e non m'andava di spargere ire gratuitamente e volevo tentare di spiegarti almeno il perché fossi così arrabbiato.
Ultima modifica di Alyosha il giovedì 21 marzo 2013, 2:57, modificato 1 volta in totale.

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Re: Spiritualità e omosessualità

Messaggio da progettogayforum » giovedì 21 marzo 2013, 2:52

Ognuno può fare le proprie scelte e le ragioni vere possono essere le più varie e spesso restano a livello inconscio, in ogni caso sono scelte assolutamente soggettive che possono essere soggettivamente molto gratificanti anche se difficili, ma resta comunque il fatto di fondo che pretendere dagli omosessuali la castità assoluta significa, salvo casi rarissimi, imporre o pretendere di imporre alle persone delle cose del tutto innaturali. Se la sessualità fosse vissuta come qualcosa di naturale, di semplice e di bello la vita di molti ragazzi sarebbe molto più serena e non sarebbe devastata da conflitti interiori indotti. La religione è dogma ma in quel dogma non dico dovrebbe ritrovarsi sempre qualcosa di positivo ma almeno non ci si dovrebbe ritrovare niente di dannoso. Il precetto di non uccidere ha un senso oggettivo e comprensibile, già lo ha meno il precetto di non rubare che presuppone l’idea della proprietà privata che non è un presupposto indispensabile della vita sociale, ma alcuni precetti sono del tutto privi di senso, come il non mangiar carne il venerdì, oggi desueto, e altri come la prescrizione della castità assoluta per gli omosessuali sono addirittura del tutto contro natura. In una mail che ti ho inviato ho citato Matteo 25, 31-46 dove si parla del giudizio finale. Ci si dice che Dio ci chiederà se abbiamo dato da mangiare all’affamato, da bere all’assetato, se abbiamo assistito il malato e il povero ma non si dice che manderà all’inferno i ragazzi che si masturbano o i gay che vivono la loro sessualità, queste cose non ci sono scritte perché il Vangelo è una cosa seria. Dio ci chiederà conto della mancanza d’amore verso il nostro prossimo perché è quello che si fa in concreto per il nostro prossimo che misura l’adesione al comandamento fondamentale dell’amore del prossimo, tu hai fatto cose grandi stando accanto a chi era alla fine della vita, il tuo merito è quello. Bisognerebbe invitare le persone a vivere la religione non come una serie di precetti ma come una riscoperta dei valori umani più profondi per i quali siamo veramente fratelli. Non dico affatto che si debba rinunciare alla religione ma che non la si debba ridurre ad una precettistica in cui conta solo l’obbedienza anche a norme del tutto contro natura.

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